la-salute-con-1-18
Fu verso l’inizio del XX° secolo che il dottor Hay, medico americano, scoprì l’esistenza delle compatibilità alimentari. Fu il primo a fare delle ricerche, in questo campo fino ad allora sconosciuto.
Nessuno sospettava l’esistenza di incompatibilità alimentari dovute a certe cattive mescolanze. Egli studiò la concordanza di ciascun alimento con tutti gli altri, ad uno ad uno.
Così, per esempio, egli cominciò con le mele e cercò di scoprire se erano compatibili, dal punto di vista digestivo, con le pere, le arance, le patate, il pane, la carne, le uova, e così di seguito, con tutti gli alimenti.
Dopo il dottor Hay, Shelton fece uno sforzo considerevole per mettere a punto delle regole portanti sulle combinazioni, basandosi per quanto possibile, sulla fisiologia della digestione.
In questo libro, l’autore ha semplificato questo studio, limitandolo ai soli alimenti specifici alla nostra specie. Ha tentato di definire delle regole semplici, poco numerose, alla portata di tutti, essendo il suo scopo la ricerca della salute naturale.
17/10/19
di
Albert Mosséri
INDICE
CAPITOLO 1: ATTENDIAMO LA FAME ED ELIMINIAMO I PASTI A ORARI FISSI
IMPARARE AD ASCOLTARSI
EVITARE LA STIMOLAZIONE
EVITARE ANCHE LA SIMULAZIONE
LE CONTRAZIONI GASTRICHE
UNA SENSAZIONE DELIZIOSA
QUANDO SI AVVERTONO I PROPRI ORGANI
BISOGNA SCEGLIERE IL MOMENTO MIGLIORE
COME FARE PER AVER FAME?
CAPITOLO 2; SCOPERTA DELLE COMBINAZIONI ALIMENTARI
UNO STUDIO LIMITATO AGLI ALIMENTI SPECIFICI
COME FARE DELLE DEVIAZIONI
CIO’ CHE HA FALSATO LE OSSERVAZIONI DI SHELTON
CAPITOLO 3: COME SI NUTRONO GLI ANIMALI NELLA NATURA
L’OPOSSUM
IL PICCIONE
L’UOMO DI ALTRI TEMPI
IL MENU’ EQUILIBRATO: UN MITO
UN SOLO ALIMENTO A PASTO?
CAPITOLO 4: LA DIGESTIONE
NELLA BOCCA
NELLO STOMACO
I GRASSI COMPLICANO LA DIGESTIONE
LE FRITTURE
NEL DUODENO
NEL DIGIUNO
UNA CATENA PROGRESSIVA
PROCESSI INVOLONTARI
CAPITOLO 5: ATTENZIONE AI MISCUGLI INDIGESTI
COME SAPERE SE TALE MISCUGLIO E’ INDIGESTO?
LE TESTIMONIANZE
I DIGESTIVI
CAPITOLO 6: GLI ATTARDATI DEL REGIME COMPATIBILE
A QUELLI CHE VOGLIONO DEFILARSI
I PRETESTI FUTILI
NON CONFONDERE DIGESTIONE E METABOLISMO
ALTRE OBIEZIONI.
IL MISCUGLIO AMIDO/AMIDO
IL MISCUGLIO FRUTTA/PANE
IL MISCUGLIO PROTEINE/FARINACEI
GLI SCIENZIATI ATTARDATI
VI SONO DEI LIMITI ALLE CAPACITA’ ENZIMATICHE DELLO STOMACO
CAPITOLO 7: FECI INODORI
I TEMPI DELLA DIGESTIONE
DIARREA O VOMITO? E’ SECONDO LA VOSTRA SALUTE, BUONA O CATTIVA
LE MESCOLANZE
E I FISIOLOGI?
CAPITOLO 8: ESPERIENZA SUI MALATI CON GLI ALIMENTI COMPATIBILI
CAPITOLO 9: LE COMBINAZIONI NATURALI
LA SPECIFICITA’ ALIMENTARE PREVALE SULLA LORO COMPATIBILITA’
GLI ALIMENTI RICCHI DI PROTEINE FALSANO IL PROBLEMA
COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI PROTEICI
DIGESTIONE DELLE COMBINAZIONI NATURALI
CAPITOLO 10: ESPERIMENTI DI LABORATORIO
LA DIGESTIONE SALIVARE DEI FARINACEI
QUATTRO ESPERIMENTI
LA MASTICAZIONE
GLI ALIMENTI CHE SAZIANO: ZUPPE, MUESLI, PIZZA.
LO ZUCCHERO INTERROMPE LA PRODUZIONE DI PTIALINA.
LE QUATTRO REGOLE PER I FARINACEI
GLI SCIENZIATI SI DEFILANO
CAPITOLO 11 - IL VINO E L’ACETO
L’ACETO, LE SALAMOIE, I CRAUTI, E I CETRIOLINI SOTT’ACETO
GLI ACIDI CONTRO I FARINACEI
L’ALCOL E I SOSTITUTI DEL LIEVITO
CAPITOLO 12: IL CAFFE’, IL TE’ E IL SALE
CAPITOLO 13: LA CIPOLLA, L’AGLIO, LO SCALOGNO E LA MOSTARDA
CAPITOLO 14: I CONDIMENTI, LE SPEZIE E GLI AROMATICI
UN’ESPERIENZA PERSONALE
CAPITOLO 15: I FARINACEI
I GRANDI FARINACEI CONCENTRATI
I FARINACEI MEDI
I PICCOLI FARINACEI
I COMPLEMENTI ALIMENTARI
CAPITOLO 16: LA FRUTTA FRESCA
LA MONOTONIA NELLA NATURA
I SUCCHI
LE BANANE
LA FRUTTA ACIDA
BISOGNA SBUCCIARE LA FRUTTA?
LE COMPOSTE
LA MESCOLANZA FRUTTA/CRUDEZZE
LA MESCOLANZA FRUTTA/ORTAGGI
L’INDIGESTIONE PARZIALE
LE TARTINE ALLA FRUTTA
LA FRUTTA CON LO YOGURT
IL MISCUGLIO FRUTTA FRESCA/SECCA DOLCE
IL MISCUGLIO FRUTTA/LATTE
I FRUTTI FRESCHI
COMPATIBILI CON: --------------------- INCOMPATIBILI CON:
CAPITOLO 17: LO YOGURT NATURALE
RICETTA
CON LO YOGURT
ALIMENTI COMPATIBILI: ------------ ALIMENTI INCOMPATIBILI:
CAPITOLO 18: LE VERDURE E LE CRUDEZZE
CONDIMENTI
PROIBITI: ----------------------------------- PERMESSI
L’INSALATIERA DI CRUDEZZE
LA PRESENTAZIONE DELLE CRUDEZZE: UN ESEMPIO EDUCATIVO PER I BAMBINI
LE CRUDEZZE
COMPATIBILI CON:------------------------INCOMPATIBII CON:
CAPITOLO 19: LA CARNE, IL PESCE E IL PANE
MALATTIE PROVOCATE DALLA CARNE
MALATTIE PROVOCATE DAL PANE E DAI CEREALI
CAPITOLO 20: GLI ORTAGGI E LE RADICI SEMI - COTTE
LISTA DEGLI ORTAGGI ------------------------------ LISTA DELLE RADICI
GLI ORTAGGI COTTI E LE PATATE
COMPATIBILI CON: -----------------------------INCONPATIBILI CON.
CAPITOLO 21: METODO DI COTTURA
LE FRITTURE
ORTAGGI CORIACEI --------------------------- ORTAGGI TENERI
CAPITOLO 22: QUALE PENTOLA UTILIZZARE
CAPITOLO 23: LE NOCI VARIE
NOIE PROVOCATE DALLE NOCI VARIE
CAPITOLO 24: I FORMAGGI
FORMAGGI
FERMENTATI --------A PASTA COTTA ---- BIANCO FRESCO
CAPITOLO 25: LA SEPARAZIONE DEGLI ALIMENTI NELLO STOMACO
CAPITOLO 26; LA FRUTTA SECCA DOLCE
LISTA DELLA FRUTTA SECCA DOLCE
I DATTERI
L’UVA SECCA
LE BANANE ESSICCATE
I FICHI SECCHI E LE ALBICOCCHE SECCHE
QUANDO MANGIARE I FICHI SECCHI DOLCI
IL PIATTO DI CRUDEZZE DISSEMINATO DI FRUTTA SECCA.
DESSERT, MA DOPO UN INTERVALLO
PER I BAMBINI
I FRUTTI SECCHI DOLCI
COMPATIBILI CON: ---------- INCOMPATIBILI CON:
CAPITOLO 27: IL LATTE
IL LATTE
COMPATIBILE CON: --------INCOMPATIBILE CON:
CAPITOLO 28: IL MELONE E IL COCOMERO
CAPITOLO 29: LE SCAPPATELLE FATIDICHE E INCOMPATIBILI
IL VINO, LA BIRRA, ECC.
IL CAFFE’, IL TE’, IL CACAO
LE TORTE, IL CIOCCOLATO, I DOLCIUMI
LE VIVANDE CONSERVATE SOTTO SALE, LE SOSTANZE SPEZIATE.
I FORMAGGI, LA CARNE, IL PESCE, LE UOVA, I LEGUMI
IL PANE, IL RISO, LE PASTE
TABELLA DELLE SCAPPATELLE INCOMPATIBILI
CAPITOLO 30: L’IMPORTANTE E L’ACCESSORIO
CAPITOLO 31: GLI ALIMENTI CHIMICI
ANZITUTTO, VERIFICATE SE L’ALIMENTO E’ SPECIFICO
CAPITOLO 32: L’INTERPRETAZIONE DEI SINTOMI QUANDO SI CAMBIA REGIME
BUONO O CATTIVO?
CAPITOLO 33: IL SISTEMA IGIENISTA
LA NOSTRA APPARTENENZA BIOLOGICA
LE MALATTIE ACUTE
LA SCIENZA IGIENISTA
CAPITOLO 34: I VELENI NEGLI ALIMENTI NATURALI
CAPITOLO 35: LE NOCI VARIE
CAPITOLO 36: QUALI ALIMENTI PER I MUSCOLI
LA DISTRUZIONE CELLULARE NEGLI ATLETI
DA DOVE TRARRE LE PROTEINE
GLI ALIMENTI AZOTATI UTILI
LA FORZA DELL’ORANGO
LA PERCENTUALE DELLE PROTEINE
LEGGIAMO TRA LE RIGHE …
TABELLA DELLA COMPOSIZIONE PROTEICA DEGLI ALIMENTI FRESCHI E SECCHI
ORTAGGI, VERDURE E CRUDITA’
VARIE
TABELLA GENERALE DEGLI ALIMENTI COMPATIBILI SPECIFICI
IL REGIME IDEALE CONFORME ALLE LEGGI DELLA NATURA
RICETTE - CONSIGLI
A che cosa serve conservare delle pere per la fame, se non si è saputo, con l’igiene, conservare la fame per le pere?
Il termine "fame" è utilizzato per designare due cose differenti:
1) uno stato di privazione, di carestia, di povertà, di mancanza. E’ evidente che questo stato porta alla denutrizione, a diverse malattie, da carenze, malattie che non esistono nei paesi dove regna l’abbondanza.
2) uno stato in cui l’individuo sente il bisogno di mangiare. E’ l’espressione di un istinto normale, che è il riflesso di una vita sana e vigorosa.
La fame dovrebbe assumere il posto di guida, di fronte alle nostre abitudini alimentari, invece di essere assente: essa ci avverte di questa necessità alimentare.
Senza di essa, noi navigheremmo come una nave senza bussola, alla mercé degli scogli e degli incidenti, poiché altrimenti diamo al corpo degli alimenti nel momento in cui non ne ha bisogno ed essi finiranno per opprimerlo.
La fame, anche, è la nostra sola garanzia per fornire, nel momento propizio, quello di cui l’organismo ha bisogno. E’ una guida preziosa. Bisogna cercarla, non sopprimerla. Seguiamola e rispettiamo i suoi ordini. Ne saremo ricompensati.
IMPARARE AD ASCOLTARSI
Noi dobbiamo imparare ad ascoltarci, e a interpretare correttamente le nostre sensazioni, poiché potrebbero essere inaffidabili, se pervertite, o depravate.
Per esempio, i fumatori apprezzano difficilmente il sapore dei frutti, perché il tabacco ha affievolito il loro naturale istinto dell’olfatto.
Un altro esempio, è quello di chi ha lo stomaco irritato dagli alimenti azotati, dalle spezie forti, dal caffè, dal vino, e immagina di avere fame.
Bisogna dunque saper riconoscere la vera fame dalla falsa fame, di cui verremo a dare un primo esempio.
Bisogna pazientemente apprendere il linguaggio delle nostre diverse sensazioni, come abbiamo fatto per apprendere l’inglese o il tedesco.
EVITARE LA STIMOLAZIONE
Bisogna evitare di ingannare sé stessi, usando uno stimolante, fosse esso anodino.
In effetti, la stimolazione è una chimera, un’illusione.
Con una tazza di caffè, al risveglio, ci s’immagina di ritrovare le forze, di svegliarsi, quando le si esaurisce.
Con il pepe, il sale, s’immagina di avere fame, quando queste sostanze ci avvelenano e forzano l’organismo a difendersi, con secrezioni acquose che non hanno niente a che vedere con i succhi digestivi.
Con i lassativi, si dà una sferzata agli intestini, si forzano ad agire, ciò che li indebolisce maggiormente, al posto di cercare le cause (il pane, i cereali e il formaggio).
EVITARE ANCHE LA SIMULAZIONE
Non cercare di simulare le funzioni naturali, quando esse tardano a manifestarsi, con mezzi ingannevoli e nocivi.
La diarrea provocata dai lassativi non ha niente a che vedere con una peristalsi normale, che dà delle feci normali. Nel primo caso le feci sono molli, nauseabonde, enormi, precedute da gas. Nel secondo caso, esse sono modellate, inodori, poco abbondanti.
Il torpore provocato dai sonniferi non ha niente a che fare con un sonno normale, riparatore:
la stimolazione del caffè non ha niente a che vedere con lo stato euforico normale che deriva da un’energia abbondante;
e infine la falsa fame - provocata con l’uso dei condimenti - non ha niente a che vedere con la fame vera che riflette una richiesta effettiva dell’organismo per del nutrimento.
LE CONTRAZIONI GASTRICHE
Certuni avvertono delle contrazioni dello stomaco, a intervalli regolari, cioè nelle ore dei pasti abituali.
Tuttavia, secondo il maestro igienista Shelton, alcuni fisiologi hanno constatato che tali contrazioni si possono avere anche introducendo un corpo estraneo, ad esempio un palloncino gonfiabile dall’esterno nello stomaco di un animale: esse sono dovute allo sforzo di espellere il corpo estraneo. Inoltre, la fame si poteva avere anche senza tali contrazioni.
Comunque, secondo lui, la fame si dovrebbe studiare nelle persone sane, non nei laboratori, ma piuttosto nei digiunatori assistiti da igienisti esperti.
UNA SENSAZIONE DELIZIOSA
Mosséri, aveva seguito circa tremila digiuno, al momento di scrivere questo libro, e affermava che talvolta la fame si fa sentire con un vuoto allo stomaco, poi essa sale nell’esofago e nella bocca, che si dilatano e si riempiono di saliva proveniente dalle ghiandole che ai due lati, sotto la lingua. Non si prova niente di doloroso, né mal di testa, né niente di penoso. E’ piuttosto una sensazione piacevole e deliziosa.
Al contrario, le sensazioni spiacevoli o dolorose dello stomaco, o alla testa, crampi, morsi di stomaco, i punti dolorosi, i crampi allo stomaco, tutti questi sintomi non sono dei segnali di fame, ma dei sintomi di gastrite, ovvero di infiammazione e congestione delle mucose gastriche, provocate dalle sostanze irritanti (pepe, sale, condimenti, caffè, vino), o dall’indigestione alimentare.
QUANDO SI AVVERTONO I PROPRI ORGANI
Una persona in buona salute non sentirà il suo fegato, né il suo stomaco, né il suo colon, né alcun organo del suo corpo. Dal momento che diviene cosciente di un organo qualunque, questo dimostra che c’è una congestione in quel posto: irritazione, richiamo di sangue, tossiemia, eliminazione, come aveva scritto Graham, uno dei pionieri dell’Igienismo, in Lectures on the Science of Human Life.
Tali sintomi sparirebbero astenendosi dal mangiare per qualche ora, fino a qualche giorno, raramente di più. Infatti, un paziente che aveva sofferto per sette giorni consecutivi, di bruciori atroci nello stomaco e all’esofago, si astenne dal mangiare, si riposò e tutto si sistemò al temine di questi sette giorni.
BISOGNA SCEGLIERE IL MOMENTO MIGLIORE
Colui che mangia senza avere fame, non avrà una digestione altrettanto buona di chi mangia con fame. Colui che trangugia sandwich in fretta non ne trarrà gran profitto, poiché il sandwich passerà in gran parte l’indomani, in feci abbondanti, molli, nauseanti e con del gas.
Bisogna mangiare sereni, non in collera o con la paura, preoccupati o ansiosi, agitati, in disputa, stato di affaticamento, febbricitanti o sofferenti, altrimenti gli alimenti non verranno mai a contatto degli enzimi.
Quando si gustano gli alimenti, questo favorisce la loro digestione. E’ essenziale che il cibo ci procuri un vero piacere.
Tuttavia, non si sa che la precipitazione, la fretta, la febbre, il dolore, sono un ostacolo alla digestione, e che non bisognerebbe mangiare durante questi momenti.
Sfortunatamente anche, i festini ci procurano molto piacere, piuttosto mentale che fisico, per le diverse portate, i numerosi gusti, i piatti delicati preparati, come per la compagnia piacevole, ma bisogna cercare di approfittarne al massimo senza pagare un prezzo troppo alto ingozzandosi ma limitando al minimo le degustazioni.
Infine parlare lungamente mangiando impedisce la buona masticazione: è una cattiva abitudine che bisogna bandire.
COME FARE PER AVER FAME?
Quando non si trova la più alta soddisfazione da ciò che si mangia, si deve digiunare, fino a quando non si sarà capaci di trovare tale soddisfazione.
Bisognerebbe aggiungere che esiste un limite pericoloso al digiuno che solo un igienista professionista competente può riconoscere.
Sfortunatamente, il meccanismo della fame è rovinato nelle persone malate. Per tale motivo è meglio ricorrere alla stabilizzazione del peso per tre giorni a due riprese. Quando si fa seguire un tale digiuno da un regime di eliminazione, la fame finisce per sbocciare come una rosa tardiva.
Era verso l’inizio del nostro ventesimo secolo che il dottor Hay, medico americano, aveva scoperto la questione delle combinazioni alimentari. Fu il primo a fare delle ricerche in questo ambito fino ad allora sconosciuto. Nessuno, prima di lui sospettava dell’esistenza delle incompatibilità alimentari, dovute a certe cattive mescolanze. Egli studiò, o piuttosto cercò di studiare la concordanza di ogni alimento con tutti gli altri, uno per uno.
Egli arrivò infine, alla conclusione che bisognava separare gli alimenti azotati (carne, noci, formaggi, …) dai farinacei (pane, patate, …).
Dopo il dr. Hay, venne Shelton il cui pensiero fu metodico.
Davanti all’immensità del compito e per spianare il terreno incolto lasciato dal suo predecessore, egli semplificò questo studio raggruppando gli alimenti secondo la loro categoria.
Così, egli raggruppò i frutti acidi insieme, i semi-acidi insieme, e i frutti dolci a parte. Lo studio divenne più facilitato in tal modo, ma bisogna riconoscere che sussisteva ancora un certo margine di errore, poiché esistono delle differenze anche notevoli tra le varie specie di uno stesso frutto.
Mosséri, a sua volta, limitava lo studio ai soli alimenti specifici alla specie umana.
Invece, Shelton pur non avendo mai servito, nella sua casa di cura, né carne, né pane, né cereali, li ha menzionati nel suo studio sulle combinazioni, ed è questo che ha indotto in errore tutti i suoi lettori e alcuni si sono serviti delle sue opere per raccomandare un regime dissociato, a base di carne, con l’intento di dimagrire. Non era lo scopo di Shelton.
UNO STUDIO LIMITATO AGLI ALIMENTI SPECIFICI
Secondo Mosséri, non avrebbe senso parlare di combinazioni alimentari a proposito di alimenti - come carne, pane, anche integrale, cereali pure integrali, condimenti, cottura al burro, fritture, formaggi fermentati, zucchero, magari grezzo, sale anche marino, olio raffinato, miele, latticini zuccherati - che sono la seconda causa di malattia per la specie umana. La prima è costituita dai veleni diversi, dalle medicine, e dai vaccini.)
Quando ci si nutre di alimenti specifici, destinati all’uomo, come la natura ce li presenta, allo stato crudo o quasi, non si dovrebbero commettere gravi errori, salvo quando se ne abusa. Si è presto saziati prima di poterne abusare, a meno di passare sopra alle ingiunzioni dell’istinto.
COME FARE DELLE DEVIAZIONI
Noi non tolleriamo il consumo della carne ma permettiamo che se ne mangi raramente come eccezione quando si è invitati, o nei week-end. A quel punto se si vuole sapere come combinarla diremo: "nessuna importanza!"
Quando si vuole fare una deviazione, perché cercare di renderla meno nociva? Ci si sentirebbe così la coscienza pulita, e si mangerebbe maggiormente del frutto "proibito".
Ho sempre consigliato a coloro che volevano prendere un gelato, di acquistarlo nella pasticceria più vicina, senza tener conto degli ingredienti, altrimenti si avrebbe la tendenza a credere che non è così nocivo, dopo tutto il male che ci si è fatti, e se ne mangerebbe maggiormente e più spesso.
CIO’ CHE HA FALSATO LE OSSERVAZIONI DI SHELTON
Ciò che ha falsato le osservazioni di Shelton nell’ambito delle compatibilità alimentari come in molti altri, è il consumo delle diverse noci.
In effetti, questi alimenti che il gorilla, nostro parente prossimo, evita, distruggono talmente il potere digestivo, che tutte le carte sono confuse, le osservazioni smussate. La loro digestione è molto difficile, almeno 4 ore, e l’indomani le feci sono nauseabonde, abbondanti, maleodoranti, ciò è la prova dell’indigestione. Ecco perché le ragioni che Shelton invoca nelle cattive combinazioni sbagliate delle noci, Mosséri le attribuiva alle noci, non a quelle combinazioni.
L’OPOSSUM
Si tratta di un genere di mammifero dell’America, la cui femmina possiede sotto il ventre una tasca, che si chiama sariga. Questo animale carnivoro non fa miscugli quando mangia la carne o i frutti.
Il consumo di miscugli complicati di alimenti non si incontra nella natura. Non solamente gli animali si attengono, strettamente, agli alimenti ai quali sono costituzionalmente adattati (quelli, precisiamolo, per i quali le loro secrezioni e i loro processi digestivi sono specialmente costituiti), ma essi si astengono dal mescolarli.
Così il carnivoro limita il suo pasto alla carne. Non mescola mai la carne alla frutta, al pane, né alle patate.
L’opossum si nutre di alimenti carnei e ama molto il frutto del cachi, ma non mescola questi alimenti.
IL PICCIONE
Quando era all’Università, un ricercatore si era interessato a una controversia che imperversava, nelle riviste di agricoltura.
Certuni dicevano che i piccioni erano gli amici del colono, poiché essi divoravano gli insetti e non mangiavano i suoi semi. Condannavano quelli che li uccidevano.
Cionondimeno lui non aveva mai ucciso un piccione che non avesse, nel suo gozzo, pieno di semi, e niente che questi.
Egli non aveva mai trovato insetti, mescolati ai semi, tanto da pensare di aver acchiappato i piccioni nel momento sbagliato della giornata.
L’UOMO DI ALTRI TEMPI
Quanto all’uomo, egli mescola gli alimenti da dovunque essi provengano.
Essendo così, egli pensa che un tale miscuglio di alimenti disparati è digerito così veloce e così bene, nel suo stomaco, quanto il regime della tigre lo è nello stomaco del montone.
Perché dobbiamo attenderci che le vie digerenti dell’organismo umano siano capaci di elaborare simili miscugli?
Si è affermato che le vie digestive umane normali hanno fronteggiato simili miscugli per secoli, "senza un sospiro". Ma le abitudini attuali dell’alimentazione non sono vecchie di parecchi secoli. I pasti dell’uomo fino a poco tempo fa, comprendevano due o tre alimenti ed erano molto semplici. Con parecchie eccezioni notevoli, anche i pasti delle classi agiate sono stati semplici, comparati alle pratiche alimentari dei nostri giorni.
Noi sappiamo, con l’esperienza di tutti i giorni, che i pasti semplici sono i più facili da digerire.
Al contrario, il bicarbonato di sodio o un altro equivalente sono il nostro dessert favorito e spendiamo ogni anno milioni per palliare i malesseri che seguono i nostri pasti.
Scriveva un antico igienista: accontentatevi di un solo piatto per pasto, e per questa scelta, consultate il vostro palato.
IL MENU’ EQUILIBRATO: UN MITO
Si vede che questa concezione medica del menù equilibrato è un errore. Da nessuna parte nella natura si incontra un’alimentazione equilibrata. La vacca non mangia menù equilibrati, il gorilla non mangia menù equilibrati, i cavalli non mangiano pasti equilibrati.
Gli animali nella natura, non quelli che sono domestici e nutriti dall’uomo, tendono a mangiare un solo alimento per pasto.
Anche quelli che mangiano un varietà di alimenti hanno tendenza a fare un pasto di un solo alimento.
UN SOLO ALIMENTO A PASTO?
I nostri predecessori igienisti evitavano spesso le incompatibilità alimentari raccomandando un solo alimento per pasto.
E potrebbe darsi che in fin dei conti, tutti i nostri sforzi per stabilire dei miscugli alimentari compatibili e concordanti, non siano che sforzi che ci deviano dalla via semplice della natura, ma senza soffrirne. Dr. Shelton Hygienic Review, N°11 vol. XXV.
Detto ciò, l’uomo civilizzato del XX° secolo, la cui mente è divenuta molto complicata, e che centellina i suoi alimenti altrettanto col suo palato, quanto col suo cervello e la sua immaginazione, potrà tornare indietro e soddisfarsi con dei menù semplici, limitati a un solo alimento, come i piccioni, i cani e i serpenti?
Mosséri, per questa ragione, riteneva essenziale trarre il massimo di soddisfazione da ciò che si mangia, ma col minimo di inconvenienti. Ecco perché tollererà i miscugli di frutti, quando essi sono compatibili, i miscugli di ortaggi quando sono concordanti, è raro che non lo siano totalmente.
La digestione è il termine applicato al processo dal quale i materiali complessi alimentari sono disintegrati in sostanze più semplici e preparati per entrare nella corrente sanguigna.
Per esempio, a partire dai farinacei, che il corpo non può utilizzare tali e quali, il processo digestivo li riduce a dei semplici zuccheri, che il corpo potrà impiegare.
A partire dalle proteine molto complesse, che il corpo non può utilizzare, il processo della digestione le riduce, ulteriormente, in aminoacidi che il corpo potrà impiegare.
Infine un processo simile di disintegrazione decompone i grassi in acidi grassi utilizzabili.
NELLA BOCCA
La digestione comincia nella bocca. Vi sono poi altre cavità: lo stomaco, il duodeno e il digiuno.
Ogni cavità ha un lavoro appropriato, differente da quello dell’altra. Ciascuna è approvvigionata di succhi digestivi e di enzimi a questo fine. La bocca, o cavità orale, fornisce la saliva che serve a inumidire e lubrificare l’alimento, e contiene la ptialina, enzima che inizia la digestione dei farinacei. Nella bocca gli alimenti sono anche masticati, ossia divisi in particelle minuscole, accessibili agli enzimi.
NELLO STOMACO
La seconda cavità è lo stomaco, o cavità gastrica. Dopo essere stati inghiottiti, gli alimenti, essi sono spinti nello stomaco, nel quale è secreto il succo gastrico che avvia la digestione proteica, con l’aiuto dell’enzima chiamato pepsina.
Lo stomaco secerne un altro enzima che fa scattare la digestione dei grassi, la lipasi.
Infine, nei bambini è secreto un altro enzima, che serve a cagliare il latte: si tratta della rennina (o chimosina), che non esiste più nell’adulto. Si vede dunque perché solo i neonati e i bambini fino a 7/8 anni, possono digerire il latte.
I GRASSI COMPLICANO LA DIGESTIONE
La lipasi gastrica è dunque l’enzima secreto nello stomaco per provocare la digestione dei grassi. Ma se il contenuto dello stomaco è acido, ciò sembra inibire l’azione di questo enzima, in modo che la digestione dei grassi è inibita.
E’, perciò, del tutto sconsigliabile mangiare grassi con i frutti acidi.
D’altra parte, i grassi inibiscono la secrezione del succo gastrico cioè ritardano la digestione degli alimenti proteici. I grassi (oli, burro, avocado) ritardano la digestione di qualsiasi alimento! Chi ha delle digestioni lunghe, farebbe meglio ad omettere totalmente i grassi dalla sua tavola.
LE FRITTURE
Quando gli alimenti sono ricoperti da grassi, come per le fritture o dal burro che fonde generosamente sul pane ancora caldo, il grasso non è digerito che nell’intestino tenue, se mai lo è.
Ad ogni modo, questo grasso ricopre così bene gli alimenti fritti, che i succhi digestivi non arrivano a digerirli. Essi scendono l’indomani in feci voluminose, molli, maleodoranti, con gas significativi.
Di fatto il solo calore della bocca basta per far fondere i grassi e ricoprire gli alimenti di olio e di burro, fossero assunti crudi. La crema che si trova nel latte ne ritarda la digestione. L’olio che si trova nelle noci diverse ne complica molto la digestione, che diventa impossibile.
La temperatura è un elemento che bisogna considerare in questo studio. Una frittura a 150°C non si può paragonare con una temperatura debole come quella della bocca o di un alimento semplicemente caldo.
Il processo della digestione è infinitamente più complesso.
Non c’è dubbio che i miscugli alimentari complicano questo processo, e che si avrebbe vantaggio nel consumare dei pasti semplici, col minimo di varietà.
Quando si mescolano diverse specie di alimenti incompatibili, si hanno dei problemi digestivi, visto che le capacità enzimatiche del corpo non sono illimitate.
Ciò vale soprattutto per gli anziani.
NEL DUODENO
La terza cavità nella quale gli alimenti sono versati, dopo lo stomaco, è il duodeno.
Essa è fornita di succo pancreatico, secreto dal pancreas, e che comprende tre enzimi incaricati della digestione proteica, amilacea e grassa, dopo quella dei processi salivari e peptici.
Questa digestione duodenale necessita di un ambiente alcalino. Ciò è reso possibile dal succo pancreatico e dalla bile che sono alcalini.
NEL DIGIUNO
Infine, la quarta cavità digerente si trova nel digiuno, nel quale gli alimenti sono veicolati, dopo il duodeno.
Là essi sono trattati da un succo alcalino, il succo intestinale o enterico, contenente enzimi che completano la digestione delle proteine, dei farinacei e dei grassi.
UNA CATENA PROGRESSIVA
Gli enzimi sono specifici nella loro azione. Quelli di una cavità preparano gli alimenti per l’azione di quelli della cavità successiva. Più una cavità compie bene il suo lavoro, migliore sarà quello della cavità seguente.
Insomma, tutto ciò che ostacola la digestione, in una qualsiasi delle sue fasi, ostacolerà il processo digestivo delle fasi seguenti.
PROCESSI INVOLONTARI
Non possiamo controllare coscientemente il processo della digestione che nella bocca.
Ma a partire dal momento in cui gli alimenti sono inghiottiti, essi entrano nel dominio dei processi incoscienti, involontari, della vita.
E’ soprattutto dalle fasi inziali dei fenomeni digestivi che dipende l’efficacia e il successo delle fasi seguenti.
In una delle pubblicità, si vedeva una scodella di cereali sui quali un ragazzino aggiungeva due cucchiaiate di zucchero bianco, una banana tagliata a fette, un pugno di uva secca, molto latte e della crema pasticcera.
Alla fine, un giovanotto affermò che ogni volta che mangiava una colazione come quella, aveva sempre dei bruciori. Ciò in realtà succede a milioni di persone.
Infatti, nessun apparato digerente noto o ignoto è adatto alla digestione di un pasto fatto con tali miscugli.
E’ stupido mangiare in tal modo e poi prendere dei medicinali per palliare i malesseri che ne derivano, spendendo ogni anno milioni, per acquistare medicinali contro l’acidità, per alleviare i malesseri gastrici, che sono quasi inevitabili, dopo un pasto di questo genere."
COME SAPERE SE TALE MISCUGLIO E’ INDIGESTO?
Non tutti soffrono tali noie, ma tutti avranno l’indomani delle feci maleodoranti, voluminose, diarroiche o costipate, sporchevoli, che richiedono l’uso di carta igienica, e accompagnate da gas nauseabondi. Da questo si saprà se si è consumato, il giorno precedente, un miscuglio indigesto.
Shelton cita il nome di diversi medicinali digestivi che contengono tutti del bicarbonato di sodio: Alkaseltzer, Tumm, Bellams, Peptobismal, Rolaids, Digel, ecc. e numerose persone impiegano sempre il vecchio rimedio di una volta, il bicarbonato di sodio. Altri usano il latte di magnesia.
Questi rimedi danneggiano soprattutto i reni incaricati di eliminarli. Sarebbe più saggio farsi vomitare stuzzicando la gola come facevano i Romani dopo il pasto o, meglio ancora, evitare queste noie, col semplice mezzo di consumare pasti senza miscugli incompatibili.
LE TESTIMONIANZE
Una signora della Pennsylvania ringraziava il suo libraio di averle suggerito l’acquisto di una copia del libro sulle combinazioni alimentari, poiché da anni soffriva di indigestione, di gas, di gonfiori, di malesseri autentici e di dolori e ora combinando bene gli alimenti non aveva più problemi senza bisogno di prendere antiacidi.
Parecchi altri avevano confermato a Shelton personalmente il medesimo fatto.
Un gran numero dei suoi lettori affermavano che essi di aver trovato un sollievo dal primo pasto compatibile. Altri ancora avevano detto che le cosiddette allergie erano svanite quando avevano imparato a nutrirsi di alimenti compatibili.
Secondo l’esperienza di Mosséri, i gonfiori e i gas sono provocati dagli alimenti proteici, come le noci e i formaggi, che è meglio sopprimere, e non cercare di combinare con altri alimenti compatibili.
Peraltro, quando si mangiano noci diverse o formaggio, si hanno gonfiori, pesantezza, gas e l’indomani delle feci cattive.
Chi si siede a tavola e mangia parecchi miscugli, dalla minestra al formaggio, passando per la pera e la frutta, è sicuro di soffrire di indigestione. Se prende l’abitudine di mangiare dei pasti complicati e di ignorare i suoi limiti enzimatici, come si fa correntemente dovunque, i malesseri addominali diventano cronici.
I DIGESTIVI
Una parola, prima di terminare con questo capitolo, sui medicinali ritenuti di aiuto alla digestione.
Nessun medicinale può aiutare la digestione, in quanto tale, poiché essa si fa coi succhi digestivi secreti e con nient’altro. Non si possono obbligare le ghiandole a secernere, se esse si rifiutano di ottemperare.
Questi rimedi danno sollievo dagli inconvenienti dell’indigestione semplicemente neutralizzando l’acidità prodotta dall’indigestione.
Poi, il corpo deve eliminare il bolo alimentare "neutralizzato" e i medicinali stessi, che sono i prodotti chimici.
Questa eliminazione finisce con lo spossare il fegato, i reni e imporre loro un compito pesante, cioè nel linguaggio corrente, una malattia epatica o renale.
Di quando in quando Mosséri leggeva sulla stampa dei racconti riferiti all’argomento degli alimenti compatibili da giornalisti ignoranti, che cercavano per così dire di fare un’analisi della questione.
Senza nemmeno discutere - ne sono all’altezza? sicuramente no, - questi giornalisti leggeri si accontentano di criticare superficialmente, senza nemmeno avanzare degli argomenti.
Essi sanno che il pubblico è dalla loro parte, cioè dal lato degli ignoranti e della maggioranza credula.
A QUELLI CHE VOGLIONO DEFILARSI
Un gran numero di persone non vorranno ascoltarlo. Esse diranno, o penseranno, che la loro esperienza personale ha loro mostrato che esse potevano, in tutta sicurezza, fare a meno di complicarsi la vita con le regole delle combinazioni alimentari.
Siamo, così, qualificati guastafeste?
Tutt’al più esse diranno che ciò può convenire per alcuni, ma non per loro. essi non vorranno cambiare nulla nella loro vita, nelle loro abitudini.
E nondimeno è sufficiente essere indiscreti e osservare lo stato delle loro feci, per rendersi conto che esse digeriscono assai poco di quello che mangiano.
In effetti, le loro feci sono nauseabonde, con dei gas maleodoranti, voluminose e non formate.
A che serve fare una doccia tutti i giorni, lavarsi con dei saponi profumati, utilizzare deodoranti, acqua di colonia, portare una camicia o un vestito lindo se dentro si è sporchi e marci?
Quando si possiede un tale ammasso in putrefazione negli intestini, i succhi digestivi, prodotti con grande spesa, per l’organismo, sono persi nelle feci. Le noie di salute non tarderanno ad annunciarsi, a meno che si preferisca nasconderle e non dire nulla, per colpevolezza, come se si riconoscessero i propri errori, ma non ci si volesse emendare.
I PRETESTI FUTILI
Se noi accettiamo il fatto evidente che una legge generale regola la fisiologia e la biologia e che l’umanità vi è soggetta, si comprenderà perché delle regole generali e strette possono essere stabilite, che coprono tutta l’umanità.
Ma alcuni avanzano, talvolta, un’altra obiezione per giustificare il rifiuto di qualsiasi sforzo, in vista di regolare il regime o di modificare le pratiche alimentari, affermando che il regime non è tutto nella vita. vi sono anche altre cose che importano.
Ma l’uno non impedisce l’altro. Evidentemente questa obiezione è sollevata da tutti quelli che si vogliono sfilare, che cercano una scappatoia, un pretesto per trascurare le discipline alimentari igieniche.
NON CONFONDERE DIGESTIONE E METABOLISMO
Certi autori, naturopati, avanzano degli argomenti usati affermando, contro la separazione delle proteine /farinacei, è che questa associazione è naturale, come nel grano e nelle leguminose, le quali contengono un forte tasso di questi due elementi nutritivi.
Un altro autore afferma che il corpo non può utilizzare le proteine in assenza di farinacei, la risposta è che le combinazioni appropriate riguardano l’apparato digerente, mentre l’utilizzazione delle proteine ha luogo nelle cellule. Il primo è un processo di digestione, mentre il secondo è un processo metabolico.
Un naturopata francese, André Passebecq, riferì l’esperimento realizzato da un certo Hutshinson, inglese, che aveva nutrito dei topi di proteine e di farinacei puri, ma dissociati in pasti separati.
I ratti così nutriti deperivano mentre quando le proteine e i farinacei non erano dissociati, i topi non deperivano. Ne trasse la conclusione che le proteine non dovevano essere dissociate dai farinacei, nel medesimo pasto.
In realtà ai topi si erano dunque dati da mangiare degli alimenti artificiali, nei quali si erano distrutti nella medesima occasione e con quel procedimento, gli altri componenti: vitamine, enzimi, sali minerali, oligoelementi. Quei ratti erano deperiti e morti, non per una questione digestiva, ma metabolica. Erano morti per denutrizione.
ALTRE OBIEZIONI.
Alcuni autori naturopati magari fingono di accettare il principio degli alimenti compatibili ma poi non lo seguono.
Dopo che Mosséri introdusse l’igienismo in Francia nel 1961, data della sua emigrazione, e dopo il successo del libro di Shelton sulle combinazioni alimentari, la situazione sembrava essere cambiata. Il pubblico vegetariano ammetteva senza difficoltà il principio degli alimenti compatibili.
Come i bagni di sole e l’aria pura avevano forzato la loro strada, a dispetto della medicina, gli alimenti compatibili forzeranno così il loro cammino a dispetto della resistenza degli attardati. Essi finiranno con l’ammettere gli alimenti compatibili, altrimenti saranno lasciati lontano, dietro.
Dire che gli alimenti compatibili sono difficili da afferrare, è svelare che non si è passata un’ora a studiarli.
IL MISCUGLIO AMIDO/AMIDO
1) Non si devono mescolare diversi amidi di natura differente, poiché un tale miscuglio sarebbe difficile da digerire.
2) Altro consiglio: sopprimere il piatto di amido, se si consuma un candito di mandorle, di arachidi o di nocciole.
3) Evitare di mescolare un alimento proteico con un amido nel medesimo pasto.
IL MISCUGLIO FRUTTA/PANE
Geoffroy rifiuta la regola dei frutti acidi, da non mescolare con gli amidi.
Si sono accusati frutti di incompatibilità col pane, col pretesto che gli acidi della frutta neutralizzano la ptialina, necessaria alla digestione degli amidi del pane…
Si sa ora che quella frutta, cosiddetta acida, è in realtà è temperata da sostanze alcaline, più abbondanti degli acidi, che essa racchiude.
Geoffroy consiglia sempre di consumare la frutta prima dei pasti, mai dopo. Sarà perché l’acidità della frutta consumata per prima ha avuto forse il tempo di passare, mentre, consumata per ultima rovina la digestione.
Mosséri spiegava questa faccenda dell’acidità della frutta, assai poco compresa.
Anzitutto, l’acido contenuto nella frutta arresta la digestione degli amidi, poiché questa non è possibile che in un ambiente alcalino.
Così, quando si mangiano patate con un’arancia, come dessert, l’acidità del frutto arresta di netto la digestione della patata. Ora, il tutto fermenta e esce, l’indomani, in feci orribili, nauseabonde, maleodoranti. Tutto ciò avviene, quantunque la frutta acida contenga anche sostanze alcaline, le quali però neutralizzeranno la loro acidità solo dopo la digestione.
E se, sfortunatamente, questa digestione non è compiuta, che un impedimento l’avesse arrestata, allora l’acidità della frutta rimane, non è temperata dalle sostanze alcaline e corrode l’organismo.
In tal momento ripugna di mangiare la frutta, soprattutto quella acida. Il gusto la rifiuta.
E’ questa la ragione per la quale gli igienisti limitano o proibiscono provvisoriamente la frutta acida a quelli la cui salute è troppo precaria, malandata, con un sistema nervoso rovinato.
IL MISCUGLIO PROTEINE/FARINACEI
Shelton voleva, al seguito del dottor Hay, che si separassero le proteine di farinacei, come la carne dal pane.
Passebecq riferiva che negli esperimenti si erano utilizzati amidi puri e proteine pure e che gli animali deperivano e morivano con essi. Mosséri rispondeva che tale esperimento mostra solo che gli alimenti puri sono inutilizzabili dall’organismo indipendentemente dalla loro combinazione.
Comunque, tali alimenti non sono entrambi adatti alla nostra specie.
GLI SCIENZIATI ATTARDATI
I poveri devoti della scienza non colgono il fatto evidente che l’abilità di scrivere una formula alimentare, in termini di chimica, di valore calorico, di struttura elementare o di tenore in vitamine non qualifica un uomo a prescrivere un regime per i malati, la cui digestione è spesso mediocre.
Vi è un numero di cose minute, tecniche, nell’arte di alimentare che solo quelli che possiedono un’esperienza pratica possono apportarla con successo.
Esse non si imparano in laboratorio e il bigotto che si crede imbevuto del suo cosiddetta sapere superiore, non le imparerà mai.
La conoscenza è riservata agli individui aperti di mente, che sono pronti a imparare. Tra questi dettagli tecnici importanti, nell’arte dell’alimentazione, si trova l’arte di combinare gli alimenti, affinché essi non violino i limiti enzimatici del sistema digerente.
Quando le persone sono giovani, la loro esperienza personale, insegna loro che il tabacco, la sovralimentazione, le mescolanze nocive, gli abusi sessuali, il caffè, il cioccolato, l’alcol, il tutto preso moderatamente, secondo la formula consacrata, non fanno loro del male.
Ma i malati, che non hanno una capacità digestiva normale, dovrebbero sorvegliare, da più vicino, i miscugli alimentari, come essi si vedono costretti a ridurre la ricerca del piacere, in altri campi. Gli igienisti hanno una grande esperienza nell’osservazione della digestione di un gran numero di malati, ricondotti con successo dalla malattia alla salute, senza l’uso di medicinali, né alcuna forma di trattamento, e affermano che certe mescolanze alimentari favoriscono la digestione, e che altre incoraggiano la fermentazione.
E’ ancora preferibile sopprimere tutti gli alimenti proteici, come fa il gorilla.
VI SONO DEI LIMITI ALLE CAPACITA’ ENZIMATICHE DELLO STOMACO
L’estensione dei disturbi che fanno seguito ai pasti, i bruciori frequenti al fondo dello stomaco, le feci maleodoranti l’indomani, talvolta la diarrea, dovrebbero convincere il più scettico che c’è una causa a questa indigestione nazionale.
Una prova con gli alimenti compatibili convincerà la persona intelligente che, se c’è una causa all’indigestione, le cattive mescolanze alimentari ne sono tra le più importanti.
In una persona sana, che digerisce quello che mangia, le feci devono essere:
1) ben formate;
2) inodori;
3) non sporchevoli (che non richiedono carta igienica);
4) rapide:
5) poco voluminose.
Chi può vantarsi di avere delle feci inodori, in un secolo in cui la pulizia è una virtù nazionale?
Chi può vantarsi di essere pulito dentro, come fuori?
Si utilizza sapone profumato, acqua di colonia, deodoranti, ci si lava tutti i giorni dell’anno, ci si vanta di essere puliti, presentabili.
Ma questa non è che apparenza, polvere negli occhi. Ciò che si nasconde, ciò che si dissimula, non lo è altrettanto. E’ putrefazione!
Lo stato pressoché universale dell’apparato digerente umano è scettico (forse voleva dire ’settico’). Ciò vuol dire che la putrefazione e la fermentazione sono così diffuse che quasi tutti ne soffrono: putrescenza nello stomaco, nell’intestino e nel colon.
I gonfiori, i gas, i gorgoglii nello stomaco, i malesseri, le feci maleodoranti, l’alito fetido e la lingua carica, anche sintomi più marcati, attestano la putrescenza nell’apparato digerente della maggior parte delle persone.
I milioni spesi, ogni anno, per i medicinali per palliare i disturbi provocati da questo stato di cose sono una prova della debolezza generale delle funzioni digestive.
Le feci voluminose significano che gli alimenti non sono stati digeriti, o al più lo sono stati assai poco.
Le feci non formate, come pappa, più o meno liquide, non abbastanza consistenti, significa che il corpo non ha avuto il tempo di digerire il bolo alimentare, e che l’ha espulso tale e quale o quasi.
Tali feci sporcano inevitabilmente e richiedono l’uso della carta igienica.
Feci lente a venire, per costipazione, significano che si è mangiato formaggio o pane, o tutti e due.
Feci che hanno cattivo odore significano che la fermentazione o la putrefazione hanno trasformato il bolo alimentare in una pattumiera puzzolente, avvelenante.
L’indigestione è dovuta a parecchie cause: il fatto di mangiare quando si è sconvolti, agitati, a disagio, nel dolore, nella febbre, nell’infiammazione, poco prima di fare un lavoro fisico arduo o immediatamente prima di fare un bagno di mare, può provocare un mancato funzionamento della digestione.
Quando si consuma una bevanda ghiacciata o una crema ghiacciata, come dessert, il freddo interrompe i processi digestivi, poiché essi devono svolgersi alla temperatura del corpo, cioè a 37° gradi centigradi. Risultato: l’indigestione, la diarrea.
I TEMPI DELLA DIGESTIONE
Quanto tempo impiega un alimento per essere completamente e totalmente digerito?
Il tempo della digestione di qualsiasi alimento che trascorre tra il suo consumo, nella bocca, e il suo immagazzinaggio, nel colon, poi la sua espulsione, sotto forma di rifiuti, passando per la sua digestione, nelle sue diverse fasi.
Quanto tempo richiede? Tra quindici e venti ore in tutto.
Quando si dice, dovunque nei libri, che le patate sono digerite in quindici minuti, i frutti in venti minuti, i formaggi in tre ore, la carne in tre ore, le noci in quattro ore, ciò non concerne che la digestione nello stomaco. E’ quella che richiede il più di energia. Siccome questa digestione stomacale necessita il più di energia, da una a quattro ore, solo le cause più violente agiranno in questo intervallo, come per esempio le emozioni violente.
Prendiamo un esempio. Vi alzate la mattina, di buon’ora, e udite una cattiva notizia, che concerne la vostra situazione professionale compromessa, la morte di un parente caro un’altra tegola che vi cade sulla testa. L’emozione violenta che subite potrebbe provocare in voi una scarica intestinale immediata, una diarrea.
Questa emozione violenta avrà così espulso il vostro bolo alimentare, in gran parte digerito, consumato la vigilia, cioè una dozzina di ore prima, mentre voi non avete ancora messo in bocca niente.
Questo prova che una dozzina di ore non sono sufficienti per elaborare completamente gli alimenti.
Una seconda osservazione interessante: nelle persone molto nervose, la diarrea può sopraggiungere immediatamente dopo una forte emozione o anche un semplice disturbo nervoso, un’angoscia, un dubbio, come nei neonati che evacuano poco dopo una poppata.
DIARREA O VOMITO? E’ SECONDO LA VOSTRA SALUTE, BUONA O CATTIVA
Una terza osservazione altrettanto importante: quando consumate un alimento avariato o fate un scarto nocivo o un’emozione improvvisa e contrariante vi cade sulla testa, la digestione in corso, dopo una quindicina di minuti si interrompe.
Risultato: una diarrea o… lo vedremo subito. Tra poco.
Perché? Perché il corpo funziona come un computer, o piuttosto è il contrario, il computer funziona come il corpo: entrambi hanno bisogno di energia per funzionare. Se voi tagliate l’elettricità, il vostro computer smette di lavorare. E’ lo stesso per l’organismo.
Quando avete una forte emozione o contrarietà, la mente accaparrerà tutta l’energia disponibile per tentare di risolvere il problema che si pone, e non ne resta nulla per la digestione.
Ora, vi sono parecchie fasi nella digestione: sono stadi chimici. Il primo prepara gli alimenti chimicamente per il secondo, e il secondo per il terzo, e così di seguito. Se a uno degli stadi successivi viene a mancare l’energia, la reazione chimica viene a mancare e tutta la digestione del bolo alimentare totale è rovinata. Il bolo entra in fermentazione. E’ la diarrea.
E’ la diarrea, ho appena detto, ma non è sempre la diarrea! A volte è un’altra cosa: è il vomito.
Spieghiamo questo fenomeno curioso. Se avete una buona salute, energia abbondante, gli alimenti non digeriti sono subito reperiti dal nostro senso somatico ed espulsi dal momento della loro introduzione nello stomaco.
Ma se la vostra salute è debole, le vostre energie mancanti, il vostro stato precario, allora il vostro senso somatico non percepisce gli alimenti che esso vuole espellere che più tardi. La sua reazione è tardiva. Allora, essi sono espulsi con una diarrea, invece di esserlo con un vomito.
Ne segue che il vomito è il fatto degli esseri in migliore salute, che la diarrea, nelle altre persone, di salute mediocre.
LE MESCOLANZE
Una delle cause più importanti del collasso dei processi digestivi è la nostra abitudine moderna di mescolare alla rinfusa gli alimenti nel nostro stomaco.
" Ora, l’apparato digerente umano, non più d’altronde che quello degli altri animali, non è concepito per digerire delle misture complicate, dei pasti composti da parecchi generi.
I pasti semplici, consumati con moderazione, facilitano la digestione. E’ così che l’uomo si è alimentato durante tutto il suo passato.
Solo recentemente nella storia e solamente in certe parti del mondo, l’uomo ha tentato di prostrare il suo sistema digerente con una grande varietà di alimenti nel medesimo pasto. Lo stato continuo di decomposizione, discusso precedentemente, è dovuto soprattutto ai miscugli incompatibili di alimenti, molto comune ai nostri giorni. E il peggiore di tutti è il miscuglio farinacei/proteine nel medesimo pasto.
E’ così che l’abitudine degli hot-dogs non è che l’estensione della pratica di pane/carne. Se si tornasse all’antica abitudine di mangiare i farinacei separatamente dalle proteine si sarebbe piacevolmente sorpresi dei risultati.
La critica ama ripetere che l’abitudine di mangiare le proteine con i farinacei nel medesimo pasto è al di sopra di qualsiasi rimprovero, poiché, si dice, i sani lo fanno sempre.
Ma è vero che i sani mescolano le proteine con i farinacei? Se è mai possibile trovare una persona veramente sana che mangia come tutti, ciò troncherebbe la questione. Ma dove sono le persone veramente sane? Non ce ne sono! Perché? Parecchie cause sono implicate, e i miscugli di alimenti incompatibili, che misconoscono i limiti enzimatici ne sono una.
Noi qui siamo di parere leggermente differente da quello di Shelton. Infatti, noi consideriamo il miscuglio acido/farinaceo, come il peggiore.
Quanto al miscuglio proteine/farinacei, se mai esso produce noie di salute, ciò proviene dal fatto che essi non sono alimenti specifici. Esempio: carne/pane o noci/pane.
Si possono incontrare delle persone relativamente sane e che mangiano, ma frugalmente, delle mescolanze di alimenti incompatibili. Hanno esse veramente delle feci inodori? E’ il criterio assoluto. Ma esse finiranno col tempo con l’accumulare delle tossine da reumatismo o altre malattie. Invece di soffrirne nell’età adulta, esse li avranno nella vecchiaia, che non sarà molto lunga.
E’ vero, riconosce Shelton, che delle persone considerate sane, mangiano abitualmente delle proteine e dei farinacei insieme. Ma in verità esse vivono più o meno imprudentemente sotto tutti gli aspetti. Fumano, bevono, mangiano troppo e commettono l’uno o l’altro tra gli errori che attentano alla loro salute.
" L’uno di questi che vivono in modo convenzionale sosterrà che lui è in eccellente salute, poi emetterà nel medesimo tempo i gas più maleodoranti possibili! Egli si laverà la bocca, ogni mattina, per pulire la sporcizia e il gusto cattivo che vi si trova. Fuma per palliare i suoi sintomi nervosi.
Noi accettiamo un livello di salute eccessivamente basso, quando classifichiamo tali individui tra i sani.
I medici negheranno che certi miscugli alimentari possano condurre alla decomposizione degli alimenti consumati. Essi citeranno altri medici del loro genere, per confermare le loro affermazioni. Essi sembrano voler dire questo: poiché noi lo diciamo, dunque è vero! Dal momento che la medicina lo afferma, con la voce di un gran numero dei suoi medici, è questa è la verità!
Non è affermando che le mescolanze nefaste sono buone, che esse lo diventeranno.
Non è affermando che la medicina ha ragione, che quelli che mangiano alla rinfusa digeriranno meglio.
Ma non si può impedire di notare che quelli che persistono a mangiare misture incompatibili, continuano a palliare i loro disturbi con i rimedi, e che quando essi cominciano a consumare alimenti compatibili, non hanno bisogno di rimedi.
Perché la medicina, in generale, sa di meno sulla digestione che su qualsiasi altra cosa?
E I FISIOLOGI?
I fisiologi non tentano mai di collegare le loro scoperte con la vita. La sola cosa che essi tentano di collegare con i fatti della fisiologia è la pratica medicamentaria.
Quando i fisiologi scoprono che gli acidi interrompono la produzione della ptialina, nella bocca, non mettono in pratica questa scoperta, raccomandando la separazione di questi due tipi di alimenti, acidi/farinacei.
Prescrivere della pepsina, acido cloridrico, bicarbonato di sodio, anodini, ecc. per palliare l’indigestione, e ignorare le cause più evidenti, non è una pratica intelligente, secondo Shelton. (N.d.T. T.: In realtà, ciò è perfettamente conforme agli interessi economici dei signori della lobby medico - farmaceutica, che probabilmente è quella che finanzia gli studi di tali scienziati", studi che mirano a fare quattrini con l’invenzione e il commercio delle medicine, non a salvaguardare la salute umana).
Una grande insalata composta da crudità (lattuga, cetriolo, sedano, ecc., senza pomodori, due ortaggi non farinacei cotti e un protide, ecco un pasto che si digerisce facilmente e senza noie. Ma se si aggiunge, a questo pasto, del pane, patate, latte, zucchero, frutta, allora la digestione sarà ritardata e si avranno dei disturbi.
Uno dei fatti più confermati dalla fisiologia è che gli acidi distruggono la ptialina (amilasi salivare) della saliva e interrompono in questo modo la digestione salivare dei farinacei.
I frutti acidi provocano questo risultato, come l’acidità dell’aceto, o dell’acido cloridrico dello stomaco.
Parecchi medici condannano i frutti, dicendo che essi disturbano la digestione, ma ciò è vero solo quando si mangiano con i farinacei, come dessert, per esempio. Se si mangiano soli, essi procurano allo stomaco tutto il benessere possibile.
Secondo il dottor George S. Weger, medico, le ulcere varicose sono rapidamente cicatrizzate da un digiuno preliminare. Inoltre, quando si mangia, i tessuti prendono un’apparenza buona o cattiva secondo le mescolanze alimentari.
Un’ulcera indolente, può essere mantenuta in uno stato di scolo purulento continuo, con dei miscugli alimentari incompatibili. Al contrario, la quantità e la qualità dell’essudato possono essere controllate dal genere di alimenti consumati, e rispettando le loro compatibilità.
Notare però che le proteine alimentari sono la causa principale dell’infezione più delle incompatibilità.
Tuttavia, l’esperienza conduceva Mosséri ad affermare che certi alimenti sono più nocivi delle cattive mescolanze: egli notava la scomparsa totale di tutti i generi di catarri, raffreddori, bronchiti, quando si sopprimevano i cereali e il pane. Lo stesso per le malattie reumatiche, le lombaggini, la sciatica, l’artrite.
Nella Natura vediamo che tutti gli alimenti sono costituiti da diversi elementi. Così, per esempio:
1) I frutti freschi e maturi, cme le mele, le pere, le arance, ecc. contengono :
- zucchero
- acidi
- proteine in piccola quantità
- niente farinacei, salvo quando la frutta è verde.
2) Le foglie verdi, gli ortaggi e le radici, contengono:
- Idrati di carbonio
- Poche proteine
- Pochi acidi.
Noi notiamo dunque che la Natura non ha mescolato, nei suoi alimenti, l’acido con i farinacei.
La critica che si fa più comunemente contro le compatibilità alimentari, è giustamente che la Natura ha, essa stessa, messo diversi elementi nei suoi alimenti, come nel frumento che contiene l’amido, le proteine, insieme.
Notiamo, anzitutto, che la Natura non ha mescolato insieme:
1) Gli acidi con i farinacei
I farinacei con gli zuccheri (Si trova, tuttavia, qualche farinaceo zuccherato, come le patate dolci, i marroni e le banane).
2) Le proteine tra loro
3) I diversi amidi tra loro
4) I grassi con gli acidi
5) Gli zuccheri e le proteine concentrate.
Mangiare tutto alla rinfusa, è rompere quest’ordine perfetto della Natura.
L’alimentazione degli animali è monotona, lungo tutto l’anno: i cani si accontentano, allo stato selvaggio, della LORO ALIMENTAZIONE CARNEA, gli uccelli dei semi, soprattutto. Essi non hanno quell’incredibile varietà che gli uomini stendono sulla loro tavola.
Dunque, per principio, bisognerebbe cercare di seguire la natura nelle sue combinazioni naturali.
E’ così che gli alimenti di composizione identica, o quasi, come la maggioranza dei frutti, potranno essere mangiati insieme, senza inconvenienti.
Per contro, quelli che hanno composizioni troppo differenti, le une rispetto alle altre, farebbero bene a essere dissociate.
E’ vero che la Natura fa simili combinazioni, ma queste combinazioni sono naturali e offrono poca difficoltà digestiva: il corpo è capace di adattare le sue secrezioni digestive - dal punto di vista secrezione dell’acido, quello degli enzimi e il loro tempo di regolazione - ai bisogni di un alimento particolare mentre un tale adattamento preciso dei succhi agli alimenti non è possibile quando sono consumati due alimenti differenti.
LA SPECIFICITA’ ALIMENTARE PREVALE SULLA LORO COMPATIBILITA’
Secondo Mosséri, l’argomento sulle combinazioni naturali o artificiali è tirato per i capelli, perché i cereali e le leguminose, implicati in questa controversia, non sono specifici all’essere umano.
L’interessante è piuttosto di sopprimere il pane, e anche il formaggio, invece di cercare di rendere meno difficile la loro digestione, cosa piuttosto ipotetica e illusoria.
Il pane non è un alimento specifico alla nostra specie umana. Esso presenterà sempre una difficoltà digestiva, fosse senza sale, fosse integrale, fosse consumato solo o associato correttamente secondo le sapienti combinazioni sheltoniane.
Nessun accomodamento renderà il pane accettabile per il corpo umano. E’ un in mancanza di meglio.
La specificità degli alimenti naturali passa avanti alla loro compatibilità, in qualsiasi discussione, in qualsiasi considerazione concernente la loro natura, conveniente o no, per l’essere umano.
GLI ALIMENTI RICCHI DI PROTEINE FALSANO IL PROBLEMA
Secondo Shelton, Koranci, dell’Istituto Max Plance, ha provato che si poteva mantenere un equilibrio azotato completo e un’efficacia fisica ammirevole, con 25 grammi di proteine il giorno.
Dal loro lato Oomen e Hipsley hanno trovato una popolazione che è riuscita a sviluppare, non solamente una salute magnifica, ma una muscolatura e una struttura splendide, con delle prestazioni fisiche corrispondenti, con solo 15/20 grammi di proteine il giorno.
Mosséri non capiva perché Shelton e tanti altri raccomandassero delle dosi proteiche più forti, cioè quaranta grammi il giorno, poiché riteneva che con una simile dose, i guai fossero inevitabili, e che non dovevano essere attribuiti alle cattive combinazioni!
COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI PROTEICI
Gli alimenti classificati come proteici sono quelli che contengono una forte percentuale di proteine, dal 10% al 50%. Esempi:
le noci, nocciole, acajù, mandorle, pistacchi, semi di zucca, di girasole, ecc.
la carne, il pesce, il pollame, la salumeria,
i formaggi di tutte le specie,
le uova
le ostriche, le conchiglie, i frutti di mare
le leguminose: (piselli secchi, fagioli bianchi, ceci, lenticchie, fave secche, ecc.)
Non esiste nella natura un alimento che contenga unicamente delle proteine pure.
Gli alimenti che contengono poche proteine non sono classificate in questa categoria. Esempio:
gli avocados, le olive nere,
la frutta e gli ortaggi, comprese le radici.
Gli alimenti ricchi in proteine non essendo destinati agli umani presentano una difficoltà di digestione considerevole, che li rende troppo forti e nocivi.
Il gorilla, apparentato all’uomo, non ne mangia e ciò non gli impedisce di avere una muscolatura impressionante, una forza prodigiosa e una potenza che relega la specie umana a un livello così basso, che essa si vede come una specie degenerata, in via di estinzione.
Le combinazioni naturali degli alimenti proteici dunque non ci interessano, poiché esse non ci concernono.
DIGESTIONE DELLE COMBINAZIONI NATURALI
I fisiologi, ad esempio Cuyton e Pavlov, sanno che in certe porzioni dell’apparato gastrointestinale stesso, il tipo di enzimi e degli altri costituenti delle secrezioni cambia secondo il tipo degli alimenti presenti, ma nessuno di loro ha mai tentato di trarne una conclusione pratica nella vita quotidiana.
Queste variazioni comprendono cambiamenti nell’alcalinità e nell’acidità (pH) delle secrezioni, nella concentrazione degli enzimi, nel tempo della loro regolazione, ecc. per adattarli ai differenti alimenti.
Questo adattamento dei succhi e dei loro tenore enzimatico alle caratteristiche degli alimenti consumati, è tuttavia possibile solo se questi ultimi sono radicalmente differenti, gli uni dagli altri.
Le combinazioni naturali non presentano difficoltà per il sistema digestivo, a condizione che l’alimento sia specifico.
E’ per questa ragione che noi raccomandiamo gli alimenti compatibili, affinché essi non presentino difficoltà né conflitti nei processi digestivi.
Si tratta di rispettare i limiti enzimatici.
Noi abbiamo detto e ripetuto che le combinazioni naturali sono facili da digerire, a condizione che l’alimento sia specifico. Se l’alimento non è specifico all’essere umano come i semi, i cereali, i legumi, la sua digestione diventa difficile.
Si sa quanto sono difficili da digerire i legumi, i gas che essi generano, le feci maleodoranti che procurano, l’energia che esse succhiano, subito dopo il pasto, la lunghezza della loro digestione, le pesantezze, i gonfiori addominali.
LA DIGESTIONE SALIVARE DEI FARINACEI
Già nel 1891, il dottor Densmore aveva scritto il suo libro How Nature cure (Come la Natura guarisce).
Non appena il farinaceo, in corso di digestione, grazie al suo miscuglio con la saliva, raggiunge lo stomaco, la composizione del succo gastrico impedisce immediatamente qualsiasi trasformazione del farinaceo in glucosio."
Senza acido, la ptialina della saliva converte una piccola parte del farinaceo in zucchero nella bocca.
QUATTRO ESPERIMENTI
In un primo esperimento si scoprì che circa il 10 percento degli amidi del pane è convertito in zucchero e in destrina durante l’insalivazione.
Il secondo esperimento dimostrò il ritardo prodotto dall’acqua o dal fluido sulla digestione amidacea e sottolinea la necessità di mangiare i farinacei secchi.
Nel terzo esperimento, si dimostrò che lo zucchero frena la produzione di ptialina, impedendo la digestione orale dei farinacei.
In un quarto esperimento si scoprì che un giovanotto sano, parzialmente vegetariano e che si asteneva dl alcol e dal tabacco aveva una liba con un potere amilasico maggiore della media.
Detto questo, la quantità di ptialina prodotta basta appena per i piccoli farinacei che sono gli ortaggi e non per i farinacei concentrati, come i cereali, il grano, ecc. o, al più, per una minima quantità di cereali, sostanze che d’altronde non sono specifiche all’essere umano.
Oggi si sa che il pH dello stomaco può essere anche alcalino e che è determinato dal tipo di alimenti consumati, per cui la digestione amidacea può proseguirsi nello stomaco, ma se si mangiano dei farinacei con le proteine, ciò che fa secernere un succo acido, la digestione amidacea si arresta.
Shelton raccomandava 130 grammi di noci varie, tutti i giorni. Ma la loro digestione era talmente difficile, impossibile, che lui cercava con tutti i mezzi una soluzione, ma essa non c’è poiché questi alimenti non sono destinati al consumo umano, ma alla riproduzione della pianta. I gorilla, con i quali noi siamo apparentati, non ne mangiano, o quasi.
LA MASTICAZIONE
In certi ambienti si raccomanda di masticare a lungo gli alimenti, per aiutare la loro digestione.
Se si prende in bocca un farinaceo secco, lo si mastica e trattiene qualche tempo esso aumenta di volume perché assorbe saliva. Se lo si trattiene abbastanza a lungo, esso diventa dolce a causa della conversione degli amidi in zucchero per l’azione della ptialina.
Ma se si mette in bocca un farinaceo inzuppato, lo si mastica e trattiene, esso non aumenterà di volume poiché non può assorbire la saliva. E se lo si trattiene a lungo non diventerà più dolce. Consumando pappe di frumento, patate in purea, zuppe ispessite con la tapioca o altri farinacei, gli amidi non sono digeriti.
GLI ALIMENTI CHE SAZIANO: ZUPPE, MUESLI, PIZZA.
I cereali che si consumano a colazione non passano rapidamente, e dànno una sensazione di sazietà e di pesantezza per lungo tempo.
Si è talmente abituati a questa sensazione che non si arriva ad adattarsi agli alimenti che passano in fretta, lasciando una sensazione di vuoto.
I cereali saziano ma ciò non vuol dire che nutrano inevitabilmente. La pizza, molle, resta come una pietra sullo stomaco, poiché è indigesta. Anche se è croccante… ma essa è talmente piena di spezie, che è malsana, ad ogni modo.
In definitiva, la raccomandazione di consumare gli alimenti secchi, perde tutta la sua importanza per gli igiefili che hanno abbandonato il pane e i cereali.
LO ZUCCHERO INTERROMPE LA PRODUZIONE DI PTIALINA.
Un altro fatto è che lo zucchero, il miele, gli sciroppi, ecc. non provocano alcuna secrezione di ptialina. Ecco perché, quando ai farinacei sono aggiunti lo zucchero o il miele, poca o nessuna ptialina è secreta per digerire l’amido e le pappe di cereali finiscono per fermentare.
Giorno dopo giorno, questa fermentazione, proveniente dai farinacei fermentati, genera dei catarri nella gola e nel naso, nello stomaco, nelle tonsille, nelle orecchie (otiti), e nelle altre "malattie dell’infanzia", le carie.
Qualsiasi influenza psicologica, nutritiva o sensuale, che devitalizza le cellule vitali, impedendo lo sviluppo cellulare ideale, riduce lo sviluppo dei tessuti, al disotto dell’ideale e questo getta le basi della degenerazione.
L’indigestione cronica e i catarri che provengono dalla pratica corrente di mescolare zuccheri e farinacei, servono come punto di partenza dell’evoluzione di tutta una serie di malattie ulteriori.
Trattare le carie dentarie, togliere le tonsille, prendere gli antiacidi, servono a sopprimere i sintomi e ad abolire gli effetti.
Le cause sono così lasciate intatte, a produrre problemi supplementari, a causare le malattie della mezza età e le malattie.
Il termine "malattia dell’infanzia" è un termine medico, che denota la mentalità medica traviata, cioè che l’infanzia debba obbligatoriamente avere delle malattie, ciò che giustificherebbe l’intervento della medicina, e la sua utilità.
Ora non ci sono malattie ricollegate ineluttabilmente all’infanzia, all’età media e alla vecchiaia.
LE QUATTRO REGOLE PER I FARINACEI
In breve, dai fatti precedenti scaturisce che le regole seguenti dovrebbero essere osservate, in ciò che concerne i farinacei:
" 1) I farinacei non devono essere mangiati con lo zucchero, fosse pure un frutto. Vale anche per il miele.
2) I farinacei non devono essere consumati con un alimento acido.
3) I farinacei non devono essere consumati con un alimento azotato.
4) I farinacei non devono essere inzuppati.
E’ stolto prendere i farinacei con gli zuccheri, e poi prendere del bicarbonato di sodio.
Lo zucchero con i farinacei significa la fermentazione. Ciò significa uno stomaco acido, dei disturbi.
Il bicarbonato di sodio interromperà l’acidità, ma non interromperà la fermentazione.
Ecco perché le torte, le pasticcerie, i sandwich di confetture, i cakes, sono indigeste. Le si ritrova l’indomani in feci molli, maleodoranti e abbondanti.
Quanto al dessert, Mosséri lo tollerava per i giovani e i lavoratori fisici, dopo un pasto di farinacei (patate, ortaggi cotti), a patto che lo prendessero dopo un intervallo di un’ora.
GLI SCIENZIATI SI DEFILANO
Nel loro manuale classico Principles of Biochemistry (Principi di Biochimica), 1959. White, Handler e Smith affermano che la digestione salivare può continuare nello stomaco in presenza di un’acidità ridotta. Analogamente fanno Anderson e altri che sostengono che se gli amidi sono mangiati per ultimi la loro digestione può continuare poiché tali alimenti non sono a contatto con il fondo dello stomaco, dove sono gli acidi gastrici. In realtà gli amidi sono mangiati spesso insieme alla carne e non per ultimi. Comunque, essi affermano che la digestione degli amidi prosegue poi negli intestini, ma Mosséri ribatteva che ciò è smentito dal grande volume di amidi trovati nelle feci di quelli che fanno tali miscugli.
Se, invece, i farinacei sono mangiati senza proteine, il succo gastrico diventa alcalino, neutro o leggermente acido.
E se il farinaceo contiene delle proteine, come nella patata, nei cereali o nelle leguminose, la secrezione acida è regolata per non essere versata che dopo la fine della digestione salivare.
L’ACETO, LE SALAMOIE, I CRAUTI, E I CETRIOLINI SOTT’ACETO
Gli esperimenti hanno mostrato che una piccolissima dose di aceto, per esempio 1/5000, diminuisce fortemente la digestione degli amidi, inibendo o distruggendo l’amilasi salivare.
1/1000 rallenta la digestione di queste sostanze e 2/1000 l’interrompe completamente.
Questi esperimenti mostrano che l’aceto, le salamoie (saturate di aceto), le insalate alla vinaigrette (descritta come salsa tipica della cucina francese, equiparabile al pinzimonio), sono malsane, soprattutto se le si prende con i farinacei, come i cereali, il pane, le leguminose.
L’aceto oltre a essere nocivo a causa dell’acido acetico, sostanza tossica che distrugge la ptialina (amilasi salivare), contiene anche l’alcol che precipita la pepsina del succo gastrico, ritarda o impedisce la digestione gastrica delle proteine.
Non è sorprendente, di conseguenza, che le salamoie e l’aceto facciano dimagrire.
Lo stesso vale anche per l’ACETO DI SIDRO, proveniente dalle mele.
GLI ACIDI CONTRO I FARINACEI
Tutti gli acidi distruggono l’amilasi salivare, enzimi della saliva, che decompone i farinacei, e interrompono così la digestione amidacea, nella bocca e nello stomaco.
Perfino gli acidi utili come alimenti, come gli acidi delle arance, dei pomodori, delle uve, delle mele, delle ciliegie, ecc. distruggono l’amilasi della saliva e interrompono la digestione degli amidi.
Per questa ragione, non devono essere consumati nel medesimo pasto dei farinacei, come le patate, il pane, i cereali, i legumi, le carote, i carciofi, i cavolfiori. ecc.
L’ALCOL E I SOSTITUTI DEL LIEVITO
Visto che l’alcol precipita la pepsina del succo gastrico, enzima che inizia la digestione proteica, a tutti quelli che non possono astenersi dal bere vino, Mosséri chiedeva di consumarlo solo gli week-end e a stomaco vuoto, in attesa di avere abbastanza forza di carattere per sopprimerlo.
Anche i residui lasciati nel pane dalle polveri che rimpiazzano il lievito ritardano la digestione proteica. Ciò vale sia per il cremortartaro che per la baking soda.
Parecchi medicinali, acidi e alcalini, sono stati utilizzati per far dimagrire, poiché ritardano la digestione.
Importa infine di astenersi dal consumare gli alimenti che impediscono direttamente o indirettamente la digestione di altri alimenti, nel medesimo pasto.
Gli alimenti più compatibili sono resi indigesti a causa delle sostanze tossiche, quali il caffè, il tè, il sale.
Il caffè e il tè inibiscono la digestione degli alimenti nello stomaco, non solamente a causa delle sostanze tossiche che racchiudono, ma anche a causa dello zucchero che solitamente li accompagna.
La credenza popolare vuole che il tè aiuti la digestione, ed è lo stesso di parecchie tisane cosiddette digestive.
In verità, si confonde l’indigestione totale con la digestione totale! Con queste bevande, una digestione difficile (pesantezza, sonnolenza, gonfiori) è trasformata immediatamente in indigestione totale, con la diluizione dei succhi e la loro inibizione.
Tutto il bolo alimentare passa, senza essere stato digerito, né assorbito, nelle feci diventate voluminose, maleodoranti, non formate, e sporchevoli, l’indomani.
I condimenti di qualsiasi genere inoltre inibiscono la digestione stomacale, a causa dell’irritazione dello stomaco che essi generano e probabilmente inibiscono anche la digestione intestinale.
Il sale inibisce la digestione stomacale.
Vi sono parecchi prodotti, molto venduti nei negozi di regime, che sono fatti con ortaggi in polvere, che contengono alghe marine molto salate, o alle quali si aggiunge sale. Essi inibiscono la digestione stomacale, a volte per ore.
Gli alimenti più compatibili sono così resi indigesti da queste sostanze.
Anche la cipolla, l’aglio e lo scalogno, il ravanello nero o rosa e tutti gli altri alimenti della stessa famiglia, contengono molto olio di mostarda che irrita il tubo digerente, su tutta la sua lunghezza e inibiscono la digestione.
Il rafano, la mostarda, il ravanello bianco e rosso, il ravanello rosa e nero, provocano molta irritazione.
Sarebbe dunque saggio astenersi da queste sostanze che ritardano, inibiscono o alterano la digestione piuttosto che ricorrere poi ai rimedi.
La natura non aggiunge spezie al latte materno e il gusto aguzzato del neonato trae un piacere sicuro dal sapore del latte.
Nessuna aggiunta mordente è richiesta per rendere accettabile ai sensi non pervertiti dei suoi neonati il latte della madre in buona salute.
I condimenti comprendono: il pepe, la mostarda, la harissa, gli aromi dolci, come il timo, ecc.
Essi sono tutti indigesti ed irritanti. Passano lungo il tubo digestivo senza essere assorbiti. E’ lo stesso per il sale, meno grave tuttavia.
I condimenti non sono alimenti.
I crauti, l’aceto, la mostarda, le spezie di tutte le specie, lo zenzero, la cannella, il chiodo di garofano, il pepe nero, o rosso, il peperoncino, la moscata, i profumi, le salse, tutti questi prodotti non sono digeriti. Essi irritano il tubo digerente, su tutta la sua lunghezza, una decina di metri circa, dalla bocca all’ano. Essi provocano le emorroidi, dei bruciori. Non li si sente che nella bocca e nell’ano, poiché i nervi si trovano solo in queste estremità, all’entrata e all’uscita del tubo digerente.
Queste sostanze non hanno alcun valore nutritivo, esse provocano una secrezione abbondante di muco protettivo, e niente succhi digestivi utili.
Secondo gli esperimenti di Beaumont, essi ritardano la digestione.
Gli alimenti più compatibili sono resi difficili da digerire quando si usano dei condimenti.
UN’ESPERIENZA PERSONALE
Mosséri ricevette in dono del timo e cominciò a usarlo sulle patate cotte. Dopo qualche tempo si domandò da cosa provenisse la sete che aveva e che è un sintomo dell’uso di sostanze nocive che provocano indigestione. Ne interruppe l’uso e, la sete sparì. Analogo effetto gli produceva la cannella.
Bisognava che lui trovasse il piacere altrove che nelle fantasie alimentari!
Mosséri distingueva tra grandi farinacei - cereali e le radici (patate, topinambur, rutabaga, carote, sedano-rapa, ecc.), medi e piccoli farinacei, che contengono poco amido (cavolfiori, carciofi, fagioli verdi, cavoli, bietole, peperoni, ecc.)
Mosséri escludeva dai farinacei i legumi, poiché contengono una forte proporzione di proteine.
Il dietologo Carlton Frederick era il più autorevole degli USA e affermava che non si devono mangiare più di due alimenti ricchi di zucchero o in amidi, nel medesimo pasto, altrimenti si dovranno prendere anche vitamine B, bicarbonato di sodio e andare da uno specialista in artritismo o in malattie degenerative.
Ma gli igienisti pensano che questa regola si possa applicare solo ai piccoli farinacei, anche in numero maggiore, cioè mescolare i cavolfiori, i cavoli, i fagioli verdi, le carote, ecc.
I GRANDI FARINACEI CONCENTRATI
Il pane,
I cereali, grano, miglio, mais, saraceno, riso, ecc.
I legumi (piselli secchi, fagioli bianchi, lenticchie, fave secche, ceci, soia)
I FARINACEI MEDI
Patate, topinambur
Rutabaga
Tapioca
Igname,
Patate dolci
Cavolo rapa
Pastinaca
Ecc.
I PICCOLI FARINACEI
Cavolfiori
Fagioli verdi
Zucchine
Carote
Sedano rapa
Ecc.
Si possono dunque mescolare, senza alcun inconveniente, i piccoli farinacei nel medesimo pasto. Quanto ai farinacei semi-concentrati, bisogna stare attenti a non abusarne, quantunque si possano mescolarli tra loro o con i piccoli farinacei.
Infine, è preferibile evitare totalmente i farinacei concentrati, visto che essi contengono degli elementi azotati, oltre alla loro concentrazione amidacea.
Del resto, i grandi farinacei non sono nemmeno compatibili tra loro, né con i farinacei medi.
Per esempio, il pane non si sposa bene con le patate, poiché il corpo ha la tendenza a digerire quello che è il più facile, cioè le patate, e a trascurare il pane.
Da più di quarant’anni, la pratica igienista consiste nel consumare una grande insalata verde, senza pomodori, con i farinacei (crudità fresche, che comportano un’abbondanza di vitamine e sali minerali, sotto una forma autentica.
I COMPLEMENTI ALIMENTARI
Gli igienisti rifiutano i complementi alimentari e tutto ciò che esce dai laboratori. Una grande insalata verde, cruda, fornisce tutti gli elementi noti e ignoti, cioè quelli che esistono ma non sono stati ancora scoperti, in forma assimilabile.
Gli igienisti consigliano un solo alimento concentrato o semi-concentrato a pasto, per due ragioni.
1)....Il corpo digerisce il più facile, e trascura l’altro che fermenta.
2)....Due farinacei concentrati o semi-concentrati, fanno troppi farinacee, sicché le feci il giorno dopo hanno cattivo odore, perché hanno fermentato.
Quelli che hanno una digestione troppo debole, trovano beneficio a contenersi a una sola specie di frutta, consumati senza nessun altro alimento, a costo di cambiare frutto ogni volta.
Quanto a quelli che hanno una digestione accettabile, essi possono consumare parecchie varietà di frutta alla volta, piuttosto che una sola varietà.
Infatti, se si mangiano parecchie frutti dello stesso tipo, si rischia o di introdurre troppi acidi nell’organismo (arance) o di non digerirli convenientemente (pere) o di essere presto sazi (pompelmi), o di ricavarne un effetto diuretico (pesche).
Solo se si mangiano solamente mele, secondo Mosséri non c’è alcun inconveniente, poiché esse sono le regine della frutta.
Ecco perché un miscuglio di frutta attenua gli inconvenienti che uno di essi può avere. Inoltre, si è più soddisfatti del pasto, quando è variato.
LA MONOTONIA NELLA NATURA
Evidentemente, nella Natura, la regola generale è la monotonia. Un cane mangerà tutti i giorni la carne, un cavallo l’erba, senza mai stancarsi, né reclamare cambiamenti. Con la civilizzazione, la semplice natura non può più soddisfare nessuno.
Ecco perché, io non sono più a favore di una troppo grande semplicità, nel pasto, né della loro monotonia, dal momento in cui si ha la possibilità di variare. Ma non bisogna cadere nei pasti sofisticati, che non nutrono il corpo.
I SUCCHI
Certuni vivono del gesto elegante, al limite dello snobismo, di bere un succo.
Nondimeno, la Natura non ha creato i succhi. Questi ultimi passano troppo svelti nel tubo digerente, poiché nulla li trattiene, per essere ben digeriti, mentre il transito di un frutto intero è più lento e permette il versamento dei succhi digestivi, nonché il tempo necessario per la loro azione.
Ecco perché i succhi rischiano di provocare un’indigestione, seguita dalla fermentazione, soprattutto se li si beve d’un solo sorso. Bisognerebbe assorbirli lentamente.
Inoltre, la polpa che si scarta, contiene materie nutritive preziose e la cellulosa, cosiddetta indigesta, che spazza gli intestini e previene la costipazione.
LE BANANE
Le banane mature, come si mangiano, contengono molto amido, indigesto, e non sono dunque compatibili con alcun altro frutto.
I gorilla non ne mangiano, contrariamente alle altre scimmie, ma noi siamo apparentati piuttosto ai gorilla.
Mosséri ha osservato in seguito al consumo di banane dei sintomi di avvelenamento, che sono poco evidenti nelle persone già intossicate dal menu corrente, soprattutto se esse mangiano soltanto una o due banane. Tra questi sintomi ci sono le feci voluminose, maleodoranti, poco o per nulla formate, gusto dolciastro nella bocca, al risveglio, catarri, incrostazioni, febbri annuali.
Al contrario se si è disintossicati da un menù igienista, si sentono quei sintomi più nettamente che se si mangiasse come tutti, poiché si reagisce più rapidamente ai veleni.
Dopo un digiuno di tre giorni, interrotto con banane molto mature, ha sentito sintomi di leggera cistite, bruciori urinando, feci abbondanti, l’indomani, vescica irritata, sensibile. Lo stesso gli è successo rifacendo l’esperimento.
Inoltre sotto la pelle delle banane, c’è una sostanza che i drogati essiccano per fumarla come l’hashish.
Anche le prugne fresche o secche sono sconsigliabili perché contengono sostanze lassative.
In conclusione si possono mescolare tutti i frutti nel medesimo pasto, salvo le banane, le prugne, i cocomeri e il melone.
LA FRUTTA ACIDA
Al di fuori del limone, che non si mangia da solo, l’ananas è il frutto più acido che ci sia. Vi sono anche delle arance molto acide.
I frutti, acidi o non acidi, sono compatibili tra loro, e con tutti gli altri semiacidi.
Gli acidi che racchiudono tutti questi frutti sono dei veleni che il corpo deve eliminare, se vuole trarre beneficio dalle sostanze alimentari contenute nel frutto, questa eliminazione procede con l’aiuto delle riserve alcaline del corpo. Tuttavia, dopo la digestione, il frutto apporta al corpo di che colmare queste spese alcaline, e di più ancora.
Al contrario, se il frutto non è ben digerito, la seconda fase digestiva, non è eseguita e il frutto resta acidificante.
Le cause dell’indigestione dei frutti sono:
il consumo delle noci diverse (mandorle, nocciole, ecc.), anche in un altro momento della giornata poiché questi alimenti azotati diminuiscono il potere digestivo.
una stanchezza estrema durante il pasto,
un miscuglio incompatibile,
un’evidente mancanza di fame,
una contrarietà.
I malati gravi hanno beneficio a limitare i frutti troppo acidi, provvisoriamente, in attesa che la loro salute precaria si ristabilisca, sia pure di poco. Inoltre devono mangiare più ortaggi e crudità che frutti.
I frutti sono tutti compatibili con lo yogurt non zuccherato o con il latte cagliato consumato moderatamente.
I frutti non sono compatibili con i farinacei, - patate, ortaggi cotti, infatti, la loro acidità distrugge l’amilasi salivare (ptialina) e interrompe così la digestione di quei farinacei.
BISOGNA SBUCCIARE LA FRUTTA?
In generale, è meglio sbucciare la frutta, poiché essa è indigesta e si ritrova nelle feci. Vi sono parecchie eccezioni a ciò: le mele boskop, certe pere, le ciliegie - là si può mangiare la loro pelle, più tenera.
Inoltre, i trattamenti chimici sono concentrati sulla buccia e di vitamine ve ne sono abbastanza anche nella polpa, se si digerisce bene.
La frutta è compatibile con lo yogurt, ma non col formaggio, che è troppo concentrato.
LE COMPOSTE
La cottura distrugge le vitamine, i sali minerali e gli oligoelementi della frutta, pertanto le marmellate sono un sacrilegio, tanto più che è aggiunto loro lo zucchero industriale, che non è compatibile con quello della frutta (o fruttosio).
D’altra parte, le composte che si vendono sono infarcite di prodotti chimici, di conservanti, di coloranti.
LA MESCOLANZA FRUTTA/CRUDEZZE
Si possono consumare i frutti con le insalate verdi, le crudezze? Mosséri consigliava di mangiare frutta, per finire con la scarola e le crudezze, ma poi non si deve tornare alla frutta.
Altrimenti, per limitare lo zucchero, con la frutta si può benissimo consumare un grosso pomodoro, non di più, a causa dell’acido ossalico abbondante che vi si trova.
Le crudezze e le verdure possono essere condite col limone, l’olio, l’avocado e lo yogurt, come pure con un poco di formaggio semi-salato, grattugiato sull’insalata. Niente spezie, né sale, né aromatici.
LA MESCOLANZA FRUTTA/ORTAGGI
L’acidità dei frutti è un ostacolo alla digestione degli ortaggi cotti, poiché essa interrompe la produzione di ptialina, enzima necessario per la prima fase della digestione dei farinacei.
Ora, tutti gli ortaggi contengono un poco di farinacei, soprattutto le patate.
Se si è mangiato un solo frutto, allora bisognerebbe attendere che esso sia passato, prima di poter mangiare degli ortaggi cotti.
Ma se si vuole consumare un frutto dopo un pasto di ortaggi cotti, allora bisogna attendere la fine della digestione.
L’INDIGESTIONE PARZIALE
L’indigestione e la conseguente espulsione del cibo non digerito comporta per l’organismo il mancato riassorbimento dei succhi gastrici che sono costati cari all’organismo. Infatti, il digiunatore si sente più forte di chi ha la diarrea o la dissenteria.
Inoltre, l’indigestione provoca la fermentazione, la quale produce alcol e acido carbonico che avvelenano il corpo.
Per sapere se si digerisce totalmente o parzialmente ciò che si mangia, è sufficiente vedere lo stato delle feci. Esse devono essere:
-....Formate
-....In piccola quantità
-....Inodori
-....Rapide
-....Non sporchevoli
-....Senza gas.
La maggioranza delle persone hanno feci maleodoranti, nauseabonde, abbondanti, talvolta costipate, con dei gas brucianti che farebbero fuggire un’armata di assalitori.
LE TARTINE ALLA FRUTTA
Noi abbiamo visto che cosa bisogna pensare della mescolanza frutta/amido. Una sola goccia di acido distrugge la ptialina necessaria alla digestione amidacea.
Ecco perché le torte e le tartine alla frutta sono indigeste. Allo stesso modo di tutti dolci ai quali sono stati aggiunti dei frutti, fossero pure dei canditi, sono indigesti.
Infatti, questi dolci racchiudono tre ingredienti incompatibili:
-....l’amido
-....lo zucchero
-....l’acido
Vi sono due incompatibilità: amido/zucchero -amido/acido.
LA FRUTTA CON LO YOGURT
Si possono consumare i frutti freschi con lo yogurt purché non zuccherato. Infatti, lo zucchero non è compatibile con quello della frutta.
Anche il consumo di formaggio bianco dopo i frutti provoca una certa difficoltà digestiva, dei gonfiori - è troppo concentrato - a meno di limitare la quantità al minimo.
Peggiore ancora è il mangiare i formaggi fermentati, i quali sono tossici. I formaggi cotti sono meno nocivi. Ma lo yogurt è il più accettabile.
Certi formaggi bianchi, freschi, appena salati, sono accettabili a piccole dosi.
IL MISCUGLIO FRUTTA FRESCA/SECCA DOLCE
Si può mangiare della frutta fresca e secca dolce insieme - soprattutto in inverno - a patto di essere digiuni, attivi fisicamente e di non consumarne molta.
IL MISCUGLIO FRUTTA/LATTE
Il latte è permesso ai bambini fino all’età di 7/8 anni. Non può essere digerito dagli adulti.
I bambini possono fare questo miscuglio senza disturbi, poiché essi possiedono nello stomaco la ghiandola che secerne la rennina (N.d.T.: da chiamare preferibilmente chimosina, per non confonderla con la renina), enzima necessario alla digestione del latte.
Verso l’età di 7/8 anni, questa ghiandola si atrofizza e non secerne più niente. L’adulto deve infine essere svezzato, altrimenti vedrà le sue feci diventare chiare, molli, giallastre, nauseabonde e il fegato presto sopraffatto, che dà dei mal di testa.
Infine, il melone e il cocomero sono incompatibili col latte.
COMPATIBILI CON: --------------------- INCOMPATIBILI CON:
Gli altri frutti ---------------------------------Il melone e il cocomero
Le verdure ------------------------------------I farinacei
Le crudità -------------------------------------(patate ecc.)
La frutta secca -------------------------------Gli ortaggi cotti
Gli adulti non possono digerire il latte ma possono consumarlo trasformandolo in yogurt. Non è valido il ricorso al succo di limone poiché esso non causa la moltiplicazione dei batteri benefici alla flora intestinale.
Si può comprare lo yogurt naturale, senza zucchero, ma è senza dubbio preferibile, se se ne ha il tempo, di farlo da sé stessi. Si vendono le yogurtiere, che sono molto pratiche.
Si può farlo anche senza apparecchio, nel modo seguente: comprare un vasetto di yogurt maturo, prelevarne un cucchiaino da caffè e versarlo in fondo a un vaso, versandoci a goccia a goccia del latte, girando con l’aiuto di un cucchiaio.
Si può utilizzare di preferenza del latte crudo, o al massimo del latte pastorizzato, intiepidito, ma mai sterilizzato perché non cagliererebbe.
Mettere il vaso in un locale caldo a 20-30°. Coprire appena, ma non troppo, poiché i batteri hanno bisogno di ossigeno. Due giorni basteranno affinché il latte cagli perfettamente.
Se precedentemente si è presa la precauzione di mettere il latte crudo nel frigo, allora si può scremarlo prima di cagliarlo, poiché la crema si irrancidisce durante la cagliatura. La crema può essere cosparsa sulle fragole, i datteri, i fichi secchi, l’uva secca.
Lo yogurt che si vende è senza dubbio addizionato con conservanti chimici e col sodio e può conservarsi abbastanza a lungo, mentre quello che si fa da sé si conserva solo alcuni giorni, nel frigo, curando di tirarlo fuori alcune ore prima di consumarlo, poiché non bisogna mangiarlo troppo freddo, altrimenti procura indigestione e diarrea.
Il latte crudo, messo al caldo, come indicato, caglia da sé, ma occorrono parecchi giorni. Ecco perché lo si insemina con uno yogurt fatto in precedenza o col presame.
Come sorgente di calore, si può mettere il latte a cagliare in una yogurtiera o in una scatola di cartone, chiusa, riscaldata all’interno con una lampada elettrica.
Quando il latte cagliato diventa vecchio, si acidifica sempre più. Lo si sgocciolerà allora su un tessuto sospeso sul lavandino. E’ formaggio bianco.
Mosséri ritiene che l’uomo adulto non dovrebbe consumare il latte, neanche sotto la forma di yogurt: esso è solo una concessione straordinaria da lasciar passare, purché non se ne abusi.
Comunque, lo yogurt è compatibile con tutti i frutti, freschi o secchi e con le crudezze, ma non con i farinacei o gli ortaggi cotti.
RICETTA
Ecco una ricetta succulenta per le 16:
in una grande insalatiera, tagliare a pezzettini una lattuga, alcuni cetrioli, pomodori, carote, sedano coste o rapa, prezzemolo, una cipolla sminuzzata da due giorni e lasciata all’aria affinché non sia più piccante.
Aggiungere olio d’oliva, olive nere, succo di limone. Versare sopra il tutto una tazza di yogurt naturale.
Non usare aceto, spezie, aromi, sale, lieviti, condimenti.
Si può spolverizzare di cavolo rosso, secco in polvere.
Si può anche aggiungere uva secca o maionese, al massimo della groviera, grattugiata, formaggio fresco senza sale o semi - salato sbriciolato, ma ciò farebbe troppi ingredienti.
Per ciò che riguarda il sale, le olive nere ne contengono e ciò basta ampiamente. Quanto alle spezie e agli aromi, come per la mostarda, nessuna dose è accettabile: sono due veleni violenti, cento volte più nocivi del sale.
Il lievito è un fattore di fermentazione, dunque da evitare. E’ ricco di certe vitamine, ma che ha troppi inconvenienti: gas, ecc.
Gli aromi, fossero dolci come il timo, sono delle piante naturali, ma contengono veleni. E’ sufficiente, per rendersene conto, di mangiarne una buona manciata, da soli. Il prezzemolo si può usare moderatamente, come per la cipollina.
Il succo di limone è permesso sull’insalata, a condizione che il pasto non contenga farinacei, né ortaggi cotti. Infatti, gli ortaggi cotti e le patate non possono essere digeriti in presenza di un acido, citrico in questo caso.
L’aceto è un veleno a causa della presenza dell’acido acetico e dell’alcol. E non si può mangiare lo yogurt con ortaggi cotti poiché gli ortaggi cotti contengono un poco d’amido e lo yogurt contiene acido lattico.
Si può consumare lo yogurt con la frutta dolce, come i datteri, i fichi secchi, l’uva secca e le banane secche o cotte.
ALIMENTI COMPATIBILI: ------------ ALIMENTI INCOMPATIBILI:
Verdure ----------------------------------------Farinacei (patate, ecc.)
Crudità, pomodori----------------------------Ortaggi cotti
Frutta fresca
Frutta secca
Limone
L’avocado
La crema
Negli USA esiste una tendenza igienista che raccomanda un regime esclusivamente frugivoro. Mosséri ha citato parecchie testimonianze nel suo libro, L’ANTIME’DECINE, di persone che seguono un regime esclusivamente di frutta, e che ne sono soddisfatte, perfino incantate, dopo sette fino a dieci anni di pratica.
Questa tendenza diretta da T. C. Fry, un igienista nuovo sulla scena professionale, si basa, per raccomandare questo regime, sull’esperimento realizzato allo zoo di San Diego, sui gorilla.
Tuttavia, gli è stato riferito che uno zoologo giapponese ha notato che in una riserva, nel nord del Giappone, l’inverno i gorilla vivevano in un clima rigido, nella neve e si accontentavano di verdure e crudezze, trascurando i frutti che erano stati messi a loro disposizione.
Si vede così che i gorilla preferiscono i frutti in estate e le verdure con le crudezze in inverno.
Ciò conforta l’esperienza igienista secondo la quale i malati cronici farebbero meglio ad accordare la loro preferenza agli ortaggi, piuttosto che alla frutta.
Così le persone in buona salute possono mangiare:
70% di frutta.
30% di verdure, di crudità, ortaggi e patate.
Al contrario, i malati possono mangiare:
30% di frutta
70% di verdure, di crudità, ortaggi e patate.
Infatti, l’abuso di frutti provocherà:
un’orina troppo frequente, giorno e notte,
un’insonnia parziale, in piena notte,
delle carie dentarie,
degli ascessi dentari,
del nervosismo,
ecc.
Notare di passaggio, che dal punto di vista botanico, i cetrioli, i peperoni, i pomodori, sono dei frutti poiché essi hanno un fiore.
Aceto-------------------------------------------Limone
Mostarda -------------------------------------Yogurt non zuccherato
Spezie ------------------------------------------Olive nere
Aromi dolci -----------------------------------Prezzemolo
Sale ---------------------------------------------Maionese
Cipolla fresca ---------------------------------Formaggio bianco appena salato
Aglio fresco -----------------------------------Groviera grattugiata
Formaggi fermentati -----------------------Cipolle spezzettate l’antivigilia
----------------------------------------------------Formaggio poco salato,
----------------------------------------------------bianco, sbriciolato
Chi ha difficoltà a mangiare le verdure e le crudezze, senza sale, senza aceto e senza mostarda, può condirle, utilizzando al posto di queste sostanze nocive, yogurt, limone, groviera grattugiata, olive nere, maionese, o formaggio fresco appena salato, ma non fermentato.
Le crudità sono compatibili con i frutti secchi come i datteri, i fichi secchi, le banane secche, l’uva secca o le banane cotte. Si possono tagliare in pezzi tutti questi frutti e mescolarli in insalata, per aggiungerli sulle crudezze tagliate in una grande insalatiera.
L’INSALATIERA DI CRUDEZZE
Questa insalatiera sarà consumata nel pomeriggio o poco prima del pasto della sera, se non prima di dormire.
Si taglieranno in piccoli pezzi, in una grande insalatiera le crudezze seguenti:
lattuga o scarola,
cetriolo,
sedano coste o rapa,
pomodoro,
peperone rosso,
indivia,
Condire con:
limone,
olive nere tagliate,
cipolla spezzettata l’avanti vigilia (affinché perda il suo piccante),
olio di oliva o di noce,
prezzemolo o erba cipollina, colti freschi.
Si può aggiungere facoltativamente, al posto dell’olio:
uva secca. Fichi secchi tagliati in piccoli pezzi,
datteri senza il nocciolo,
succo di fichi ammollati la vigilia,
succo d’acero che si trova nei negozi di regime,
crema sterilizzata o raccolta dal latte crudo messo la vigilia in frigo.
LA PRESENTAZIONE DELLE CRUDEZZE: UN ESEMPIO EDUCATIVO PER I BAMBINI
E’ raccomandabile disporre le crudezze, su un vassoio, affinché esse siano un festino per gli occhi.
Avevo una giovane Austriaca che faceva dei disegni meravigliosi, semplicemente con delle carote tagliate, delle lattughe, del finocchio, del prezzemolo, dei pomodori e altre crudezze. Presentava dei motivi in forma di cuore, di un abbozzo di albero, o di lettere di alfabeto per ciascun commensale o paziente, riproducendo le sue iniziali. I miei digiunatori erano tutti entusiasmati, rapiti e incantati da tanta attenzione.
I bambini soprattutto apprezzano una tale presentazione, la quale aiuta a insegnare ai figli il regime igienista.
I bambini, se lo desiderano, possono bere del latte tiepido, poi mangiare delle crudezze a volontà. Il latte è compatibile con le crudezze.
Infine, Mosséri ritiene probabile che le crudezze siano compatibili con il melone e il cocomero, cominciando col melone e il cocomero.
Gli alimenti che si possono apprezzare crudi non devono essere mangiati cotti. Esempio: le carote, il finocchio, il sedano rapa o a coste, le fave verdi tenere con i loro baccelli interi, il peperone rosso, le scarole, le lattughe, ecc.
Tutto è questione di abitudine e di evoluzione mentale personale con i condimenti permessi aiuteranno a mangiare tutte le crudezze e a gradirle. Mosséri mangia con delizia e senza condimento la salsefrica cruda, che il sapore molto fine delle mandorle, il sedano-rapa crudo, che ha il sapore delle noci di cocco, i topinambur crudi, succulenti con la loro buccia, le fave verdi tenere, con i loro baccelli.
Infine, è meglio masticare adeguatamente le crudezze, piuttosto che consumarle in succo, poiché il succo passa troppo in fretta prima di essere digerito. Inoltre, la cellulosa non digerita serve a spazzare gli intestini, mentre la parte di cellulosa digerita procurerà beneficio al corpo, per mezzo di ciò che essa apporta, ma non è proibito di quando in quando, di bere il succo delle crudezze, di cui si può fare talvolta il miscuglio. Esempio: succo di carote e di sedano coste - succo di finocchio e di carote.
Mosséri riunisce sempre la polpa al succo, in seguito. E’ delizioso, soprattutto quando si copre tutto con uno strato di crema con delle uve secche sopra.
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I farinacei (patate, topinambur, ecc.) -------------Non consumare un poco
Gli ortaggi cotti-------------------------------------di frutta e un poco di crudezze
Il latte--------------------------------------------------a più riprese, passando
Lo yogurt----------------------------------------------dall’uno all’altro
La crema-----------------------------------------------ma finire totalmente
L’avocado---------------------------------------------con la frutta,
Il melone e il cocomero------------------------------prima di passare
La frutta fresca----------------------------------------alle crudezze
La frutta secca-----------------------------------------o viceversa.
Fu verso l’inizio del XX° secolo che il dottor Hay, medico americano, scoprì l’esistenza delle compatibilità alimentari. Fu il primo a fare delle ricerche, in questo campo fino ad allora sconosciuto.
Nessuno sospettava l’esistenza di incompatibilità alimentari dovute a certe cattive mescolanze. Egli studiò la concordanza di ciascun alimento con tutti gli altri, ad uno ad uno.
Così, per esempio, egli cominciò con le mele e cercò di scoprire se erano compatibili, dal punto di vista digestivo, con le pere, le arance, le patate, il pane, la carne, le uova, e così di seguito, con tutti gli alimenti.
Dopo il dottor Hay, Shelton fece uno sforzo considerevole per mettere a punto delle regole portanti sulle combinazioni, basandosi per quanto possibile, sulla fisiologia della digestione.
In questo libro, l’autore ha semplificato questo studio, limitandolo ai soli alimenti specifici alla nostra specie. Ha tentato di definire delle regole semplici, poco numerose, alla portata di tutti, essendo il suo scopo la ricerca della salute naturale.
LA SALUTE CON GLI ALIMENTI COMPATIBILI
di
Albert Mosséri
INDICE
CAPITOLO 1: ATTENDIAMO LA FAME ED ELIMINIAMO I PASTI A ORARI FISSI
IMPARARE AD ASCOLTARSI
EVITARE LA STIMOLAZIONE
EVITARE ANCHE LA SIMULAZIONE
LE CONTRAZIONI GASTRICHE
UNA SENSAZIONE DELIZIOSA
QUANDO SI AVVERTONO I PROPRI ORGANI
BISOGNA SCEGLIERE IL MOMENTO MIGLIORE
COME FARE PER AVER FAME?
CAPITOLO 2; SCOPERTA DELLE COMBINAZIONI ALIMENTARI
UNO STUDIO LIMITATO AGLI ALIMENTI SPECIFICI
COME FARE DELLE DEVIAZIONI
CIO’ CHE HA FALSATO LE OSSERVAZIONI DI SHELTON
CAPITOLO 3: COME SI NUTRONO GLI ANIMALI NELLA NATURA
L’OPOSSUM
IL PICCIONE
L’UOMO DI ALTRI TEMPI
IL MENU’ EQUILIBRATO: UN MITO
UN SOLO ALIMENTO A PASTO?
CAPITOLO 4: LA DIGESTIONE
NELLA BOCCA
NELLO STOMACO
I GRASSI COMPLICANO LA DIGESTIONE
LE FRITTURE
NEL DUODENO
NEL DIGIUNO
UNA CATENA PROGRESSIVA
PROCESSI INVOLONTARI
CAPITOLO 5: ATTENZIONE AI MISCUGLI INDIGESTI
COME SAPERE SE TALE MISCUGLIO E’ INDIGESTO?
LE TESTIMONIANZE
I DIGESTIVI
CAPITOLO 6: GLI ATTARDATI DEL REGIME COMPATIBILE
A QUELLI CHE VOGLIONO DEFILARSI
I PRETESTI FUTILI
NON CONFONDERE DIGESTIONE E METABOLISMO
ALTRE OBIEZIONI.
IL MISCUGLIO AMIDO/AMIDO
IL MISCUGLIO FRUTTA/PANE
IL MISCUGLIO PROTEINE/FARINACEI
GLI SCIENZIATI ATTARDATI
VI SONO DEI LIMITI ALLE CAPACITA’ ENZIMATICHE DELLO STOMACO
CAPITOLO 7: FECI INODORI
I TEMPI DELLA DIGESTIONE
DIARREA O VOMITO? E’ SECONDO LA VOSTRA SALUTE, BUONA O CATTIVA
LE MESCOLANZE
E I FISIOLOGI?
CAPITOLO 8: ESPERIENZA SUI MALATI CON GLI ALIMENTI COMPATIBILI
CAPITOLO 9: LE COMBINAZIONI NATURALI
LA SPECIFICITA’ ALIMENTARE PREVALE SULLA LORO COMPATIBILITA’
GLI ALIMENTI RICCHI DI PROTEINE FALSANO IL PROBLEMA
COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI PROTEICI
DIGESTIONE DELLE COMBINAZIONI NATURALI
CAPITOLO 10: ESPERIMENTI DI LABORATORIO
LA DIGESTIONE SALIVARE DEI FARINACEI
QUATTRO ESPERIMENTI
LA MASTICAZIONE
GLI ALIMENTI CHE SAZIANO: ZUPPE, MUESLI, PIZZA.
LO ZUCCHERO INTERROMPE LA PRODUZIONE DI PTIALINA.
LE QUATTRO REGOLE PER I FARINACEI
GLI SCIENZIATI SI DEFILANO
CAPITOLO 11 - IL VINO E L’ACETO
L’ACETO, LE SALAMOIE, I CRAUTI, E I CETRIOLINI SOTT’ACETO
GLI ACIDI CONTRO I FARINACEI
L’ALCOL E I SOSTITUTI DEL LIEVITO
CAPITOLO 12: IL CAFFE’, IL TE’ E IL SALE
CAPITOLO 13: LA CIPOLLA, L’AGLIO, LO SCALOGNO E LA MOSTARDA
CAPITOLO 14: I CONDIMENTI, LE SPEZIE E GLI AROMATICI
UN’ESPERIENZA PERSONALE
CAPITOLO 15: I FARINACEI
I GRANDI FARINACEI CONCENTRATI
I FARINACEI MEDI
I PICCOLI FARINACEI
I COMPLEMENTI ALIMENTARI
CAPITOLO 16: LA FRUTTA FRESCA
LA MONOTONIA NELLA NATURA
I SUCCHI
LE BANANE
LA FRUTTA ACIDA
BISOGNA SBUCCIARE LA FRUTTA?
LE COMPOSTE
LA MESCOLANZA FRUTTA/CRUDEZZE
LA MESCOLANZA FRUTTA/ORTAGGI
L’INDIGESTIONE PARZIALE
LE TARTINE ALLA FRUTTA
LA FRUTTA CON LO YOGURT
IL MISCUGLIO FRUTTA FRESCA/SECCA DOLCE
IL MISCUGLIO FRUTTA/LATTE
I FRUTTI FRESCHI
COMPATIBILI CON: --------------------- INCOMPATIBILI CON:
CAPITOLO 17: LO YOGURT NATURALE
RICETTA
CON LO YOGURT
ALIMENTI COMPATIBILI: ------------ ALIMENTI INCOMPATIBILI:
CAPITOLO 18: LE VERDURE E LE CRUDEZZE
CONDIMENTI
PROIBITI: ----------------------------------- PERMESSI
L’INSALATIERA DI CRUDEZZE
LA PRESENTAZIONE DELLE CRUDEZZE: UN ESEMPIO EDUCATIVO PER I BAMBINI
LE CRUDEZZE
COMPATIBILI CON:------------------------INCOMPATIBII CON:
CAPITOLO 19: LA CARNE, IL PESCE E IL PANE
MALATTIE PROVOCATE DALLA CARNE
MALATTIE PROVOCATE DAL PANE E DAI CEREALI
CAPITOLO 20: GLI ORTAGGI E LE RADICI SEMI - COTTE
LISTA DEGLI ORTAGGI ------------------------------ LISTA DELLE RADICI
GLI ORTAGGI COTTI E LE PATATE
COMPATIBILI CON: -----------------------------INCONPATIBILI CON.
CAPITOLO 21: METODO DI COTTURA
LE FRITTURE
ORTAGGI CORIACEI --------------------------- ORTAGGI TENERI
CAPITOLO 22: QUALE PENTOLA UTILIZZARE
CAPITOLO 23: LE NOCI VARIE
NOIE PROVOCATE DALLE NOCI VARIE
CAPITOLO 24: I FORMAGGI
FORMAGGI
FERMENTATI --------A PASTA COTTA ---- BIANCO FRESCO
CAPITOLO 25: LA SEPARAZIONE DEGLI ALIMENTI NELLO STOMACO
CAPITOLO 26; LA FRUTTA SECCA DOLCE
LISTA DELLA FRUTTA SECCA DOLCE
I DATTERI
L’UVA SECCA
LE BANANE ESSICCATE
I FICHI SECCHI E LE ALBICOCCHE SECCHE
QUANDO MANGIARE I FICHI SECCHI DOLCI
IL PIATTO DI CRUDEZZE DISSEMINATO DI FRUTTA SECCA.
DESSERT, MA DOPO UN INTERVALLO
PER I BAMBINI
I FRUTTI SECCHI DOLCI
COMPATIBILI CON: ---------- INCOMPATIBILI CON:
CAPITOLO 27: IL LATTE
IL LATTE
COMPATIBILE CON: --------INCOMPATIBILE CON:
CAPITOLO 28: IL MELONE E IL COCOMERO
CAPITOLO 29: LE SCAPPATELLE FATIDICHE E INCOMPATIBILI
IL VINO, LA BIRRA, ECC.
IL CAFFE’, IL TE’, IL CACAO
LE TORTE, IL CIOCCOLATO, I DOLCIUMI
LE VIVANDE CONSERVATE SOTTO SALE, LE SOSTANZE SPEZIATE.
I FORMAGGI, LA CARNE, IL PESCE, LE UOVA, I LEGUMI
IL PANE, IL RISO, LE PASTE
TABELLA DELLE SCAPPATELLE INCOMPATIBILI
CAPITOLO 30: L’IMPORTANTE E L’ACCESSORIO
CAPITOLO 31: GLI ALIMENTI CHIMICI
ANZITUTTO, VERIFICATE SE L’ALIMENTO E’ SPECIFICO
CAPITOLO 32: L’INTERPRETAZIONE DEI SINTOMI QUANDO SI CAMBIA REGIME
BUONO O CATTIVO?
CAPITOLO 33: IL SISTEMA IGIENISTA
LA NOSTRA APPARTENENZA BIOLOGICA
LE MALATTIE ACUTE
LA SCIENZA IGIENISTA
CAPITOLO 34: I VELENI NEGLI ALIMENTI NATURALI
CAPITOLO 35: LE NOCI VARIE
CAPITOLO 36: QUALI ALIMENTI PER I MUSCOLI
LA DISTRUZIONE CELLULARE NEGLI ATLETI
DA DOVE TRARRE LE PROTEINE
GLI ALIMENTI AZOTATI UTILI
LA FORZA DELL’ORANGO
LA PERCENTUALE DELLE PROTEINE
LEGGIAMO TRA LE RIGHE …
TABELLA DELLA COMPOSIZIONE PROTEICA DEGLI ALIMENTI FRESCHI E SECCHI
ORTAGGI, VERDURE E CRUDITA’
VARIE
TABELLA GENERALE DEGLI ALIMENTI COMPATIBILI SPECIFICI
IL REGIME IDEALE CONFORME ALLE LEGGI DELLA NATURA
RICETTE - CONSIGLI
CAPITOLO 1 ATTENDIAMO LA FAME ED ELIMINIAMO I PASTI A ORARI FISSI
A che cosa serve conservare delle pere per la fame, se non si è saputo, con l’igiene, conservare la fame per le pere?
Il termine "fame" è utilizzato per designare due cose differenti:
1) uno stato di privazione, di carestia, di povertà, di mancanza. E’ evidente che questo stato porta alla denutrizione, a diverse malattie, da carenze, malattie che non esistono nei paesi dove regna l’abbondanza.
2) uno stato in cui l’individuo sente il bisogno di mangiare. E’ l’espressione di un istinto normale, che è il riflesso di una vita sana e vigorosa.
La fame dovrebbe assumere il posto di guida, di fronte alle nostre abitudini alimentari, invece di essere assente: essa ci avverte di questa necessità alimentare.
Senza di essa, noi navigheremmo come una nave senza bussola, alla mercé degli scogli e degli incidenti, poiché altrimenti diamo al corpo degli alimenti nel momento in cui non ne ha bisogno ed essi finiranno per opprimerlo.
La fame, anche, è la nostra sola garanzia per fornire, nel momento propizio, quello di cui l’organismo ha bisogno. E’ una guida preziosa. Bisogna cercarla, non sopprimerla. Seguiamola e rispettiamo i suoi ordini. Ne saremo ricompensati.
IMPARARE AD ASCOLTARSI
Noi dobbiamo imparare ad ascoltarci, e a interpretare correttamente le nostre sensazioni, poiché potrebbero essere inaffidabili, se pervertite, o depravate.
Per esempio, i fumatori apprezzano difficilmente il sapore dei frutti, perché il tabacco ha affievolito il loro naturale istinto dell’olfatto.
Un altro esempio, è quello di chi ha lo stomaco irritato dagli alimenti azotati, dalle spezie forti, dal caffè, dal vino, e immagina di avere fame.
Bisogna dunque saper riconoscere la vera fame dalla falsa fame, di cui verremo a dare un primo esempio.
Bisogna pazientemente apprendere il linguaggio delle nostre diverse sensazioni, come abbiamo fatto per apprendere l’inglese o il tedesco.
EVITARE LA STIMOLAZIONE
Bisogna evitare di ingannare sé stessi, usando uno stimolante, fosse esso anodino.
In effetti, la stimolazione è una chimera, un’illusione.
Con una tazza di caffè, al risveglio, ci s’immagina di ritrovare le forze, di svegliarsi, quando le si esaurisce.
Con il pepe, il sale, s’immagina di avere fame, quando queste sostanze ci avvelenano e forzano l’organismo a difendersi, con secrezioni acquose che non hanno niente a che vedere con i succhi digestivi.
Con i lassativi, si dà una sferzata agli intestini, si forzano ad agire, ciò che li indebolisce maggiormente, al posto di cercare le cause (il pane, i cereali e il formaggio).
EVITARE ANCHE LA SIMULAZIONE
Non cercare di simulare le funzioni naturali, quando esse tardano a manifestarsi, con mezzi ingannevoli e nocivi.
La diarrea provocata dai lassativi non ha niente a che vedere con una peristalsi normale, che dà delle feci normali. Nel primo caso le feci sono molli, nauseabonde, enormi, precedute da gas. Nel secondo caso, esse sono modellate, inodori, poco abbondanti.
Il torpore provocato dai sonniferi non ha niente a che fare con un sonno normale, riparatore:
la stimolazione del caffè non ha niente a che vedere con lo stato euforico normale che deriva da un’energia abbondante;
e infine la falsa fame - provocata con l’uso dei condimenti - non ha niente a che vedere con la fame vera che riflette una richiesta effettiva dell’organismo per del nutrimento.
LE CONTRAZIONI GASTRICHE
Certuni avvertono delle contrazioni dello stomaco, a intervalli regolari, cioè nelle ore dei pasti abituali.
Tuttavia, secondo il maestro igienista Shelton, alcuni fisiologi hanno constatato che tali contrazioni si possono avere anche introducendo un corpo estraneo, ad esempio un palloncino gonfiabile dall’esterno nello stomaco di un animale: esse sono dovute allo sforzo di espellere il corpo estraneo. Inoltre, la fame si poteva avere anche senza tali contrazioni.
Comunque, secondo lui, la fame si dovrebbe studiare nelle persone sane, non nei laboratori, ma piuttosto nei digiunatori assistiti da igienisti esperti.
UNA SENSAZIONE DELIZIOSA
Mosséri, aveva seguito circa tremila digiuno, al momento di scrivere questo libro, e affermava che talvolta la fame si fa sentire con un vuoto allo stomaco, poi essa sale nell’esofago e nella bocca, che si dilatano e si riempiono di saliva proveniente dalle ghiandole che ai due lati, sotto la lingua. Non si prova niente di doloroso, né mal di testa, né niente di penoso. E’ piuttosto una sensazione piacevole e deliziosa.
Al contrario, le sensazioni spiacevoli o dolorose dello stomaco, o alla testa, crampi, morsi di stomaco, i punti dolorosi, i crampi allo stomaco, tutti questi sintomi non sono dei segnali di fame, ma dei sintomi di gastrite, ovvero di infiammazione e congestione delle mucose gastriche, provocate dalle sostanze irritanti (pepe, sale, condimenti, caffè, vino), o dall’indigestione alimentare.
QUANDO SI AVVERTONO I PROPRI ORGANI
Una persona in buona salute non sentirà il suo fegato, né il suo stomaco, né il suo colon, né alcun organo del suo corpo. Dal momento che diviene cosciente di un organo qualunque, questo dimostra che c’è una congestione in quel posto: irritazione, richiamo di sangue, tossiemia, eliminazione, come aveva scritto Graham, uno dei pionieri dell’Igienismo, in Lectures on the Science of Human Life.
Tali sintomi sparirebbero astenendosi dal mangiare per qualche ora, fino a qualche giorno, raramente di più. Infatti, un paziente che aveva sofferto per sette giorni consecutivi, di bruciori atroci nello stomaco e all’esofago, si astenne dal mangiare, si riposò e tutto si sistemò al temine di questi sette giorni.
BISOGNA SCEGLIERE IL MOMENTO MIGLIORE
Colui che mangia senza avere fame, non avrà una digestione altrettanto buona di chi mangia con fame. Colui che trangugia sandwich in fretta non ne trarrà gran profitto, poiché il sandwich passerà in gran parte l’indomani, in feci abbondanti, molli, nauseanti e con del gas.
Bisogna mangiare sereni, non in collera o con la paura, preoccupati o ansiosi, agitati, in disputa, stato di affaticamento, febbricitanti o sofferenti, altrimenti gli alimenti non verranno mai a contatto degli enzimi.
Quando si gustano gli alimenti, questo favorisce la loro digestione. E’ essenziale che il cibo ci procuri un vero piacere.
Tuttavia, non si sa che la precipitazione, la fretta, la febbre, il dolore, sono un ostacolo alla digestione, e che non bisognerebbe mangiare durante questi momenti.
Sfortunatamente anche, i festini ci procurano molto piacere, piuttosto mentale che fisico, per le diverse portate, i numerosi gusti, i piatti delicati preparati, come per la compagnia piacevole, ma bisogna cercare di approfittarne al massimo senza pagare un prezzo troppo alto ingozzandosi ma limitando al minimo le degustazioni.
Infine parlare lungamente mangiando impedisce la buona masticazione: è una cattiva abitudine che bisogna bandire.
COME FARE PER AVER FAME?
Quando non si trova la più alta soddisfazione da ciò che si mangia, si deve digiunare, fino a quando non si sarà capaci di trovare tale soddisfazione.
Bisognerebbe aggiungere che esiste un limite pericoloso al digiuno che solo un igienista professionista competente può riconoscere.
Sfortunatamente, il meccanismo della fame è rovinato nelle persone malate. Per tale motivo è meglio ricorrere alla stabilizzazione del peso per tre giorni a due riprese. Quando si fa seguire un tale digiuno da un regime di eliminazione, la fame finisce per sbocciare come una rosa tardiva.
CAPITOLO 2 SCOPERTA DELLE COMBINAZIONI ALIMENTARI
Era verso l’inizio del nostro ventesimo secolo che il dottor Hay, medico americano, aveva scoperto la questione delle combinazioni alimentari. Fu il primo a fare delle ricerche in questo ambito fino ad allora sconosciuto. Nessuno, prima di lui sospettava dell’esistenza delle incompatibilità alimentari, dovute a certe cattive mescolanze. Egli studiò, o piuttosto cercò di studiare la concordanza di ogni alimento con tutti gli altri, uno per uno.
Egli arrivò infine, alla conclusione che bisognava separare gli alimenti azotati (carne, noci, formaggi, …) dai farinacei (pane, patate, …).
Dopo il dr. Hay, venne Shelton il cui pensiero fu metodico.
Davanti all’immensità del compito e per spianare il terreno incolto lasciato dal suo predecessore, egli semplificò questo studio raggruppando gli alimenti secondo la loro categoria.
Così, egli raggruppò i frutti acidi insieme, i semi-acidi insieme, e i frutti dolci a parte. Lo studio divenne più facilitato in tal modo, ma bisogna riconoscere che sussisteva ancora un certo margine di errore, poiché esistono delle differenze anche notevoli tra le varie specie di uno stesso frutto.
Mosséri, a sua volta, limitava lo studio ai soli alimenti specifici alla specie umana.
Invece, Shelton pur non avendo mai servito, nella sua casa di cura, né carne, né pane, né cereali, li ha menzionati nel suo studio sulle combinazioni, ed è questo che ha indotto in errore tutti i suoi lettori e alcuni si sono serviti delle sue opere per raccomandare un regime dissociato, a base di carne, con l’intento di dimagrire. Non era lo scopo di Shelton.
UNO STUDIO LIMITATO AGLI ALIMENTI SPECIFICI
Secondo Mosséri, non avrebbe senso parlare di combinazioni alimentari a proposito di alimenti - come carne, pane, anche integrale, cereali pure integrali, condimenti, cottura al burro, fritture, formaggi fermentati, zucchero, magari grezzo, sale anche marino, olio raffinato, miele, latticini zuccherati - che sono la seconda causa di malattia per la specie umana. La prima è costituita dai veleni diversi, dalle medicine, e dai vaccini.)
Quando ci si nutre di alimenti specifici, destinati all’uomo, come la natura ce li presenta, allo stato crudo o quasi, non si dovrebbero commettere gravi errori, salvo quando se ne abusa. Si è presto saziati prima di poterne abusare, a meno di passare sopra alle ingiunzioni dell’istinto.
COME FARE DELLE DEVIAZIONI
Noi non tolleriamo il consumo della carne ma permettiamo che se ne mangi raramente come eccezione quando si è invitati, o nei week-end. A quel punto se si vuole sapere come combinarla diremo: "nessuna importanza!"
Quando si vuole fare una deviazione, perché cercare di renderla meno nociva? Ci si sentirebbe così la coscienza pulita, e si mangerebbe maggiormente del frutto "proibito".
Ho sempre consigliato a coloro che volevano prendere un gelato, di acquistarlo nella pasticceria più vicina, senza tener conto degli ingredienti, altrimenti si avrebbe la tendenza a credere che non è così nocivo, dopo tutto il male che ci si è fatti, e se ne mangerebbe maggiormente e più spesso.
CIO’ CHE HA FALSATO LE OSSERVAZIONI DI SHELTON
Ciò che ha falsato le osservazioni di Shelton nell’ambito delle compatibilità alimentari come in molti altri, è il consumo delle diverse noci.
In effetti, questi alimenti che il gorilla, nostro parente prossimo, evita, distruggono talmente il potere digestivo, che tutte le carte sono confuse, le osservazioni smussate. La loro digestione è molto difficile, almeno 4 ore, e l’indomani le feci sono nauseabonde, abbondanti, maleodoranti, ciò è la prova dell’indigestione. Ecco perché le ragioni che Shelton invoca nelle cattive combinazioni sbagliate delle noci, Mosséri le attribuiva alle noci, non a quelle combinazioni.
CAPITOLO 3 COME SI NUTRONO GLI ANIMALI NELLA NATURA
L’OPOSSUM
Si tratta di un genere di mammifero dell’America, la cui femmina possiede sotto il ventre una tasca, che si chiama sariga. Questo animale carnivoro non fa miscugli quando mangia la carne o i frutti.
Il consumo di miscugli complicati di alimenti non si incontra nella natura. Non solamente gli animali si attengono, strettamente, agli alimenti ai quali sono costituzionalmente adattati (quelli, precisiamolo, per i quali le loro secrezioni e i loro processi digestivi sono specialmente costituiti), ma essi si astengono dal mescolarli.
Così il carnivoro limita il suo pasto alla carne. Non mescola mai la carne alla frutta, al pane, né alle patate.
L’opossum si nutre di alimenti carnei e ama molto il frutto del cachi, ma non mescola questi alimenti.
IL PICCIONE
Quando era all’Università, un ricercatore si era interessato a una controversia che imperversava, nelle riviste di agricoltura.
Certuni dicevano che i piccioni erano gli amici del colono, poiché essi divoravano gli insetti e non mangiavano i suoi semi. Condannavano quelli che li uccidevano.
Cionondimeno lui non aveva mai ucciso un piccione che non avesse, nel suo gozzo, pieno di semi, e niente che questi.
Egli non aveva mai trovato insetti, mescolati ai semi, tanto da pensare di aver acchiappato i piccioni nel momento sbagliato della giornata.
L’UOMO DI ALTRI TEMPI
Quanto all’uomo, egli mescola gli alimenti da dovunque essi provengano.
Essendo così, egli pensa che un tale miscuglio di alimenti disparati è digerito così veloce e così bene, nel suo stomaco, quanto il regime della tigre lo è nello stomaco del montone.
Perché dobbiamo attenderci che le vie digerenti dell’organismo umano siano capaci di elaborare simili miscugli?
Si è affermato che le vie digestive umane normali hanno fronteggiato simili miscugli per secoli, "senza un sospiro". Ma le abitudini attuali dell’alimentazione non sono vecchie di parecchi secoli. I pasti dell’uomo fino a poco tempo fa, comprendevano due o tre alimenti ed erano molto semplici. Con parecchie eccezioni notevoli, anche i pasti delle classi agiate sono stati semplici, comparati alle pratiche alimentari dei nostri giorni.
Noi sappiamo, con l’esperienza di tutti i giorni, che i pasti semplici sono i più facili da digerire.
Al contrario, il bicarbonato di sodio o un altro equivalente sono il nostro dessert favorito e spendiamo ogni anno milioni per palliare i malesseri che seguono i nostri pasti.
Scriveva un antico igienista: accontentatevi di un solo piatto per pasto, e per questa scelta, consultate il vostro palato.
IL MENU’ EQUILIBRATO: UN MITO
Si vede che questa concezione medica del menù equilibrato è un errore. Da nessuna parte nella natura si incontra un’alimentazione equilibrata. La vacca non mangia menù equilibrati, il gorilla non mangia menù equilibrati, i cavalli non mangiano pasti equilibrati.
Gli animali nella natura, non quelli che sono domestici e nutriti dall’uomo, tendono a mangiare un solo alimento per pasto.
Anche quelli che mangiano un varietà di alimenti hanno tendenza a fare un pasto di un solo alimento.
UN SOLO ALIMENTO A PASTO?
I nostri predecessori igienisti evitavano spesso le incompatibilità alimentari raccomandando un solo alimento per pasto.
E potrebbe darsi che in fin dei conti, tutti i nostri sforzi per stabilire dei miscugli alimentari compatibili e concordanti, non siano che sforzi che ci deviano dalla via semplice della natura, ma senza soffrirne. Dr. Shelton Hygienic Review, N°11 vol. XXV.
Detto ciò, l’uomo civilizzato del XX° secolo, la cui mente è divenuta molto complicata, e che centellina i suoi alimenti altrettanto col suo palato, quanto col suo cervello e la sua immaginazione, potrà tornare indietro e soddisfarsi con dei menù semplici, limitati a un solo alimento, come i piccioni, i cani e i serpenti?
Mosséri, per questa ragione, riteneva essenziale trarre il massimo di soddisfazione da ciò che si mangia, ma col minimo di inconvenienti. Ecco perché tollererà i miscugli di frutti, quando essi sono compatibili, i miscugli di ortaggi quando sono concordanti, è raro che non lo siano totalmente.
CAPITOLO 4 LA DIGESTIONE
La digestione è il termine applicato al processo dal quale i materiali complessi alimentari sono disintegrati in sostanze più semplici e preparati per entrare nella corrente sanguigna.
Per esempio, a partire dai farinacei, che il corpo non può utilizzare tali e quali, il processo digestivo li riduce a dei semplici zuccheri, che il corpo potrà impiegare.
A partire dalle proteine molto complesse, che il corpo non può utilizzare, il processo della digestione le riduce, ulteriormente, in aminoacidi che il corpo potrà impiegare.
Infine un processo simile di disintegrazione decompone i grassi in acidi grassi utilizzabili.
NELLA BOCCA
La digestione comincia nella bocca. Vi sono poi altre cavità: lo stomaco, il duodeno e il digiuno.
Ogni cavità ha un lavoro appropriato, differente da quello dell’altra. Ciascuna è approvvigionata di succhi digestivi e di enzimi a questo fine. La bocca, o cavità orale, fornisce la saliva che serve a inumidire e lubrificare l’alimento, e contiene la ptialina, enzima che inizia la digestione dei farinacei. Nella bocca gli alimenti sono anche masticati, ossia divisi in particelle minuscole, accessibili agli enzimi.
NELLO STOMACO
La seconda cavità è lo stomaco, o cavità gastrica. Dopo essere stati inghiottiti, gli alimenti, essi sono spinti nello stomaco, nel quale è secreto il succo gastrico che avvia la digestione proteica, con l’aiuto dell’enzima chiamato pepsina.
Lo stomaco secerne un altro enzima che fa scattare la digestione dei grassi, la lipasi.
Infine, nei bambini è secreto un altro enzima, che serve a cagliare il latte: si tratta della rennina (o chimosina), che non esiste più nell’adulto. Si vede dunque perché solo i neonati e i bambini fino a 7/8 anni, possono digerire il latte.
I GRASSI COMPLICANO LA DIGESTIONE
La lipasi gastrica è dunque l’enzima secreto nello stomaco per provocare la digestione dei grassi. Ma se il contenuto dello stomaco è acido, ciò sembra inibire l’azione di questo enzima, in modo che la digestione dei grassi è inibita.
E’, perciò, del tutto sconsigliabile mangiare grassi con i frutti acidi.
D’altra parte, i grassi inibiscono la secrezione del succo gastrico cioè ritardano la digestione degli alimenti proteici. I grassi (oli, burro, avocado) ritardano la digestione di qualsiasi alimento! Chi ha delle digestioni lunghe, farebbe meglio ad omettere totalmente i grassi dalla sua tavola.
LE FRITTURE
Quando gli alimenti sono ricoperti da grassi, come per le fritture o dal burro che fonde generosamente sul pane ancora caldo, il grasso non è digerito che nell’intestino tenue, se mai lo è.
Ad ogni modo, questo grasso ricopre così bene gli alimenti fritti, che i succhi digestivi non arrivano a digerirli. Essi scendono l’indomani in feci voluminose, molli, maleodoranti, con gas significativi.
Di fatto il solo calore della bocca basta per far fondere i grassi e ricoprire gli alimenti di olio e di burro, fossero assunti crudi. La crema che si trova nel latte ne ritarda la digestione. L’olio che si trova nelle noci diverse ne complica molto la digestione, che diventa impossibile.
La temperatura è un elemento che bisogna considerare in questo studio. Una frittura a 150°C non si può paragonare con una temperatura debole come quella della bocca o di un alimento semplicemente caldo.
Il processo della digestione è infinitamente più complesso.
Non c’è dubbio che i miscugli alimentari complicano questo processo, e che si avrebbe vantaggio nel consumare dei pasti semplici, col minimo di varietà.
Quando si mescolano diverse specie di alimenti incompatibili, si hanno dei problemi digestivi, visto che le capacità enzimatiche del corpo non sono illimitate.
Ciò vale soprattutto per gli anziani.
NEL DUODENO
La terza cavità nella quale gli alimenti sono versati, dopo lo stomaco, è il duodeno.
Essa è fornita di succo pancreatico, secreto dal pancreas, e che comprende tre enzimi incaricati della digestione proteica, amilacea e grassa, dopo quella dei processi salivari e peptici.
Questa digestione duodenale necessita di un ambiente alcalino. Ciò è reso possibile dal succo pancreatico e dalla bile che sono alcalini.
NEL DIGIUNO
Infine, la quarta cavità digerente si trova nel digiuno, nel quale gli alimenti sono veicolati, dopo il duodeno.
Là essi sono trattati da un succo alcalino, il succo intestinale o enterico, contenente enzimi che completano la digestione delle proteine, dei farinacei e dei grassi.
UNA CATENA PROGRESSIVA
Gli enzimi sono specifici nella loro azione. Quelli di una cavità preparano gli alimenti per l’azione di quelli della cavità successiva. Più una cavità compie bene il suo lavoro, migliore sarà quello della cavità seguente.
Insomma, tutto ciò che ostacola la digestione, in una qualsiasi delle sue fasi, ostacolerà il processo digestivo delle fasi seguenti.
PROCESSI INVOLONTARI
Non possiamo controllare coscientemente il processo della digestione che nella bocca.
Ma a partire dal momento in cui gli alimenti sono inghiottiti, essi entrano nel dominio dei processi incoscienti, involontari, della vita.
E’ soprattutto dalle fasi inziali dei fenomeni digestivi che dipende l’efficacia e il successo delle fasi seguenti.
CAPITOLO 5 ATTENZIONE AI MISCUGLI INDIGESTI
In una delle pubblicità, si vedeva una scodella di cereali sui quali un ragazzino aggiungeva due cucchiaiate di zucchero bianco, una banana tagliata a fette, un pugno di uva secca, molto latte e della crema pasticcera.
Alla fine, un giovanotto affermò che ogni volta che mangiava una colazione come quella, aveva sempre dei bruciori. Ciò in realtà succede a milioni di persone.
Infatti, nessun apparato digerente noto o ignoto è adatto alla digestione di un pasto fatto con tali miscugli.
E’ stupido mangiare in tal modo e poi prendere dei medicinali per palliare i malesseri che ne derivano, spendendo ogni anno milioni, per acquistare medicinali contro l’acidità, per alleviare i malesseri gastrici, che sono quasi inevitabili, dopo un pasto di questo genere."
COME SAPERE SE TALE MISCUGLIO E’ INDIGESTO?
Non tutti soffrono tali noie, ma tutti avranno l’indomani delle feci maleodoranti, voluminose, diarroiche o costipate, sporchevoli, che richiedono l’uso di carta igienica, e accompagnate da gas nauseabondi. Da questo si saprà se si è consumato, il giorno precedente, un miscuglio indigesto.
Shelton cita il nome di diversi medicinali digestivi che contengono tutti del bicarbonato di sodio: Alkaseltzer, Tumm, Bellams, Peptobismal, Rolaids, Digel, ecc. e numerose persone impiegano sempre il vecchio rimedio di una volta, il bicarbonato di sodio. Altri usano il latte di magnesia.
Questi rimedi danneggiano soprattutto i reni incaricati di eliminarli. Sarebbe più saggio farsi vomitare stuzzicando la gola come facevano i Romani dopo il pasto o, meglio ancora, evitare queste noie, col semplice mezzo di consumare pasti senza miscugli incompatibili.
LE TESTIMONIANZE
Una signora della Pennsylvania ringraziava il suo libraio di averle suggerito l’acquisto di una copia del libro sulle combinazioni alimentari, poiché da anni soffriva di indigestione, di gas, di gonfiori, di malesseri autentici e di dolori e ora combinando bene gli alimenti non aveva più problemi senza bisogno di prendere antiacidi.
Parecchi altri avevano confermato a Shelton personalmente il medesimo fatto.
Un gran numero dei suoi lettori affermavano che essi di aver trovato un sollievo dal primo pasto compatibile. Altri ancora avevano detto che le cosiddette allergie erano svanite quando avevano imparato a nutrirsi di alimenti compatibili.
Secondo l’esperienza di Mosséri, i gonfiori e i gas sono provocati dagli alimenti proteici, come le noci e i formaggi, che è meglio sopprimere, e non cercare di combinare con altri alimenti compatibili.
Peraltro, quando si mangiano noci diverse o formaggio, si hanno gonfiori, pesantezza, gas e l’indomani delle feci cattive.
Chi si siede a tavola e mangia parecchi miscugli, dalla minestra al formaggio, passando per la pera e la frutta, è sicuro di soffrire di indigestione. Se prende l’abitudine di mangiare dei pasti complicati e di ignorare i suoi limiti enzimatici, come si fa correntemente dovunque, i malesseri addominali diventano cronici.
I DIGESTIVI
Una parola, prima di terminare con questo capitolo, sui medicinali ritenuti di aiuto alla digestione.
Nessun medicinale può aiutare la digestione, in quanto tale, poiché essa si fa coi succhi digestivi secreti e con nient’altro. Non si possono obbligare le ghiandole a secernere, se esse si rifiutano di ottemperare.
Questi rimedi danno sollievo dagli inconvenienti dell’indigestione semplicemente neutralizzando l’acidità prodotta dall’indigestione.
Poi, il corpo deve eliminare il bolo alimentare "neutralizzato" e i medicinali stessi, che sono i prodotti chimici.
Questa eliminazione finisce con lo spossare il fegato, i reni e imporre loro un compito pesante, cioè nel linguaggio corrente, una malattia epatica o renale.
CAPITOLO 6 GLI ATTARDATI DEL REGIME COMPATIBILE
Di quando in quando Mosséri leggeva sulla stampa dei racconti riferiti all’argomento degli alimenti compatibili da giornalisti ignoranti, che cercavano per così dire di fare un’analisi della questione.
Senza nemmeno discutere - ne sono all’altezza? sicuramente no, - questi giornalisti leggeri si accontentano di criticare superficialmente, senza nemmeno avanzare degli argomenti.
Essi sanno che il pubblico è dalla loro parte, cioè dal lato degli ignoranti e della maggioranza credula.
A QUELLI CHE VOGLIONO DEFILARSI
Un gran numero di persone non vorranno ascoltarlo. Esse diranno, o penseranno, che la loro esperienza personale ha loro mostrato che esse potevano, in tutta sicurezza, fare a meno di complicarsi la vita con le regole delle combinazioni alimentari.
Siamo, così, qualificati guastafeste?
Tutt’al più esse diranno che ciò può convenire per alcuni, ma non per loro. essi non vorranno cambiare nulla nella loro vita, nelle loro abitudini.
E nondimeno è sufficiente essere indiscreti e osservare lo stato delle loro feci, per rendersi conto che esse digeriscono assai poco di quello che mangiano.
In effetti, le loro feci sono nauseabonde, con dei gas maleodoranti, voluminose e non formate.
A che serve fare una doccia tutti i giorni, lavarsi con dei saponi profumati, utilizzare deodoranti, acqua di colonia, portare una camicia o un vestito lindo se dentro si è sporchi e marci?
Quando si possiede un tale ammasso in putrefazione negli intestini, i succhi digestivi, prodotti con grande spesa, per l’organismo, sono persi nelle feci. Le noie di salute non tarderanno ad annunciarsi, a meno che si preferisca nasconderle e non dire nulla, per colpevolezza, come se si riconoscessero i propri errori, ma non ci si volesse emendare.
I PRETESTI FUTILI
Se noi accettiamo il fatto evidente che una legge generale regola la fisiologia e la biologia e che l’umanità vi è soggetta, si comprenderà perché delle regole generali e strette possono essere stabilite, che coprono tutta l’umanità.
Ma alcuni avanzano, talvolta, un’altra obiezione per giustificare il rifiuto di qualsiasi sforzo, in vista di regolare il regime o di modificare le pratiche alimentari, affermando che il regime non è tutto nella vita. vi sono anche altre cose che importano.
Ma l’uno non impedisce l’altro. Evidentemente questa obiezione è sollevata da tutti quelli che si vogliono sfilare, che cercano una scappatoia, un pretesto per trascurare le discipline alimentari igieniche.
NON CONFONDERE DIGESTIONE E METABOLISMO
Certi autori, naturopati, avanzano degli argomenti usati affermando, contro la separazione delle proteine /farinacei, è che questa associazione è naturale, come nel grano e nelle leguminose, le quali contengono un forte tasso di questi due elementi nutritivi.
Un altro autore afferma che il corpo non può utilizzare le proteine in assenza di farinacei, la risposta è che le combinazioni appropriate riguardano l’apparato digerente, mentre l’utilizzazione delle proteine ha luogo nelle cellule. Il primo è un processo di digestione, mentre il secondo è un processo metabolico.
Un naturopata francese, André Passebecq, riferì l’esperimento realizzato da un certo Hutshinson, inglese, che aveva nutrito dei topi di proteine e di farinacei puri, ma dissociati in pasti separati.
I ratti così nutriti deperivano mentre quando le proteine e i farinacei non erano dissociati, i topi non deperivano. Ne trasse la conclusione che le proteine non dovevano essere dissociate dai farinacei, nel medesimo pasto.
In realtà ai topi si erano dunque dati da mangiare degli alimenti artificiali, nei quali si erano distrutti nella medesima occasione e con quel procedimento, gli altri componenti: vitamine, enzimi, sali minerali, oligoelementi. Quei ratti erano deperiti e morti, non per una questione digestiva, ma metabolica. Erano morti per denutrizione.
ALTRE OBIEZIONI.
Alcuni autori naturopati magari fingono di accettare il principio degli alimenti compatibili ma poi non lo seguono.
Dopo che Mosséri introdusse l’igienismo in Francia nel 1961, data della sua emigrazione, e dopo il successo del libro di Shelton sulle combinazioni alimentari, la situazione sembrava essere cambiata. Il pubblico vegetariano ammetteva senza difficoltà il principio degli alimenti compatibili.
Come i bagni di sole e l’aria pura avevano forzato la loro strada, a dispetto della medicina, gli alimenti compatibili forzeranno così il loro cammino a dispetto della resistenza degli attardati. Essi finiranno con l’ammettere gli alimenti compatibili, altrimenti saranno lasciati lontano, dietro.
Dire che gli alimenti compatibili sono difficili da afferrare, è svelare che non si è passata un’ora a studiarli.
IL MISCUGLIO AMIDO/AMIDO
1) Non si devono mescolare diversi amidi di natura differente, poiché un tale miscuglio sarebbe difficile da digerire.
2) Altro consiglio: sopprimere il piatto di amido, se si consuma un candito di mandorle, di arachidi o di nocciole.
3) Evitare di mescolare un alimento proteico con un amido nel medesimo pasto.
IL MISCUGLIO FRUTTA/PANE
Geoffroy rifiuta la regola dei frutti acidi, da non mescolare con gli amidi.
Si sono accusati frutti di incompatibilità col pane, col pretesto che gli acidi della frutta neutralizzano la ptialina, necessaria alla digestione degli amidi del pane…
Si sa ora che quella frutta, cosiddetta acida, è in realtà è temperata da sostanze alcaline, più abbondanti degli acidi, che essa racchiude.
Geoffroy consiglia sempre di consumare la frutta prima dei pasti, mai dopo. Sarà perché l’acidità della frutta consumata per prima ha avuto forse il tempo di passare, mentre, consumata per ultima rovina la digestione.
Mosséri spiegava questa faccenda dell’acidità della frutta, assai poco compresa.
Anzitutto, l’acido contenuto nella frutta arresta la digestione degli amidi, poiché questa non è possibile che in un ambiente alcalino.
Così, quando si mangiano patate con un’arancia, come dessert, l’acidità del frutto arresta di netto la digestione della patata. Ora, il tutto fermenta e esce, l’indomani, in feci orribili, nauseabonde, maleodoranti. Tutto ciò avviene, quantunque la frutta acida contenga anche sostanze alcaline, le quali però neutralizzeranno la loro acidità solo dopo la digestione.
E se, sfortunatamente, questa digestione non è compiuta, che un impedimento l’avesse arrestata, allora l’acidità della frutta rimane, non è temperata dalle sostanze alcaline e corrode l’organismo.
In tal momento ripugna di mangiare la frutta, soprattutto quella acida. Il gusto la rifiuta.
E’ questa la ragione per la quale gli igienisti limitano o proibiscono provvisoriamente la frutta acida a quelli la cui salute è troppo precaria, malandata, con un sistema nervoso rovinato.
IL MISCUGLIO PROTEINE/FARINACEI
Shelton voleva, al seguito del dottor Hay, che si separassero le proteine di farinacei, come la carne dal pane.
Passebecq riferiva che negli esperimenti si erano utilizzati amidi puri e proteine pure e che gli animali deperivano e morivano con essi. Mosséri rispondeva che tale esperimento mostra solo che gli alimenti puri sono inutilizzabili dall’organismo indipendentemente dalla loro combinazione.
Comunque, tali alimenti non sono entrambi adatti alla nostra specie.
GLI SCIENZIATI ATTARDATI
I poveri devoti della scienza non colgono il fatto evidente che l’abilità di scrivere una formula alimentare, in termini di chimica, di valore calorico, di struttura elementare o di tenore in vitamine non qualifica un uomo a prescrivere un regime per i malati, la cui digestione è spesso mediocre.
Vi è un numero di cose minute, tecniche, nell’arte di alimentare che solo quelli che possiedono un’esperienza pratica possono apportarla con successo.
Esse non si imparano in laboratorio e il bigotto che si crede imbevuto del suo cosiddetta sapere superiore, non le imparerà mai.
La conoscenza è riservata agli individui aperti di mente, che sono pronti a imparare. Tra questi dettagli tecnici importanti, nell’arte dell’alimentazione, si trova l’arte di combinare gli alimenti, affinché essi non violino i limiti enzimatici del sistema digerente.
Quando le persone sono giovani, la loro esperienza personale, insegna loro che il tabacco, la sovralimentazione, le mescolanze nocive, gli abusi sessuali, il caffè, il cioccolato, l’alcol, il tutto preso moderatamente, secondo la formula consacrata, non fanno loro del male.
Ma i malati, che non hanno una capacità digestiva normale, dovrebbero sorvegliare, da più vicino, i miscugli alimentari, come essi si vedono costretti a ridurre la ricerca del piacere, in altri campi. Gli igienisti hanno una grande esperienza nell’osservazione della digestione di un gran numero di malati, ricondotti con successo dalla malattia alla salute, senza l’uso di medicinali, né alcuna forma di trattamento, e affermano che certe mescolanze alimentari favoriscono la digestione, e che altre incoraggiano la fermentazione.
E’ ancora preferibile sopprimere tutti gli alimenti proteici, come fa il gorilla.
VI SONO DEI LIMITI ALLE CAPACITA’ ENZIMATICHE DELLO STOMACO
L’estensione dei disturbi che fanno seguito ai pasti, i bruciori frequenti al fondo dello stomaco, le feci maleodoranti l’indomani, talvolta la diarrea, dovrebbero convincere il più scettico che c’è una causa a questa indigestione nazionale.
Una prova con gli alimenti compatibili convincerà la persona intelligente che, se c’è una causa all’indigestione, le cattive mescolanze alimentari ne sono tra le più importanti.
CAPITOLO 7 FECI INODORI
In una persona sana, che digerisce quello che mangia, le feci devono essere:
1) ben formate;
2) inodori;
3) non sporchevoli (che non richiedono carta igienica);
4) rapide:
5) poco voluminose.
Chi può vantarsi di avere delle feci inodori, in un secolo in cui la pulizia è una virtù nazionale?
Chi può vantarsi di essere pulito dentro, come fuori?
Si utilizza sapone profumato, acqua di colonia, deodoranti, ci si lava tutti i giorni dell’anno, ci si vanta di essere puliti, presentabili.
Ma questa non è che apparenza, polvere negli occhi. Ciò che si nasconde, ciò che si dissimula, non lo è altrettanto. E’ putrefazione!
Lo stato pressoché universale dell’apparato digerente umano è scettico (forse voleva dire ’settico’). Ciò vuol dire che la putrefazione e la fermentazione sono così diffuse che quasi tutti ne soffrono: putrescenza nello stomaco, nell’intestino e nel colon.
I gonfiori, i gas, i gorgoglii nello stomaco, i malesseri, le feci maleodoranti, l’alito fetido e la lingua carica, anche sintomi più marcati, attestano la putrescenza nell’apparato digerente della maggior parte delle persone.
I milioni spesi, ogni anno, per i medicinali per palliare i disturbi provocati da questo stato di cose sono una prova della debolezza generale delle funzioni digestive.
Le feci voluminose significano che gli alimenti non sono stati digeriti, o al più lo sono stati assai poco.
Le feci non formate, come pappa, più o meno liquide, non abbastanza consistenti, significa che il corpo non ha avuto il tempo di digerire il bolo alimentare, e che l’ha espulso tale e quale o quasi.
Tali feci sporcano inevitabilmente e richiedono l’uso della carta igienica.
Feci lente a venire, per costipazione, significano che si è mangiato formaggio o pane, o tutti e due.
Feci che hanno cattivo odore significano che la fermentazione o la putrefazione hanno trasformato il bolo alimentare in una pattumiera puzzolente, avvelenante.
L’indigestione è dovuta a parecchie cause: il fatto di mangiare quando si è sconvolti, agitati, a disagio, nel dolore, nella febbre, nell’infiammazione, poco prima di fare un lavoro fisico arduo o immediatamente prima di fare un bagno di mare, può provocare un mancato funzionamento della digestione.
Quando si consuma una bevanda ghiacciata o una crema ghiacciata, come dessert, il freddo interrompe i processi digestivi, poiché essi devono svolgersi alla temperatura del corpo, cioè a 37° gradi centigradi. Risultato: l’indigestione, la diarrea.
I TEMPI DELLA DIGESTIONE
Quanto tempo impiega un alimento per essere completamente e totalmente digerito?
Il tempo della digestione di qualsiasi alimento che trascorre tra il suo consumo, nella bocca, e il suo immagazzinaggio, nel colon, poi la sua espulsione, sotto forma di rifiuti, passando per la sua digestione, nelle sue diverse fasi.
Quanto tempo richiede? Tra quindici e venti ore in tutto.
Quando si dice, dovunque nei libri, che le patate sono digerite in quindici minuti, i frutti in venti minuti, i formaggi in tre ore, la carne in tre ore, le noci in quattro ore, ciò non concerne che la digestione nello stomaco. E’ quella che richiede il più di energia. Siccome questa digestione stomacale necessita il più di energia, da una a quattro ore, solo le cause più violente agiranno in questo intervallo, come per esempio le emozioni violente.
Prendiamo un esempio. Vi alzate la mattina, di buon’ora, e udite una cattiva notizia, che concerne la vostra situazione professionale compromessa, la morte di un parente caro un’altra tegola che vi cade sulla testa. L’emozione violenta che subite potrebbe provocare in voi una scarica intestinale immediata, una diarrea.
Questa emozione violenta avrà così espulso il vostro bolo alimentare, in gran parte digerito, consumato la vigilia, cioè una dozzina di ore prima, mentre voi non avete ancora messo in bocca niente.
Questo prova che una dozzina di ore non sono sufficienti per elaborare completamente gli alimenti.
Una seconda osservazione interessante: nelle persone molto nervose, la diarrea può sopraggiungere immediatamente dopo una forte emozione o anche un semplice disturbo nervoso, un’angoscia, un dubbio, come nei neonati che evacuano poco dopo una poppata.
DIARREA O VOMITO? E’ SECONDO LA VOSTRA SALUTE, BUONA O CATTIVA
Una terza osservazione altrettanto importante: quando consumate un alimento avariato o fate un scarto nocivo o un’emozione improvvisa e contrariante vi cade sulla testa, la digestione in corso, dopo una quindicina di minuti si interrompe.
Risultato: una diarrea o… lo vedremo subito. Tra poco.
Perché? Perché il corpo funziona come un computer, o piuttosto è il contrario, il computer funziona come il corpo: entrambi hanno bisogno di energia per funzionare. Se voi tagliate l’elettricità, il vostro computer smette di lavorare. E’ lo stesso per l’organismo.
Quando avete una forte emozione o contrarietà, la mente accaparrerà tutta l’energia disponibile per tentare di risolvere il problema che si pone, e non ne resta nulla per la digestione.
Ora, vi sono parecchie fasi nella digestione: sono stadi chimici. Il primo prepara gli alimenti chimicamente per il secondo, e il secondo per il terzo, e così di seguito. Se a uno degli stadi successivi viene a mancare l’energia, la reazione chimica viene a mancare e tutta la digestione del bolo alimentare totale è rovinata. Il bolo entra in fermentazione. E’ la diarrea.
E’ la diarrea, ho appena detto, ma non è sempre la diarrea! A volte è un’altra cosa: è il vomito.
Spieghiamo questo fenomeno curioso. Se avete una buona salute, energia abbondante, gli alimenti non digeriti sono subito reperiti dal nostro senso somatico ed espulsi dal momento della loro introduzione nello stomaco.
Ma se la vostra salute è debole, le vostre energie mancanti, il vostro stato precario, allora il vostro senso somatico non percepisce gli alimenti che esso vuole espellere che più tardi. La sua reazione è tardiva. Allora, essi sono espulsi con una diarrea, invece di esserlo con un vomito.
Ne segue che il vomito è il fatto degli esseri in migliore salute, che la diarrea, nelle altre persone, di salute mediocre.
LE MESCOLANZE
Una delle cause più importanti del collasso dei processi digestivi è la nostra abitudine moderna di mescolare alla rinfusa gli alimenti nel nostro stomaco.
" Ora, l’apparato digerente umano, non più d’altronde che quello degli altri animali, non è concepito per digerire delle misture complicate, dei pasti composti da parecchi generi.
I pasti semplici, consumati con moderazione, facilitano la digestione. E’ così che l’uomo si è alimentato durante tutto il suo passato.
Solo recentemente nella storia e solamente in certe parti del mondo, l’uomo ha tentato di prostrare il suo sistema digerente con una grande varietà di alimenti nel medesimo pasto. Lo stato continuo di decomposizione, discusso precedentemente, è dovuto soprattutto ai miscugli incompatibili di alimenti, molto comune ai nostri giorni. E il peggiore di tutti è il miscuglio farinacei/proteine nel medesimo pasto.
E’ così che l’abitudine degli hot-dogs non è che l’estensione della pratica di pane/carne. Se si tornasse all’antica abitudine di mangiare i farinacei separatamente dalle proteine si sarebbe piacevolmente sorpresi dei risultati.
La critica ama ripetere che l’abitudine di mangiare le proteine con i farinacei nel medesimo pasto è al di sopra di qualsiasi rimprovero, poiché, si dice, i sani lo fanno sempre.
Ma è vero che i sani mescolano le proteine con i farinacei? Se è mai possibile trovare una persona veramente sana che mangia come tutti, ciò troncherebbe la questione. Ma dove sono le persone veramente sane? Non ce ne sono! Perché? Parecchie cause sono implicate, e i miscugli di alimenti incompatibili, che misconoscono i limiti enzimatici ne sono una.
Noi qui siamo di parere leggermente differente da quello di Shelton. Infatti, noi consideriamo il miscuglio acido/farinaceo, come il peggiore.
Quanto al miscuglio proteine/farinacei, se mai esso produce noie di salute, ciò proviene dal fatto che essi non sono alimenti specifici. Esempio: carne/pane o noci/pane.
Si possono incontrare delle persone relativamente sane e che mangiano, ma frugalmente, delle mescolanze di alimenti incompatibili. Hanno esse veramente delle feci inodori? E’ il criterio assoluto. Ma esse finiranno col tempo con l’accumulare delle tossine da reumatismo o altre malattie. Invece di soffrirne nell’età adulta, esse li avranno nella vecchiaia, che non sarà molto lunga.
E’ vero, riconosce Shelton, che delle persone considerate sane, mangiano abitualmente delle proteine e dei farinacei insieme. Ma in verità esse vivono più o meno imprudentemente sotto tutti gli aspetti. Fumano, bevono, mangiano troppo e commettono l’uno o l’altro tra gli errori che attentano alla loro salute.
" L’uno di questi che vivono in modo convenzionale sosterrà che lui è in eccellente salute, poi emetterà nel medesimo tempo i gas più maleodoranti possibili! Egli si laverà la bocca, ogni mattina, per pulire la sporcizia e il gusto cattivo che vi si trova. Fuma per palliare i suoi sintomi nervosi.
Noi accettiamo un livello di salute eccessivamente basso, quando classifichiamo tali individui tra i sani.
I medici negheranno che certi miscugli alimentari possano condurre alla decomposizione degli alimenti consumati. Essi citeranno altri medici del loro genere, per confermare le loro affermazioni. Essi sembrano voler dire questo: poiché noi lo diciamo, dunque è vero! Dal momento che la medicina lo afferma, con la voce di un gran numero dei suoi medici, è questa è la verità!
Non è affermando che le mescolanze nefaste sono buone, che esse lo diventeranno.
Non è affermando che la medicina ha ragione, che quelli che mangiano alla rinfusa digeriranno meglio.
Ma non si può impedire di notare che quelli che persistono a mangiare misture incompatibili, continuano a palliare i loro disturbi con i rimedi, e che quando essi cominciano a consumare alimenti compatibili, non hanno bisogno di rimedi.
Perché la medicina, in generale, sa di meno sulla digestione che su qualsiasi altra cosa?
E I FISIOLOGI?
I fisiologi non tentano mai di collegare le loro scoperte con la vita. La sola cosa che essi tentano di collegare con i fatti della fisiologia è la pratica medicamentaria.
Quando i fisiologi scoprono che gli acidi interrompono la produzione della ptialina, nella bocca, non mettono in pratica questa scoperta, raccomandando la separazione di questi due tipi di alimenti, acidi/farinacei.
Prescrivere della pepsina, acido cloridrico, bicarbonato di sodio, anodini, ecc. per palliare l’indigestione, e ignorare le cause più evidenti, non è una pratica intelligente, secondo Shelton. (N.d.T. T.: In realtà, ciò è perfettamente conforme agli interessi economici dei signori della lobby medico - farmaceutica, che probabilmente è quella che finanzia gli studi di tali scienziati", studi che mirano a fare quattrini con l’invenzione e il commercio delle medicine, non a salvaguardare la salute umana).
Una grande insalata composta da crudità (lattuga, cetriolo, sedano, ecc., senza pomodori, due ortaggi non farinacei cotti e un protide, ecco un pasto che si digerisce facilmente e senza noie. Ma se si aggiunge, a questo pasto, del pane, patate, latte, zucchero, frutta, allora la digestione sarà ritardata e si avranno dei disturbi.
Uno dei fatti più confermati dalla fisiologia è che gli acidi distruggono la ptialina (amilasi salivare) della saliva e interrompono in questo modo la digestione salivare dei farinacei.
I frutti acidi provocano questo risultato, come l’acidità dell’aceto, o dell’acido cloridrico dello stomaco.
Parecchi medici condannano i frutti, dicendo che essi disturbano la digestione, ma ciò è vero solo quando si mangiano con i farinacei, come dessert, per esempio. Se si mangiano soli, essi procurano allo stomaco tutto il benessere possibile.
CAPITOLO 8 ESPERIENZA SUI MALATI CON GLI ALIMENTI COMPATIBILI
Secondo il dottor George S. Weger, medico, le ulcere varicose sono rapidamente cicatrizzate da un digiuno preliminare. Inoltre, quando si mangia, i tessuti prendono un’apparenza buona o cattiva secondo le mescolanze alimentari.
Un’ulcera indolente, può essere mantenuta in uno stato di scolo purulento continuo, con dei miscugli alimentari incompatibili. Al contrario, la quantità e la qualità dell’essudato possono essere controllate dal genere di alimenti consumati, e rispettando le loro compatibilità.
Notare però che le proteine alimentari sono la causa principale dell’infezione più delle incompatibilità.
Tuttavia, l’esperienza conduceva Mosséri ad affermare che certi alimenti sono più nocivi delle cattive mescolanze: egli notava la scomparsa totale di tutti i generi di catarri, raffreddori, bronchiti, quando si sopprimevano i cereali e il pane. Lo stesso per le malattie reumatiche, le lombaggini, la sciatica, l’artrite.
CAPITOLO 9 LE COMBINAZIONI NATURALI
Nella Natura vediamo che tutti gli alimenti sono costituiti da diversi elementi. Così, per esempio:
1) I frutti freschi e maturi, cme le mele, le pere, le arance, ecc. contengono :
- zucchero
- acidi
- proteine in piccola quantità
- niente farinacei, salvo quando la frutta è verde.
2) Le foglie verdi, gli ortaggi e le radici, contengono:
- Idrati di carbonio
- Poche proteine
- Pochi acidi.
Noi notiamo dunque che la Natura non ha mescolato, nei suoi alimenti, l’acido con i farinacei.
La critica che si fa più comunemente contro le compatibilità alimentari, è giustamente che la Natura ha, essa stessa, messo diversi elementi nei suoi alimenti, come nel frumento che contiene l’amido, le proteine, insieme.
Notiamo, anzitutto, che la Natura non ha mescolato insieme:
1) Gli acidi con i farinacei
I farinacei con gli zuccheri (Si trova, tuttavia, qualche farinaceo zuccherato, come le patate dolci, i marroni e le banane).
2) Le proteine tra loro
3) I diversi amidi tra loro
4) I grassi con gli acidi
5) Gli zuccheri e le proteine concentrate.
Mangiare tutto alla rinfusa, è rompere quest’ordine perfetto della Natura.
L’alimentazione degli animali è monotona, lungo tutto l’anno: i cani si accontentano, allo stato selvaggio, della LORO ALIMENTAZIONE CARNEA, gli uccelli dei semi, soprattutto. Essi non hanno quell’incredibile varietà che gli uomini stendono sulla loro tavola.
Dunque, per principio, bisognerebbe cercare di seguire la natura nelle sue combinazioni naturali.
E’ così che gli alimenti di composizione identica, o quasi, come la maggioranza dei frutti, potranno essere mangiati insieme, senza inconvenienti.
Per contro, quelli che hanno composizioni troppo differenti, le une rispetto alle altre, farebbero bene a essere dissociate.
E’ vero che la Natura fa simili combinazioni, ma queste combinazioni sono naturali e offrono poca difficoltà digestiva: il corpo è capace di adattare le sue secrezioni digestive - dal punto di vista secrezione dell’acido, quello degli enzimi e il loro tempo di regolazione - ai bisogni di un alimento particolare mentre un tale adattamento preciso dei succhi agli alimenti non è possibile quando sono consumati due alimenti differenti.
LA SPECIFICITA’ ALIMENTARE PREVALE SULLA LORO COMPATIBILITA’
Secondo Mosséri, l’argomento sulle combinazioni naturali o artificiali è tirato per i capelli, perché i cereali e le leguminose, implicati in questa controversia, non sono specifici all’essere umano.
L’interessante è piuttosto di sopprimere il pane, e anche il formaggio, invece di cercare di rendere meno difficile la loro digestione, cosa piuttosto ipotetica e illusoria.
Il pane non è un alimento specifico alla nostra specie umana. Esso presenterà sempre una difficoltà digestiva, fosse senza sale, fosse integrale, fosse consumato solo o associato correttamente secondo le sapienti combinazioni sheltoniane.
Nessun accomodamento renderà il pane accettabile per il corpo umano. E’ un in mancanza di meglio.
La specificità degli alimenti naturali passa avanti alla loro compatibilità, in qualsiasi discussione, in qualsiasi considerazione concernente la loro natura, conveniente o no, per l’essere umano.
GLI ALIMENTI RICCHI DI PROTEINE FALSANO IL PROBLEMA
Secondo Shelton, Koranci, dell’Istituto Max Plance, ha provato che si poteva mantenere un equilibrio azotato completo e un’efficacia fisica ammirevole, con 25 grammi di proteine il giorno.
Dal loro lato Oomen e Hipsley hanno trovato una popolazione che è riuscita a sviluppare, non solamente una salute magnifica, ma una muscolatura e una struttura splendide, con delle prestazioni fisiche corrispondenti, con solo 15/20 grammi di proteine il giorno.
Mosséri non capiva perché Shelton e tanti altri raccomandassero delle dosi proteiche più forti, cioè quaranta grammi il giorno, poiché riteneva che con una simile dose, i guai fossero inevitabili, e che non dovevano essere attribuiti alle cattive combinazioni!
COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI PROTEICI
Gli alimenti classificati come proteici sono quelli che contengono una forte percentuale di proteine, dal 10% al 50%. Esempi:
le noci, nocciole, acajù, mandorle, pistacchi, semi di zucca, di girasole, ecc.
la carne, il pesce, il pollame, la salumeria,
i formaggi di tutte le specie,
le uova
le ostriche, le conchiglie, i frutti di mare
le leguminose: (piselli secchi, fagioli bianchi, ceci, lenticchie, fave secche, ecc.)
Non esiste nella natura un alimento che contenga unicamente delle proteine pure.
Gli alimenti che contengono poche proteine non sono classificate in questa categoria. Esempio:
gli avocados, le olive nere,
la frutta e gli ortaggi, comprese le radici.
Gli alimenti ricchi in proteine non essendo destinati agli umani presentano una difficoltà di digestione considerevole, che li rende troppo forti e nocivi.
Il gorilla, apparentato all’uomo, non ne mangia e ciò non gli impedisce di avere una muscolatura impressionante, una forza prodigiosa e una potenza che relega la specie umana a un livello così basso, che essa si vede come una specie degenerata, in via di estinzione.
Le combinazioni naturali degli alimenti proteici dunque non ci interessano, poiché esse non ci concernono.
DIGESTIONE DELLE COMBINAZIONI NATURALI
I fisiologi, ad esempio Cuyton e Pavlov, sanno che in certe porzioni dell’apparato gastrointestinale stesso, il tipo di enzimi e degli altri costituenti delle secrezioni cambia secondo il tipo degli alimenti presenti, ma nessuno di loro ha mai tentato di trarne una conclusione pratica nella vita quotidiana.
Queste variazioni comprendono cambiamenti nell’alcalinità e nell’acidità (pH) delle secrezioni, nella concentrazione degli enzimi, nel tempo della loro regolazione, ecc. per adattarli ai differenti alimenti.
Questo adattamento dei succhi e dei loro tenore enzimatico alle caratteristiche degli alimenti consumati, è tuttavia possibile solo se questi ultimi sono radicalmente differenti, gli uni dagli altri.
Le combinazioni naturali non presentano difficoltà per il sistema digestivo, a condizione che l’alimento sia specifico.
E’ per questa ragione che noi raccomandiamo gli alimenti compatibili, affinché essi non presentino difficoltà né conflitti nei processi digestivi.
Si tratta di rispettare i limiti enzimatici.
Noi abbiamo detto e ripetuto che le combinazioni naturali sono facili da digerire, a condizione che l’alimento sia specifico. Se l’alimento non è specifico all’essere umano come i semi, i cereali, i legumi, la sua digestione diventa difficile.
Si sa quanto sono difficili da digerire i legumi, i gas che essi generano, le feci maleodoranti che procurano, l’energia che esse succhiano, subito dopo il pasto, la lunghezza della loro digestione, le pesantezze, i gonfiori addominali.
CAPITOLO 10 ESPERIMENTI DI LABORATORIO
LA DIGESTIONE SALIVARE DEI FARINACEI
Già nel 1891, il dottor Densmore aveva scritto il suo libro How Nature cure (Come la Natura guarisce).
Non appena il farinaceo, in corso di digestione, grazie al suo miscuglio con la saliva, raggiunge lo stomaco, la composizione del succo gastrico impedisce immediatamente qualsiasi trasformazione del farinaceo in glucosio."
Senza acido, la ptialina della saliva converte una piccola parte del farinaceo in zucchero nella bocca.
QUATTRO ESPERIMENTI
In un primo esperimento si scoprì che circa il 10 percento degli amidi del pane è convertito in zucchero e in destrina durante l’insalivazione.
Il secondo esperimento dimostrò il ritardo prodotto dall’acqua o dal fluido sulla digestione amidacea e sottolinea la necessità di mangiare i farinacei secchi.
Nel terzo esperimento, si dimostrò che lo zucchero frena la produzione di ptialina, impedendo la digestione orale dei farinacei.
In un quarto esperimento si scoprì che un giovanotto sano, parzialmente vegetariano e che si asteneva dl alcol e dal tabacco aveva una liba con un potere amilasico maggiore della media.
Detto questo, la quantità di ptialina prodotta basta appena per i piccoli farinacei che sono gli ortaggi e non per i farinacei concentrati, come i cereali, il grano, ecc. o, al più, per una minima quantità di cereali, sostanze che d’altronde non sono specifiche all’essere umano.
Oggi si sa che il pH dello stomaco può essere anche alcalino e che è determinato dal tipo di alimenti consumati, per cui la digestione amidacea può proseguirsi nello stomaco, ma se si mangiano dei farinacei con le proteine, ciò che fa secernere un succo acido, la digestione amidacea si arresta.
Shelton raccomandava 130 grammi di noci varie, tutti i giorni. Ma la loro digestione era talmente difficile, impossibile, che lui cercava con tutti i mezzi una soluzione, ma essa non c’è poiché questi alimenti non sono destinati al consumo umano, ma alla riproduzione della pianta. I gorilla, con i quali noi siamo apparentati, non ne mangiano, o quasi.
LA MASTICAZIONE
In certi ambienti si raccomanda di masticare a lungo gli alimenti, per aiutare la loro digestione.
Se si prende in bocca un farinaceo secco, lo si mastica e trattiene qualche tempo esso aumenta di volume perché assorbe saliva. Se lo si trattiene abbastanza a lungo, esso diventa dolce a causa della conversione degli amidi in zucchero per l’azione della ptialina.
Ma se si mette in bocca un farinaceo inzuppato, lo si mastica e trattiene, esso non aumenterà di volume poiché non può assorbire la saliva. E se lo si trattiene a lungo non diventerà più dolce. Consumando pappe di frumento, patate in purea, zuppe ispessite con la tapioca o altri farinacei, gli amidi non sono digeriti.
GLI ALIMENTI CHE SAZIANO: ZUPPE, MUESLI, PIZZA.
I cereali che si consumano a colazione non passano rapidamente, e dànno una sensazione di sazietà e di pesantezza per lungo tempo.
Si è talmente abituati a questa sensazione che non si arriva ad adattarsi agli alimenti che passano in fretta, lasciando una sensazione di vuoto.
I cereali saziano ma ciò non vuol dire che nutrano inevitabilmente. La pizza, molle, resta come una pietra sullo stomaco, poiché è indigesta. Anche se è croccante… ma essa è talmente piena di spezie, che è malsana, ad ogni modo.
In definitiva, la raccomandazione di consumare gli alimenti secchi, perde tutta la sua importanza per gli igiefili che hanno abbandonato il pane e i cereali.
LO ZUCCHERO INTERROMPE LA PRODUZIONE DI PTIALINA.
Un altro fatto è che lo zucchero, il miele, gli sciroppi, ecc. non provocano alcuna secrezione di ptialina. Ecco perché, quando ai farinacei sono aggiunti lo zucchero o il miele, poca o nessuna ptialina è secreta per digerire l’amido e le pappe di cereali finiscono per fermentare.
Giorno dopo giorno, questa fermentazione, proveniente dai farinacei fermentati, genera dei catarri nella gola e nel naso, nello stomaco, nelle tonsille, nelle orecchie (otiti), e nelle altre "malattie dell’infanzia", le carie.
Qualsiasi influenza psicologica, nutritiva o sensuale, che devitalizza le cellule vitali, impedendo lo sviluppo cellulare ideale, riduce lo sviluppo dei tessuti, al disotto dell’ideale e questo getta le basi della degenerazione.
L’indigestione cronica e i catarri che provengono dalla pratica corrente di mescolare zuccheri e farinacei, servono come punto di partenza dell’evoluzione di tutta una serie di malattie ulteriori.
Trattare le carie dentarie, togliere le tonsille, prendere gli antiacidi, servono a sopprimere i sintomi e ad abolire gli effetti.
Le cause sono così lasciate intatte, a produrre problemi supplementari, a causare le malattie della mezza età e le malattie.
Il termine "malattia dell’infanzia" è un termine medico, che denota la mentalità medica traviata, cioè che l’infanzia debba obbligatoriamente avere delle malattie, ciò che giustificherebbe l’intervento della medicina, e la sua utilità.
Ora non ci sono malattie ricollegate ineluttabilmente all’infanzia, all’età media e alla vecchiaia.
LE QUATTRO REGOLE PER I FARINACEI
In breve, dai fatti precedenti scaturisce che le regole seguenti dovrebbero essere osservate, in ciò che concerne i farinacei:
" 1) I farinacei non devono essere mangiati con lo zucchero, fosse pure un frutto. Vale anche per il miele.
2) I farinacei non devono essere consumati con un alimento acido.
3) I farinacei non devono essere consumati con un alimento azotato.
4) I farinacei non devono essere inzuppati.
E’ stolto prendere i farinacei con gli zuccheri, e poi prendere del bicarbonato di sodio.
Lo zucchero con i farinacei significa la fermentazione. Ciò significa uno stomaco acido, dei disturbi.
Il bicarbonato di sodio interromperà l’acidità, ma non interromperà la fermentazione.
Ecco perché le torte, le pasticcerie, i sandwich di confetture, i cakes, sono indigeste. Le si ritrova l’indomani in feci molli, maleodoranti e abbondanti.
Quanto al dessert, Mosséri lo tollerava per i giovani e i lavoratori fisici, dopo un pasto di farinacei (patate, ortaggi cotti), a patto che lo prendessero dopo un intervallo di un’ora.
GLI SCIENZIATI SI DEFILANO
Nel loro manuale classico Principles of Biochemistry (Principi di Biochimica), 1959. White, Handler e Smith affermano che la digestione salivare può continuare nello stomaco in presenza di un’acidità ridotta. Analogamente fanno Anderson e altri che sostengono che se gli amidi sono mangiati per ultimi la loro digestione può continuare poiché tali alimenti non sono a contatto con il fondo dello stomaco, dove sono gli acidi gastrici. In realtà gli amidi sono mangiati spesso insieme alla carne e non per ultimi. Comunque, essi affermano che la digestione degli amidi prosegue poi negli intestini, ma Mosséri ribatteva che ciò è smentito dal grande volume di amidi trovati nelle feci di quelli che fanno tali miscugli.
Se, invece, i farinacei sono mangiati senza proteine, il succo gastrico diventa alcalino, neutro o leggermente acido.
E se il farinaceo contiene delle proteine, come nella patata, nei cereali o nelle leguminose, la secrezione acida è regolata per non essere versata che dopo la fine della digestione salivare.
CAPITOLO 11 IL VINO E L’ACETO
L’ACETO, LE SALAMOIE, I CRAUTI, E I CETRIOLINI SOTT’ACETO
Gli esperimenti hanno mostrato che una piccolissima dose di aceto, per esempio 1/5000, diminuisce fortemente la digestione degli amidi, inibendo o distruggendo l’amilasi salivare.
1/1000 rallenta la digestione di queste sostanze e 2/1000 l’interrompe completamente.
Questi esperimenti mostrano che l’aceto, le salamoie (saturate di aceto), le insalate alla vinaigrette (descritta come salsa tipica della cucina francese, equiparabile al pinzimonio), sono malsane, soprattutto se le si prende con i farinacei, come i cereali, il pane, le leguminose.
L’aceto oltre a essere nocivo a causa dell’acido acetico, sostanza tossica che distrugge la ptialina (amilasi salivare), contiene anche l’alcol che precipita la pepsina del succo gastrico, ritarda o impedisce la digestione gastrica delle proteine.
Non è sorprendente, di conseguenza, che le salamoie e l’aceto facciano dimagrire.
Lo stesso vale anche per l’ACETO DI SIDRO, proveniente dalle mele.
GLI ACIDI CONTRO I FARINACEI
Tutti gli acidi distruggono l’amilasi salivare, enzimi della saliva, che decompone i farinacei, e interrompono così la digestione amidacea, nella bocca e nello stomaco.
Perfino gli acidi utili come alimenti, come gli acidi delle arance, dei pomodori, delle uve, delle mele, delle ciliegie, ecc. distruggono l’amilasi della saliva e interrompono la digestione degli amidi.
Per questa ragione, non devono essere consumati nel medesimo pasto dei farinacei, come le patate, il pane, i cereali, i legumi, le carote, i carciofi, i cavolfiori. ecc.
L’ALCOL E I SOSTITUTI DEL LIEVITO
Visto che l’alcol precipita la pepsina del succo gastrico, enzima che inizia la digestione proteica, a tutti quelli che non possono astenersi dal bere vino, Mosséri chiedeva di consumarlo solo gli week-end e a stomaco vuoto, in attesa di avere abbastanza forza di carattere per sopprimerlo.
Anche i residui lasciati nel pane dalle polveri che rimpiazzano il lievito ritardano la digestione proteica. Ciò vale sia per il cremortartaro che per la baking soda.
Parecchi medicinali, acidi e alcalini, sono stati utilizzati per far dimagrire, poiché ritardano la digestione.
Importa infine di astenersi dal consumare gli alimenti che impediscono direttamente o indirettamente la digestione di altri alimenti, nel medesimo pasto.
CAPITOLO 12 IL CAFFE’, IL TE’ E IL SALE
Gli alimenti più compatibili sono resi indigesti a causa delle sostanze tossiche, quali il caffè, il tè, il sale.
Il caffè e il tè inibiscono la digestione degli alimenti nello stomaco, non solamente a causa delle sostanze tossiche che racchiudono, ma anche a causa dello zucchero che solitamente li accompagna.
La credenza popolare vuole che il tè aiuti la digestione, ed è lo stesso di parecchie tisane cosiddette digestive.
In verità, si confonde l’indigestione totale con la digestione totale! Con queste bevande, una digestione difficile (pesantezza, sonnolenza, gonfiori) è trasformata immediatamente in indigestione totale, con la diluizione dei succhi e la loro inibizione.
Tutto il bolo alimentare passa, senza essere stato digerito, né assorbito, nelle feci diventate voluminose, maleodoranti, non formate, e sporchevoli, l’indomani.
I condimenti di qualsiasi genere inoltre inibiscono la digestione stomacale, a causa dell’irritazione dello stomaco che essi generano e probabilmente inibiscono anche la digestione intestinale.
Il sale inibisce la digestione stomacale.
Vi sono parecchi prodotti, molto venduti nei negozi di regime, che sono fatti con ortaggi in polvere, che contengono alghe marine molto salate, o alle quali si aggiunge sale. Essi inibiscono la digestione stomacale, a volte per ore.
Gli alimenti più compatibili sono così resi indigesti da queste sostanze.
CAPITOLO 13 LA CIPOLLA, L’AGLIO, LO SCALOGNO E LA MOSTARDA
Anche la cipolla, l’aglio e lo scalogno, il ravanello nero o rosa e tutti gli altri alimenti della stessa famiglia, contengono molto olio di mostarda che irrita il tubo digerente, su tutta la sua lunghezza e inibiscono la digestione.
Il rafano, la mostarda, il ravanello bianco e rosso, il ravanello rosa e nero, provocano molta irritazione.
Sarebbe dunque saggio astenersi da queste sostanze che ritardano, inibiscono o alterano la digestione piuttosto che ricorrere poi ai rimedi.
CAPITOLO 14 I CONDIMENTI, LE SPEZIE E GLI AROMATICI
La natura non aggiunge spezie al latte materno e il gusto aguzzato del neonato trae un piacere sicuro dal sapore del latte.
Nessuna aggiunta mordente è richiesta per rendere accettabile ai sensi non pervertiti dei suoi neonati il latte della madre in buona salute.
I condimenti comprendono: il pepe, la mostarda, la harissa, gli aromi dolci, come il timo, ecc.
Essi sono tutti indigesti ed irritanti. Passano lungo il tubo digestivo senza essere assorbiti. E’ lo stesso per il sale, meno grave tuttavia.
I condimenti non sono alimenti.
I crauti, l’aceto, la mostarda, le spezie di tutte le specie, lo zenzero, la cannella, il chiodo di garofano, il pepe nero, o rosso, il peperoncino, la moscata, i profumi, le salse, tutti questi prodotti non sono digeriti. Essi irritano il tubo digerente, su tutta la sua lunghezza, una decina di metri circa, dalla bocca all’ano. Essi provocano le emorroidi, dei bruciori. Non li si sente che nella bocca e nell’ano, poiché i nervi si trovano solo in queste estremità, all’entrata e all’uscita del tubo digerente.
Queste sostanze non hanno alcun valore nutritivo, esse provocano una secrezione abbondante di muco protettivo, e niente succhi digestivi utili.
Secondo gli esperimenti di Beaumont, essi ritardano la digestione.
Gli alimenti più compatibili sono resi difficili da digerire quando si usano dei condimenti.
UN’ESPERIENZA PERSONALE
Mosséri ricevette in dono del timo e cominciò a usarlo sulle patate cotte. Dopo qualche tempo si domandò da cosa provenisse la sete che aveva e che è un sintomo dell’uso di sostanze nocive che provocano indigestione. Ne interruppe l’uso e, la sete sparì. Analogo effetto gli produceva la cannella.
Bisognava che lui trovasse il piacere altrove che nelle fantasie alimentari!
CAPITOLO 15 I FARINACEI
Mosséri distingueva tra grandi farinacei - cereali e le radici (patate, topinambur, rutabaga, carote, sedano-rapa, ecc.), medi e piccoli farinacei, che contengono poco amido (cavolfiori, carciofi, fagioli verdi, cavoli, bietole, peperoni, ecc.)
Mosséri escludeva dai farinacei i legumi, poiché contengono una forte proporzione di proteine.
Il dietologo Carlton Frederick era il più autorevole degli USA e affermava che non si devono mangiare più di due alimenti ricchi di zucchero o in amidi, nel medesimo pasto, altrimenti si dovranno prendere anche vitamine B, bicarbonato di sodio e andare da uno specialista in artritismo o in malattie degenerative.
Ma gli igienisti pensano che questa regola si possa applicare solo ai piccoli farinacei, anche in numero maggiore, cioè mescolare i cavolfiori, i cavoli, i fagioli verdi, le carote, ecc.
I GRANDI FARINACEI CONCENTRATI
Il pane,
I cereali, grano, miglio, mais, saraceno, riso, ecc.
I legumi (piselli secchi, fagioli bianchi, lenticchie, fave secche, ceci, soia)
I FARINACEI MEDI
Patate, topinambur
Rutabaga
Tapioca
Igname,
Patate dolci
Cavolo rapa
Pastinaca
Ecc.
I PICCOLI FARINACEI
Cavolfiori
Fagioli verdi
Zucchine
Carote
Sedano rapa
Ecc.
Si possono dunque mescolare, senza alcun inconveniente, i piccoli farinacei nel medesimo pasto. Quanto ai farinacei semi-concentrati, bisogna stare attenti a non abusarne, quantunque si possano mescolarli tra loro o con i piccoli farinacei.
Infine, è preferibile evitare totalmente i farinacei concentrati, visto che essi contengono degli elementi azotati, oltre alla loro concentrazione amidacea.
Del resto, i grandi farinacei non sono nemmeno compatibili tra loro, né con i farinacei medi.
Per esempio, il pane non si sposa bene con le patate, poiché il corpo ha la tendenza a digerire quello che è il più facile, cioè le patate, e a trascurare il pane.
Da più di quarant’anni, la pratica igienista consiste nel consumare una grande insalata verde, senza pomodori, con i farinacei (crudità fresche, che comportano un’abbondanza di vitamine e sali minerali, sotto una forma autentica.
I COMPLEMENTI ALIMENTARI
Gli igienisti rifiutano i complementi alimentari e tutto ciò che esce dai laboratori. Una grande insalata verde, cruda, fornisce tutti gli elementi noti e ignoti, cioè quelli che esistono ma non sono stati ancora scoperti, in forma assimilabile.
Gli igienisti consigliano un solo alimento concentrato o semi-concentrato a pasto, per due ragioni.
1)....Il corpo digerisce il più facile, e trascura l’altro che fermenta.
2)....Due farinacei concentrati o semi-concentrati, fanno troppi farinacee, sicché le feci il giorno dopo hanno cattivo odore, perché hanno fermentato.
CAPITOLO 16 LA FRUTTA FRESCA
Quelli che hanno una digestione troppo debole, trovano beneficio a contenersi a una sola specie di frutta, consumati senza nessun altro alimento, a costo di cambiare frutto ogni volta.
Quanto a quelli che hanno una digestione accettabile, essi possono consumare parecchie varietà di frutta alla volta, piuttosto che una sola varietà.
Infatti, se si mangiano parecchie frutti dello stesso tipo, si rischia o di introdurre troppi acidi nell’organismo (arance) o di non digerirli convenientemente (pere) o di essere presto sazi (pompelmi), o di ricavarne un effetto diuretico (pesche).
Solo se si mangiano solamente mele, secondo Mosséri non c’è alcun inconveniente, poiché esse sono le regine della frutta.
Ecco perché un miscuglio di frutta attenua gli inconvenienti che uno di essi può avere. Inoltre, si è più soddisfatti del pasto, quando è variato.
LA MONOTONIA NELLA NATURA
Evidentemente, nella Natura, la regola generale è la monotonia. Un cane mangerà tutti i giorni la carne, un cavallo l’erba, senza mai stancarsi, né reclamare cambiamenti. Con la civilizzazione, la semplice natura non può più soddisfare nessuno.
Ecco perché, io non sono più a favore di una troppo grande semplicità, nel pasto, né della loro monotonia, dal momento in cui si ha la possibilità di variare. Ma non bisogna cadere nei pasti sofisticati, che non nutrono il corpo.
I SUCCHI
Certuni vivono del gesto elegante, al limite dello snobismo, di bere un succo.
Nondimeno, la Natura non ha creato i succhi. Questi ultimi passano troppo svelti nel tubo digerente, poiché nulla li trattiene, per essere ben digeriti, mentre il transito di un frutto intero è più lento e permette il versamento dei succhi digestivi, nonché il tempo necessario per la loro azione.
Ecco perché i succhi rischiano di provocare un’indigestione, seguita dalla fermentazione, soprattutto se li si beve d’un solo sorso. Bisognerebbe assorbirli lentamente.
Inoltre, la polpa che si scarta, contiene materie nutritive preziose e la cellulosa, cosiddetta indigesta, che spazza gli intestini e previene la costipazione.
LE BANANE
Le banane mature, come si mangiano, contengono molto amido, indigesto, e non sono dunque compatibili con alcun altro frutto.
I gorilla non ne mangiano, contrariamente alle altre scimmie, ma noi siamo apparentati piuttosto ai gorilla.
Mosséri ha osservato in seguito al consumo di banane dei sintomi di avvelenamento, che sono poco evidenti nelle persone già intossicate dal menu corrente, soprattutto se esse mangiano soltanto una o due banane. Tra questi sintomi ci sono le feci voluminose, maleodoranti, poco o per nulla formate, gusto dolciastro nella bocca, al risveglio, catarri, incrostazioni, febbri annuali.
Al contrario se si è disintossicati da un menù igienista, si sentono quei sintomi più nettamente che se si mangiasse come tutti, poiché si reagisce più rapidamente ai veleni.
Dopo un digiuno di tre giorni, interrotto con banane molto mature, ha sentito sintomi di leggera cistite, bruciori urinando, feci abbondanti, l’indomani, vescica irritata, sensibile. Lo stesso gli è successo rifacendo l’esperimento.
Inoltre sotto la pelle delle banane, c’è una sostanza che i drogati essiccano per fumarla come l’hashish.
Anche le prugne fresche o secche sono sconsigliabili perché contengono sostanze lassative.
In conclusione si possono mescolare tutti i frutti nel medesimo pasto, salvo le banane, le prugne, i cocomeri e il melone.
LA FRUTTA ACIDA
Al di fuori del limone, che non si mangia da solo, l’ananas è il frutto più acido che ci sia. Vi sono anche delle arance molto acide.
I frutti, acidi o non acidi, sono compatibili tra loro, e con tutti gli altri semiacidi.
Gli acidi che racchiudono tutti questi frutti sono dei veleni che il corpo deve eliminare, se vuole trarre beneficio dalle sostanze alimentari contenute nel frutto, questa eliminazione procede con l’aiuto delle riserve alcaline del corpo. Tuttavia, dopo la digestione, il frutto apporta al corpo di che colmare queste spese alcaline, e di più ancora.
Al contrario, se il frutto non è ben digerito, la seconda fase digestiva, non è eseguita e il frutto resta acidificante.
Le cause dell’indigestione dei frutti sono:
il consumo delle noci diverse (mandorle, nocciole, ecc.), anche in un altro momento della giornata poiché questi alimenti azotati diminuiscono il potere digestivo.
una stanchezza estrema durante il pasto,
un miscuglio incompatibile,
un’evidente mancanza di fame,
una contrarietà.
I malati gravi hanno beneficio a limitare i frutti troppo acidi, provvisoriamente, in attesa che la loro salute precaria si ristabilisca, sia pure di poco. Inoltre devono mangiare più ortaggi e crudità che frutti.
I frutti sono tutti compatibili con lo yogurt non zuccherato o con il latte cagliato consumato moderatamente.
I frutti non sono compatibili con i farinacei, - patate, ortaggi cotti, infatti, la loro acidità distrugge l’amilasi salivare (ptialina) e interrompe così la digestione di quei farinacei.
BISOGNA SBUCCIARE LA FRUTTA?
In generale, è meglio sbucciare la frutta, poiché essa è indigesta e si ritrova nelle feci. Vi sono parecchie eccezioni a ciò: le mele boskop, certe pere, le ciliegie - là si può mangiare la loro pelle, più tenera.
Inoltre, i trattamenti chimici sono concentrati sulla buccia e di vitamine ve ne sono abbastanza anche nella polpa, se si digerisce bene.
La frutta è compatibile con lo yogurt, ma non col formaggio, che è troppo concentrato.
LE COMPOSTE
La cottura distrugge le vitamine, i sali minerali e gli oligoelementi della frutta, pertanto le marmellate sono un sacrilegio, tanto più che è aggiunto loro lo zucchero industriale, che non è compatibile con quello della frutta (o fruttosio).
D’altra parte, le composte che si vendono sono infarcite di prodotti chimici, di conservanti, di coloranti.
LA MESCOLANZA FRUTTA/CRUDEZZE
Si possono consumare i frutti con le insalate verdi, le crudezze? Mosséri consigliava di mangiare frutta, per finire con la scarola e le crudezze, ma poi non si deve tornare alla frutta.
Altrimenti, per limitare lo zucchero, con la frutta si può benissimo consumare un grosso pomodoro, non di più, a causa dell’acido ossalico abbondante che vi si trova.
Le crudezze e le verdure possono essere condite col limone, l’olio, l’avocado e lo yogurt, come pure con un poco di formaggio semi-salato, grattugiato sull’insalata. Niente spezie, né sale, né aromatici.
LA MESCOLANZA FRUTTA/ORTAGGI
L’acidità dei frutti è un ostacolo alla digestione degli ortaggi cotti, poiché essa interrompe la produzione di ptialina, enzima necessario per la prima fase della digestione dei farinacei.
Ora, tutti gli ortaggi contengono un poco di farinacei, soprattutto le patate.
Se si è mangiato un solo frutto, allora bisognerebbe attendere che esso sia passato, prima di poter mangiare degli ortaggi cotti.
Ma se si vuole consumare un frutto dopo un pasto di ortaggi cotti, allora bisogna attendere la fine della digestione.
L’INDIGESTIONE PARZIALE
L’indigestione e la conseguente espulsione del cibo non digerito comporta per l’organismo il mancato riassorbimento dei succhi gastrici che sono costati cari all’organismo. Infatti, il digiunatore si sente più forte di chi ha la diarrea o la dissenteria.
Inoltre, l’indigestione provoca la fermentazione, la quale produce alcol e acido carbonico che avvelenano il corpo.
Per sapere se si digerisce totalmente o parzialmente ciò che si mangia, è sufficiente vedere lo stato delle feci. Esse devono essere:
-....Formate
-....In piccola quantità
-....Inodori
-....Rapide
-....Non sporchevoli
-....Senza gas.
La maggioranza delle persone hanno feci maleodoranti, nauseabonde, abbondanti, talvolta costipate, con dei gas brucianti che farebbero fuggire un’armata di assalitori.
LE TARTINE ALLA FRUTTA
Noi abbiamo visto che cosa bisogna pensare della mescolanza frutta/amido. Una sola goccia di acido distrugge la ptialina necessaria alla digestione amidacea.
Ecco perché le torte e le tartine alla frutta sono indigeste. Allo stesso modo di tutti dolci ai quali sono stati aggiunti dei frutti, fossero pure dei canditi, sono indigesti.
Infatti, questi dolci racchiudono tre ingredienti incompatibili:
-....l’amido
-....lo zucchero
-....l’acido
Vi sono due incompatibilità: amido/zucchero -amido/acido.
LA FRUTTA CON LO YOGURT
Si possono consumare i frutti freschi con lo yogurt purché non zuccherato. Infatti, lo zucchero non è compatibile con quello della frutta.
Anche il consumo di formaggio bianco dopo i frutti provoca una certa difficoltà digestiva, dei gonfiori - è troppo concentrato - a meno di limitare la quantità al minimo.
Peggiore ancora è il mangiare i formaggi fermentati, i quali sono tossici. I formaggi cotti sono meno nocivi. Ma lo yogurt è il più accettabile.
Certi formaggi bianchi, freschi, appena salati, sono accettabili a piccole dosi.
IL MISCUGLIO FRUTTA FRESCA/SECCA DOLCE
Si può mangiare della frutta fresca e secca dolce insieme - soprattutto in inverno - a patto di essere digiuni, attivi fisicamente e di non consumarne molta.
IL MISCUGLIO FRUTTA/LATTE
Il latte è permesso ai bambini fino all’età di 7/8 anni. Non può essere digerito dagli adulti.
I bambini possono fare questo miscuglio senza disturbi, poiché essi possiedono nello stomaco la ghiandola che secerne la rennina (N.d.T.: da chiamare preferibilmente chimosina, per non confonderla con la renina), enzima necessario alla digestione del latte.
Verso l’età di 7/8 anni, questa ghiandola si atrofizza e non secerne più niente. L’adulto deve infine essere svezzato, altrimenti vedrà le sue feci diventare chiare, molli, giallastre, nauseabonde e il fegato presto sopraffatto, che dà dei mal di testa.
Infine, il melone e il cocomero sono incompatibili col latte.
I FRUTTI FRESCHI
COMPATIBILI CON: --------------------- INCOMPATIBILI CON:
Gli altri frutti ---------------------------------Il melone e il cocomero
Le verdure ------------------------------------I farinacei
Le crudità -------------------------------------(patate ecc.)
La frutta secca -------------------------------Gli ortaggi cotti
CAPITOLO 17 LO YOGURT NATURALE
Gli adulti non possono digerire il latte ma possono consumarlo trasformandolo in yogurt. Non è valido il ricorso al succo di limone poiché esso non causa la moltiplicazione dei batteri benefici alla flora intestinale.
Si può comprare lo yogurt naturale, senza zucchero, ma è senza dubbio preferibile, se se ne ha il tempo, di farlo da sé stessi. Si vendono le yogurtiere, che sono molto pratiche.
Si può farlo anche senza apparecchio, nel modo seguente: comprare un vasetto di yogurt maturo, prelevarne un cucchiaino da caffè e versarlo in fondo a un vaso, versandoci a goccia a goccia del latte, girando con l’aiuto di un cucchiaio.
Si può utilizzare di preferenza del latte crudo, o al massimo del latte pastorizzato, intiepidito, ma mai sterilizzato perché non cagliererebbe.
Mettere il vaso in un locale caldo a 20-30°. Coprire appena, ma non troppo, poiché i batteri hanno bisogno di ossigeno. Due giorni basteranno affinché il latte cagli perfettamente.
Se precedentemente si è presa la precauzione di mettere il latte crudo nel frigo, allora si può scremarlo prima di cagliarlo, poiché la crema si irrancidisce durante la cagliatura. La crema può essere cosparsa sulle fragole, i datteri, i fichi secchi, l’uva secca.
Lo yogurt che si vende è senza dubbio addizionato con conservanti chimici e col sodio e può conservarsi abbastanza a lungo, mentre quello che si fa da sé si conserva solo alcuni giorni, nel frigo, curando di tirarlo fuori alcune ore prima di consumarlo, poiché non bisogna mangiarlo troppo freddo, altrimenti procura indigestione e diarrea.
Il latte crudo, messo al caldo, come indicato, caglia da sé, ma occorrono parecchi giorni. Ecco perché lo si insemina con uno yogurt fatto in precedenza o col presame.
Come sorgente di calore, si può mettere il latte a cagliare in una yogurtiera o in una scatola di cartone, chiusa, riscaldata all’interno con una lampada elettrica.
Quando il latte cagliato diventa vecchio, si acidifica sempre più. Lo si sgocciolerà allora su un tessuto sospeso sul lavandino. E’ formaggio bianco.
Mosséri ritiene che l’uomo adulto non dovrebbe consumare il latte, neanche sotto la forma di yogurt: esso è solo una concessione straordinaria da lasciar passare, purché non se ne abusi.
Comunque, lo yogurt è compatibile con tutti i frutti, freschi o secchi e con le crudezze, ma non con i farinacei o gli ortaggi cotti.
RICETTA
Ecco una ricetta succulenta per le 16:
in una grande insalatiera, tagliare a pezzettini una lattuga, alcuni cetrioli, pomodori, carote, sedano coste o rapa, prezzemolo, una cipolla sminuzzata da due giorni e lasciata all’aria affinché non sia più piccante.
Aggiungere olio d’oliva, olive nere, succo di limone. Versare sopra il tutto una tazza di yogurt naturale.
Non usare aceto, spezie, aromi, sale, lieviti, condimenti.
Si può spolverizzare di cavolo rosso, secco in polvere.
Si può anche aggiungere uva secca o maionese, al massimo della groviera, grattugiata, formaggio fresco senza sale o semi - salato sbriciolato, ma ciò farebbe troppi ingredienti.
Per ciò che riguarda il sale, le olive nere ne contengono e ciò basta ampiamente. Quanto alle spezie e agli aromi, come per la mostarda, nessuna dose è accettabile: sono due veleni violenti, cento volte più nocivi del sale.
Il lievito è un fattore di fermentazione, dunque da evitare. E’ ricco di certe vitamine, ma che ha troppi inconvenienti: gas, ecc.
Gli aromi, fossero dolci come il timo, sono delle piante naturali, ma contengono veleni. E’ sufficiente, per rendersene conto, di mangiarne una buona manciata, da soli. Il prezzemolo si può usare moderatamente, come per la cipollina.
Il succo di limone è permesso sull’insalata, a condizione che il pasto non contenga farinacei, né ortaggi cotti. Infatti, gli ortaggi cotti e le patate non possono essere digeriti in presenza di un acido, citrico in questo caso.
L’aceto è un veleno a causa della presenza dell’acido acetico e dell’alcol. E non si può mangiare lo yogurt con ortaggi cotti poiché gli ortaggi cotti contengono un poco d’amido e lo yogurt contiene acido lattico.
Si può consumare lo yogurt con la frutta dolce, come i datteri, i fichi secchi, l’uva secca e le banane secche o cotte.
CON LO YOGURT
ALIMENTI COMPATIBILI: ------------ ALIMENTI INCOMPATIBILI:
Verdure ----------------------------------------Farinacei (patate, ecc.)
Crudità, pomodori----------------------------Ortaggi cotti
Frutta fresca
Frutta secca
Limone
L’avocado
La crema
CAPITOLO 18 LE VERDURE E LE CRUDEZZE
Negli USA esiste una tendenza igienista che raccomanda un regime esclusivamente frugivoro. Mosséri ha citato parecchie testimonianze nel suo libro, L’ANTIME’DECINE, di persone che seguono un regime esclusivamente di frutta, e che ne sono soddisfatte, perfino incantate, dopo sette fino a dieci anni di pratica.
Questa tendenza diretta da T. C. Fry, un igienista nuovo sulla scena professionale, si basa, per raccomandare questo regime, sull’esperimento realizzato allo zoo di San Diego, sui gorilla.
Tuttavia, gli è stato riferito che uno zoologo giapponese ha notato che in una riserva, nel nord del Giappone, l’inverno i gorilla vivevano in un clima rigido, nella neve e si accontentavano di verdure e crudezze, trascurando i frutti che erano stati messi a loro disposizione.
Si vede così che i gorilla preferiscono i frutti in estate e le verdure con le crudezze in inverno.
Ciò conforta l’esperienza igienista secondo la quale i malati cronici farebbero meglio ad accordare la loro preferenza agli ortaggi, piuttosto che alla frutta.
Così le persone in buona salute possono mangiare:
70% di frutta.
30% di verdure, di crudità, ortaggi e patate.
Al contrario, i malati possono mangiare:
30% di frutta
70% di verdure, di crudità, ortaggi e patate.
Infatti, l’abuso di frutti provocherà:
un’orina troppo frequente, giorno e notte,
un’insonnia parziale, in piena notte,
delle carie dentarie,
degli ascessi dentari,
del nervosismo,
ecc.
Notare di passaggio, che dal punto di vista botanico, i cetrioli, i peperoni, i pomodori, sono dei frutti poiché essi hanno un fiore.
CONDIMENTI
PROIBITI: ----------------------------------- PERMESSIAceto-------------------------------------------Limone
Mostarda -------------------------------------Yogurt non zuccherato
Spezie ------------------------------------------Olive nere
Aromi dolci -----------------------------------Prezzemolo
Sale ---------------------------------------------Maionese
Cipolla fresca ---------------------------------Formaggio bianco appena salato
Aglio fresco -----------------------------------Groviera grattugiata
Formaggi fermentati -----------------------Cipolle spezzettate l’antivigilia
----------------------------------------------------Formaggio poco salato,
----------------------------------------------------bianco, sbriciolato
Chi ha difficoltà a mangiare le verdure e le crudezze, senza sale, senza aceto e senza mostarda, può condirle, utilizzando al posto di queste sostanze nocive, yogurt, limone, groviera grattugiata, olive nere, maionese, o formaggio fresco appena salato, ma non fermentato.
Le crudità sono compatibili con i frutti secchi come i datteri, i fichi secchi, le banane secche, l’uva secca o le banane cotte. Si possono tagliare in pezzi tutti questi frutti e mescolarli in insalata, per aggiungerli sulle crudezze tagliate in una grande insalatiera.
L’INSALATIERA DI CRUDEZZE
Questa insalatiera sarà consumata nel pomeriggio o poco prima del pasto della sera, se non prima di dormire.
Si taglieranno in piccoli pezzi, in una grande insalatiera le crudezze seguenti:
lattuga o scarola,
cetriolo,
sedano coste o rapa,
pomodoro,
peperone rosso,
indivia,
Condire con:
limone,
olive nere tagliate,
cipolla spezzettata l’avanti vigilia (affinché perda il suo piccante),
olio di oliva o di noce,
prezzemolo o erba cipollina, colti freschi.
Si può aggiungere facoltativamente, al posto dell’olio:
uva secca. Fichi secchi tagliati in piccoli pezzi,
datteri senza il nocciolo,
succo di fichi ammollati la vigilia,
succo d’acero che si trova nei negozi di regime,
crema sterilizzata o raccolta dal latte crudo messo la vigilia in frigo.
LA PRESENTAZIONE DELLE CRUDEZZE: UN ESEMPIO EDUCATIVO PER I BAMBINI
E’ raccomandabile disporre le crudezze, su un vassoio, affinché esse siano un festino per gli occhi.
Avevo una giovane Austriaca che faceva dei disegni meravigliosi, semplicemente con delle carote tagliate, delle lattughe, del finocchio, del prezzemolo, dei pomodori e altre crudezze. Presentava dei motivi in forma di cuore, di un abbozzo di albero, o di lettere di alfabeto per ciascun commensale o paziente, riproducendo le sue iniziali. I miei digiunatori erano tutti entusiasmati, rapiti e incantati da tanta attenzione.
I bambini soprattutto apprezzano una tale presentazione, la quale aiuta a insegnare ai figli il regime igienista.
I bambini, se lo desiderano, possono bere del latte tiepido, poi mangiare delle crudezze a volontà. Il latte è compatibile con le crudezze.
Infine, Mosséri ritiene probabile che le crudezze siano compatibili con il melone e il cocomero, cominciando col melone e il cocomero.
Gli alimenti che si possono apprezzare crudi non devono essere mangiati cotti. Esempio: le carote, il finocchio, il sedano rapa o a coste, le fave verdi tenere con i loro baccelli interi, il peperone rosso, le scarole, le lattughe, ecc.
Tutto è questione di abitudine e di evoluzione mentale personale con i condimenti permessi aiuteranno a mangiare tutte le crudezze e a gradirle. Mosséri mangia con delizia e senza condimento la salsefrica cruda, che il sapore molto fine delle mandorle, il sedano-rapa crudo, che ha il sapore delle noci di cocco, i topinambur crudi, succulenti con la loro buccia, le fave verdi tenere, con i loro baccelli.
Infine, è meglio masticare adeguatamente le crudezze, piuttosto che consumarle in succo, poiché il succo passa troppo in fretta prima di essere digerito. Inoltre, la cellulosa non digerita serve a spazzare gli intestini, mentre la parte di cellulosa digerita procurerà beneficio al corpo, per mezzo di ciò che essa apporta, ma non è proibito di quando in quando, di bere il succo delle crudezze, di cui si può fare talvolta il miscuglio. Esempio: succo di carote e di sedano coste - succo di finocchio e di carote.
Mosséri riunisce sempre la polpa al succo, in seguito. E’ delizioso, soprattutto quando si copre tutto con uno strato di crema con delle uve secche sopra.
LE CRUDEZZE
COMPATIBILI CON:------------------------INCOMPATIBII CON:------------------------------------------------------------------------------
I farinacei (patate, topinambur, ecc.) -------------Non consumare un poco
Gli ortaggi cotti-------------------------------------di frutta e un poco di crudezze
Il latte--------------------------------------------------a più riprese, passando
Lo yogurt----------------------------------------------dall’uno all’altro
La crema-----------------------------------------------ma finire totalmente
L’avocado---------------------------------------------con la frutta,
Il melone e il cocomero------------------------------prima di passare
La frutta fresca----------------------------------------alle crudezze
La frutta secca-----------------------------------------o viceversa.
Fu verso l’inizio del XX° secolo che il dottor Hay, medico americano, scoprì l’esistenza delle compatibilità alimentari. Fu il primo a fare delle ricerche, in questo campo fino ad allora sconosciuto.
Nessuno sospettava l’esistenza di incompatibilità alimentari dovute a certe cattive mescolanze. Egli studiò la concordanza di ciascun alimento con tutti gli altri, ad uno ad uno.
Così, per esempio, egli cominciò con le mele e cercò di scoprire se erano compatibili, dal punto di vista digestivo, con le pere, le arance, le patate, il pane, la carne, le uova, e così di seguito, con tutti gli alimenti.
Dopo il dottor Hay, Shelton fece uno sforzo considerevole per mettere a punto delle regole portanti sulle combinazioni, basandosi per quanto possibile, sulla fisiologia della digestione.
In questo libro, l’autore ha semplificato questo studio, limitandolo ai soli alimenti specifici alla nostra specie. Ha tentato di definire delle regole semplici, poco numerose, alla portata di tutti, essendo il suo scopo la ricerca della salute naturale.
17/10/19
di
Albert Mosséri
INDICE
CAPITOLO 1: ATTENDIAMO LA FAME ED ELIMINIAMO I PASTI A ORARI FISSI
IMPARARE AD ASCOLTARSI
EVITARE LA STIMOLAZIONE
EVITARE ANCHE LA SIMULAZIONE
LE CONTRAZIONI GASTRICHE
UNA SENSAZIONE DELIZIOSA
QUANDO SI AVVERTONO I PROPRI ORGANI
BISOGNA SCEGLIERE IL MOMENTO MIGLIORE
COME FARE PER AVER FAME?
CAPITOLO 2; SCOPERTA DELLE COMBINAZIONI ALIMENTARI
UNO STUDIO LIMITATO AGLI ALIMENTI SPECIFICI
COME FARE DELLE DEVIAZIONI
CIO’ CHE HA FALSATO LE OSSERVAZIONI DI SHELTON
CAPITOLO 3: COME SI NUTRONO GLI ANIMALI NELLA NATURA
L’OPOSSUM
IL PICCIONE
L’UOMO DI ALTRI TEMPI
IL MENU’ EQUILIBRATO: UN MITO
UN SOLO ALIMENTO A PASTO?
CAPITOLO 4: LA DIGESTIONE
NELLA BOCCA
NELLO STOMACO
I GRASSI COMPLICANO LA DIGESTIONE
LE FRITTURE
NEL DUODENO
NEL DIGIUNO
UNA CATENA PROGRESSIVA
PROCESSI INVOLONTARI
CAPITOLO 5: ATTENZIONE AI MISCUGLI INDIGESTI
COME SAPERE SE TALE MISCUGLIO E’ INDIGESTO?
LE TESTIMONIANZE
I DIGESTIVI
CAPITOLO 6: GLI ATTARDATI DEL REGIME COMPATIBILE
A QUELLI CHE VOGLIONO DEFILARSI
I PRETESTI FUTILI
NON CONFONDERE DIGESTIONE E METABOLISMO
ALTRE OBIEZIONI.
IL MISCUGLIO AMIDO/AMIDO
IL MISCUGLIO FRUTTA/PANE
IL MISCUGLIO PROTEINE/FARINACEI
GLI SCIENZIATI ATTARDATI
VI SONO DEI LIMITI ALLE CAPACITA’ ENZIMATICHE DELLO STOMACO
CAPITOLO 7: FECI INODORI
I TEMPI DELLA DIGESTIONE
DIARREA O VOMITO? E’ SECONDO LA VOSTRA SALUTE, BUONA O CATTIVA
LE MESCOLANZE
E I FISIOLOGI?
CAPITOLO 8: ESPERIENZA SUI MALATI CON GLI ALIMENTI COMPATIBILI
CAPITOLO 9: LE COMBINAZIONI NATURALI
LA SPECIFICITA’ ALIMENTARE PREVALE SULLA LORO COMPATIBILITA’
GLI ALIMENTI RICCHI DI PROTEINE FALSANO IL PROBLEMA
COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI PROTEICI
DIGESTIONE DELLE COMBINAZIONI NATURALI
CAPITOLO 10: ESPERIMENTI DI LABORATORIO
LA DIGESTIONE SALIVARE DEI FARINACEI
QUATTRO ESPERIMENTI
LA MASTICAZIONE
GLI ALIMENTI CHE SAZIANO: ZUPPE, MUESLI, PIZZA.
LO ZUCCHERO INTERROMPE LA PRODUZIONE DI PTIALINA.
LE QUATTRO REGOLE PER I FARINACEI
GLI SCIENZIATI SI DEFILANO
CAPITOLO 11 - IL VINO E L’ACETO
L’ACETO, LE SALAMOIE, I CRAUTI, E I CETRIOLINI SOTT’ACETO
GLI ACIDI CONTRO I FARINACEI
L’ALCOL E I SOSTITUTI DEL LIEVITO
CAPITOLO 12: IL CAFFE’, IL TE’ E IL SALE
CAPITOLO 13: LA CIPOLLA, L’AGLIO, LO SCALOGNO E LA MOSTARDA
CAPITOLO 14: I CONDIMENTI, LE SPEZIE E GLI AROMATICI
UN’ESPERIENZA PERSONALE
CAPITOLO 15: I FARINACEI
I GRANDI FARINACEI CONCENTRATI
I FARINACEI MEDI
I PICCOLI FARINACEI
I COMPLEMENTI ALIMENTARI
CAPITOLO 16: LA FRUTTA FRESCA
LA MONOTONIA NELLA NATURA
I SUCCHI
LE BANANE
LA FRUTTA ACIDA
BISOGNA SBUCCIARE LA FRUTTA?
LE COMPOSTE
LA MESCOLANZA FRUTTA/CRUDEZZE
LA MESCOLANZA FRUTTA/ORTAGGI
L’INDIGESTIONE PARZIALE
LE TARTINE ALLA FRUTTA
LA FRUTTA CON LO YOGURT
IL MISCUGLIO FRUTTA FRESCA/SECCA DOLCE
IL MISCUGLIO FRUTTA/LATTE
I FRUTTI FRESCHI
COMPATIBILI CON: --------------------- INCOMPATIBILI CON:
CAPITOLO 17: LO YOGURT NATURALE
RICETTA
CON LO YOGURT
ALIMENTI COMPATIBILI: ------------ ALIMENTI INCOMPATIBILI:
CAPITOLO 18: LE VERDURE E LE CRUDEZZE
CONDIMENTI
PROIBITI: ----------------------------------- PERMESSI
L’INSALATIERA DI CRUDEZZE
LA PRESENTAZIONE DELLE CRUDEZZE: UN ESEMPIO EDUCATIVO PER I BAMBINI
LE CRUDEZZE
COMPATIBILI CON:------------------------INCOMPATIBII CON:
CAPITOLO 19: LA CARNE, IL PESCE E IL PANE
MALATTIE PROVOCATE DALLA CARNE
MALATTIE PROVOCATE DAL PANE E DAI CEREALI
CAPITOLO 20: GLI ORTAGGI E LE RADICI SEMI - COTTE
LISTA DEGLI ORTAGGI ------------------------------ LISTA DELLE RADICI
GLI ORTAGGI COTTI E LE PATATE
COMPATIBILI CON: -----------------------------INCONPATIBILI CON.
CAPITOLO 21: METODO DI COTTURA
LE FRITTURE
ORTAGGI CORIACEI --------------------------- ORTAGGI TENERI
CAPITOLO 22: QUALE PENTOLA UTILIZZARE
CAPITOLO 23: LE NOCI VARIE
NOIE PROVOCATE DALLE NOCI VARIE
CAPITOLO 24: I FORMAGGI
FORMAGGI
FERMENTATI --------A PASTA COTTA ---- BIANCO FRESCO
CAPITOLO 25: LA SEPARAZIONE DEGLI ALIMENTI NELLO STOMACO
CAPITOLO 26; LA FRUTTA SECCA DOLCE
LISTA DELLA FRUTTA SECCA DOLCE
I DATTERI
L’UVA SECCA
LE BANANE ESSICCATE
I FICHI SECCHI E LE ALBICOCCHE SECCHE
QUANDO MANGIARE I FICHI SECCHI DOLCI
IL PIATTO DI CRUDEZZE DISSEMINATO DI FRUTTA SECCA.
DESSERT, MA DOPO UN INTERVALLO
PER I BAMBINI
I FRUTTI SECCHI DOLCI
COMPATIBILI CON: ---------- INCOMPATIBILI CON:
CAPITOLO 27: IL LATTE
IL LATTE
COMPATIBILE CON: --------INCOMPATIBILE CON:
CAPITOLO 28: IL MELONE E IL COCOMERO
CAPITOLO 29: LE SCAPPATELLE FATIDICHE E INCOMPATIBILI
IL VINO, LA BIRRA, ECC.
IL CAFFE’, IL TE’, IL CACAO
LE TORTE, IL CIOCCOLATO, I DOLCIUMI
LE VIVANDE CONSERVATE SOTTO SALE, LE SOSTANZE SPEZIATE.
I FORMAGGI, LA CARNE, IL PESCE, LE UOVA, I LEGUMI
IL PANE, IL RISO, LE PASTE
TABELLA DELLE SCAPPATELLE INCOMPATIBILI
CAPITOLO 30: L’IMPORTANTE E L’ACCESSORIO
CAPITOLO 31: GLI ALIMENTI CHIMICI
ANZITUTTO, VERIFICATE SE L’ALIMENTO E’ SPECIFICO
CAPITOLO 32: L’INTERPRETAZIONE DEI SINTOMI QUANDO SI CAMBIA REGIME
BUONO O CATTIVO?
CAPITOLO 33: IL SISTEMA IGIENISTA
LA NOSTRA APPARTENENZA BIOLOGICA
LE MALATTIE ACUTE
LA SCIENZA IGIENISTA
CAPITOLO 34: I VELENI NEGLI ALIMENTI NATURALI
CAPITOLO 35: LE NOCI VARIE
CAPITOLO 36: QUALI ALIMENTI PER I MUSCOLI
LA DISTRUZIONE CELLULARE NEGLI ATLETI
DA DOVE TRARRE LE PROTEINE
GLI ALIMENTI AZOTATI UTILI
LA FORZA DELL’ORANGO
LA PERCENTUALE DELLE PROTEINE
LEGGIAMO TRA LE RIGHE …
TABELLA DELLA COMPOSIZIONE PROTEICA DEGLI ALIMENTI FRESCHI E SECCHI
ORTAGGI, VERDURE E CRUDITA’
VARIE
TABELLA GENERALE DEGLI ALIMENTI COMPATIBILI SPECIFICI
IL REGIME IDEALE CONFORME ALLE LEGGI DELLA NATURA
RICETTE - CONSIGLI
A che cosa serve conservare delle pere per la fame, se non si è saputo, con l’igiene, conservare la fame per le pere?
Il termine "fame" è utilizzato per designare due cose differenti:
1) uno stato di privazione, di carestia, di povertà, di mancanza. E’ evidente che questo stato porta alla denutrizione, a diverse malattie, da carenze, malattie che non esistono nei paesi dove regna l’abbondanza.
2) uno stato in cui l’individuo sente il bisogno di mangiare. E’ l’espressione di un istinto normale, che è il riflesso di una vita sana e vigorosa.
La fame dovrebbe assumere il posto di guida, di fronte alle nostre abitudini alimentari, invece di essere assente: essa ci avverte di questa necessità alimentare.
Senza di essa, noi navigheremmo come una nave senza bussola, alla mercé degli scogli e degli incidenti, poiché altrimenti diamo al corpo degli alimenti nel momento in cui non ne ha bisogno ed essi finiranno per opprimerlo.
La fame, anche, è la nostra sola garanzia per fornire, nel momento propizio, quello di cui l’organismo ha bisogno. E’ una guida preziosa. Bisogna cercarla, non sopprimerla. Seguiamola e rispettiamo i suoi ordini. Ne saremo ricompensati.
IMPARARE AD ASCOLTARSI
Noi dobbiamo imparare ad ascoltarci, e a interpretare correttamente le nostre sensazioni, poiché potrebbero essere inaffidabili, se pervertite, o depravate.
Per esempio, i fumatori apprezzano difficilmente il sapore dei frutti, perché il tabacco ha affievolito il loro naturale istinto dell’olfatto.
Un altro esempio, è quello di chi ha lo stomaco irritato dagli alimenti azotati, dalle spezie forti, dal caffè, dal vino, e immagina di avere fame.
Bisogna dunque saper riconoscere la vera fame dalla falsa fame, di cui verremo a dare un primo esempio.
Bisogna pazientemente apprendere il linguaggio delle nostre diverse sensazioni, come abbiamo fatto per apprendere l’inglese o il tedesco.
EVITARE LA STIMOLAZIONE
Bisogna evitare di ingannare sé stessi, usando uno stimolante, fosse esso anodino.
In effetti, la stimolazione è una chimera, un’illusione.
Con una tazza di caffè, al risveglio, ci s’immagina di ritrovare le forze, di svegliarsi, quando le si esaurisce.
Con il pepe, il sale, s’immagina di avere fame, quando queste sostanze ci avvelenano e forzano l’organismo a difendersi, con secrezioni acquose che non hanno niente a che vedere con i succhi digestivi.
Con i lassativi, si dà una sferzata agli intestini, si forzano ad agire, ciò che li indebolisce maggiormente, al posto di cercare le cause (il pane, i cereali e il formaggio).
EVITARE ANCHE LA SIMULAZIONE
Non cercare di simulare le funzioni naturali, quando esse tardano a manifestarsi, con mezzi ingannevoli e nocivi.
La diarrea provocata dai lassativi non ha niente a che vedere con una peristalsi normale, che dà delle feci normali. Nel primo caso le feci sono molli, nauseabonde, enormi, precedute da gas. Nel secondo caso, esse sono modellate, inodori, poco abbondanti.
Il torpore provocato dai sonniferi non ha niente a che fare con un sonno normale, riparatore:
la stimolazione del caffè non ha niente a che vedere con lo stato euforico normale che deriva da un’energia abbondante;
e infine la falsa fame - provocata con l’uso dei condimenti - non ha niente a che vedere con la fame vera che riflette una richiesta effettiva dell’organismo per del nutrimento.
LE CONTRAZIONI GASTRICHE
Certuni avvertono delle contrazioni dello stomaco, a intervalli regolari, cioè nelle ore dei pasti abituali.
Tuttavia, secondo il maestro igienista Shelton, alcuni fisiologi hanno constatato che tali contrazioni si possono avere anche introducendo un corpo estraneo, ad esempio un palloncino gonfiabile dall’esterno nello stomaco di un animale: esse sono dovute allo sforzo di espellere il corpo estraneo. Inoltre, la fame si poteva avere anche senza tali contrazioni.
Comunque, secondo lui, la fame si dovrebbe studiare nelle persone sane, non nei laboratori, ma piuttosto nei digiunatori assistiti da igienisti esperti.
UNA SENSAZIONE DELIZIOSA
Mosséri, aveva seguito circa tremila digiuno, al momento di scrivere questo libro, e affermava che talvolta la fame si fa sentire con un vuoto allo stomaco, poi essa sale nell’esofago e nella bocca, che si dilatano e si riempiono di saliva proveniente dalle ghiandole che ai due lati, sotto la lingua. Non si prova niente di doloroso, né mal di testa, né niente di penoso. E’ piuttosto una sensazione piacevole e deliziosa.
Al contrario, le sensazioni spiacevoli o dolorose dello stomaco, o alla testa, crampi, morsi di stomaco, i punti dolorosi, i crampi allo stomaco, tutti questi sintomi non sono dei segnali di fame, ma dei sintomi di gastrite, ovvero di infiammazione e congestione delle mucose gastriche, provocate dalle sostanze irritanti (pepe, sale, condimenti, caffè, vino), o dall’indigestione alimentare.
QUANDO SI AVVERTONO I PROPRI ORGANI
Una persona in buona salute non sentirà il suo fegato, né il suo stomaco, né il suo colon, né alcun organo del suo corpo. Dal momento che diviene cosciente di un organo qualunque, questo dimostra che c’è una congestione in quel posto: irritazione, richiamo di sangue, tossiemia, eliminazione, come aveva scritto Graham, uno dei pionieri dell’Igienismo, in Lectures on the Science of Human Life.
Tali sintomi sparirebbero astenendosi dal mangiare per qualche ora, fino a qualche giorno, raramente di più. Infatti, un paziente che aveva sofferto per sette giorni consecutivi, di bruciori atroci nello stomaco e all’esofago, si astenne dal mangiare, si riposò e tutto si sistemò al temine di questi sette giorni.
BISOGNA SCEGLIERE IL MOMENTO MIGLIORE
Colui che mangia senza avere fame, non avrà una digestione altrettanto buona di chi mangia con fame. Colui che trangugia sandwich in fretta non ne trarrà gran profitto, poiché il sandwich passerà in gran parte l’indomani, in feci abbondanti, molli, nauseanti e con del gas.
Bisogna mangiare sereni, non in collera o con la paura, preoccupati o ansiosi, agitati, in disputa, stato di affaticamento, febbricitanti o sofferenti, altrimenti gli alimenti non verranno mai a contatto degli enzimi.
Quando si gustano gli alimenti, questo favorisce la loro digestione. E’ essenziale che il cibo ci procuri un vero piacere.
Tuttavia, non si sa che la precipitazione, la fretta, la febbre, il dolore, sono un ostacolo alla digestione, e che non bisognerebbe mangiare durante questi momenti.
Sfortunatamente anche, i festini ci procurano molto piacere, piuttosto mentale che fisico, per le diverse portate, i numerosi gusti, i piatti delicati preparati, come per la compagnia piacevole, ma bisogna cercare di approfittarne al massimo senza pagare un prezzo troppo alto ingozzandosi ma limitando al minimo le degustazioni.
Infine parlare lungamente mangiando impedisce la buona masticazione: è una cattiva abitudine che bisogna bandire.
COME FARE PER AVER FAME?
Quando non si trova la più alta soddisfazione da ciò che si mangia, si deve digiunare, fino a quando non si sarà capaci di trovare tale soddisfazione.
Bisognerebbe aggiungere che esiste un limite pericoloso al digiuno che solo un igienista professionista competente può riconoscere.
Sfortunatamente, il meccanismo della fame è rovinato nelle persone malate. Per tale motivo è meglio ricorrere alla stabilizzazione del peso per tre giorni a due riprese. Quando si fa seguire un tale digiuno da un regime di eliminazione, la fame finisce per sbocciare come una rosa tardiva.
Era verso l’inizio del nostro ventesimo secolo che il dottor Hay, medico americano, aveva scoperto la questione delle combinazioni alimentari. Fu il primo a fare delle ricerche in questo ambito fino ad allora sconosciuto. Nessuno, prima di lui sospettava dell’esistenza delle incompatibilità alimentari, dovute a certe cattive mescolanze. Egli studiò, o piuttosto cercò di studiare la concordanza di ogni alimento con tutti gli altri, uno per uno.
Egli arrivò infine, alla conclusione che bisognava separare gli alimenti azotati (carne, noci, formaggi, …) dai farinacei (pane, patate, …).
Dopo il dr. Hay, venne Shelton il cui pensiero fu metodico.
Davanti all’immensità del compito e per spianare il terreno incolto lasciato dal suo predecessore, egli semplificò questo studio raggruppando gli alimenti secondo la loro categoria.
Così, egli raggruppò i frutti acidi insieme, i semi-acidi insieme, e i frutti dolci a parte. Lo studio divenne più facilitato in tal modo, ma bisogna riconoscere che sussisteva ancora un certo margine di errore, poiché esistono delle differenze anche notevoli tra le varie specie di uno stesso frutto.
Mosséri, a sua volta, limitava lo studio ai soli alimenti specifici alla specie umana.
Invece, Shelton pur non avendo mai servito, nella sua casa di cura, né carne, né pane, né cereali, li ha menzionati nel suo studio sulle combinazioni, ed è questo che ha indotto in errore tutti i suoi lettori e alcuni si sono serviti delle sue opere per raccomandare un regime dissociato, a base di carne, con l’intento di dimagrire. Non era lo scopo di Shelton.
UNO STUDIO LIMITATO AGLI ALIMENTI SPECIFICI
Secondo Mosséri, non avrebbe senso parlare di combinazioni alimentari a proposito di alimenti - come carne, pane, anche integrale, cereali pure integrali, condimenti, cottura al burro, fritture, formaggi fermentati, zucchero, magari grezzo, sale anche marino, olio raffinato, miele, latticini zuccherati - che sono la seconda causa di malattia per la specie umana. La prima è costituita dai veleni diversi, dalle medicine, e dai vaccini.)
Quando ci si nutre di alimenti specifici, destinati all’uomo, come la natura ce li presenta, allo stato crudo o quasi, non si dovrebbero commettere gravi errori, salvo quando se ne abusa. Si è presto saziati prima di poterne abusare, a meno di passare sopra alle ingiunzioni dell’istinto.
COME FARE DELLE DEVIAZIONI
Noi non tolleriamo il consumo della carne ma permettiamo che se ne mangi raramente come eccezione quando si è invitati, o nei week-end. A quel punto se si vuole sapere come combinarla diremo: "nessuna importanza!"
Quando si vuole fare una deviazione, perché cercare di renderla meno nociva? Ci si sentirebbe così la coscienza pulita, e si mangerebbe maggiormente del frutto "proibito".
Ho sempre consigliato a coloro che volevano prendere un gelato, di acquistarlo nella pasticceria più vicina, senza tener conto degli ingredienti, altrimenti si avrebbe la tendenza a credere che non è così nocivo, dopo tutto il male che ci si è fatti, e se ne mangerebbe maggiormente e più spesso.
CIO’ CHE HA FALSATO LE OSSERVAZIONI DI SHELTON
Ciò che ha falsato le osservazioni di Shelton nell’ambito delle compatibilità alimentari come in molti altri, è il consumo delle diverse noci.
In effetti, questi alimenti che il gorilla, nostro parente prossimo, evita, distruggono talmente il potere digestivo, che tutte le carte sono confuse, le osservazioni smussate. La loro digestione è molto difficile, almeno 4 ore, e l’indomani le feci sono nauseabonde, abbondanti, maleodoranti, ciò è la prova dell’indigestione. Ecco perché le ragioni che Shelton invoca nelle cattive combinazioni sbagliate delle noci, Mosséri le attribuiva alle noci, non a quelle combinazioni.
L’OPOSSUM
Si tratta di un genere di mammifero dell’America, la cui femmina possiede sotto il ventre una tasca, che si chiama sariga. Questo animale carnivoro non fa miscugli quando mangia la carne o i frutti.
Il consumo di miscugli complicati di alimenti non si incontra nella natura. Non solamente gli animali si attengono, strettamente, agli alimenti ai quali sono costituzionalmente adattati (quelli, precisiamolo, per i quali le loro secrezioni e i loro processi digestivi sono specialmente costituiti), ma essi si astengono dal mescolarli.
Così il carnivoro limita il suo pasto alla carne. Non mescola mai la carne alla frutta, al pane, né alle patate.
L’opossum si nutre di alimenti carnei e ama molto il frutto del cachi, ma non mescola questi alimenti.
IL PICCIONE
Quando era all’Università, un ricercatore si era interessato a una controversia che imperversava, nelle riviste di agricoltura.
Certuni dicevano che i piccioni erano gli amici del colono, poiché essi divoravano gli insetti e non mangiavano i suoi semi. Condannavano quelli che li uccidevano.
Cionondimeno lui non aveva mai ucciso un piccione che non avesse, nel suo gozzo, pieno di semi, e niente che questi.
Egli non aveva mai trovato insetti, mescolati ai semi, tanto da pensare di aver acchiappato i piccioni nel momento sbagliato della giornata.
L’UOMO DI ALTRI TEMPI
Quanto all’uomo, egli mescola gli alimenti da dovunque essi provengano.
Essendo così, egli pensa che un tale miscuglio di alimenti disparati è digerito così veloce e così bene, nel suo stomaco, quanto il regime della tigre lo è nello stomaco del montone.
Perché dobbiamo attenderci che le vie digerenti dell’organismo umano siano capaci di elaborare simili miscugli?
Si è affermato che le vie digestive umane normali hanno fronteggiato simili miscugli per secoli, "senza un sospiro". Ma le abitudini attuali dell’alimentazione non sono vecchie di parecchi secoli. I pasti dell’uomo fino a poco tempo fa, comprendevano due o tre alimenti ed erano molto semplici. Con parecchie eccezioni notevoli, anche i pasti delle classi agiate sono stati semplici, comparati alle pratiche alimentari dei nostri giorni.
Noi sappiamo, con l’esperienza di tutti i giorni, che i pasti semplici sono i più facili da digerire.
Al contrario, il bicarbonato di sodio o un altro equivalente sono il nostro dessert favorito e spendiamo ogni anno milioni per palliare i malesseri che seguono i nostri pasti.
Scriveva un antico igienista: accontentatevi di un solo piatto per pasto, e per questa scelta, consultate il vostro palato.
IL MENU’ EQUILIBRATO: UN MITO
Si vede che questa concezione medica del menù equilibrato è un errore. Da nessuna parte nella natura si incontra un’alimentazione equilibrata. La vacca non mangia menù equilibrati, il gorilla non mangia menù equilibrati, i cavalli non mangiano pasti equilibrati.
Gli animali nella natura, non quelli che sono domestici e nutriti dall’uomo, tendono a mangiare un solo alimento per pasto.
Anche quelli che mangiano un varietà di alimenti hanno tendenza a fare un pasto di un solo alimento.
UN SOLO ALIMENTO A PASTO?
I nostri predecessori igienisti evitavano spesso le incompatibilità alimentari raccomandando un solo alimento per pasto.
E potrebbe darsi che in fin dei conti, tutti i nostri sforzi per stabilire dei miscugli alimentari compatibili e concordanti, non siano che sforzi che ci deviano dalla via semplice della natura, ma senza soffrirne. Dr. Shelton Hygienic Review, N°11 vol. XXV.
Detto ciò, l’uomo civilizzato del XX° secolo, la cui mente è divenuta molto complicata, e che centellina i suoi alimenti altrettanto col suo palato, quanto col suo cervello e la sua immaginazione, potrà tornare indietro e soddisfarsi con dei menù semplici, limitati a un solo alimento, come i piccioni, i cani e i serpenti?
Mosséri, per questa ragione, riteneva essenziale trarre il massimo di soddisfazione da ciò che si mangia, ma col minimo di inconvenienti. Ecco perché tollererà i miscugli di frutti, quando essi sono compatibili, i miscugli di ortaggi quando sono concordanti, è raro che non lo siano totalmente.
La digestione è il termine applicato al processo dal quale i materiali complessi alimentari sono disintegrati in sostanze più semplici e preparati per entrare nella corrente sanguigna.
Per esempio, a partire dai farinacei, che il corpo non può utilizzare tali e quali, il processo digestivo li riduce a dei semplici zuccheri, che il corpo potrà impiegare.
A partire dalle proteine molto complesse, che il corpo non può utilizzare, il processo della digestione le riduce, ulteriormente, in aminoacidi che il corpo potrà impiegare.
Infine un processo simile di disintegrazione decompone i grassi in acidi grassi utilizzabili.
NELLA BOCCA
La digestione comincia nella bocca. Vi sono poi altre cavità: lo stomaco, il duodeno e il digiuno.
Ogni cavità ha un lavoro appropriato, differente da quello dell’altra. Ciascuna è approvvigionata di succhi digestivi e di enzimi a questo fine. La bocca, o cavità orale, fornisce la saliva che serve a inumidire e lubrificare l’alimento, e contiene la ptialina, enzima che inizia la digestione dei farinacei. Nella bocca gli alimenti sono anche masticati, ossia divisi in particelle minuscole, accessibili agli enzimi.
NELLO STOMACO
La seconda cavità è lo stomaco, o cavità gastrica. Dopo essere stati inghiottiti, gli alimenti, essi sono spinti nello stomaco, nel quale è secreto il succo gastrico che avvia la digestione proteica, con l’aiuto dell’enzima chiamato pepsina.
Lo stomaco secerne un altro enzima che fa scattare la digestione dei grassi, la lipasi.
Infine, nei bambini è secreto un altro enzima, che serve a cagliare il latte: si tratta della rennina (o chimosina), che non esiste più nell’adulto. Si vede dunque perché solo i neonati e i bambini fino a 7/8 anni, possono digerire il latte.
I GRASSI COMPLICANO LA DIGESTIONE
La lipasi gastrica è dunque l’enzima secreto nello stomaco per provocare la digestione dei grassi. Ma se il contenuto dello stomaco è acido, ciò sembra inibire l’azione di questo enzima, in modo che la digestione dei grassi è inibita.
E’, perciò, del tutto sconsigliabile mangiare grassi con i frutti acidi.
D’altra parte, i grassi inibiscono la secrezione del succo gastrico cioè ritardano la digestione degli alimenti proteici. I grassi (oli, burro, avocado) ritardano la digestione di qualsiasi alimento! Chi ha delle digestioni lunghe, farebbe meglio ad omettere totalmente i grassi dalla sua tavola.
LE FRITTURE
Quando gli alimenti sono ricoperti da grassi, come per le fritture o dal burro che fonde generosamente sul pane ancora caldo, il grasso non è digerito che nell’intestino tenue, se mai lo è.
Ad ogni modo, questo grasso ricopre così bene gli alimenti fritti, che i succhi digestivi non arrivano a digerirli. Essi scendono l’indomani in feci voluminose, molli, maleodoranti, con gas significativi.
Di fatto il solo calore della bocca basta per far fondere i grassi e ricoprire gli alimenti di olio e di burro, fossero assunti crudi. La crema che si trova nel latte ne ritarda la digestione. L’olio che si trova nelle noci diverse ne complica molto la digestione, che diventa impossibile.
La temperatura è un elemento che bisogna considerare in questo studio. Una frittura a 150°C non si può paragonare con una temperatura debole come quella della bocca o di un alimento semplicemente caldo.
Il processo della digestione è infinitamente più complesso.
Non c’è dubbio che i miscugli alimentari complicano questo processo, e che si avrebbe vantaggio nel consumare dei pasti semplici, col minimo di varietà.
Quando si mescolano diverse specie di alimenti incompatibili, si hanno dei problemi digestivi, visto che le capacità enzimatiche del corpo non sono illimitate.
Ciò vale soprattutto per gli anziani.
NEL DUODENO
La terza cavità nella quale gli alimenti sono versati, dopo lo stomaco, è il duodeno.
Essa è fornita di succo pancreatico, secreto dal pancreas, e che comprende tre enzimi incaricati della digestione proteica, amilacea e grassa, dopo quella dei processi salivari e peptici.
Questa digestione duodenale necessita di un ambiente alcalino. Ciò è reso possibile dal succo pancreatico e dalla bile che sono alcalini.
NEL DIGIUNO
Infine, la quarta cavità digerente si trova nel digiuno, nel quale gli alimenti sono veicolati, dopo il duodeno.
Là essi sono trattati da un succo alcalino, il succo intestinale o enterico, contenente enzimi che completano la digestione delle proteine, dei farinacei e dei grassi.
UNA CATENA PROGRESSIVA
Gli enzimi sono specifici nella loro azione. Quelli di una cavità preparano gli alimenti per l’azione di quelli della cavità successiva. Più una cavità compie bene il suo lavoro, migliore sarà quello della cavità seguente.
Insomma, tutto ciò che ostacola la digestione, in una qualsiasi delle sue fasi, ostacolerà il processo digestivo delle fasi seguenti.
PROCESSI INVOLONTARI
Non possiamo controllare coscientemente il processo della digestione che nella bocca.
Ma a partire dal momento in cui gli alimenti sono inghiottiti, essi entrano nel dominio dei processi incoscienti, involontari, della vita.
E’ soprattutto dalle fasi inziali dei fenomeni digestivi che dipende l’efficacia e il successo delle fasi seguenti.
In una delle pubblicità, si vedeva una scodella di cereali sui quali un ragazzino aggiungeva due cucchiaiate di zucchero bianco, una banana tagliata a fette, un pugno di uva secca, molto latte e della crema pasticcera.
Alla fine, un giovanotto affermò che ogni volta che mangiava una colazione come quella, aveva sempre dei bruciori. Ciò in realtà succede a milioni di persone.
Infatti, nessun apparato digerente noto o ignoto è adatto alla digestione di un pasto fatto con tali miscugli.
E’ stupido mangiare in tal modo e poi prendere dei medicinali per palliare i malesseri che ne derivano, spendendo ogni anno milioni, per acquistare medicinali contro l’acidità, per alleviare i malesseri gastrici, che sono quasi inevitabili, dopo un pasto di questo genere."
COME SAPERE SE TALE MISCUGLIO E’ INDIGESTO?
Non tutti soffrono tali noie, ma tutti avranno l’indomani delle feci maleodoranti, voluminose, diarroiche o costipate, sporchevoli, che richiedono l’uso di carta igienica, e accompagnate da gas nauseabondi. Da questo si saprà se si è consumato, il giorno precedente, un miscuglio indigesto.
Shelton cita il nome di diversi medicinali digestivi che contengono tutti del bicarbonato di sodio: Alkaseltzer, Tumm, Bellams, Peptobismal, Rolaids, Digel, ecc. e numerose persone impiegano sempre il vecchio rimedio di una volta, il bicarbonato di sodio. Altri usano il latte di magnesia.
Questi rimedi danneggiano soprattutto i reni incaricati di eliminarli. Sarebbe più saggio farsi vomitare stuzzicando la gola come facevano i Romani dopo il pasto o, meglio ancora, evitare queste noie, col semplice mezzo di consumare pasti senza miscugli incompatibili.
LE TESTIMONIANZE
Una signora della Pennsylvania ringraziava il suo libraio di averle suggerito l’acquisto di una copia del libro sulle combinazioni alimentari, poiché da anni soffriva di indigestione, di gas, di gonfiori, di malesseri autentici e di dolori e ora combinando bene gli alimenti non aveva più problemi senza bisogno di prendere antiacidi.
Parecchi altri avevano confermato a Shelton personalmente il medesimo fatto.
Un gran numero dei suoi lettori affermavano che essi di aver trovato un sollievo dal primo pasto compatibile. Altri ancora avevano detto che le cosiddette allergie erano svanite quando avevano imparato a nutrirsi di alimenti compatibili.
Secondo l’esperienza di Mosséri, i gonfiori e i gas sono provocati dagli alimenti proteici, come le noci e i formaggi, che è meglio sopprimere, e non cercare di combinare con altri alimenti compatibili.
Peraltro, quando si mangiano noci diverse o formaggio, si hanno gonfiori, pesantezza, gas e l’indomani delle feci cattive.
Chi si siede a tavola e mangia parecchi miscugli, dalla minestra al formaggio, passando per la pera e la frutta, è sicuro di soffrire di indigestione. Se prende l’abitudine di mangiare dei pasti complicati e di ignorare i suoi limiti enzimatici, come si fa correntemente dovunque, i malesseri addominali diventano cronici.
I DIGESTIVI
Una parola, prima di terminare con questo capitolo, sui medicinali ritenuti di aiuto alla digestione.
Nessun medicinale può aiutare la digestione, in quanto tale, poiché essa si fa coi succhi digestivi secreti e con nient’altro. Non si possono obbligare le ghiandole a secernere, se esse si rifiutano di ottemperare.
Questi rimedi danno sollievo dagli inconvenienti dell’indigestione semplicemente neutralizzando l’acidità prodotta dall’indigestione.
Poi, il corpo deve eliminare il bolo alimentare "neutralizzato" e i medicinali stessi, che sono i prodotti chimici.
Questa eliminazione finisce con lo spossare il fegato, i reni e imporre loro un compito pesante, cioè nel linguaggio corrente, una malattia epatica o renale.
Di quando in quando Mosséri leggeva sulla stampa dei racconti riferiti all’argomento degli alimenti compatibili da giornalisti ignoranti, che cercavano per così dire di fare un’analisi della questione.
Senza nemmeno discutere - ne sono all’altezza? sicuramente no, - questi giornalisti leggeri si accontentano di criticare superficialmente, senza nemmeno avanzare degli argomenti.
Essi sanno che il pubblico è dalla loro parte, cioè dal lato degli ignoranti e della maggioranza credula.
A QUELLI CHE VOGLIONO DEFILARSI
Un gran numero di persone non vorranno ascoltarlo. Esse diranno, o penseranno, che la loro esperienza personale ha loro mostrato che esse potevano, in tutta sicurezza, fare a meno di complicarsi la vita con le regole delle combinazioni alimentari.
Siamo, così, qualificati guastafeste?
Tutt’al più esse diranno che ciò può convenire per alcuni, ma non per loro. essi non vorranno cambiare nulla nella loro vita, nelle loro abitudini.
E nondimeno è sufficiente essere indiscreti e osservare lo stato delle loro feci, per rendersi conto che esse digeriscono assai poco di quello che mangiano.
In effetti, le loro feci sono nauseabonde, con dei gas maleodoranti, voluminose e non formate.
A che serve fare una doccia tutti i giorni, lavarsi con dei saponi profumati, utilizzare deodoranti, acqua di colonia, portare una camicia o un vestito lindo se dentro si è sporchi e marci?
Quando si possiede un tale ammasso in putrefazione negli intestini, i succhi digestivi, prodotti con grande spesa, per l’organismo, sono persi nelle feci. Le noie di salute non tarderanno ad annunciarsi, a meno che si preferisca nasconderle e non dire nulla, per colpevolezza, come se si riconoscessero i propri errori, ma non ci si volesse emendare.
I PRETESTI FUTILI
Se noi accettiamo il fatto evidente che una legge generale regola la fisiologia e la biologia e che l’umanità vi è soggetta, si comprenderà perché delle regole generali e strette possono essere stabilite, che coprono tutta l’umanità.
Ma alcuni avanzano, talvolta, un’altra obiezione per giustificare il rifiuto di qualsiasi sforzo, in vista di regolare il regime o di modificare le pratiche alimentari, affermando che il regime non è tutto nella vita. vi sono anche altre cose che importano.
Ma l’uno non impedisce l’altro. Evidentemente questa obiezione è sollevata da tutti quelli che si vogliono sfilare, che cercano una scappatoia, un pretesto per trascurare le discipline alimentari igieniche.
NON CONFONDERE DIGESTIONE E METABOLISMO
Certi autori, naturopati, avanzano degli argomenti usati affermando, contro la separazione delle proteine /farinacei, è che questa associazione è naturale, come nel grano e nelle leguminose, le quali contengono un forte tasso di questi due elementi nutritivi.
Un altro autore afferma che il corpo non può utilizzare le proteine in assenza di farinacei, la risposta è che le combinazioni appropriate riguardano l’apparato digerente, mentre l’utilizzazione delle proteine ha luogo nelle cellule. Il primo è un processo di digestione, mentre il secondo è un processo metabolico.
Un naturopata francese, André Passebecq, riferì l’esperimento realizzato da un certo Hutshinson, inglese, che aveva nutrito dei topi di proteine e di farinacei puri, ma dissociati in pasti separati.
I ratti così nutriti deperivano mentre quando le proteine e i farinacei non erano dissociati, i topi non deperivano. Ne trasse la conclusione che le proteine non dovevano essere dissociate dai farinacei, nel medesimo pasto.
In realtà ai topi si erano dunque dati da mangiare degli alimenti artificiali, nei quali si erano distrutti nella medesima occasione e con quel procedimento, gli altri componenti: vitamine, enzimi, sali minerali, oligoelementi. Quei ratti erano deperiti e morti, non per una questione digestiva, ma metabolica. Erano morti per denutrizione.
ALTRE OBIEZIONI.
Alcuni autori naturopati magari fingono di accettare il principio degli alimenti compatibili ma poi non lo seguono.
Dopo che Mosséri introdusse l’igienismo in Francia nel 1961, data della sua emigrazione, e dopo il successo del libro di Shelton sulle combinazioni alimentari, la situazione sembrava essere cambiata. Il pubblico vegetariano ammetteva senza difficoltà il principio degli alimenti compatibili.
Come i bagni di sole e l’aria pura avevano forzato la loro strada, a dispetto della medicina, gli alimenti compatibili forzeranno così il loro cammino a dispetto della resistenza degli attardati. Essi finiranno con l’ammettere gli alimenti compatibili, altrimenti saranno lasciati lontano, dietro.
Dire che gli alimenti compatibili sono difficili da afferrare, è svelare che non si è passata un’ora a studiarli.
IL MISCUGLIO AMIDO/AMIDO
1) Non si devono mescolare diversi amidi di natura differente, poiché un tale miscuglio sarebbe difficile da digerire.
2) Altro consiglio: sopprimere il piatto di amido, se si consuma un candito di mandorle, di arachidi o di nocciole.
3) Evitare di mescolare un alimento proteico con un amido nel medesimo pasto.
IL MISCUGLIO FRUTTA/PANE
Geoffroy rifiuta la regola dei frutti acidi, da non mescolare con gli amidi.
Si sono accusati frutti di incompatibilità col pane, col pretesto che gli acidi della frutta neutralizzano la ptialina, necessaria alla digestione degli amidi del pane…
Si sa ora che quella frutta, cosiddetta acida, è in realtà è temperata da sostanze alcaline, più abbondanti degli acidi, che essa racchiude.
Geoffroy consiglia sempre di consumare la frutta prima dei pasti, mai dopo. Sarà perché l’acidità della frutta consumata per prima ha avuto forse il tempo di passare, mentre, consumata per ultima rovina la digestione.
Mosséri spiegava questa faccenda dell’acidità della frutta, assai poco compresa.
Anzitutto, l’acido contenuto nella frutta arresta la digestione degli amidi, poiché questa non è possibile che in un ambiente alcalino.
Così, quando si mangiano patate con un’arancia, come dessert, l’acidità del frutto arresta di netto la digestione della patata. Ora, il tutto fermenta e esce, l’indomani, in feci orribili, nauseabonde, maleodoranti. Tutto ciò avviene, quantunque la frutta acida contenga anche sostanze alcaline, le quali però neutralizzeranno la loro acidità solo dopo la digestione.
E se, sfortunatamente, questa digestione non è compiuta, che un impedimento l’avesse arrestata, allora l’acidità della frutta rimane, non è temperata dalle sostanze alcaline e corrode l’organismo.
In tal momento ripugna di mangiare la frutta, soprattutto quella acida. Il gusto la rifiuta.
E’ questa la ragione per la quale gli igienisti limitano o proibiscono provvisoriamente la frutta acida a quelli la cui salute è troppo precaria, malandata, con un sistema nervoso rovinato.
IL MISCUGLIO PROTEINE/FARINACEI
Shelton voleva, al seguito del dottor Hay, che si separassero le proteine di farinacei, come la carne dal pane.
Passebecq riferiva che negli esperimenti si erano utilizzati amidi puri e proteine pure e che gli animali deperivano e morivano con essi. Mosséri rispondeva che tale esperimento mostra solo che gli alimenti puri sono inutilizzabili dall’organismo indipendentemente dalla loro combinazione.
Comunque, tali alimenti non sono entrambi adatti alla nostra specie.
GLI SCIENZIATI ATTARDATI
I poveri devoti della scienza non colgono il fatto evidente che l’abilità di scrivere una formula alimentare, in termini di chimica, di valore calorico, di struttura elementare o di tenore in vitamine non qualifica un uomo a prescrivere un regime per i malati, la cui digestione è spesso mediocre.
Vi è un numero di cose minute, tecniche, nell’arte di alimentare che solo quelli che possiedono un’esperienza pratica possono apportarla con successo.
Esse non si imparano in laboratorio e il bigotto che si crede imbevuto del suo cosiddetta sapere superiore, non le imparerà mai.
La conoscenza è riservata agli individui aperti di mente, che sono pronti a imparare. Tra questi dettagli tecnici importanti, nell’arte dell’alimentazione, si trova l’arte di combinare gli alimenti, affinché essi non violino i limiti enzimatici del sistema digerente.
Quando le persone sono giovani, la loro esperienza personale, insegna loro che il tabacco, la sovralimentazione, le mescolanze nocive, gli abusi sessuali, il caffè, il cioccolato, l’alcol, il tutto preso moderatamente, secondo la formula consacrata, non fanno loro del male.
Ma i malati, che non hanno una capacità digestiva normale, dovrebbero sorvegliare, da più vicino, i miscugli alimentari, come essi si vedono costretti a ridurre la ricerca del piacere, in altri campi. Gli igienisti hanno una grande esperienza nell’osservazione della digestione di un gran numero di malati, ricondotti con successo dalla malattia alla salute, senza l’uso di medicinali, né alcuna forma di trattamento, e affermano che certe mescolanze alimentari favoriscono la digestione, e che altre incoraggiano la fermentazione.
E’ ancora preferibile sopprimere tutti gli alimenti proteici, come fa il gorilla.
VI SONO DEI LIMITI ALLE CAPACITA’ ENZIMATICHE DELLO STOMACO
L’estensione dei disturbi che fanno seguito ai pasti, i bruciori frequenti al fondo dello stomaco, le feci maleodoranti l’indomani, talvolta la diarrea, dovrebbero convincere il più scettico che c’è una causa a questa indigestione nazionale.
Una prova con gli alimenti compatibili convincerà la persona intelligente che, se c’è una causa all’indigestione, le cattive mescolanze alimentari ne sono tra le più importanti.
In una persona sana, che digerisce quello che mangia, le feci devono essere:
1) ben formate;
2) inodori;
3) non sporchevoli (che non richiedono carta igienica);
4) rapide:
5) poco voluminose.
Chi può vantarsi di avere delle feci inodori, in un secolo in cui la pulizia è una virtù nazionale?
Chi può vantarsi di essere pulito dentro, come fuori?
Si utilizza sapone profumato, acqua di colonia, deodoranti, ci si lava tutti i giorni dell’anno, ci si vanta di essere puliti, presentabili.
Ma questa non è che apparenza, polvere negli occhi. Ciò che si nasconde, ciò che si dissimula, non lo è altrettanto. E’ putrefazione!
Lo stato pressoché universale dell’apparato digerente umano è scettico (forse voleva dire ’settico’). Ciò vuol dire che la putrefazione e la fermentazione sono così diffuse che quasi tutti ne soffrono: putrescenza nello stomaco, nell’intestino e nel colon.
I gonfiori, i gas, i gorgoglii nello stomaco, i malesseri, le feci maleodoranti, l’alito fetido e la lingua carica, anche sintomi più marcati, attestano la putrescenza nell’apparato digerente della maggior parte delle persone.
I milioni spesi, ogni anno, per i medicinali per palliare i disturbi provocati da questo stato di cose sono una prova della debolezza generale delle funzioni digestive.
Le feci voluminose significano che gli alimenti non sono stati digeriti, o al più lo sono stati assai poco.
Le feci non formate, come pappa, più o meno liquide, non abbastanza consistenti, significa che il corpo non ha avuto il tempo di digerire il bolo alimentare, e che l’ha espulso tale e quale o quasi.
Tali feci sporcano inevitabilmente e richiedono l’uso della carta igienica.
Feci lente a venire, per costipazione, significano che si è mangiato formaggio o pane, o tutti e due.
Feci che hanno cattivo odore significano che la fermentazione o la putrefazione hanno trasformato il bolo alimentare in una pattumiera puzzolente, avvelenante.
L’indigestione è dovuta a parecchie cause: il fatto di mangiare quando si è sconvolti, agitati, a disagio, nel dolore, nella febbre, nell’infiammazione, poco prima di fare un lavoro fisico arduo o immediatamente prima di fare un bagno di mare, può provocare un mancato funzionamento della digestione.
Quando si consuma una bevanda ghiacciata o una crema ghiacciata, come dessert, il freddo interrompe i processi digestivi, poiché essi devono svolgersi alla temperatura del corpo, cioè a 37° gradi centigradi. Risultato: l’indigestione, la diarrea.
I TEMPI DELLA DIGESTIONE
Quanto tempo impiega un alimento per essere completamente e totalmente digerito?
Il tempo della digestione di qualsiasi alimento che trascorre tra il suo consumo, nella bocca, e il suo immagazzinaggio, nel colon, poi la sua espulsione, sotto forma di rifiuti, passando per la sua digestione, nelle sue diverse fasi.
Quanto tempo richiede? Tra quindici e venti ore in tutto.
Quando si dice, dovunque nei libri, che le patate sono digerite in quindici minuti, i frutti in venti minuti, i formaggi in tre ore, la carne in tre ore, le noci in quattro ore, ciò non concerne che la digestione nello stomaco. E’ quella che richiede il più di energia. Siccome questa digestione stomacale necessita il più di energia, da una a quattro ore, solo le cause più violente agiranno in questo intervallo, come per esempio le emozioni violente.
Prendiamo un esempio. Vi alzate la mattina, di buon’ora, e udite una cattiva notizia, che concerne la vostra situazione professionale compromessa, la morte di un parente caro un’altra tegola che vi cade sulla testa. L’emozione violenta che subite potrebbe provocare in voi una scarica intestinale immediata, una diarrea.
Questa emozione violenta avrà così espulso il vostro bolo alimentare, in gran parte digerito, consumato la vigilia, cioè una dozzina di ore prima, mentre voi non avete ancora messo in bocca niente.
Questo prova che una dozzina di ore non sono sufficienti per elaborare completamente gli alimenti.
Una seconda osservazione interessante: nelle persone molto nervose, la diarrea può sopraggiungere immediatamente dopo una forte emozione o anche un semplice disturbo nervoso, un’angoscia, un dubbio, come nei neonati che evacuano poco dopo una poppata.
DIARREA O VOMITO? E’ SECONDO LA VOSTRA SALUTE, BUONA O CATTIVA
Una terza osservazione altrettanto importante: quando consumate un alimento avariato o fate un scarto nocivo o un’emozione improvvisa e contrariante vi cade sulla testa, la digestione in corso, dopo una quindicina di minuti si interrompe.
Risultato: una diarrea o… lo vedremo subito. Tra poco.
Perché? Perché il corpo funziona come un computer, o piuttosto è il contrario, il computer funziona come il corpo: entrambi hanno bisogno di energia per funzionare. Se voi tagliate l’elettricità, il vostro computer smette di lavorare. E’ lo stesso per l’organismo.
Quando avete una forte emozione o contrarietà, la mente accaparrerà tutta l’energia disponibile per tentare di risolvere il problema che si pone, e non ne resta nulla per la digestione.
Ora, vi sono parecchie fasi nella digestione: sono stadi chimici. Il primo prepara gli alimenti chimicamente per il secondo, e il secondo per il terzo, e così di seguito. Se a uno degli stadi successivi viene a mancare l’energia, la reazione chimica viene a mancare e tutta la digestione del bolo alimentare totale è rovinata. Il bolo entra in fermentazione. E’ la diarrea.
E’ la diarrea, ho appena detto, ma non è sempre la diarrea! A volte è un’altra cosa: è il vomito.
Spieghiamo questo fenomeno curioso. Se avete una buona salute, energia abbondante, gli alimenti non digeriti sono subito reperiti dal nostro senso somatico ed espulsi dal momento della loro introduzione nello stomaco.
Ma se la vostra salute è debole, le vostre energie mancanti, il vostro stato precario, allora il vostro senso somatico non percepisce gli alimenti che esso vuole espellere che più tardi. La sua reazione è tardiva. Allora, essi sono espulsi con una diarrea, invece di esserlo con un vomito.
Ne segue che il vomito è il fatto degli esseri in migliore salute, che la diarrea, nelle altre persone, di salute mediocre.
LE MESCOLANZE
Una delle cause più importanti del collasso dei processi digestivi è la nostra abitudine moderna di mescolare alla rinfusa gli alimenti nel nostro stomaco.
Ora, l’apparato digerente umano, non più d’altronde che quello degli altri animali, non è concepito per digerire delle misture complicate, dei pasti composti da parecchi generi.
I pasti semplici, consumati con moderazione, facilitano la digestione. E’ così che l’uomo si è alimentato durante tutto il suo passato.
Solo recentemente nella storia e solamente in certe parti del mondo, l’uomo ha tentato di prostrare il suo sistema digerente con una grande varietà di alimenti nel medesimo pasto. Lo stato continuo di decomposizione, discusso precedentemente, è dovuto soprattutto ai miscugli incompatibili di alimenti, molto comune ai nostri giorni. E il peggiore di tutti è il miscuglio farinacei/proteine nel medesimo pasto.
E’ così che l’abitudine degli hot-dogs non è che l’estensione della pratica di pane/carne. Se si tornasse all’antica abitudine di mangiare i farinacei separatamente dalle proteine si sarebbe piacevolmente sorpresi dei risultati.
La critica ama ripetere che l’abitudine di mangiare le proteine con i farinacei nel medesimo pasto è al di sopra di qualsiasi rimprovero, poiché, si dice, i sani lo fanno sempre.
Ma è vero che i sani mescolano le proteine con i farinacei? Se è mai possibile trovare una persona veramente sana che mangia come tutti, ciò troncherebbe la questione. Ma dove sono le persone veramente sane? Non ce ne sono! Perché? Parecchie cause sono implicate, e i miscugli di alimenti incompatibili, che misconoscono i limiti enzimatici ne sono una.
Noi qui siamo di parere leggermente differente da quello di Shelton. Infatti, noi consideriamo il miscuglio acido/farinaceo, come il peggiore.
Quanto al miscuglio proteine/farinacei, se mai esso produce noie di salute, ciò proviene dal fatto che essi non sono alimenti specifici. Esempio: carne/pane o noci/pane.
Si possono incontrare delle persone relativamente sane e che mangiano, ma frugalmente, delle mescolanze di alimenti incompatibili. Hanno esse veramente delle feci inodori? E’ il criterio assoluto. Ma esse finiranno col tempo con l’accumulare delle tossine da reumatismo o altre malattie. Invece di soffrirne nell’età adulta, esse li avranno nella vecchiaia, che non sarà molto lunga.
E’ vero, riconosce Shelton, che delle persone considerate sane, mangiano abitualmente delle proteine e dei farinacei insieme. Ma in verità esse vivono più o meno imprudentemente sotto tutti gli aspetti. Fumano, bevono, mangiano troppo e commettono l’uno o l’altro tra gli errori che attentano alla loro salute.
L’uno di questi che vivono in modo convenzionale sosterrà che lui è in eccellente salute, poi emetterà nel medesimo tempo i gas più maleodoranti possibili! Egli si laverà la bocca, ogni mattina, per pulire la sporcizia e il gusto cattivo che vi si trova. Fuma per palliare i suoi sintomi nervosi.
Noi accettiamo un livello di salute eccessivamente basso, quando classifichiamo tali individui tra i sani.
I medici negheranno che certi miscugli alimentari possano condurre alla decomposizione degli alimenti consumati. Essi citeranno altri medici del loro genere, per confermare le loro affermazioni. Essi sembrano voler dire questo: poiché noi lo diciamo, dunque è vero! Dal momento che la medicina lo afferma, con la voce di un gran numero dei suoi medici, è questa è la verità!
Non è affermando che le mescolanze nefaste sono buone, che esse lo diventeranno.
Non è affermando che la medicina ha ragione, che quelli che mangiano alla rinfusa digeriranno meglio.
Ma non si può impedire di notare che quelli che persistono a mangiare misture incompatibili, continuano a palliare i loro disturbi con i rimedi, e che quando essi cominciano a consumare alimenti compatibili, non hanno bisogno di rimedi.
Perché la medicina, in generale, sa di meno sulla digestione che su qualsiasi altra cosa?
E I FISIOLOGI?
I fisiologi non tentano mai di collegare le loro scoperte con la vita. La sola cosa che essi tentano di collegare con i fatti della fisiologia è la pratica medicamentaria.
Quando i fisiologi scoprono che gli acidi interrompono la produzione della ptialina, nella bocca, non mettono in pratica questa scoperta, raccomandando la separazione di questi due tipi di alimenti, acidi/farinacei.
Prescrivere della pepsina, acido cloridrico, bicarbonato di sodio, anodini, ecc. per palliare l’indigestione, e ignorare le cause più evidenti, non è una pratica intelligente, secondo Shelton. (N.d.T. T.: In realtà, ciò è perfettamente conforme agli interessi economici dei signori della lobby medico - farmaceutica, che probabilmente è quella che finanzia gli studi di tali scienziati", studi che mirano a fare quattrini con l’invenzione e il commercio delle medicine, non a salvaguardare la salute umana).
Una grande insalata composta da crudità (lattuga, cetriolo, sedano, ecc., senza pomodori, due ortaggi non farinacei cotti e un protide, ecco un pasto che si digerisce facilmente e senza noie. Ma se si aggiunge, a questo pasto, del pane, patate, latte, zucchero, frutta, allora la digestione sarà ritardata e si avranno dei disturbi.
Uno dei fatti più confermati dalla fisiologia è che gli acidi distruggono la ptialina (amilasi salivare) della saliva e interrompono in questo modo la digestione salivare dei farinacei.
I frutti acidi provocano questo risultato, come l’acidità dell’aceto, o dell’acido cloridrico dello stomaco.
Parecchi medici condannano i frutti, dicendo che essi disturbano la digestione, ma ciò è vero solo quando si mangiano con i farinacei, come dessert, per esempio. Se si mangiano soli, essi procurano allo stomaco tutto il benessere possibile.
Secondo il dottor George S. Weger, medico, le ulcere varicose sono rapidamente cicatrizzate da un digiuno preliminare. Inoltre, quando si mangia, i tessuti prendono un’apparenza buona o cattiva secondo le mescolanze alimentari.
Un’ulcera indolente, può essere mantenuta in uno stato di scolo purulento continuo, con dei miscugli alimentari incompatibili. Al contrario, la quantità e la qualità dell’essudato possono essere controllate dal genere di alimenti consumati, e rispettando le loro compatibilità.
Notare però che le proteine alimentari sono la causa principale dell’infezione più delle incompatibilità.
Tuttavia, l’esperienza conduceva Mosséri ad affermare che certi alimenti sono più nocivi delle cattive mescolanze: egli notava la scomparsa totale di tutti i generi di catarri, raffreddori, bronchiti, quando si sopprimevano i cereali e il pane. Lo stesso per le malattie reumatiche, le lombaggini, la sciatica, l’artrite.
Nella Natura vediamo che tutti gli alimenti sono costituiti da diversi elementi. Così, per esempio:
1) I frutti freschi e maturi, cme le mele, le pere, le arance, ecc. contengono :
- zucchero
- acidi
- proteine in piccola quantità
- niente farinacei, salvo quando la frutta è verde.
2) Le foglie verdi, gli ortaggi e le radici, contengono:
- Idrati di carbonio
- Poche proteine
- Pochi acidi.
Noi notiamo dunque che la Natura non ha mescolato, nei suoi alimenti, l’acido con i farinacei.
La critica che si fa più comunemente contro le compatibilità alimentari, è giustamente che la Natura ha, essa stessa, messo diversi elementi nei suoi alimenti, come nel frumento che contiene l’amido, le proteine, insieme.
Notiamo, anzitutto, che la Natura non ha mescolato insieme:
1) Gli acidi con i farinacei
I farinacei con gli zuccheri (Si trova, tuttavia, qualche farinaceo zuccherato, come le patate dolci, i marroni e le banane).
2) Le proteine tra loro
3) I diversi amidi tra loro
4) I grassi con gli acidi
5) Gli zuccheri e le proteine concentrate.
Mangiare tutto alla rinfusa, è rompere quest’ordine perfetto della Natura.
L’alimentazione degli animali è monotona, lungo tutto l’anno: i cani si accontentano, allo stato selvaggio, della LORO ALIMENTAZIONE CARNEA, gli uccelli dei semi, soprattutto. Essi non hanno quell’incredibile varietà che gli uomini stendono sulla loro tavola.
Dunque, per principio, bisognerebbe cercare di seguire la natura nelle sue combinazioni naturali.
E’ così che gli alimenti di composizione identica, o quasi, come la maggioranza dei frutti, potranno essere mangiati insieme, senza inconvenienti.
Per contro, quelli che hanno composizioni troppo differenti, le une rispetto alle altre, farebbero bene a essere dissociate.
E’ vero che la Natura fa simili combinazioni, ma queste combinazioni sono naturali e offrono poca difficoltà digestiva: il corpo è capace di adattare le sue secrezioni digestive - dal punto di vista secrezione dell’acido, quello degli enzimi e il loro tempo di regolazione - ai bisogni di un alimento particolare mentre un tale adattamento preciso dei succhi agli alimenti non è possibile quando sono consumati due alimenti differenti.
LA SPECIFICITA’ ALIMENTARE PREVALE SULLA LORO COMPATIBILITA’
Secondo Mosséri, l’argomento sulle combinazioni naturali o artificiali è tirato per i capelli, perché i cereali e le leguminose, implicati in questa controversia, non sono specifici all’essere umano.
L’interessante è piuttosto di sopprimere il pane, e anche il formaggio, invece di cercare di rendere meno difficile la loro digestione, cosa piuttosto ipotetica e illusoria.
Il pane non è un alimento specifico alla nostra specie umana. Esso presenterà sempre una difficoltà digestiva, fosse senza sale, fosse integrale, fosse consumato solo o associato correttamente secondo le sapienti combinazioni sheltoniane.
Nessun accomodamento renderà il pane accettabile per il corpo umano. E’ un in mancanza di meglio.
La specificità degli alimenti naturali passa avanti alla loro compatibilità, in qualsiasi discussione, in qualsiasi considerazione concernente la loro natura, conveniente o no, per l’essere umano.
GLI ALIMENTI RICCHI DI PROTEINE FALSANO IL PROBLEMA
Secondo Shelton, Koranci, dell’Istituto Max Plance, ha provato che si poteva mantenere un equilibrio azotato completo e un’efficacia fisica ammirevole, con 25 grammi di proteine il giorno.
Dal loro lato Oomen e Hipsley hanno trovato una popolazione che è riuscita a sviluppare, non solamente una salute magnifica, ma una muscolatura e una struttura splendide, con delle prestazioni fisiche corrispondenti, con solo 15/20 grammi di proteine il giorno.
Mosséri non capiva perché Shelton e tanti altri raccomandassero delle dosi proteiche più forti, cioè quaranta grammi il giorno, poiché riteneva che con una simile dose, i guai fossero inevitabili, e che non dovevano essere attribuiti alle cattive combinazioni!
COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI PROTEICI
Gli alimenti classificati come proteici sono quelli che contengono una forte percentuale di proteine, dal 10% al 50%. Esempi:
le noci, nocciole, acajù, mandorle, pistacchi, semi di zucca, di girasole, ecc.
la carne, il pesce, il pollame, la salumeria,
i formaggi di tutte le specie,
le uova
le ostriche, le conchiglie, i frutti di mare
le leguminose: (piselli secchi, fagioli bianchi, ceci, lenticchie, fave secche, ecc.)
Non esiste nella natura un alimento che contenga unicamente delle proteine pure.
Gli alimenti che contengono poche proteine non sono classificate in questa categoria. Esempio:
gli avocados, le olive nere,
la frutta e gli ortaggi, comprese le radici.
Gli alimenti ricchi in proteine non essendo destinati agli umani presentano una difficoltà di digestione considerevole, che li rende troppo forti e nocivi.
Il gorilla, apparentato all’uomo, non ne mangia e ciò non gli impedisce di avere una muscolatura impressionante, una forza prodigiosa e una potenza che relega la specie umana a un livello così basso, che essa si vede come una specie degenerata, in via di estinzione.
Le combinazioni naturali degli alimenti proteici dunque non ci interessano, poiché esse non ci concernono.
DIGESTIONE DELLE COMBINAZIONI NATURALI
I fisiologi, ad esempio Cuyton e Pavlov, sanno che in certe porzioni dell’apparato gastrointestinale stesso, il tipo di enzimi e degli altri costituenti delle secrezioni cambia secondo il tipo degli alimenti presenti, ma nessuno di loro ha mai tentato di trarne una conclusione pratica nella vita quotidiana.
Queste variazioni comprendono cambiamenti nell’alcalinità e nell’acidità (pH) delle secrezioni, nella concentrazione degli enzimi, nel tempo della loro regolazione, ecc. per adattarli ai differenti alimenti.
Questo adattamento dei succhi e dei loro tenore enzimatico alle caratteristiche degli alimenti consumati, è tuttavia possibile solo se questi ultimi sono radicalmente differenti, gli uni dagli altri.
Le combinazioni naturali non presentano difficoltà per il sistema digestivo, a condizione che l’alimento sia specifico.
E’ per questa ragione che noi raccomandiamo gli alimenti compatibili, affinché essi non presentino difficoltà né conflitti nei processi digestivi.
Si tratta di rispettare i limiti enzimatici.
Noi abbiamo detto e ripetuto che le combinazioni naturali sono facili da digerire, a condizione che l’alimento sia specifico. Se l’alimento non è specifico all’essere umano come i semi, i cereali, i legumi, la sua digestione diventa difficile.
Si sa quanto sono difficili da digerire i legumi, i gas che essi generano, le feci maleodoranti che procurano, l’energia che esse succhiano, subito dopo il pasto, la lunghezza della loro digestione, le pesantezze, i gonfiori addominali.
LA DIGESTIONE SALIVARE DEI FARINACEI
Già nel 1891, il dottor Densmore aveva scritto il suo libro How Nature cure (Come la Natura guarisce).
Non appena il farinaceo, in corso di digestione, grazie al suo miscuglio con la saliva, raggiunge lo stomaco, la composizione del succo gastrico impedisce immediatamente qualsiasi trasformazione del farinaceo in glucosio."
Senza acido, la ptialina della saliva converte una piccola parte del farinaceo in zucchero nella bocca.
QUATTRO ESPERIMENTI
In un primo esperimento si scoprì che circa il 10 percento degli amidi del pane è convertito in zucchero e in destrina durante l’insalivazione.
Il secondo esperimento dimostrò il ritardo prodotto dall’acqua o dal fluido sulla digestione amidacea e sottolinea la necessità di mangiare i farinacei secchi.
Nel terzo esperimento, si dimostrò che lo zucchero frena la produzione di ptialina, impedendo la digestione orale dei farinacei.
In un quarto esperimento si scoprì che un giovanotto sano, parzialmente vegetariano e che si asteneva dl alcol e dal tabacco aveva una liba con un potere amilasico maggiore della media.
Detto questo, la quantità di ptialina prodotta basta appena per i piccoli farinacei che sono gli ortaggi e non per i farinacei concentrati, come i cereali, il grano, ecc. o, al più, per una minima quantità di cereali, sostanze che d’altronde non sono specifiche all’essere umano.
Oggi si sa che il pH dello stomaco può essere anche alcalino e che è determinato dal tipo di alimenti consumati, per cui la digestione amidacea può proseguirsi nello stomaco, ma se si mangiano dei farinacei con le proteine, ciò che fa secernere un succo acido, la digestione amidacea si arresta.
Shelton raccomandava 130 grammi di noci varie, tutti i giorni. Ma la loro digestione era talmente difficile, impossibile, che lui cercava con tutti i mezzi una soluzione, ma essa non c’è poiché questi alimenti non sono destinati al consumo umano, ma alla riproduzione della pianta. I gorilla, con i quali noi siamo apparentati, non ne mangiano, o quasi.
LA MASTICAZIONE
In certi ambienti si raccomanda di masticare a lungo gli alimenti, per aiutare la loro digestione.
Se si prende in bocca un farinaceo secco, lo si mastica e trattiene qualche tempo esso aumenta di volume perché assorbe saliva. Se lo si trattiene abbastanza a lungo, esso diventa dolce a causa della conversione degli amidi in zucchero per l’azione della ptialina.
Ma se si mette in bocca un farinaceo inzuppato, lo si mastica e trattiene, esso non aumenterà di volume poiché non può assorbire la saliva. E se lo si trattiene a lungo non diventerà più dolce. Consumando pappe di frumento, patate in purea, zuppe ispessite con la tapioca o altri farinacei, gli amidi non sono digeriti.
GLI ALIMENTI CHE SAZIANO: ZUPPE, MUESLI, PIZZA.
I cereali che si consumano a colazione non passano rapidamente, e dànno una sensazione di sazietà e di pesantezza per lungo tempo.
Si è talmente abituati a questa sensazione che non si arriva ad adattarsi agli alimenti che passano in fretta, lasciando una sensazione di vuoto.
I cereali saziano ma ciò non vuol dire che nutrano inevitabilmente. La pizza, molle, resta come una pietra sullo stomaco, poiché è indigesta. Anche se è croccante… ma essa è talmente piena di spezie, che è malsana, ad ogni modo.
In definitiva, la raccomandazione di consumare gli alimenti secchi, perde tutta la sua importanza per gli igiefili che hanno abbandonato il pane e i cereali.
LO ZUCCHERO INTERROMPE LA PRODUZIONE DI PTIALINA.
Un altro fatto è che lo zucchero, il miele, gli sciroppi, ecc. non provocano alcuna secrezione di ptialina. Ecco perché, quando ai farinacei sono aggiunti lo zucchero o il miele, poca o nessuna ptialina è secreta per digerire l’amido e le pappe di cereali finiscono per fermentare.
Giorno dopo giorno, questa fermentazione, proveniente dai farinacei fermentati, genera dei catarri nella gola e nel naso, nello stomaco, nelle tonsille, nelle orecchie (otiti), e nelle altre "malattie dell’infanzia", le carie.
Qualsiasi influenza psicologica, nutritiva o sensuale, che devitalizza le cellule vitali, impedendo lo sviluppo cellulare ideale, riduce lo sviluppo dei tessuti, al disotto dell’ideale e questo getta le basi della degenerazione.
L’indigestione cronica e i catarri che provengono dalla pratica corrente di mescolare zuccheri e farinacei, servono come punto di partenza dell’evoluzione di tutta una serie di malattie ulteriori.
Trattare le carie dentarie, togliere le tonsille, prendere gli antiacidi, servono a sopprimere i sintomi e ad abolire gli effetti.
Le cause sono così lasciate intatte, a produrre problemi supplementari, a causare le malattie della mezza età e le malattie.
Il termine "malattia dell’infanzia" è un termine medico, che denota la mentalità medica traviata, cioè che l’infanzia debba obbligatoriamente avere delle malattie, ciò che giustificherebbe l’intervento della medicina, e la sua utilità.
Ora non ci sono malattie ricollegate ineluttabilmente all’infanzia, all’età media e alla vecchiaia.
LE QUATTRO REGOLE PER I FARINACEI
In breve, dai fatti precedenti scaturisce che le regole seguenti dovrebbero essere osservate, in ciò che concerne i farinacei:
1) I farinacei non devono essere mangiati con lo zucchero, fosse pure un frutto. Vale anche per il miele.
2) I farinacei non devono essere consumati con un alimento acido.
3) I farinacei non devono essere consumati con un alimento azotato.
4) I farinacei non devono essere inzuppati.
E’ stolto prendere i farinacei con gli zuccheri, e poi prendere del bicarbonato di sodio.
Lo zucchero con i farinacei significa la fermentazione. Ciò significa uno stomaco acido, dei disturbi.
Il bicarbonato di sodio interromperà l’acidità, ma non interromperà la fermentazione.
Ecco perché le torte, le pasticcerie, i sandwich di confetture, i cakes, sono indigeste. Le si ritrova l’indomani in feci molli, maleodoranti e abbondanti.
Quanto al dessert, Mosséri lo tollerava per i giovani e i lavoratori fisici, dopo un pasto di farinacei (patate, ortaggi cotti), a patto che lo prendessero dopo un intervallo di un’ora.
GLI SCIENZIATI SI DEFILANO
Nel loro manuale classico Principles of Biochemistry (Principi di Biochimica), 1959. White, Handler e Smith affermano che la digestione salivare può continuare nello stomaco in presenza di un’acidità ridotta. Analogamente fanno Anderson e altri che sostengono che se gli amidi sono mangiati per ultimi la loro digestione può continuare poiché tali alimenti non sono a contatto con il fondo dello stomaco, dove sono gli acidi gastrici. In realtà gli amidi sono mangiati spesso insieme alla carne e non per ultimi. Comunque, essi affermano che la digestione degli amidi prosegue poi negli intestini, ma Mosséri ribatteva che ciò è smentito dal grande volume di amidi trovati nelle feci di quelli che fanno tali miscugli.
Se, invece, i farinacei sono mangiati senza proteine, il succo gastrico diventa alcalino, neutro o leggermente acido.
E se il farinaceo contiene delle proteine, come nella patata, nei cereali o nelle leguminose, la secrezione acida è regolata per non essere versata che dopo la fine della digestione salivare.
L’ACETO, LE SALAMOIE, I CRAUTI, E I CETRIOLINI SOTT’ACETO
Gli esperimenti hanno mostrato che una piccolissima dose di aceto, per esempio 1/5000, diminuisce fortemente la digestione degli amidi, inibendo o distruggendo l’amilasi salivare.
1/1000 rallenta la digestione di queste sostanze e 2/1000 l’interrompe completamente.
Questi esperimenti mostrano che l’aceto, le salamoie (saturate di aceto), le insalate alla vinaigrette (descritta come salsa tipica della cucina francese, equiparabile al pinzimonio), sono malsane, soprattutto se le si prende con i farinacei, come i cereali, il pane, le leguminose.
L’aceto oltre a essere nocivo a causa dell’acido acetico, sostanza tossica che distrugge la ptialina (amilasi salivare), contiene anche l’alcol che precipita la pepsina del succo gastrico, ritarda o impedisce la digestione gastrica delle proteine.
Non è sorprendente, di conseguenza, che le salamoie e l’aceto facciano dimagrire.
Lo stesso vale anche per l’ACETO DI SIDRO, proveniente dalle mele.
GLI ACIDI CONTRO I FARINACEI
Tutti gli acidi distruggono l’amilasi salivare, enzimi della saliva, che decompone i farinacei, e interrompono così la digestione amidacea, nella bocca e nello stomaco.
Perfino gli acidi utili come alimenti, come gli acidi delle arance, dei pomodori, delle uve, delle mele, delle ciliegie, ecc. distruggono l’amilasi della saliva e interrompono la digestione degli amidi.
Per questa ragione, non devono essere consumati nel medesimo pasto dei farinacei, come le patate, il pane, i cereali, i legumi, le carote, i carciofi, i cavolfiori. ecc.
L’ALCOL E I SOSTITUTI DEL LIEVITO
Visto che l’alcol precipita la pepsina del succo gastrico, enzima che inizia la digestione proteica, a tutti quelli che non possono astenersi dal bere vino, Mosséri chiedeva di consumarlo solo gli week-end e a stomaco vuoto, in attesa di avere abbastanza forza di carattere per sopprimerlo.
Anche i residui lasciati nel pane dalle polveri che rimpiazzano il lievito ritardano la digestione proteica. Ciò vale sia per il cremortartaro che per la baking soda.
Parecchi medicinali, acidi e alcalini, sono stati utilizzati per far dimagrire, poiché ritardano la digestione.
Importa infine di astenersi dal consumare gli alimenti che impediscono direttamente o indirettamente la digestione di altri alimenti, nel medesimo pasto.
Gli alimenti più compatibili sono resi indigesti a causa delle sostanze tossiche, quali il caffè, il tè, il sale.
Il caffè e il tè inibiscono la digestione degli alimenti nello stomaco, non solamente a causa delle sostanze tossiche che racchiudono, ma anche a causa dello zucchero che solitamente li accompagna.
La credenza popolare vuole che il tè aiuti la digestione, ed è lo stesso di parecchie tisane cosiddette digestive.
In verità, si confonde l’indigestione totale con la digestione totale! Con queste bevande, una digestione difficile (pesantezza, sonnolenza, gonfiori) è trasformata immediatamente in indigestione totale, con la diluizione dei succhi e la loro inibizione.
Tutto il bolo alimentare passa, senza essere stato digerito, né assorbito, nelle feci diventate voluminose, maleodoranti, non formate, e sporchevoli, l’indomani.
I condimenti di qualsiasi genere inoltre inibiscono la digestione stomacale, a causa dell’irritazione dello stomaco che essi generano e probabilmente inibiscono anche la digestione intestinale.
Il sale inibisce la digestione stomacale.
Vi sono parecchi prodotti, molto venduti nei negozi di regime, che sono fatti con ortaggi in polvere, che contengono alghe marine molto salate, o alle quali si aggiunge sale. Essi inibiscono la digestione stomacale, a volte per ore.
Gli alimenti più compatibili sono così resi indigesti da queste sostanze.
Anche la cipolla, l’aglio e lo scalogno, il ravanello nero o rosa e tutti gli altri alimenti della stessa famiglia, contengono molto olio di mostarda che irrita il tubo digerente, su tutta la sua lunghezza e inibiscono la digestione.
Il rafano, la mostarda, il ravanello bianco e rosso, il ravanello rosa e nero, provocano molta irritazione.
Sarebbe dunque saggio astenersi da queste sostanze che ritardano, inibiscono o alterano la digestione piuttosto che ricorrere poi ai rimedi.
La natura non aggiunge spezie al latte materno e il gusto aguzzato del neonato trae un piacere sicuro dal sapore del latte.
Nessuna aggiunta mordente è richiesta per rendere accettabile ai sensi non pervertiti dei suoi neonati il latte della madre in buona salute.
I condimenti comprendono: il pepe, la mostarda, la harissa, gli aromi dolci, come il timo, ecc.
Essi sono tutti indigesti ed irritanti. Passano lungo il tubo digestivo senza essere assorbiti. E’ lo stesso per il sale, meno grave tuttavia.
I condimenti non sono alimenti.
I crauti, l’aceto, la mostarda, le spezie di tutte le specie, lo zenzero, la cannella, il chiodo di garofano, il pepe nero, o rosso, il peperoncino, la moscata, i profumi, le salse, tutti questi prodotti non sono digeriti. Essi irritano il tubo digerente, su tutta la sua lunghezza, una decina di metri circa, dalla bocca all’ano. Essi provocano le emorroidi, dei bruciori. Non li si sente che nella bocca e nell’ano, poiché i nervi si trovano solo in queste estremità, all’entrata e all’uscita del tubo digerente.
Queste sostanze non hanno alcun valore nutritivo, esse provocano una secrezione abbondante di muco protettivo, e niente succhi digestivi utili.
Secondo gli esperimenti di Beaumont, essi ritardano la digestione.
Gli alimenti più compatibili sono resi difficili da digerire quando si usano dei condimenti.
UN’ESPERIENZA PERSONALE
Mosséri ricevette in dono del timo e cominciò a usarlo sulle patate cotte. Dopo qualche tempo si domandò da cosa provenisse la sete che aveva e che è un sintomo dell’uso di sostanze nocive che provocano indigestione. Ne interruppe l’uso e, la sete sparì. Analogo effetto gli produceva la cannella.
Bisognava che lui trovasse il piacere altrove che nelle fantasie alimentari!
Mosséri distingueva tra grandi farinacei - cereali e le radici (patate, topinambur, rutabaga, carote, sedano-rapa, ecc.), medi e piccoli farinacei, che contengono poco amido (cavolfiori, carciofi, fagioli verdi, cavoli, bietole, peperoni, ecc.)
Mosséri escludeva dai farinacei i legumi, poiché contengono una forte proporzione di proteine.
Il dietologo Carlton Frederick era il più autorevole degli USA e affermava che non si devono mangiare più di due alimenti ricchi di zucchero o in amidi, nel medesimo pasto, altrimenti si dovranno prendere anche vitamine B, bicarbonato di sodio e andare da uno specialista in artritismo o in malattie degenerative.
Ma gli igienisti pensano che questa regola si possa applicare solo ai piccoli farinacei, anche in numero maggiore, cioè mescolare i cavolfiori, i cavoli, i fagioli verdi, le carote, ecc.
I GRANDI FARINACEI CONCENTRATI
Il pane,
I cereali, grano, miglio, mais, saraceno, riso, ecc.
I legumi (piselli secchi, fagioli bianchi, lenticchie, fave secche, ceci, soia)
I FARINACEI MEDI
Patate, topinambur
Rutabaga
Tapioca
Igname,
Patate dolci
Cavolo rapa
Pastinaca
Ecc.
I PICCOLI FARINACEI
Cavolfiori
Fagioli verdi
Zucchine
Carote
Sedano rapa
Ecc.
Si possono dunque mescolare, senza alcun inconveniente, i piccoli farinacei nel medesimo pasto. Quanto ai farinacei semi-concentrati, bisogna stare attenti a non abusarne, quantunque si possano mescolarli tra loro o con i piccoli farinacei.
Infine, è preferibile evitare totalmente i farinacei concentrati, visto che essi contengono degli elementi azotati, oltre alla loro concentrazione amidacea.
Del resto, i grandi farinacei non sono nemmeno compatibili tra loro, né con i farinacei medi.
Per esempio, il pane non si sposa bene con le patate, poiché il corpo ha la tendenza a digerire quello che è il più facile, cioè le patate, e a trascurare il pane.
Da più di quarant’anni, la pratica igienista consiste nel consumare una grande insalata verde, senza pomodori, con i farinacei (crudità fresche, che comportano un’abbondanza di vitamine e sali minerali, sotto una forma autentica.
I COMPLEMENTI ALIMENTARI
Gli igienisti rifiutano i complementi alimentari e tutto ciò che esce dai laboratori. Una grande insalata verde, cruda, fornisce tutti gli elementi noti e ignoti, cioè quelli che esistono ma non sono stati ancora scoperti, in forma assimilabile.
Gli igienisti consigliano un solo alimento concentrato o semi-concentrato a pasto, per due ragioni.
1)....Il corpo digerisce il più facile, e trascura l’altro che fermenta.
2)....Due farinacei concentrati o semi-concentrati, fanno troppi farinacee, sicché le feci il giorno dopo hanno cattivo odore, perché hanno fermentato.
Quelli che hanno una digestione troppo debole, trovano beneficio a contenersi a una sola specie di frutta, consumati senza nessun altro alimento, a costo di cambiare frutto ogni volta.
Quanto a quelli che hanno una digestione accettabile, essi possono consumare parecchie varietà di frutta alla volta, piuttosto che una sola varietà.
Infatti, se si mangiano parecchie frutti dello stesso tipo, si rischia o di introdurre troppi acidi nell’organismo (arance) o di non digerirli convenientemente (pere) o di essere presto sazi (pompelmi), o di ricavarne un effetto diuretico (pesche).
Solo se si mangiano solamente mele, secondo Mosséri non c’è alcun inconveniente, poiché esse sono le regine della frutta.
Ecco perché un miscuglio di frutta attenua gli inconvenienti che uno di essi può avere. Inoltre, si è più soddisfatti del pasto, quando è variato.
LA MONOTONIA NELLA NATURA
Evidentemente, nella Natura, la regola generale è la monotonia. Un cane mangerà tutti i giorni la carne, un cavallo l’erba, senza mai stancarsi, né reclamare cambiamenti. Con la civilizzazione, la semplice natura non può più soddisfare nessuno.
Ecco perché, io non sono più a favore di una troppo grande semplicità, nel pasto, né della loro monotonia, dal momento in cui si ha la possibilità di variare. Ma non bisogna cadere nei pasti sofisticati, che non nutrono il corpo.
I SUCCHI
Certuni vivono del gesto elegante, al limite dello snobismo, di bere un succo.
Nondimeno, la Natura non ha creato i succhi. Questi ultimi passano troppo svelti nel tubo digerente, poiché nulla li trattiene, per essere ben digeriti, mentre il transito di un frutto intero è più lento e permette il versamento dei succhi digestivi, nonché il tempo necessario per la loro azione.
Ecco perché i succhi rischiano di provocare un’indigestione, seguita dalla fermentazione, soprattutto se li si beve d’un solo sorso. Bisognerebbe assorbirli lentamente.
Inoltre, la polpa che si scarta, contiene materie nutritive preziose e la cellulosa, cosiddetta indigesta, che spazza gli intestini e previene la costipazione.
LE BANANE
Le banane mature, come si mangiano, contengono molto amido, indigesto, e non sono dunque compatibili con alcun altro frutto.
I gorilla non ne mangiano, contrariamente alle altre scimmie, ma noi siamo apparentati piuttosto ai gorilla.
Mosséri ha osservato in seguito al consumo di banane dei sintomi di avvelenamento, che sono poco evidenti nelle persone già intossicate dal menu corrente, soprattutto se esse mangiano soltanto una o due banane. Tra questi sintomi ci sono le feci voluminose, maleodoranti, poco o per nulla formate, gusto dolciastro nella bocca, al risveglio, catarri, incrostazioni, febbri annuali.
Al contrario se si è disintossicati da un menù igienista, si sentono quei sintomi più nettamente che se si mangiasse come tutti, poiché si reagisce più rapidamente ai veleni.
Dopo un digiuno di tre giorni, interrotto con banane molto mature, ha sentito sintomi di leggera cistite, bruciori urinando, feci abbondanti, l’indomani, vescica irritata, sensibile. Lo stesso gli è successo rifacendo l’esperimento.
Inoltre sotto la pelle delle banane, c’è una sostanza che i drogati essiccano per fumarla come l’hashish.
Anche le prugne fresche o secche sono sconsigliabili perché contengono sostanze lassative.
In conclusione si possono mescolare tutti i frutti nel medesimo pasto, salvo le banane, le prugne, i cocomeri e il melone.
LA FRUTTA ACIDA
Al di fuori del limone, che non si mangia da solo, l’ananas è il frutto più acido che ci sia. Vi sono anche delle arance molto acide.
I frutti, acidi o non acidi, sono compatibili tra loro, e con tutti gli altri semiacidi.
Gli acidi che racchiudono tutti questi frutti sono dei veleni che il corpo deve eliminare, se vuole trarre beneficio dalle sostanze alimentari contenute nel frutto, questa eliminazione procede con l’aiuto delle riserve alcaline del corpo. Tuttavia, dopo la digestione, il frutto apporta al corpo di che colmare queste spese alcaline, e di più ancora.
Al contrario, se il frutto non è ben digerito, la seconda fase digestiva, non è eseguita e il frutto resta acidificante.
Le cause dell’indigestione dei frutti sono:
il consumo delle noci diverse (mandorle, nocciole, ecc.), anche in un altro momento della giornata poiché questi alimenti azotati diminuiscono il potere digestivo.
una stanchezza estrema durante il pasto,
un miscuglio incompatibile,
un’evidente mancanza di fame,
una contrarietà.
I malati gravi hanno beneficio a limitare i frutti troppo acidi, provvisoriamente, in attesa che la loro salute precaria si ristabilisca, sia pure di poco. Inoltre devono mangiare più ortaggi e crudità che frutti.
I frutti sono tutti compatibili con lo yogurt non zuccherato o con il latte cagliato consumato moderatamente.
I frutti non sono compatibili con i farinacei, - patate, ortaggi cotti, infatti, la loro acidità distrugge l’amilasi salivare (ptialina) e interrompe così la digestione di quei farinacei.
BISOGNA SBUCCIARE LA FRUTTA?
In generale, è meglio sbucciare la frutta, poiché essa è indigesta e si ritrova nelle feci. Vi sono parecchie eccezioni a ciò: le mele boskop, certe pere, le ciliegie - là si può mangiare la loro pelle, più tenera.
Inoltre, i trattamenti chimici sono concentrati sulla buccia e di vitamine ve ne sono abbastanza anche nella polpa, se si digerisce bene.
La frutta è compatibile con lo yogurt, ma non col formaggio, che è troppo concentrato.
LE COMPOSTE
La cottura distrugge le vitamine, i sali minerali e gli oligoelementi della frutta, pertanto le marmellate sono un sacrilegio, tanto più che è aggiunto loro lo zucchero industriale, che non è compatibile con quello della frutta (o fruttosio).
D’altra parte, le composte che si vendono sono infarcite di prodotti chimici, di conservanti, di coloranti.
LA MESCOLANZA FRUTTA/CRUDEZZE
Si possono consumare i frutti con le insalate verdi, le crudezze? Mosséri consigliava di mangiare frutta, per finire con la scarola e le crudezze, ma poi non si deve tornare alla frutta.
Altrimenti, per limitare lo zucchero, con la frutta si può benissimo consumare un grosso pomodoro, non di più, a causa dell’acido ossalico abbondante che vi si trova.
Le crudezze e le verdure possono essere condite col limone, l’olio, l’avocado e lo yogurt, come pure con un poco di formaggio semi-salato, grattugiato sull’insalata. Niente spezie, né sale, né aromatici.
LA MESCOLANZA FRUTTA/ORTAGGI
L’acidità dei frutti è un ostacolo alla digestione degli ortaggi cotti, poiché essa interrompe la produzione di ptialina, enzima necessario per la prima fase della digestione dei farinacei.
Ora, tutti gli ortaggi contengono un poco di farinacei, soprattutto le patate.
Se si è mangiato un solo frutto, allora bisognerebbe attendere che esso sia passato, prima di poter mangiare degli ortaggi cotti.
Ma se si vuole consumare un frutto dopo un pasto di ortaggi cotti, allora bisogna attendere la fine della digestione.
L’INDIGESTIONE PARZIALE
L’indigestione e la conseguente espulsione del cibo non digerito comporta per l’organismo il mancato riassorbimento dei succhi gastrici che sono costati cari all’organismo. Infatti, il digiunatore si sente più forte di chi ha la diarrea o la dissenteria.
Inoltre, l’indigestione provoca la fermentazione, la quale produce alcol e acido carbonico che avvelenano il corpo.
Per sapere se si digerisce totalmente o parzialmente ciò che si mangia, è sufficiente vedere lo stato delle feci. Esse devono essere:
-....Formate
-....In piccola quantità
-....Inodori
-....Rapide
-....Non sporchevoli
-....Senza gas.
La maggioranza delle persone hanno feci maleodoranti, nauseabonde, abbondanti, talvolta costipate, con dei gas brucianti che farebbero fuggire un’armata di assalitori.
LE TARTINE ALLA FRUTTA
Noi abbiamo visto che cosa bisogna pensare della mescolanza frutta/amido. Una sola goccia di acido distrugge la ptialina necessaria alla digestione amidacea.
Ecco perché le torte e le tartine alla frutta sono indigeste. Allo stesso modo di tutti dolci ai quali sono stati aggiunti dei frutti, fossero pure dei canditi, sono indigesti.
Infatti, questi dolci racchiudono tre ingredienti incompatibili:
-....l’amido
-....lo zucchero
-....l’acido
Vi sono due incompatibilità: amido/zucchero -amido/acido.
LA FRUTTA CON LO YOGURT
Si possono consumare i frutti freschi con lo yogurt purché non zuccherato. Infatti, lo zucchero non è compatibile con quello della frutta.
Anche il consumo di formaggio bianco dopo i frutti provoca una certa difficoltà digestiva, dei gonfiori - è troppo concentrato - a meno di limitare la quantità al minimo.
Peggiore ancora è il mangiare i formaggi fermentati, i quali sono tossici. I formaggi cotti sono meno nocivi. Ma lo yogurt è il più accettabile.
Certi formaggi bianchi, freschi, appena salati, sono accettabili a piccole dosi.
IL MISCUGLIO FRUTTA FRESCA/SECCA DOLCE
Si può mangiare della frutta fresca e secca dolce insieme - soprattutto in inverno - a patto di essere digiuni, attivi fisicamente e di non consumarne molta.
IL MISCUGLIO FRUTTA/LATTE
Il latte è permesso ai bambini fino all’età di 7/8 anni. Non può essere digerito dagli adulti.
I bambini possono fare questo miscuglio senza disturbi, poiché essi possiedono nello stomaco la ghiandola che secerne la rennina (N.d.T.: da chiamare preferibilmente chimosina, per non confonderla con la renina), enzima necessario alla digestione del latte.
Verso l’età di 7/8 anni, questa ghiandola si atrofizza e non secerne più niente. L’adulto deve infine essere svezzato, altrimenti vedrà le sue feci diventare chiare, molli, giallastre, nauseabonde e il fegato presto sopraffatto, che dà dei mal di testa.
Infine, il melone e il cocomero sono incompatibili col latte.
COMPATIBILI CON: --------------------- INCOMPATIBILI CON:
Gli altri frutti ---------------------------------Il melone e il cocomero
Le verdure ------------------------------------I farinacei
Le crudità -------------------------------------(patate ecc.)
La frutta secca -------------------------------Gli ortaggi cotti
Gli adulti non possono digerire il latte ma possono consumarlo trasformandolo in yogurt. Non è valido il ricorso al succo di limone poiché esso non causa la moltiplicazione dei batteri benefici alla flora intestinale.
Si può comprare lo yogurt naturale, senza zucchero, ma è senza dubbio preferibile, se se ne ha il tempo, di farlo da sé stessi. Si vendono le yogurtiere, che sono molto pratiche.
Si può farlo anche senza apparecchio, nel modo seguente: comprare un vasetto di yogurt maturo, prelevarne un cucchiaino da caffè e versarlo in fondo a un vaso, versandoci a goccia a goccia del latte, girando con l’aiuto di un cucchiaio.
Si può utilizzare di preferenza del latte crudo, o al massimo del latte pastorizzato, intiepidito, ma mai sterilizzato perché non cagliererebbe.
Mettere il vaso in un locale caldo a 20-30°. Coprire appena, ma non troppo, poiché i batteri hanno bisogno di ossigeno. Due giorni basteranno affinché il latte cagli perfettamente.
Se precedentemente si è presa la precauzione di mettere il latte crudo nel frigo, allora si può scremarlo prima di cagliarlo, poiché la crema si irrancidisce durante la cagliatura. La crema può essere cosparsa sulle fragole, i datteri, i fichi secchi, l’uva secca.
Lo yogurt che si vende è senza dubbio addizionato con conservanti chimici e col sodio e può conservarsi abbastanza a lungo, mentre quello che si fa da sé si conserva solo alcuni giorni, nel frigo, curando di tirarlo fuori alcune ore prima di consumarlo, poiché non bisogna mangiarlo troppo freddo, altrimenti procura indigestione e diarrea.
Il latte crudo, messo al caldo, come indicato, caglia da sé, ma occorrono parecchi giorni. Ecco perché lo si insemina con uno yogurt fatto in precedenza o col presame.
Come sorgente di calore, si può mettere il latte a cagliare in una yogurtiera o in una scatola di cartone, chiusa, riscaldata all’interno con una lampada elettrica.
Quando il latte cagliato diventa vecchio, si acidifica sempre più. Lo si sgocciolerà allora su un tessuto sospeso sul lavandino. E’ formaggio bianco.
Mosséri ritiene che l’uomo adulto non dovrebbe consumare il latte, neanche sotto la forma di yogurt: esso è solo una concessione straordinaria da lasciar passare, purché non se ne abusi.
Comunque, lo yogurt è compatibile con tutti i frutti, freschi o secchi e con le crudezze, ma non con i farinacei o gli ortaggi cotti.
RICETTA
Ecco una ricetta succulenta per le 16:
in una grande insalatiera, tagliare a pezzettini una lattuga, alcuni cetrioli, pomodori, carote, sedano coste o rapa, prezzemolo, una cipolla sminuzzata da due giorni e lasciata all’aria affinché non sia più piccante.
Aggiungere olio d’oliva, olive nere, succo di limone. Versare sopra il tutto una tazza di yogurt naturale.
Non usare aceto, spezie, aromi, sale, lieviti, condimenti.
Si può spolverizzare di cavolo rosso, secco in polvere.
Si può anche aggiungere uva secca o maionese, al massimo della groviera, grattugiata, formaggio fresco senza sale o semi - salato sbriciolato, ma ciò farebbe troppi ingredienti.
Per ciò che riguarda il sale, le olive nere ne contengono e ciò basta ampiamente. Quanto alle spezie e agli aromi, come per la mostarda, nessuna dose è accettabile: sono due veleni violenti, cento volte più nocivi del sale.
Il lievito è un fattore di fermentazione, dunque da evitare. E’ ricco di certe vitamine, ma che ha troppi inconvenienti: gas, ecc.
Gli aromi, fossero dolci come il timo, sono delle piante naturali, ma contengono veleni. E’ sufficiente, per rendersene conto, di mangiarne una buona manciata, da soli. Il prezzemolo si può usare moderatamente, come per la cipollina.
Il succo di limone è permesso sull’insalata, a condizione che il pasto non contenga farinacei, né ortaggi cotti. Infatti, gli ortaggi cotti e le patate non possono essere digeriti in presenza di un acido, citrico in questo caso.
L’aceto è un veleno a causa della presenza dell’acido acetico e dell’alcol. E non si può mangiare lo yogurt con ortaggi cotti poiché gli ortaggi cotti contengono un poco d’amido e lo yogurt contiene acido lattico.
Si può consumare lo yogurt con la frutta dolce, come i datteri, i fichi secchi, l’uva secca e le banane secche o cotte.
ALIMENTI COMPATIBILI: ------------ ALIMENTI INCOMPATIBILI:
Verdure ----------------------------------------Farinacei (patate, ecc.)
Crudità, pomodori----------------------------Ortaggi cotti
Frutta fresca
Frutta secca
Limone
L’avocado
La crema
Negli USA esiste una tendenza igienista che raccomanda un regime esclusivamente frugivoro. Mosséri ha citato parecchie testimonianze nel suo libro, L’ANTIME’DECINE, di persone che seguono un regime esclusivamente di frutta, e che ne sono soddisfatte, perfino incantate, dopo sette fino a dieci anni di pratica.
Questa tendenza diretta da T. C. Fry, un igienista nuovo sulla scena professionale, si basa, per raccomandare questo regime, sull’esperimento realizzato allo zoo di San Diego, sui gorilla.
Tuttavia, gli è stato riferito che uno zoologo giapponese ha notato che in una riserva, nel nord del Giappone, l’inverno i gorilla vivevano in un clima rigido, nella neve e si accontentavano di verdure e crudezze, trascurando i frutti che erano stati messi a loro disposizione.
Si vede così che i gorilla preferiscono i frutti in estate e le verdure con le crudezze in inverno.
Ciò conforta l’esperienza igienista secondo la quale i malati cronici farebbero meglio ad accordare la loro preferenza agli ortaggi, piuttosto che alla frutta.
Così le persone in buona salute possono mangiare:
70% di frutta.
30% di verdure, di crudità, ortaggi e patate.
Al contrario, i malati possono mangiare:
30% di frutta
70% di verdure, di crudità, ortaggi e patate.
Infatti, l’abuso di frutti provocherà:
un’orina troppo frequente, giorno e notte,
un’insonnia parziale, in piena notte,
delle carie dentarie,
degli ascessi dentari,
del nervosismo,
ecc.
Notare di passaggio, che dal punto di vista botanico, i cetrioli, i peperoni, i pomodori, sono dei frutti poiché essi hanno un fiore.
Aceto-------------------------------------------Limone
Mostarda -------------------------------------Yogurt non zuccherato
Spezie ------------------------------------------Olive nere
Aromi dolci -----------------------------------Prezzemolo
Sale ---------------------------------------------Maionese
Cipolla fresca ---------------------------------Formaggio bianco appena salato
Aglio fresco -----------------------------------Groviera grattugiata
Formaggi fermentati -----------------------Cipolle spezzettate l’antivigilia
----------------------------------------------------Formaggio poco salato,
----------------------------------------------------bianco, sbriciolato
Chi ha difficoltà a mangiare le verdure e le crudezze, senza sale, senza aceto e senza mostarda, può condirle, utilizzando al posto di queste sostanze nocive, yogurt, limone, groviera grattugiata, olive nere, maionese, o formaggio fresco appena salato, ma non fermentato.
Le crudità sono compatibili con i frutti secchi come i datteri, i fichi secchi, le banane secche, l’uva secca o le banane cotte. Si possono tagliare in pezzi tutti questi frutti e mescolarli in insalata, per aggiungerli sulle crudezze tagliate in una grande insalatiera.
L’INSALATIERA DI CRUDEZZE
Questa insalatiera sarà consumata nel pomeriggio o poco prima del pasto della sera, se non prima di dormire.
Si taglieranno in piccoli pezzi, in una grande insalatiera le crudezze seguenti:
lattuga o scarola,
cetriolo,
sedano coste o rapa,
pomodoro,
peperone rosso,
indivia,
Condire con:
limone,
olive nere tagliate,
cipolla spezzettata l’avanti vigilia (affinché perda il suo piccante),
olio di oliva o di noce,
prezzemolo o erba cipollina, colti freschi.
Si può aggiungere facoltativamente, al posto dell’olio:
uva secca. Fichi secchi tagliati in piccoli pezzi,
datteri senza il nocciolo,
succo di fichi ammollati la vigilia,
succo d’acero che si trova nei negozi di regime,
crema sterilizzata o raccolta dal latte crudo messo la vigilia in frigo.
LA PRESENTAZIONE DELLE CRUDEZZE: UN ESEMPIO EDUCATIVO PER I BAMBINI
E’ raccomandabile disporre le crudezze, su un vassoio, affinché esse siano un festino per gli occhi.
Avevo una giovane Austriaca che faceva dei disegni meravigliosi, semplicemente con delle carote tagliate, delle lattughe, del finocchio, del prezzemolo, dei pomodori e altre crudezze. Presentava dei motivi in forma di cuore, di un abbozzo di albero, o di lettere di alfabeto per ciascun commensale o paziente, riproducendo le sue iniziali. I miei digiunatori erano tutti entusiasmati, rapiti e incantati da tanta attenzione.
I bambini soprattutto apprezzano una tale presentazione, la quale aiuta a insegnare ai figli il regime igienista.
I bambini, se lo desiderano, possono bere del latte tiepido, poi mangiare delle crudezze a volontà. Il latte è compatibile con le crudezze.
Infine, Mosséri ritiene probabile che le crudezze siano compatibili con il melone e il cocomero, cominciando col melone e il cocomero.
Gli alimenti che si possono apprezzare crudi non devono essere mangiati cotti. Esempio: le carote, il finocchio, il sedano rapa o a coste, le fave verdi tenere con i loro baccelli interi, il peperone rosso, le scarole, le lattughe, ecc.
Tutto è questione di abitudine e di evoluzione mentale personale con i condimenti permessi aiuteranno a mangiare tutte le crudezze e a gradirle. Mosséri mangia con delizia e senza condimento la salsefrica cruda, che il sapore molto fine delle mandorle, il sedano-rapa crudo, che ha il sapore delle noci di cocco, i topinambur crudi, succulenti con la loro buccia, le fave verdi tenere, con i loro baccelli.
Infine, è meglio masticare adeguatamente le crudezze, piuttosto che consumarle in succo, poiché il succo passa troppo in fretta prima di essere digerito. Inoltre, la cellulosa non digerita serve a spazzare gli intestini, mentre la parte di cellulosa digerita procurerà beneficio al corpo, per mezzo di ciò che essa apporta, ma non è proibito di quando in quando, di bere il succo delle crudezze, di cui si può fare talvolta il miscuglio. Esempio: succo di carote e di sedano coste - succo di finocchio e di carote.
Mosséri riunisce sempre la polpa al succo, in seguito. E’ delizioso, soprattutto quando si copre tutto con uno strato di crema con delle uve secche sopra.
------------------------------------------------------------------------------
I farinacei (patate, topinambur, ecc.) -------------Non consumare un poco
Gli ortaggi cotti-------------------------------------di frutta e un poco di crudezze
Il latte--------------------------------------------------a più riprese, passando
Lo yogurt----------------------------------------------dall’uno all’altro
La crema-----------------------------------------------ma finire totalmente
L’avocado---------------------------------------------con la frutta,
Il melone e il cocomero------------------------------prima di passare
La frutta fresca----------------------------------------alle crudezze
La frutta secca-----------------------------------------o viceversa.
LA SALUTE CON GLI ALIMENTI COMPATIBILI
di
Albert Mosséri
INDICE
CAPITOLO 1: ATTENDIAMO LA FAME ED ELIMINIAMO I PASTI A ORARI FISSI
IMPARARE AD ASCOLTARSI
EVITARE LA STIMOLAZIONE
EVITARE ANCHE LA SIMULAZIONE
LE CONTRAZIONI GASTRICHE
UNA SENSAZIONE DELIZIOSA
QUANDO SI AVVERTONO I PROPRI ORGANI
BISOGNA SCEGLIERE IL MOMENTO MIGLIORE
COME FARE PER AVER FAME?
CAPITOLO 2; SCOPERTA DELLE COMBINAZIONI ALIMENTARI
UNO STUDIO LIMITATO AGLI ALIMENTI SPECIFICI
COME FARE DELLE DEVIAZIONI
CIO’ CHE HA FALSATO LE OSSERVAZIONI DI SHELTON
CAPITOLO 3: COME SI NUTRONO GLI ANIMALI NELLA NATURA
L’OPOSSUM
IL PICCIONE
L’UOMO DI ALTRI TEMPI
IL MENU’ EQUILIBRATO: UN MITO
UN SOLO ALIMENTO A PASTO?
CAPITOLO 4: LA DIGESTIONE
NELLA BOCCA
NELLO STOMACO
I GRASSI COMPLICANO LA DIGESTIONE
LE FRITTURE
NEL DUODENO
NEL DIGIUNO
UNA CATENA PROGRESSIVA
PROCESSI INVOLONTARI
CAPITOLO 5: ATTENZIONE AI MISCUGLI INDIGESTI
COME SAPERE SE TALE MISCUGLIO E’ INDIGESTO?
LE TESTIMONIANZE
I DIGESTIVI
CAPITOLO 6: GLI ATTARDATI DEL REGIME COMPATIBILE
A QUELLI CHE VOGLIONO DEFILARSI
I PRETESTI FUTILI
NON CONFONDERE DIGESTIONE E METABOLISMO
ALTRE OBIEZIONI.
IL MISCUGLIO AMIDO/AMIDO
IL MISCUGLIO FRUTTA/PANE
IL MISCUGLIO PROTEINE/FARINACEI
GLI SCIENZIATI ATTARDATI
VI SONO DEI LIMITI ALLE CAPACITA’ ENZIMATICHE DELLO STOMACO
CAPITOLO 7: FECI INODORI
I TEMPI DELLA DIGESTIONE
DIARREA O VOMITO? E’ SECONDO LA VOSTRA SALUTE, BUONA O CATTIVA
LE MESCOLANZE
E I FISIOLOGI?
CAPITOLO 8: ESPERIENZA SUI MALATI CON GLI ALIMENTI COMPATIBILI
CAPITOLO 9: LE COMBINAZIONI NATURALI
LA SPECIFICITA’ ALIMENTARE PREVALE SULLA LORO COMPATIBILITA’
GLI ALIMENTI RICCHI DI PROTEINE FALSANO IL PROBLEMA
COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI PROTEICI
DIGESTIONE DELLE COMBINAZIONI NATURALI
CAPITOLO 10: ESPERIMENTI DI LABORATORIO
LA DIGESTIONE SALIVARE DEI FARINACEI
QUATTRO ESPERIMENTI
LA MASTICAZIONE
GLI ALIMENTI CHE SAZIANO: ZUPPE, MUESLI, PIZZA.
LO ZUCCHERO INTERROMPE LA PRODUZIONE DI PTIALINA.
LE QUATTRO REGOLE PER I FARINACEI
GLI SCIENZIATI SI DEFILANO
CAPITOLO 11 - IL VINO E L’ACETO
L’ACETO, LE SALAMOIE, I CRAUTI, E I CETRIOLINI SOTT’ACETO
GLI ACIDI CONTRO I FARINACEI
L’ALCOL E I SOSTITUTI DEL LIEVITO
CAPITOLO 12: IL CAFFE’, IL TE’ E IL SALE
CAPITOLO 13: LA CIPOLLA, L’AGLIO, LO SCALOGNO E LA MOSTARDA
CAPITOLO 14: I CONDIMENTI, LE SPEZIE E GLI AROMATICI
UN’ESPERIENZA PERSONALE
CAPITOLO 15: I FARINACEI
I GRANDI FARINACEI CONCENTRATI
I FARINACEI MEDI
I PICCOLI FARINACEI
I COMPLEMENTI ALIMENTARI
CAPITOLO 16: LA FRUTTA FRESCA
LA MONOTONIA NELLA NATURA
I SUCCHI
LE BANANE
LA FRUTTA ACIDA
BISOGNA SBUCCIARE LA FRUTTA?
LE COMPOSTE
LA MESCOLANZA FRUTTA/CRUDEZZE
LA MESCOLANZA FRUTTA/ORTAGGI
L’INDIGESTIONE PARZIALE
LE TARTINE ALLA FRUTTA
LA FRUTTA CON LO YOGURT
IL MISCUGLIO FRUTTA FRESCA/SECCA DOLCE
IL MISCUGLIO FRUTTA/LATTE
I FRUTTI FRESCHI
COMPATIBILI CON: --------------------- INCOMPATIBILI CON:
CAPITOLO 17: LO YOGURT NATURALE
RICETTA
CON LO YOGURT
ALIMENTI COMPATIBILI: ------------ ALIMENTI INCOMPATIBILI:
CAPITOLO 18: LE VERDURE E LE CRUDEZZE
CONDIMENTI
PROIBITI: ----------------------------------- PERMESSI
L’INSALATIERA DI CRUDEZZE
LA PRESENTAZIONE DELLE CRUDEZZE: UN ESEMPIO EDUCATIVO PER I BAMBINI
LE CRUDEZZE
COMPATIBILI CON:------------------------INCOMPATIBII CON:
CAPITOLO 19: LA CARNE, IL PESCE E IL PANE
MALATTIE PROVOCATE DALLA CARNE
MALATTIE PROVOCATE DAL PANE E DAI CEREALI
CAPITOLO 20: GLI ORTAGGI E LE RADICI SEMI - COTTE
LISTA DEGLI ORTAGGI ------------------------------ LISTA DELLE RADICI
GLI ORTAGGI COTTI E LE PATATE
COMPATIBILI CON: -----------------------------INCONPATIBILI CON.
CAPITOLO 21: METODO DI COTTURA
LE FRITTURE
ORTAGGI CORIACEI --------------------------- ORTAGGI TENERI
CAPITOLO 22: QUALE PENTOLA UTILIZZARE
CAPITOLO 23: LE NOCI VARIE
NOIE PROVOCATE DALLE NOCI VARIE
CAPITOLO 24: I FORMAGGI
FORMAGGI
FERMENTATI --------A PASTA COTTA ---- BIANCO FRESCO
CAPITOLO 25: LA SEPARAZIONE DEGLI ALIMENTI NELLO STOMACO
CAPITOLO 26; LA FRUTTA SECCA DOLCE
LISTA DELLA FRUTTA SECCA DOLCE
I DATTERI
L’UVA SECCA
LE BANANE ESSICCATE
I FICHI SECCHI E LE ALBICOCCHE SECCHE
QUANDO MANGIARE I FICHI SECCHI DOLCI
IL PIATTO DI CRUDEZZE DISSEMINATO DI FRUTTA SECCA.
DESSERT, MA DOPO UN INTERVALLO
PER I BAMBINI
I FRUTTI SECCHI DOLCI
COMPATIBILI CON: ---------- INCOMPATIBILI CON:
CAPITOLO 27: IL LATTE
IL LATTE
COMPATIBILE CON: --------INCOMPATIBILE CON:
CAPITOLO 28: IL MELONE E IL COCOMERO
CAPITOLO 29: LE SCAPPATELLE FATIDICHE E INCOMPATIBILI
IL VINO, LA BIRRA, ECC.
IL CAFFE’, IL TE’, IL CACAO
LE TORTE, IL CIOCCOLATO, I DOLCIUMI
LE VIVANDE CONSERVATE SOTTO SALE, LE SOSTANZE SPEZIATE.
I FORMAGGI, LA CARNE, IL PESCE, LE UOVA, I LEGUMI
IL PANE, IL RISO, LE PASTE
TABELLA DELLE SCAPPATELLE INCOMPATIBILI
CAPITOLO 30: L’IMPORTANTE E L’ACCESSORIO
CAPITOLO 31: GLI ALIMENTI CHIMICI
ANZITUTTO, VERIFICATE SE L’ALIMENTO E’ SPECIFICO
CAPITOLO 32: L’INTERPRETAZIONE DEI SINTOMI QUANDO SI CAMBIA REGIME
BUONO O CATTIVO?
CAPITOLO 33: IL SISTEMA IGIENISTA
LA NOSTRA APPARTENENZA BIOLOGICA
LE MALATTIE ACUTE
LA SCIENZA IGIENISTA
CAPITOLO 34: I VELENI NEGLI ALIMENTI NATURALI
CAPITOLO 35: LE NOCI VARIE
CAPITOLO 36: QUALI ALIMENTI PER I MUSCOLI
LA DISTRUZIONE CELLULARE NEGLI ATLETI
DA DOVE TRARRE LE PROTEINE
GLI ALIMENTI AZOTATI UTILI
LA FORZA DELL’ORANGO
LA PERCENTUALE DELLE PROTEINE
LEGGIAMO TRA LE RIGHE …
TABELLA DELLA COMPOSIZIONE PROTEICA DEGLI ALIMENTI FRESCHI E SECCHI
ORTAGGI, VERDURE E CRUDITA’
VARIE
TABELLA GENERALE DEGLI ALIMENTI COMPATIBILI SPECIFICI
IL REGIME IDEALE CONFORME ALLE LEGGI DELLA NATURA
RICETTE - CONSIGLI
CAPITOLO 1 ATTENDIAMO LA FAME ED ELIMINIAMO I PASTI A ORARI FISSI
A che cosa serve conservare delle pere per la fame, se non si è saputo, con l’igiene, conservare la fame per le pere?
Il termine "fame" è utilizzato per designare due cose differenti:
1) uno stato di privazione, di carestia, di povertà, di mancanza. E’ evidente che questo stato porta alla denutrizione, a diverse malattie, da carenze, malattie che non esistono nei paesi dove regna l’abbondanza.
2) uno stato in cui l’individuo sente il bisogno di mangiare. E’ l’espressione di un istinto normale, che è il riflesso di una vita sana e vigorosa.
La fame dovrebbe assumere il posto di guida, di fronte alle nostre abitudini alimentari, invece di essere assente: essa ci avverte di questa necessità alimentare.
Senza di essa, noi navigheremmo come una nave senza bussola, alla mercé degli scogli e degli incidenti, poiché altrimenti diamo al corpo degli alimenti nel momento in cui non ne ha bisogno ed essi finiranno per opprimerlo.
La fame, anche, è la nostra sola garanzia per fornire, nel momento propizio, quello di cui l’organismo ha bisogno. E’ una guida preziosa. Bisogna cercarla, non sopprimerla. Seguiamola e rispettiamo i suoi ordini. Ne saremo ricompensati.
IMPARARE AD ASCOLTARSI
Noi dobbiamo imparare ad ascoltarci, e a interpretare correttamente le nostre sensazioni, poiché potrebbero essere inaffidabili, se pervertite, o depravate.
Per esempio, i fumatori apprezzano difficilmente il sapore dei frutti, perché il tabacco ha affievolito il loro naturale istinto dell’olfatto.
Un altro esempio, è quello di chi ha lo stomaco irritato dagli alimenti azotati, dalle spezie forti, dal caffè, dal vino, e immagina di avere fame.
Bisogna dunque saper riconoscere la vera fame dalla falsa fame, di cui verremo a dare un primo esempio.
Bisogna pazientemente apprendere il linguaggio delle nostre diverse sensazioni, come abbiamo fatto per apprendere l’inglese o il tedesco.
EVITARE LA STIMOLAZIONE
Bisogna evitare di ingannare sé stessi, usando uno stimolante, fosse esso anodino.
In effetti, la stimolazione è una chimera, un’illusione.
Con una tazza di caffè, al risveglio, ci s’immagina di ritrovare le forze, di svegliarsi, quando le si esaurisce.
Con il pepe, il sale, s’immagina di avere fame, quando queste sostanze ci avvelenano e forzano l’organismo a difendersi, con secrezioni acquose che non hanno niente a che vedere con i succhi digestivi.
Con i lassativi, si dà una sferzata agli intestini, si forzano ad agire, ciò che li indebolisce maggiormente, al posto di cercare le cause (il pane, i cereali e il formaggio).
EVITARE ANCHE LA SIMULAZIONE
Non cercare di simulare le funzioni naturali, quando esse tardano a manifestarsi, con mezzi ingannevoli e nocivi.
La diarrea provocata dai lassativi non ha niente a che vedere con una peristalsi normale, che dà delle feci normali. Nel primo caso le feci sono molli, nauseabonde, enormi, precedute da gas. Nel secondo caso, esse sono modellate, inodori, poco abbondanti.
Il torpore provocato dai sonniferi non ha niente a che fare con un sonno normale, riparatore:
la stimolazione del caffè non ha niente a che vedere con lo stato euforico normale che deriva da un’energia abbondante;
e infine la falsa fame - provocata con l’uso dei condimenti - non ha niente a che vedere con la fame vera che riflette una richiesta effettiva dell’organismo per del nutrimento.
LE CONTRAZIONI GASTRICHE
Certuni avvertono delle contrazioni dello stomaco, a intervalli regolari, cioè nelle ore dei pasti abituali.
Tuttavia, secondo il maestro igienista Shelton, alcuni fisiologi hanno constatato che tali contrazioni si possono avere anche introducendo un corpo estraneo, ad esempio un palloncino gonfiabile dall’esterno nello stomaco di un animale: esse sono dovute allo sforzo di espellere il corpo estraneo. Inoltre, la fame si poteva avere anche senza tali contrazioni.
Comunque, secondo lui, la fame si dovrebbe studiare nelle persone sane, non nei laboratori, ma piuttosto nei digiunatori assistiti da igienisti esperti.
UNA SENSAZIONE DELIZIOSA
Mosséri, aveva seguito circa tremila digiuno, al momento di scrivere questo libro, e affermava che talvolta la fame si fa sentire con un vuoto allo stomaco, poi essa sale nell’esofago e nella bocca, che si dilatano e si riempiono di saliva proveniente dalle ghiandole che ai due lati, sotto la lingua. Non si prova niente di doloroso, né mal di testa, né niente di penoso. E’ piuttosto una sensazione piacevole e deliziosa.
Al contrario, le sensazioni spiacevoli o dolorose dello stomaco, o alla testa, crampi, morsi di stomaco, i punti dolorosi, i crampi allo stomaco, tutti questi sintomi non sono dei segnali di fame, ma dei sintomi di gastrite, ovvero di infiammazione e congestione delle mucose gastriche, provocate dalle sostanze irritanti (pepe, sale, condimenti, caffè, vino), o dall’indigestione alimentare.
QUANDO SI AVVERTONO I PROPRI ORGANI
Una persona in buona salute non sentirà il suo fegato, né il suo stomaco, né il suo colon, né alcun organo del suo corpo. Dal momento che diviene cosciente di un organo qualunque, questo dimostra che c’è una congestione in quel posto: irritazione, richiamo di sangue, tossiemia, eliminazione, come aveva scritto Graham, uno dei pionieri dell’Igienismo, in Lectures on the Science of Human Life.
Tali sintomi sparirebbero astenendosi dal mangiare per qualche ora, fino a qualche giorno, raramente di più. Infatti, un paziente che aveva sofferto per sette giorni consecutivi, di bruciori atroci nello stomaco e all’esofago, si astenne dal mangiare, si riposò e tutto si sistemò al temine di questi sette giorni.
BISOGNA SCEGLIERE IL MOMENTO MIGLIORE
Colui che mangia senza avere fame, non avrà una digestione altrettanto buona di chi mangia con fame. Colui che trangugia sandwich in fretta non ne trarrà gran profitto, poiché il sandwich passerà in gran parte l’indomani, in feci abbondanti, molli, nauseanti e con del gas.
Bisogna mangiare sereni, non in collera o con la paura, preoccupati o ansiosi, agitati, in disputa, stato di affaticamento, febbricitanti o sofferenti, altrimenti gli alimenti non verranno mai a contatto degli enzimi.
Quando si gustano gli alimenti, questo favorisce la loro digestione. E’ essenziale che il cibo ci procuri un vero piacere.
Tuttavia, non si sa che la precipitazione, la fretta, la febbre, il dolore, sono un ostacolo alla digestione, e che non bisognerebbe mangiare durante questi momenti.
Sfortunatamente anche, i festini ci procurano molto piacere, piuttosto mentale che fisico, per le diverse portate, i numerosi gusti, i piatti delicati preparati, come per la compagnia piacevole, ma bisogna cercare di approfittarne al massimo senza pagare un prezzo troppo alto ingozzandosi ma limitando al minimo le degustazioni.
Infine parlare lungamente mangiando impedisce la buona masticazione: è una cattiva abitudine che bisogna bandire.
COME FARE PER AVER FAME?
Quando non si trova la più alta soddisfazione da ciò che si mangia, si deve digiunare, fino a quando non si sarà capaci di trovare tale soddisfazione.
Bisognerebbe aggiungere che esiste un limite pericoloso al digiuno che solo un igienista professionista competente può riconoscere.
Sfortunatamente, il meccanismo della fame è rovinato nelle persone malate. Per tale motivo è meglio ricorrere alla stabilizzazione del peso per tre giorni a due riprese. Quando si fa seguire un tale digiuno da un regime di eliminazione, la fame finisce per sbocciare come una rosa tardiva.
CAPITOLO 2 SCOPERTA DELLE COMBINAZIONI ALIMENTARI
Era verso l’inizio del nostro ventesimo secolo che il dottor Hay, medico americano, aveva scoperto la questione delle combinazioni alimentari. Fu il primo a fare delle ricerche in questo ambito fino ad allora sconosciuto. Nessuno, prima di lui sospettava dell’esistenza delle incompatibilità alimentari, dovute a certe cattive mescolanze. Egli studiò, o piuttosto cercò di studiare la concordanza di ogni alimento con tutti gli altri, uno per uno.
Egli arrivò infine, alla conclusione che bisognava separare gli alimenti azotati (carne, noci, formaggi, …) dai farinacei (pane, patate, …).
Dopo il dr. Hay, venne Shelton il cui pensiero fu metodico.
Davanti all’immensità del compito e per spianare il terreno incolto lasciato dal suo predecessore, egli semplificò questo studio raggruppando gli alimenti secondo la loro categoria.
Così, egli raggruppò i frutti acidi insieme, i semi-acidi insieme, e i frutti dolci a parte. Lo studio divenne più facilitato in tal modo, ma bisogna riconoscere che sussisteva ancora un certo margine di errore, poiché esistono delle differenze anche notevoli tra le varie specie di uno stesso frutto.
Mosséri, a sua volta, limitava lo studio ai soli alimenti specifici alla specie umana.
Invece, Shelton pur non avendo mai servito, nella sua casa di cura, né carne, né pane, né cereali, li ha menzionati nel suo studio sulle combinazioni, ed è questo che ha indotto in errore tutti i suoi lettori e alcuni si sono serviti delle sue opere per raccomandare un regime dissociato, a base di carne, con l’intento di dimagrire. Non era lo scopo di Shelton.
UNO STUDIO LIMITATO AGLI ALIMENTI SPECIFICI
Secondo Mosséri, non avrebbe senso parlare di combinazioni alimentari a proposito di alimenti - come carne, pane, anche integrale, cereali pure integrali, condimenti, cottura al burro, fritture, formaggi fermentati, zucchero, magari grezzo, sale anche marino, olio raffinato, miele, latticini zuccherati - che sono la seconda causa di malattia per la specie umana. La prima è costituita dai veleni diversi, dalle medicine, e dai vaccini.)
Quando ci si nutre di alimenti specifici, destinati all’uomo, come la natura ce li presenta, allo stato crudo o quasi, non si dovrebbero commettere gravi errori, salvo quando se ne abusa. Si è presto saziati prima di poterne abusare, a meno di passare sopra alle ingiunzioni dell’istinto.
COME FARE DELLE DEVIAZIONI
Noi non tolleriamo il consumo della carne ma permettiamo che se ne mangi raramente come eccezione quando si è invitati, o nei week-end. A quel punto se si vuole sapere come combinarla diremo: "nessuna importanza!"
Quando si vuole fare una deviazione, perché cercare di renderla meno nociva? Ci si sentirebbe così la coscienza pulita, e si mangerebbe maggiormente del frutto "proibito".
Ho sempre consigliato a coloro che volevano prendere un gelato, di acquistarlo nella pasticceria più vicina, senza tener conto degli ingredienti, altrimenti si avrebbe la tendenza a credere che non è così nocivo, dopo tutto il male che ci si è fatti, e se ne mangerebbe maggiormente e più spesso.
CIO’ CHE HA FALSATO LE OSSERVAZIONI DI SHELTON
Ciò che ha falsato le osservazioni di Shelton nell’ambito delle compatibilità alimentari come in molti altri, è il consumo delle diverse noci.
In effetti, questi alimenti che il gorilla, nostro parente prossimo, evita, distruggono talmente il potere digestivo, che tutte le carte sono confuse, le osservazioni smussate. La loro digestione è molto difficile, almeno 4 ore, e l’indomani le feci sono nauseabonde, abbondanti, maleodoranti, ciò è la prova dell’indigestione. Ecco perché le ragioni che Shelton invoca nelle cattive combinazioni sbagliate delle noci, Mosséri le attribuiva alle noci, non a quelle combinazioni.
CAPITOLO 3 COME SI NUTRONO GLI ANIMALI NELLA NATURA
L’OPOSSUM
Si tratta di un genere di mammifero dell’America, la cui femmina possiede sotto il ventre una tasca, che si chiama sariga. Questo animale carnivoro non fa miscugli quando mangia la carne o i frutti.
Il consumo di miscugli complicati di alimenti non si incontra nella natura. Non solamente gli animali si attengono, strettamente, agli alimenti ai quali sono costituzionalmente adattati (quelli, precisiamolo, per i quali le loro secrezioni e i loro processi digestivi sono specialmente costituiti), ma essi si astengono dal mescolarli.
Così il carnivoro limita il suo pasto alla carne. Non mescola mai la carne alla frutta, al pane, né alle patate.
L’opossum si nutre di alimenti carnei e ama molto il frutto del cachi, ma non mescola questi alimenti.
IL PICCIONE
Quando era all’Università, un ricercatore si era interessato a una controversia che imperversava, nelle riviste di agricoltura.
Certuni dicevano che i piccioni erano gli amici del colono, poiché essi divoravano gli insetti e non mangiavano i suoi semi. Condannavano quelli che li uccidevano.
Cionondimeno lui non aveva mai ucciso un piccione che non avesse, nel suo gozzo, pieno di semi, e niente che questi.
Egli non aveva mai trovato insetti, mescolati ai semi, tanto da pensare di aver acchiappato i piccioni nel momento sbagliato della giornata.
L’UOMO DI ALTRI TEMPI
Quanto all’uomo, egli mescola gli alimenti da dovunque essi provengano.
Essendo così, egli pensa che un tale miscuglio di alimenti disparati è digerito così veloce e così bene, nel suo stomaco, quanto il regime della tigre lo è nello stomaco del montone.
Perché dobbiamo attenderci che le vie digerenti dell’organismo umano siano capaci di elaborare simili miscugli?
Si è affermato che le vie digestive umane normali hanno fronteggiato simili miscugli per secoli, "senza un sospiro". Ma le abitudini attuali dell’alimentazione non sono vecchie di parecchi secoli. I pasti dell’uomo fino a poco tempo fa, comprendevano due o tre alimenti ed erano molto semplici. Con parecchie eccezioni notevoli, anche i pasti delle classi agiate sono stati semplici, comparati alle pratiche alimentari dei nostri giorni.
Noi sappiamo, con l’esperienza di tutti i giorni, che i pasti semplici sono i più facili da digerire.
Al contrario, il bicarbonato di sodio o un altro equivalente sono il nostro dessert favorito e spendiamo ogni anno milioni per palliare i malesseri che seguono i nostri pasti.
Scriveva un antico igienista: accontentatevi di un solo piatto per pasto, e per questa scelta, consultate il vostro palato.
IL MENU’ EQUILIBRATO: UN MITO
Si vede che questa concezione medica del menù equilibrato è un errore. Da nessuna parte nella natura si incontra un’alimentazione equilibrata. La vacca non mangia menù equilibrati, il gorilla non mangia menù equilibrati, i cavalli non mangiano pasti equilibrati.
Gli animali nella natura, non quelli che sono domestici e nutriti dall’uomo, tendono a mangiare un solo alimento per pasto.
Anche quelli che mangiano un varietà di alimenti hanno tendenza a fare un pasto di un solo alimento.
UN SOLO ALIMENTO A PASTO?
I nostri predecessori igienisti evitavano spesso le incompatibilità alimentari raccomandando un solo alimento per pasto.
E potrebbe darsi che in fin dei conti, tutti i nostri sforzi per stabilire dei miscugli alimentari compatibili e concordanti, non siano che sforzi che ci deviano dalla via semplice della natura, ma senza soffrirne. Dr. Shelton Hygienic Review, N°11 vol. XXV.
Detto ciò, l’uomo civilizzato del XX° secolo, la cui mente è divenuta molto complicata, e che centellina i suoi alimenti altrettanto col suo palato, quanto col suo cervello e la sua immaginazione, potrà tornare indietro e soddisfarsi con dei menù semplici, limitati a un solo alimento, come i piccioni, i cani e i serpenti?
Mosséri, per questa ragione, riteneva essenziale trarre il massimo di soddisfazione da ciò che si mangia, ma col minimo di inconvenienti. Ecco perché tollererà i miscugli di frutti, quando essi sono compatibili, i miscugli di ortaggi quando sono concordanti, è raro che non lo siano totalmente.
CAPITOLO 4 LA DIGESTIONE
La digestione è il termine applicato al processo dal quale i materiali complessi alimentari sono disintegrati in sostanze più semplici e preparati per entrare nella corrente sanguigna.
Per esempio, a partire dai farinacei, che il corpo non può utilizzare tali e quali, il processo digestivo li riduce a dei semplici zuccheri, che il corpo potrà impiegare.
A partire dalle proteine molto complesse, che il corpo non può utilizzare, il processo della digestione le riduce, ulteriormente, in aminoacidi che il corpo potrà impiegare.
Infine un processo simile di disintegrazione decompone i grassi in acidi grassi utilizzabili.
NELLA BOCCA
La digestione comincia nella bocca. Vi sono poi altre cavità: lo stomaco, il duodeno e il digiuno.
Ogni cavità ha un lavoro appropriato, differente da quello dell’altra. Ciascuna è approvvigionata di succhi digestivi e di enzimi a questo fine. La bocca, o cavità orale, fornisce la saliva che serve a inumidire e lubrificare l’alimento, e contiene la ptialina, enzima che inizia la digestione dei farinacei. Nella bocca gli alimenti sono anche masticati, ossia divisi in particelle minuscole, accessibili agli enzimi.
NELLO STOMACO
La seconda cavità è lo stomaco, o cavità gastrica. Dopo essere stati inghiottiti, gli alimenti, essi sono spinti nello stomaco, nel quale è secreto il succo gastrico che avvia la digestione proteica, con l’aiuto dell’enzima chiamato pepsina.
Lo stomaco secerne un altro enzima che fa scattare la digestione dei grassi, la lipasi.
Infine, nei bambini è secreto un altro enzima, che serve a cagliare il latte: si tratta della rennina (o chimosina), che non esiste più nell’adulto. Si vede dunque perché solo i neonati e i bambini fino a 7/8 anni, possono digerire il latte.
I GRASSI COMPLICANO LA DIGESTIONE
La lipasi gastrica è dunque l’enzima secreto nello stomaco per provocare la digestione dei grassi. Ma se il contenuto dello stomaco è acido, ciò sembra inibire l’azione di questo enzima, in modo che la digestione dei grassi è inibita.
E’, perciò, del tutto sconsigliabile mangiare grassi con i frutti acidi.
D’altra parte, i grassi inibiscono la secrezione del succo gastrico cioè ritardano la digestione degli alimenti proteici. I grassi (oli, burro, avocado) ritardano la digestione di qualsiasi alimento! Chi ha delle digestioni lunghe, farebbe meglio ad omettere totalmente i grassi dalla sua tavola.
LE FRITTURE
Quando gli alimenti sono ricoperti da grassi, come per le fritture o dal burro che fonde generosamente sul pane ancora caldo, il grasso non è digerito che nell’intestino tenue, se mai lo è.
Ad ogni modo, questo grasso ricopre così bene gli alimenti fritti, che i succhi digestivi non arrivano a digerirli. Essi scendono l’indomani in feci voluminose, molli, maleodoranti, con gas significativi.
Di fatto il solo calore della bocca basta per far fondere i grassi e ricoprire gli alimenti di olio e di burro, fossero assunti crudi. La crema che si trova nel latte ne ritarda la digestione. L’olio che si trova nelle noci diverse ne complica molto la digestione, che diventa impossibile.
La temperatura è un elemento che bisogna considerare in questo studio. Una frittura a 150°C non si può paragonare con una temperatura debole come quella della bocca o di un alimento semplicemente caldo.
Il processo della digestione è infinitamente più complesso.
Non c’è dubbio che i miscugli alimentari complicano questo processo, e che si avrebbe vantaggio nel consumare dei pasti semplici, col minimo di varietà.
Quando si mescolano diverse specie di alimenti incompatibili, si hanno dei problemi digestivi, visto che le capacità enzimatiche del corpo non sono illimitate.
Ciò vale soprattutto per gli anziani.
NEL DUODENO
La terza cavità nella quale gli alimenti sono versati, dopo lo stomaco, è il duodeno.
Essa è fornita di succo pancreatico, secreto dal pancreas, e che comprende tre enzimi incaricati della digestione proteica, amilacea e grassa, dopo quella dei processi salivari e peptici.
Questa digestione duodenale necessita di un ambiente alcalino. Ciò è reso possibile dal succo pancreatico e dalla bile che sono alcalini.
NEL DIGIUNO
Infine, la quarta cavità digerente si trova nel digiuno, nel quale gli alimenti sono veicolati, dopo il duodeno.
Là essi sono trattati da un succo alcalino, il succo intestinale o enterico, contenente enzimi che completano la digestione delle proteine, dei farinacei e dei grassi.
UNA CATENA PROGRESSIVA
Gli enzimi sono specifici nella loro azione. Quelli di una cavità preparano gli alimenti per l’azione di quelli della cavità successiva. Più una cavità compie bene il suo lavoro, migliore sarà quello della cavità seguente.
Insomma, tutto ciò che ostacola la digestione, in una qualsiasi delle sue fasi, ostacolerà il processo digestivo delle fasi seguenti.
PROCESSI INVOLONTARI
Non possiamo controllare coscientemente il processo della digestione che nella bocca.
Ma a partire dal momento in cui gli alimenti sono inghiottiti, essi entrano nel dominio dei processi incoscienti, involontari, della vita.
E’ soprattutto dalle fasi inziali dei fenomeni digestivi che dipende l’efficacia e il successo delle fasi seguenti.
CAPITOLO 5 ATTENZIONE AI MISCUGLI INDIGESTI
In una delle pubblicità, si vedeva una scodella di cereali sui quali un ragazzino aggiungeva due cucchiaiate di zucchero bianco, una banana tagliata a fette, un pugno di uva secca, molto latte e della crema pasticcera.
Alla fine, un giovanotto affermò che ogni volta che mangiava una colazione come quella, aveva sempre dei bruciori. Ciò in realtà succede a milioni di persone.
Infatti, nessun apparato digerente noto o ignoto è adatto alla digestione di un pasto fatto con tali miscugli.
E’ stupido mangiare in tal modo e poi prendere dei medicinali per palliare i malesseri che ne derivano, spendendo ogni anno milioni, per acquistare medicinali contro l’acidità, per alleviare i malesseri gastrici, che sono quasi inevitabili, dopo un pasto di questo genere."
COME SAPERE SE TALE MISCUGLIO E’ INDIGESTO?
Non tutti soffrono tali noie, ma tutti avranno l’indomani delle feci maleodoranti, voluminose, diarroiche o costipate, sporchevoli, che richiedono l’uso di carta igienica, e accompagnate da gas nauseabondi. Da questo si saprà se si è consumato, il giorno precedente, un miscuglio indigesto.
Shelton cita il nome di diversi medicinali digestivi che contengono tutti del bicarbonato di sodio: Alkaseltzer, Tumm, Bellams, Peptobismal, Rolaids, Digel, ecc. e numerose persone impiegano sempre il vecchio rimedio di una volta, il bicarbonato di sodio. Altri usano il latte di magnesia.
Questi rimedi danneggiano soprattutto i reni incaricati di eliminarli. Sarebbe più saggio farsi vomitare stuzzicando la gola come facevano i Romani dopo il pasto o, meglio ancora, evitare queste noie, col semplice mezzo di consumare pasti senza miscugli incompatibili.
LE TESTIMONIANZE
Una signora della Pennsylvania ringraziava il suo libraio di averle suggerito l’acquisto di una copia del libro sulle combinazioni alimentari, poiché da anni soffriva di indigestione, di gas, di gonfiori, di malesseri autentici e di dolori e ora combinando bene gli alimenti non aveva più problemi senza bisogno di prendere antiacidi.
Parecchi altri avevano confermato a Shelton personalmente il medesimo fatto.
Un gran numero dei suoi lettori affermavano che essi di aver trovato un sollievo dal primo pasto compatibile. Altri ancora avevano detto che le cosiddette allergie erano svanite quando avevano imparato a nutrirsi di alimenti compatibili.
Secondo l’esperienza di Mosséri, i gonfiori e i gas sono provocati dagli alimenti proteici, come le noci e i formaggi, che è meglio sopprimere, e non cercare di combinare con altri alimenti compatibili.
Peraltro, quando si mangiano noci diverse o formaggio, si hanno gonfiori, pesantezza, gas e l’indomani delle feci cattive.
Chi si siede a tavola e mangia parecchi miscugli, dalla minestra al formaggio, passando per la pera e la frutta, è sicuro di soffrire di indigestione. Se prende l’abitudine di mangiare dei pasti complicati e di ignorare i suoi limiti enzimatici, come si fa correntemente dovunque, i malesseri addominali diventano cronici.
I DIGESTIVI
Una parola, prima di terminare con questo capitolo, sui medicinali ritenuti di aiuto alla digestione.
Nessun medicinale può aiutare la digestione, in quanto tale, poiché essa si fa coi succhi digestivi secreti e con nient’altro. Non si possono obbligare le ghiandole a secernere, se esse si rifiutano di ottemperare.
Questi rimedi danno sollievo dagli inconvenienti dell’indigestione semplicemente neutralizzando l’acidità prodotta dall’indigestione.
Poi, il corpo deve eliminare il bolo alimentare "neutralizzato" e i medicinali stessi, che sono i prodotti chimici.
Questa eliminazione finisce con lo spossare il fegato, i reni e imporre loro un compito pesante, cioè nel linguaggio corrente, una malattia epatica o renale.
CAPITOLO 6 GLI ATTARDATI DEL REGIME COMPATIBILE
Di quando in quando Mosséri leggeva sulla stampa dei racconti riferiti all’argomento degli alimenti compatibili da giornalisti ignoranti, che cercavano per così dire di fare un’analisi della questione.
Senza nemmeno discutere - ne sono all’altezza? sicuramente no, - questi giornalisti leggeri si accontentano di criticare superficialmente, senza nemmeno avanzare degli argomenti.
Essi sanno che il pubblico è dalla loro parte, cioè dal lato degli ignoranti e della maggioranza credula.
A QUELLI CHE VOGLIONO DEFILARSI
Un gran numero di persone non vorranno ascoltarlo. Esse diranno, o penseranno, che la loro esperienza personale ha loro mostrato che esse potevano, in tutta sicurezza, fare a meno di complicarsi la vita con le regole delle combinazioni alimentari.
Siamo, così, qualificati guastafeste?
Tutt’al più esse diranno che ciò può convenire per alcuni, ma non per loro. essi non vorranno cambiare nulla nella loro vita, nelle loro abitudini.
E nondimeno è sufficiente essere indiscreti e osservare lo stato delle loro feci, per rendersi conto che esse digeriscono assai poco di quello che mangiano.
In effetti, le loro feci sono nauseabonde, con dei gas maleodoranti, voluminose e non formate.
A che serve fare una doccia tutti i giorni, lavarsi con dei saponi profumati, utilizzare deodoranti, acqua di colonia, portare una camicia o un vestito lindo se dentro si è sporchi e marci?
Quando si possiede un tale ammasso in putrefazione negli intestini, i succhi digestivi, prodotti con grande spesa, per l’organismo, sono persi nelle feci. Le noie di salute non tarderanno ad annunciarsi, a meno che si preferisca nasconderle e non dire nulla, per colpevolezza, come se si riconoscessero i propri errori, ma non ci si volesse emendare.
I PRETESTI FUTILI
Se noi accettiamo il fatto evidente che una legge generale regola la fisiologia e la biologia e che l’umanità vi è soggetta, si comprenderà perché delle regole generali e strette possono essere stabilite, che coprono tutta l’umanità.
Ma alcuni avanzano, talvolta, un’altra obiezione per giustificare il rifiuto di qualsiasi sforzo, in vista di regolare il regime o di modificare le pratiche alimentari, affermando che il regime non è tutto nella vita. vi sono anche altre cose che importano.
Ma l’uno non impedisce l’altro. Evidentemente questa obiezione è sollevata da tutti quelli che si vogliono sfilare, che cercano una scappatoia, un pretesto per trascurare le discipline alimentari igieniche.
NON CONFONDERE DIGESTIONE E METABOLISMO
Certi autori, naturopati, avanzano degli argomenti usati affermando, contro la separazione delle proteine /farinacei, è che questa associazione è naturale, come nel grano e nelle leguminose, le quali contengono un forte tasso di questi due elementi nutritivi.
Un altro autore afferma che il corpo non può utilizzare le proteine in assenza di farinacei, la risposta è che le combinazioni appropriate riguardano l’apparato digerente, mentre l’utilizzazione delle proteine ha luogo nelle cellule. Il primo è un processo di digestione, mentre il secondo è un processo metabolico.
Un naturopata francese, André Passebecq, riferì l’esperimento realizzato da un certo Hutshinson, inglese, che aveva nutrito dei topi di proteine e di farinacei puri, ma dissociati in pasti separati.
I ratti così nutriti deperivano mentre quando le proteine e i farinacei non erano dissociati, i topi non deperivano. Ne trasse la conclusione che le proteine non dovevano essere dissociate dai farinacei, nel medesimo pasto.
In realtà ai topi si erano dunque dati da mangiare degli alimenti artificiali, nei quali si erano distrutti nella medesima occasione e con quel procedimento, gli altri componenti: vitamine, enzimi, sali minerali, oligoelementi. Quei ratti erano deperiti e morti, non per una questione digestiva, ma metabolica. Erano morti per denutrizione.
ALTRE OBIEZIONI.
Alcuni autori naturopati magari fingono di accettare il principio degli alimenti compatibili ma poi non lo seguono.
Dopo che Mosséri introdusse l’igienismo in Francia nel 1961, data della sua emigrazione, e dopo il successo del libro di Shelton sulle combinazioni alimentari, la situazione sembrava essere cambiata. Il pubblico vegetariano ammetteva senza difficoltà il principio degli alimenti compatibili.
Come i bagni di sole e l’aria pura avevano forzato la loro strada, a dispetto della medicina, gli alimenti compatibili forzeranno così il loro cammino a dispetto della resistenza degli attardati. Essi finiranno con l’ammettere gli alimenti compatibili, altrimenti saranno lasciati lontano, dietro.
Dire che gli alimenti compatibili sono difficili da afferrare, è svelare che non si è passata un’ora a studiarli.
IL MISCUGLIO AMIDO/AMIDO
1) Non si devono mescolare diversi amidi di natura differente, poiché un tale miscuglio sarebbe difficile da digerire.
2) Altro consiglio: sopprimere il piatto di amido, se si consuma un candito di mandorle, di arachidi o di nocciole.
3) Evitare di mescolare un alimento proteico con un amido nel medesimo pasto.
IL MISCUGLIO FRUTTA/PANE
Geoffroy rifiuta la regola dei frutti acidi, da non mescolare con gli amidi.
Si sono accusati frutti di incompatibilità col pane, col pretesto che gli acidi della frutta neutralizzano la ptialina, necessaria alla digestione degli amidi del pane…
Si sa ora che quella frutta, cosiddetta acida, è in realtà è temperata da sostanze alcaline, più abbondanti degli acidi, che essa racchiude.
Geoffroy consiglia sempre di consumare la frutta prima dei pasti, mai dopo. Sarà perché l’acidità della frutta consumata per prima ha avuto forse il tempo di passare, mentre, consumata per ultima rovina la digestione.
Mosséri spiegava questa faccenda dell’acidità della frutta, assai poco compresa.
Anzitutto, l’acido contenuto nella frutta arresta la digestione degli amidi, poiché questa non è possibile che in un ambiente alcalino.
Così, quando si mangiano patate con un’arancia, come dessert, l’acidità del frutto arresta di netto la digestione della patata. Ora, il tutto fermenta e esce, l’indomani, in feci orribili, nauseabonde, maleodoranti. Tutto ciò avviene, quantunque la frutta acida contenga anche sostanze alcaline, le quali però neutralizzeranno la loro acidità solo dopo la digestione.
E se, sfortunatamente, questa digestione non è compiuta, che un impedimento l’avesse arrestata, allora l’acidità della frutta rimane, non è temperata dalle sostanze alcaline e corrode l’organismo.
In tal momento ripugna di mangiare la frutta, soprattutto quella acida. Il gusto la rifiuta.
E’ questa la ragione per la quale gli igienisti limitano o proibiscono provvisoriamente la frutta acida a quelli la cui salute è troppo precaria, malandata, con un sistema nervoso rovinato.
IL MISCUGLIO PROTEINE/FARINACEI
Shelton voleva, al seguito del dottor Hay, che si separassero le proteine di farinacei, come la carne dal pane.
Passebecq riferiva che negli esperimenti si erano utilizzati amidi puri e proteine pure e che gli animali deperivano e morivano con essi. Mosséri rispondeva che tale esperimento mostra solo che gli alimenti puri sono inutilizzabili dall’organismo indipendentemente dalla loro combinazione.
Comunque, tali alimenti non sono entrambi adatti alla nostra specie.
GLI SCIENZIATI ATTARDATI
I poveri devoti della scienza non colgono il fatto evidente che l’abilità di scrivere una formula alimentare, in termini di chimica, di valore calorico, di struttura elementare o di tenore in vitamine non qualifica un uomo a prescrivere un regime per i malati, la cui digestione è spesso mediocre.
Vi è un numero di cose minute, tecniche, nell’arte di alimentare che solo quelli che possiedono un’esperienza pratica possono apportarla con successo.
Esse non si imparano in laboratorio e il bigotto che si crede imbevuto del suo cosiddetta sapere superiore, non le imparerà mai.
La conoscenza è riservata agli individui aperti di mente, che sono pronti a imparare. Tra questi dettagli tecnici importanti, nell’arte dell’alimentazione, si trova l’arte di combinare gli alimenti, affinché essi non violino i limiti enzimatici del sistema digerente.
Quando le persone sono giovani, la loro esperienza personale, insegna loro che il tabacco, la sovralimentazione, le mescolanze nocive, gli abusi sessuali, il caffè, il cioccolato, l’alcol, il tutto preso moderatamente, secondo la formula consacrata, non fanno loro del male.
Ma i malati, che non hanno una capacità digestiva normale, dovrebbero sorvegliare, da più vicino, i miscugli alimentari, come essi si vedono costretti a ridurre la ricerca del piacere, in altri campi. Gli igienisti hanno una grande esperienza nell’osservazione della digestione di un gran numero di malati, ricondotti con successo dalla malattia alla salute, senza l’uso di medicinali, né alcuna forma di trattamento, e affermano che certe mescolanze alimentari favoriscono la digestione, e che altre incoraggiano la fermentazione.
E’ ancora preferibile sopprimere tutti gli alimenti proteici, come fa il gorilla.
VI SONO DEI LIMITI ALLE CAPACITA’ ENZIMATICHE DELLO STOMACO
L’estensione dei disturbi che fanno seguito ai pasti, i bruciori frequenti al fondo dello stomaco, le feci maleodoranti l’indomani, talvolta la diarrea, dovrebbero convincere il più scettico che c’è una causa a questa indigestione nazionale.
Una prova con gli alimenti compatibili convincerà la persona intelligente che, se c’è una causa all’indigestione, le cattive mescolanze alimentari ne sono tra le più importanti.
CAPITOLO 7 FECI INODORI
In una persona sana, che digerisce quello che mangia, le feci devono essere:
1) ben formate;
2) inodori;
3) non sporchevoli (che non richiedono carta igienica);
4) rapide:
5) poco voluminose.
Chi può vantarsi di avere delle feci inodori, in un secolo in cui la pulizia è una virtù nazionale?
Chi può vantarsi di essere pulito dentro, come fuori?
Si utilizza sapone profumato, acqua di colonia, deodoranti, ci si lava tutti i giorni dell’anno, ci si vanta di essere puliti, presentabili.
Ma questa non è che apparenza, polvere negli occhi. Ciò che si nasconde, ciò che si dissimula, non lo è altrettanto. E’ putrefazione!
Lo stato pressoché universale dell’apparato digerente umano è scettico (forse voleva dire ’settico’). Ciò vuol dire che la putrefazione e la fermentazione sono così diffuse che quasi tutti ne soffrono: putrescenza nello stomaco, nell’intestino e nel colon.
I gonfiori, i gas, i gorgoglii nello stomaco, i malesseri, le feci maleodoranti, l’alito fetido e la lingua carica, anche sintomi più marcati, attestano la putrescenza nell’apparato digerente della maggior parte delle persone.
I milioni spesi, ogni anno, per i medicinali per palliare i disturbi provocati da questo stato di cose sono una prova della debolezza generale delle funzioni digestive.
Le feci voluminose significano che gli alimenti non sono stati digeriti, o al più lo sono stati assai poco.
Le feci non formate, come pappa, più o meno liquide, non abbastanza consistenti, significa che il corpo non ha avuto il tempo di digerire il bolo alimentare, e che l’ha espulso tale e quale o quasi.
Tali feci sporcano inevitabilmente e richiedono l’uso della carta igienica.
Feci lente a venire, per costipazione, significano che si è mangiato formaggio o pane, o tutti e due.
Feci che hanno cattivo odore significano che la fermentazione o la putrefazione hanno trasformato il bolo alimentare in una pattumiera puzzolente, avvelenante.
L’indigestione è dovuta a parecchie cause: il fatto di mangiare quando si è sconvolti, agitati, a disagio, nel dolore, nella febbre, nell’infiammazione, poco prima di fare un lavoro fisico arduo o immediatamente prima di fare un bagno di mare, può provocare un mancato funzionamento della digestione.
Quando si consuma una bevanda ghiacciata o una crema ghiacciata, come dessert, il freddo interrompe i processi digestivi, poiché essi devono svolgersi alla temperatura del corpo, cioè a 37° gradi centigradi. Risultato: l’indigestione, la diarrea.
I TEMPI DELLA DIGESTIONE
Quanto tempo impiega un alimento per essere completamente e totalmente digerito?
Il tempo della digestione di qualsiasi alimento che trascorre tra il suo consumo, nella bocca, e il suo immagazzinaggio, nel colon, poi la sua espulsione, sotto forma di rifiuti, passando per la sua digestione, nelle sue diverse fasi.
Quanto tempo richiede? Tra quindici e venti ore in tutto.
Quando si dice, dovunque nei libri, che le patate sono digerite in quindici minuti, i frutti in venti minuti, i formaggi in tre ore, la carne in tre ore, le noci in quattro ore, ciò non concerne che la digestione nello stomaco. E’ quella che richiede il più di energia. Siccome questa digestione stomacale necessita il più di energia, da una a quattro ore, solo le cause più violente agiranno in questo intervallo, come per esempio le emozioni violente.
Prendiamo un esempio. Vi alzate la mattina, di buon’ora, e udite una cattiva notizia, che concerne la vostra situazione professionale compromessa, la morte di un parente caro un’altra tegola che vi cade sulla testa. L’emozione violenta che subite potrebbe provocare in voi una scarica intestinale immediata, una diarrea.
Questa emozione violenta avrà così espulso il vostro bolo alimentare, in gran parte digerito, consumato la vigilia, cioè una dozzina di ore prima, mentre voi non avete ancora messo in bocca niente.
Questo prova che una dozzina di ore non sono sufficienti per elaborare completamente gli alimenti.
Una seconda osservazione interessante: nelle persone molto nervose, la diarrea può sopraggiungere immediatamente dopo una forte emozione o anche un semplice disturbo nervoso, un’angoscia, un dubbio, come nei neonati che evacuano poco dopo una poppata.
DIARREA O VOMITO? E’ SECONDO LA VOSTRA SALUTE, BUONA O CATTIVA
Una terza osservazione altrettanto importante: quando consumate un alimento avariato o fate un scarto nocivo o un’emozione improvvisa e contrariante vi cade sulla testa, la digestione in corso, dopo una quindicina di minuti si interrompe.
Risultato: una diarrea o… lo vedremo subito. Tra poco.
Perché? Perché il corpo funziona come un computer, o piuttosto è il contrario, il computer funziona come il corpo: entrambi hanno bisogno di energia per funzionare. Se voi tagliate l’elettricità, il vostro computer smette di lavorare. E’ lo stesso per l’organismo.
Quando avete una forte emozione o contrarietà, la mente accaparrerà tutta l’energia disponibile per tentare di risolvere il problema che si pone, e non ne resta nulla per la digestione.
Ora, vi sono parecchie fasi nella digestione: sono stadi chimici. Il primo prepara gli alimenti chimicamente per il secondo, e il secondo per il terzo, e così di seguito. Se a uno degli stadi successivi viene a mancare l’energia, la reazione chimica viene a mancare e tutta la digestione del bolo alimentare totale è rovinata. Il bolo entra in fermentazione. E’ la diarrea.
E’ la diarrea, ho appena detto, ma non è sempre la diarrea! A volte è un’altra cosa: è il vomito.
Spieghiamo questo fenomeno curioso. Se avete una buona salute, energia abbondante, gli alimenti non digeriti sono subito reperiti dal nostro senso somatico ed espulsi dal momento della loro introduzione nello stomaco.
Ma se la vostra salute è debole, le vostre energie mancanti, il vostro stato precario, allora il vostro senso somatico non percepisce gli alimenti che esso vuole espellere che più tardi. La sua reazione è tardiva. Allora, essi sono espulsi con una diarrea, invece di esserlo con un vomito.
Ne segue che il vomito è il fatto degli esseri in migliore salute, che la diarrea, nelle altre persone, di salute mediocre.
LE MESCOLANZE
Una delle cause più importanti del collasso dei processi digestivi è la nostra abitudine moderna di mescolare alla rinfusa gli alimenti nel nostro stomaco.
Ora, l’apparato digerente umano, non più d’altronde che quello degli altri animali, non è concepito per digerire delle misture complicate, dei pasti composti da parecchi generi.
I pasti semplici, consumati con moderazione, facilitano la digestione. E’ così che l’uomo si è alimentato durante tutto il suo passato.
Solo recentemente nella storia e solamente in certe parti del mondo, l’uomo ha tentato di prostrare il suo sistema digerente con una grande varietà di alimenti nel medesimo pasto. Lo stato continuo di decomposizione, discusso precedentemente, è dovuto soprattutto ai miscugli incompatibili di alimenti, molto comune ai nostri giorni. E il peggiore di tutti è il miscuglio farinacei/proteine nel medesimo pasto.
E’ così che l’abitudine degli hot-dogs non è che l’estensione della pratica di pane/carne. Se si tornasse all’antica abitudine di mangiare i farinacei separatamente dalle proteine si sarebbe piacevolmente sorpresi dei risultati.
La critica ama ripetere che l’abitudine di mangiare le proteine con i farinacei nel medesimo pasto è al di sopra di qualsiasi rimprovero, poiché, si dice, i sani lo fanno sempre.
Ma è vero che i sani mescolano le proteine con i farinacei? Se è mai possibile trovare una persona veramente sana che mangia come tutti, ciò troncherebbe la questione. Ma dove sono le persone veramente sane? Non ce ne sono! Perché? Parecchie cause sono implicate, e i miscugli di alimenti incompatibili, che misconoscono i limiti enzimatici ne sono una.
Noi qui siamo di parere leggermente differente da quello di Shelton. Infatti, noi consideriamo il miscuglio acido/farinaceo, come il peggiore.
Quanto al miscuglio proteine/farinacei, se mai esso produce noie di salute, ciò proviene dal fatto che essi non sono alimenti specifici. Esempio: carne/pane o noci/pane.
Si possono incontrare delle persone relativamente sane e che mangiano, ma frugalmente, delle mescolanze di alimenti incompatibili. Hanno esse veramente delle feci inodori? E’ il criterio assoluto. Ma esse finiranno col tempo con l’accumulare delle tossine da reumatismo o altre malattie. Invece di soffrirne nell’età adulta, esse li avranno nella vecchiaia, che non sarà molto lunga.
E’ vero, riconosce Shelton, che delle persone considerate sane, mangiano abitualmente delle proteine e dei farinacei insieme. Ma in verità esse vivono più o meno imprudentemente sotto tutti gli aspetti. Fumano, bevono, mangiano troppo e commettono l’uno o l’altro tra gli errori che attentano alla loro salute.
L’uno di questi che vivono in modo convenzionale sosterrà che lui è in eccellente salute, poi emetterà nel medesimo tempo i gas più maleodoranti possibili! Egli si laverà la bocca, ogni mattina, per pulire la sporcizia e il gusto cattivo che vi si trova. Fuma per palliare i suoi sintomi nervosi.
Noi accettiamo un livello di salute eccessivamente basso, quando classifichiamo tali individui tra i sani.
I medici negheranno che certi miscugli alimentari possano condurre alla decomposizione degli alimenti consumati. Essi citeranno altri medici del loro genere, per confermare le loro affermazioni. Essi sembrano voler dire questo: poiché noi lo diciamo, dunque è vero! Dal momento che la medicina lo afferma, con la voce di un gran numero dei suoi medici, è questa è la verità!
Non è affermando che le mescolanze nefaste sono buone, che esse lo diventeranno.
Non è affermando che la medicina ha ragione, che quelli che mangiano alla rinfusa digeriranno meglio.
Ma non si può impedire di notare che quelli che persistono a mangiare misture incompatibili, continuano a palliare i loro disturbi con i rimedi, e che quando essi cominciano a consumare alimenti compatibili, non hanno bisogno di rimedi.
Perché la medicina, in generale, sa di meno sulla digestione che su qualsiasi altra cosa?
E I FISIOLOGI?
I fisiologi non tentano mai di collegare le loro scoperte con la vita. La sola cosa che essi tentano di collegare con i fatti della fisiologia è la pratica medicamentaria.
Quando i fisiologi scoprono che gli acidi interrompono la produzione della ptialina, nella bocca, non mettono in pratica questa scoperta, raccomandando la separazione di questi due tipi di alimenti, acidi/farinacei.
Prescrivere della pepsina, acido cloridrico, bicarbonato di sodio, anodini, ecc. per palliare l’indigestione, e ignorare le cause più evidenti, non è una pratica intelligente, secondo Shelton. (N.d.T. T.: In realtà, ciò è perfettamente conforme agli interessi economici dei signori della lobby medico - farmaceutica, che probabilmente è quella che finanzia gli studi di tali scienziati", studi che mirano a fare quattrini con l’invenzione e il commercio delle medicine, non a salvaguardare la salute umana).
Una grande insalata composta da crudità (lattuga, cetriolo, sedano, ecc., senza pomodori, due ortaggi non farinacei cotti e un protide, ecco un pasto che si digerisce facilmente e senza noie. Ma se si aggiunge, a questo pasto, del pane, patate, latte, zucchero, frutta, allora la digestione sarà ritardata e si avranno dei disturbi.
Uno dei fatti più confermati dalla fisiologia è che gli acidi distruggono la ptialina (amilasi salivare) della saliva e interrompono in questo modo la digestione salivare dei farinacei.
I frutti acidi provocano questo risultato, come l’acidità dell’aceto, o dell’acido cloridrico dello stomaco.
Parecchi medici condannano i frutti, dicendo che essi disturbano la digestione, ma ciò è vero solo quando si mangiano con i farinacei, come dessert, per esempio. Se si mangiano soli, essi procurano allo stomaco tutto il benessere possibile.
CAPITOLO 8 ESPERIENZA SUI MALATI CON GLI ALIMENTI COMPATIBILI
Secondo il dottor George S. Weger, medico, le ulcere varicose sono rapidamente cicatrizzate da un digiuno preliminare. Inoltre, quando si mangia, i tessuti prendono un’apparenza buona o cattiva secondo le mescolanze alimentari.
Un’ulcera indolente, può essere mantenuta in uno stato di scolo purulento continuo, con dei miscugli alimentari incompatibili. Al contrario, la quantità e la qualità dell’essudato possono essere controllate dal genere di alimenti consumati, e rispettando le loro compatibilità.
Notare però che le proteine alimentari sono la causa principale dell’infezione più delle incompatibilità.
Tuttavia, l’esperienza conduceva Mosséri ad affermare che certi alimenti sono più nocivi delle cattive mescolanze: egli notava la scomparsa totale di tutti i generi di catarri, raffreddori, bronchiti, quando si sopprimevano i cereali e il pane. Lo stesso per le malattie reumatiche, le lombaggini, la sciatica, l’artrite.
CAPITOLO 9 LE COMBINAZIONI NATURALI
Nella Natura vediamo che tutti gli alimenti sono costituiti da diversi elementi. Così, per esempio:
1) I frutti freschi e maturi, cme le mele, le pere, le arance, ecc. contengono :
- zucchero
- acidi
- proteine in piccola quantità
- niente farinacei, salvo quando la frutta è verde.
2) Le foglie verdi, gli ortaggi e le radici, contengono:
- Idrati di carbonio
- Poche proteine
- Pochi acidi.
Noi notiamo dunque che la Natura non ha mescolato, nei suoi alimenti, l’acido con i farinacei.
La critica che si fa più comunemente contro le compatibilità alimentari, è giustamente che la Natura ha, essa stessa, messo diversi elementi nei suoi alimenti, come nel frumento che contiene l’amido, le proteine, insieme.
Notiamo, anzitutto, che la Natura non ha mescolato insieme:
1) Gli acidi con i farinacei
I farinacei con gli zuccheri (Si trova, tuttavia, qualche farinaceo zuccherato, come le patate dolci, i marroni e le banane).
2) Le proteine tra loro
3) I diversi amidi tra loro
4) I grassi con gli acidi
5) Gli zuccheri e le proteine concentrate.
Mangiare tutto alla rinfusa, è rompere quest’ordine perfetto della Natura.
L’alimentazione degli animali è monotona, lungo tutto l’anno: i cani si accontentano, allo stato selvaggio, della LORO ALIMENTAZIONE CARNEA, gli uccelli dei semi, soprattutto. Essi non hanno quell’incredibile varietà che gli uomini stendono sulla loro tavola.
Dunque, per principio, bisognerebbe cercare di seguire la natura nelle sue combinazioni naturali.
E’ così che gli alimenti di composizione identica, o quasi, come la maggioranza dei frutti, potranno essere mangiati insieme, senza inconvenienti.
Per contro, quelli che hanno composizioni troppo differenti, le une rispetto alle altre, farebbero bene a essere dissociate.
E’ vero che la Natura fa simili combinazioni, ma queste combinazioni sono naturali e offrono poca difficoltà digestiva: il corpo è capace di adattare le sue secrezioni digestive - dal punto di vista secrezione dell’acido, quello degli enzimi e il loro tempo di regolazione - ai bisogni di un alimento particolare mentre un tale adattamento preciso dei succhi agli alimenti non è possibile quando sono consumati due alimenti differenti.
LA SPECIFICITA’ ALIMENTARE PREVALE SULLA LORO COMPATIBILITA’
Secondo Mosséri, l’argomento sulle combinazioni naturali o artificiali è tirato per i capelli, perché i cereali e le leguminose, implicati in questa controversia, non sono specifici all’essere umano.
L’interessante è piuttosto di sopprimere il pane, e anche il formaggio, invece di cercare di rendere meno difficile la loro digestione, cosa piuttosto ipotetica e illusoria.
Il pane non è un alimento specifico alla nostra specie umana. Esso presenterà sempre una difficoltà digestiva, fosse senza sale, fosse integrale, fosse consumato solo o associato correttamente secondo le sapienti combinazioni sheltoniane.
Nessun accomodamento renderà il pane accettabile per il corpo umano. E’ un in mancanza di meglio.
La specificità degli alimenti naturali passa avanti alla loro compatibilità, in qualsiasi discussione, in qualsiasi considerazione concernente la loro natura, conveniente o no, per l’essere umano.
GLI ALIMENTI RICCHI DI PROTEINE FALSANO IL PROBLEMA
Secondo Shelton, Koranci, dell’Istituto Max Plance, ha provato che si poteva mantenere un equilibrio azotato completo e un’efficacia fisica ammirevole, con 25 grammi di proteine il giorno.
Dal loro lato Oomen e Hipsley hanno trovato una popolazione che è riuscita a sviluppare, non solamente una salute magnifica, ma una muscolatura e una struttura splendide, con delle prestazioni fisiche corrispondenti, con solo 15/20 grammi di proteine il giorno.
Mosséri non capiva perché Shelton e tanti altri raccomandassero delle dosi proteiche più forti, cioè quaranta grammi il giorno, poiché riteneva che con una simile dose, i guai fossero inevitabili, e che non dovevano essere attribuiti alle cattive combinazioni!
COMBINAZIONE DEGLI ALIMENTI PROTEICI
Gli alimenti classificati come proteici sono quelli che contengono una forte percentuale di proteine, dal 10% al 50%. Esempi:
le noci, nocciole, acajù, mandorle, pistacchi, semi di zucca, di girasole, ecc.
la carne, il pesce, il pollame, la salumeria,
i formaggi di tutte le specie,
le uova
le ostriche, le conchiglie, i frutti di mare
le leguminose: (piselli secchi, fagioli bianchi, ceci, lenticchie, fave secche, ecc.)
Non esiste nella natura un alimento che contenga unicamente delle proteine pure.
Gli alimenti che contengono poche proteine non sono classificate in questa categoria. Esempio:
gli avocados, le olive nere,
la frutta e gli ortaggi, comprese le radici.
Gli alimenti ricchi in proteine non essendo destinati agli umani presentano una difficoltà di digestione considerevole, che li rende troppo forti e nocivi.
Il gorilla, apparentato all’uomo, non ne mangia e ciò non gli impedisce di avere una muscolatura impressionante, una forza prodigiosa e una potenza che relega la specie umana a un livello così basso, che essa si vede come una specie degenerata, in via di estinzione.
Le combinazioni naturali degli alimenti proteici dunque non ci interessano, poiché esse non ci concernono.
DIGESTIONE DELLE COMBINAZIONI NATURALI
I fisiologi, ad esempio Cuyton e Pavlov, sanno che in certe porzioni dell’apparato gastrointestinale stesso, il tipo di enzimi e degli altri costituenti delle secrezioni cambia secondo il tipo degli alimenti presenti, ma nessuno di loro ha mai tentato di trarne una conclusione pratica nella vita quotidiana.
Queste variazioni comprendono cambiamenti nell’alcalinità e nell’acidità (pH) delle secrezioni, nella concentrazione degli enzimi, nel tempo della loro regolazione, ecc. per adattarli ai differenti alimenti.
Questo adattamento dei succhi e dei loro tenore enzimatico alle caratteristiche degli alimenti consumati, è tuttavia possibile solo se questi ultimi sono radicalmente differenti, gli uni dagli altri.
Le combinazioni naturali non presentano difficoltà per il sistema digestivo, a condizione che l’alimento sia specifico.
E’ per questa ragione che noi raccomandiamo gli alimenti compatibili, affinché essi non presentino difficoltà né conflitti nei processi digestivi.
Si tratta di rispettare i limiti enzimatici.
Noi abbiamo detto e ripetuto che le combinazioni naturali sono facili da digerire, a condizione che l’alimento sia specifico. Se l’alimento non è specifico all’essere umano come i semi, i cereali, i legumi, la sua digestione diventa difficile.
Si sa quanto sono difficili da digerire i legumi, i gas che essi generano, le feci maleodoranti che procurano, l’energia che esse succhiano, subito dopo il pasto, la lunghezza della loro digestione, le pesantezze, i gonfiori addominali.
CAPITOLO 10 ESPERIMENTI DI LABORATORIO
LA DIGESTIONE SALIVARE DEI FARINACEI
Già nel 1891, il dottor Densmore aveva scritto il suo libro How Nature cure (Come la Natura guarisce).
Non appena il farinaceo, in corso di digestione, grazie al suo miscuglio con la saliva, raggiunge lo stomaco, la composizione del succo gastrico impedisce immediatamente qualsiasi trasformazione del farinaceo in glucosio."
Senza acido, la ptialina della saliva converte una piccola parte del farinaceo in zucchero nella bocca.
QUATTRO ESPERIMENTI
In un primo esperimento si scoprì che circa il 10 percento degli amidi del pane è convertito in zucchero e in destrina durante l’insalivazione.
Il secondo esperimento dimostrò il ritardo prodotto dall’acqua o dal fluido sulla digestione amidacea e sottolinea la necessità di mangiare i farinacei secchi.
Nel terzo esperimento, si dimostrò che lo zucchero frena la produzione di ptialina, impedendo la digestione orale dei farinacei.
In un quarto esperimento si scoprì che un giovanotto sano, parzialmente vegetariano e che si asteneva dl alcol e dal tabacco aveva una liba con un potere amilasico maggiore della media.
Detto questo, la quantità di ptialina prodotta basta appena per i piccoli farinacei che sono gli ortaggi e non per i farinacei concentrati, come i cereali, il grano, ecc. o, al più, per una minima quantità di cereali, sostanze che d’altronde non sono specifiche all’essere umano.
Oggi si sa che il pH dello stomaco può essere anche alcalino e che è determinato dal tipo di alimenti consumati, per cui la digestione amidacea può proseguirsi nello stomaco, ma se si mangiano dei farinacei con le proteine, ciò che fa secernere un succo acido, la digestione amidacea si arresta.
Shelton raccomandava 130 grammi di noci varie, tutti i giorni. Ma la loro digestione era talmente difficile, impossibile, che lui cercava con tutti i mezzi una soluzione, ma essa non c’è poiché questi alimenti non sono destinati al consumo umano, ma alla riproduzione della pianta. I gorilla, con i quali noi siamo apparentati, non ne mangiano, o quasi.
LA MASTICAZIONE
In certi ambienti si raccomanda di masticare a lungo gli alimenti, per aiutare la loro digestione.
Se si prende in bocca un farinaceo secco, lo si mastica e trattiene qualche tempo esso aumenta di volume perché assorbe saliva. Se lo si trattiene abbastanza a lungo, esso diventa dolce a causa della conversione degli amidi in zucchero per l’azione della ptialina.
Ma se si mette in bocca un farinaceo inzuppato, lo si mastica e trattiene, esso non aumenterà di volume poiché non può assorbire la saliva. E se lo si trattiene a lungo non diventerà più dolce. Consumando pappe di frumento, patate in purea, zuppe ispessite con la tapioca o altri farinacei, gli amidi non sono digeriti.
GLI ALIMENTI CHE SAZIANO: ZUPPE, MUESLI, PIZZA.
I cereali che si consumano a colazione non passano rapidamente, e dànno una sensazione di sazietà e di pesantezza per lungo tempo.
Si è talmente abituati a questa sensazione che non si arriva ad adattarsi agli alimenti che passano in fretta, lasciando una sensazione di vuoto.
I cereali saziano ma ciò non vuol dire che nutrano inevitabilmente. La pizza, molle, resta come una pietra sullo stomaco, poiché è indigesta. Anche se è croccante… ma essa è talmente piena di spezie, che è malsana, ad ogni modo.
In definitiva, la raccomandazione di consumare gli alimenti secchi, perde tutta la sua importanza per gli igiefili che hanno abbandonato il pane e i cereali.
LO ZUCCHERO INTERROMPE LA PRODUZIONE DI PTIALINA.
Un altro fatto è che lo zucchero, il miele, gli sciroppi, ecc. non provocano alcuna secrezione di ptialina. Ecco perché, quando ai farinacei sono aggiunti lo zucchero o il miele, poca o nessuna ptialina è secreta per digerire l’amido e le pappe di cereali finiscono per fermentare.
Giorno dopo giorno, questa fermentazione, proveniente dai farinacei fermentati, genera dei catarri nella gola e nel naso, nello stomaco, nelle tonsille, nelle orecchie (otiti), e nelle altre "malattie dell’infanzia", le carie.
Qualsiasi influenza psicologica, nutritiva o sensuale, che devitalizza le cellule vitali, impedendo lo sviluppo cellulare ideale, riduce lo sviluppo dei tessuti, al disotto dell’ideale e questo getta le basi della degenerazione.
L’indigestione cronica e i catarri che provengono dalla pratica corrente di mescolare zuccheri e farinacei, servono come punto di partenza dell’evoluzione di tutta una serie di malattie ulteriori.
Trattare le carie dentarie, togliere le tonsille, prendere gli antiacidi, servono a sopprimere i sintomi e ad abolire gli effetti.
Le cause sono così lasciate intatte, a produrre problemi supplementari, a causare le malattie della mezza età e le malattie.
Il termine "malattia dell’infanzia" è un termine medico, che denota la mentalità medica traviata, cioè che l’infanzia debba obbligatoriamente avere delle malattie, ciò che giustificherebbe l’intervento della medicina, e la sua utilità.
Ora non ci sono malattie ricollegate ineluttabilmente all’infanzia, all’età media e alla vecchiaia.
LE QUATTRO REGOLE PER I FARINACEI
In breve, dai fatti precedenti scaturisce che le regole seguenti dovrebbero essere osservate, in ciò che concerne i farinacei:
1) I farinacei non devono essere mangiati con lo zucchero, fosse pure un frutto. Vale anche per il miele.
2) I farinacei non devono essere consumati con un alimento acido.
3) I farinacei non devono essere consumati con un alimento azotato.
4) I farinacei non devono essere inzuppati.
E’ stolto prendere i farinacei con gli zuccheri, e poi prendere del bicarbonato di sodio.
Lo zucchero con i farinacei significa la fermentazione. Ciò significa uno stomaco acido, dei disturbi.
Il bicarbonato di sodio interromperà l’acidità, ma non interromperà la fermentazione.
Ecco perché le torte, le pasticcerie, i sandwich di confetture, i cakes, sono indigeste. Le si ritrova l’indomani in feci molli, maleodoranti e abbondanti.
Quanto al dessert, Mosséri lo tollerava per i giovani e i lavoratori fisici, dopo un pasto di farinacei (patate, ortaggi cotti), a patto che lo prendessero dopo un intervallo di un’ora.
GLI SCIENZIATI SI DEFILANO
Nel loro manuale classico Principles of Biochemistry (Principi di Biochimica), 1959. White, Handler e Smith affermano che la digestione salivare può continuare nello stomaco in presenza di un’acidità ridotta. Analogamente fanno Anderson e altri che sostengono che se gli amidi sono mangiati per ultimi la loro digestione può continuare poiché tali alimenti non sono a contatto con il fondo dello stomaco, dove sono gli acidi gastrici. In realtà gli amidi sono mangiati spesso insieme alla carne e non per ultimi. Comunque, essi affermano che la digestione degli amidi prosegue poi negli intestini, ma Mosséri ribatteva che ciò è smentito dal grande volume di amidi trovati nelle feci di quelli che fanno tali miscugli.
Se, invece, i farinacei sono mangiati senza proteine, il succo gastrico diventa alcalino, neutro o leggermente acido.
E se il farinaceo contiene delle proteine, come nella patata, nei cereali o nelle leguminose, la secrezione acida è regolata per non essere versata che dopo la fine della digestione salivare.
CAPITOLO 11 IL VINO E L’ACETO
L’ACETO, LE SALAMOIE, I CRAUTI, E I CETRIOLINI SOTT’ACETO
Gli esperimenti hanno mostrato che una piccolissima dose di aceto, per esempio 1/5000, diminuisce fortemente la digestione degli amidi, inibendo o distruggendo l’amilasi salivare.
1/1000 rallenta la digestione di queste sostanze e 2/1000 l’interrompe completamente.
Questi esperimenti mostrano che l’aceto, le salamoie (saturate di aceto), le insalate alla vinaigrette (descritta come salsa tipica della cucina francese, equiparabile al pinzimonio), sono malsane, soprattutto se le si prende con i farinacei, come i cereali, il pane, le leguminose.
L’aceto oltre a essere nocivo a causa dell’acido acetico, sostanza tossica che distrugge la ptialina (amilasi salivare), contiene anche l’alcol che precipita la pepsina del succo gastrico, ritarda o impedisce la digestione gastrica delle proteine.
Non è sorprendente, di conseguenza, che le salamoie e l’aceto facciano dimagrire.
Lo stesso vale anche per l’ACETO DI SIDRO, proveniente dalle mele.
GLI ACIDI CONTRO I FARINACEI
Tutti gli acidi distruggono l’amilasi salivare, enzimi della saliva, che decompone i farinacei, e interrompono così la digestione amidacea, nella bocca e nello stomaco.
Perfino gli acidi utili come alimenti, come gli acidi delle arance, dei pomodori, delle uve, delle mele, delle ciliegie, ecc. distruggono l’amilasi della saliva e interrompono la digestione degli amidi.
Per questa ragione, non devono essere consumati nel medesimo pasto dei farinacei, come le patate, il pane, i cereali, i legumi, le carote, i carciofi, i cavolfiori. ecc.
L’ALCOL E I SOSTITUTI DEL LIEVITO
Visto che l’alcol precipita la pepsina del succo gastrico, enzima che inizia la digestione proteica, a tutti quelli che non possono astenersi dal bere vino, Mosséri chiedeva di consumarlo solo gli week-end e a stomaco vuoto, in attesa di avere abbastanza forza di carattere per sopprimerlo.
Anche i residui lasciati nel pane dalle polveri che rimpiazzano il lievito ritardano la digestione proteica. Ciò vale sia per il cremortartaro che per la baking soda.
Parecchi medicinali, acidi e alcalini, sono stati utilizzati per far dimagrire, poiché ritardano la digestione.
Importa infine di astenersi dal consumare gli alimenti che impediscono direttamente o indirettamente la digestione di altri alimenti, nel medesimo pasto.
CAPITOLO 12 IL CAFFE’, IL TE’ E IL SALE
Gli alimenti più compatibili sono resi indigesti a causa delle sostanze tossiche, quali il caffè, il tè, il sale.
Il caffè e il tè inibiscono la digestione degli alimenti nello stomaco, non solamente a causa delle sostanze tossiche che racchiudono, ma anche a causa dello zucchero che solitamente li accompagna.
La credenza popolare vuole che il tè aiuti la digestione, ed è lo stesso di parecchie tisane cosiddette digestive.
In verità, si confonde l’indigestione totale con la digestione totale! Con queste bevande, una digestione difficile (pesantezza, sonnolenza, gonfiori) è trasformata immediatamente in indigestione totale, con la diluizione dei succhi e la loro inibizione.
Tutto il bolo alimentare passa, senza essere stato digerito, né assorbito, nelle feci diventate voluminose, maleodoranti, non formate, e sporchevoli, l’indomani.
I condimenti di qualsiasi genere inoltre inibiscono la digestione stomacale, a causa dell’irritazione dello stomaco che essi generano e probabilmente inibiscono anche la digestione intestinale.
Il sale inibisce la digestione stomacale.
Vi sono parecchi prodotti, molto venduti nei negozi di regime, che sono fatti con ortaggi in polvere, che contengono alghe marine molto salate, o alle quali si aggiunge sale. Essi inibiscono la digestione stomacale, a volte per ore.
Gli alimenti più compatibili sono così resi indigesti da queste sostanze.
CAPITOLO 13 LA CIPOLLA, L’AGLIO, LO SCALOGNO E LA MOSTARDA
Anche la cipolla, l’aglio e lo scalogno, il ravanello nero o rosa e tutti gli altri alimenti della stessa famiglia, contengono molto olio di mostarda che irrita il tubo digerente, su tutta la sua lunghezza e inibiscono la digestione.
Il rafano, la mostarda, il ravanello bianco e rosso, il ravanello rosa e nero, provocano molta irritazione.
Sarebbe dunque saggio astenersi da queste sostanze che ritardano, inibiscono o alterano la digestione piuttosto che ricorrere poi ai rimedi.
CAPITOLO 14 I CONDIMENTI, LE SPEZIE E GLI AROMATICI
La natura non aggiunge spezie al latte materno e il gusto aguzzato del neonato trae un piacere sicuro dal sapore del latte.
Nessuna aggiunta mordente è richiesta per rendere accettabile ai sensi non pervertiti dei suoi neonati il latte della madre in buona salute.
I condimenti comprendono: il pepe, la mostarda, la harissa, gli aromi dolci, come il timo, ecc.
Essi sono tutti indigesti ed irritanti. Passano lungo il tubo digestivo senza essere assorbiti. E’ lo stesso per il sale, meno grave tuttavia.
I condimenti non sono alimenti.
I crauti, l’aceto, la mostarda, le spezie di tutte le specie, lo zenzero, la cannella, il chiodo di garofano, il pepe nero, o rosso, il peperoncino, la moscata, i profumi, le salse, tutti questi prodotti non sono digeriti. Essi irritano il tubo digerente, su tutta la sua lunghezza, una decina di metri circa, dalla bocca all’ano. Essi provocano le emorroidi, dei bruciori. Non li si sente che nella bocca e nell’ano, poiché i nervi si trovano solo in queste estremità, all’entrata e all’uscita del tubo digerente.
Queste sostanze non hanno alcun valore nutritivo, esse provocano una secrezione abbondante di muco protettivo, e niente succhi digestivi utili.
Secondo gli esperimenti di Beaumont, essi ritardano la digestione.
Gli alimenti più compatibili sono resi difficili da digerire quando si usano dei condimenti.
UN’ESPERIENZA PERSONALE
Mosséri ricevette in dono del timo e cominciò a usarlo sulle patate cotte. Dopo qualche tempo si domandò da cosa provenisse la sete che aveva e che è un sintomo dell’uso di sostanze nocive che provocano indigestione. Ne interruppe l’uso e, la sete sparì. Analogo effetto gli produceva la cannella.
Bisognava che lui trovasse il piacere altrove che nelle fantasie alimentari!
CAPITOLO 15 I FARINACEI
Mosséri distingueva tra grandi farinacei - cereali e le radici (patate, topinambur, rutabaga, carote, sedano-rapa, ecc.), medi e piccoli farinacei, che contengono poco amido (cavolfiori, carciofi, fagioli verdi, cavoli, bietole, peperoni, ecc.)
Mosséri escludeva dai farinacei i legumi, poiché contengono una forte proporzione di proteine.
Il dietologo Carlton Frederick era il più autorevole degli USA e affermava che non si devono mangiare più di due alimenti ricchi di zucchero o in amidi, nel medesimo pasto, altrimenti si dovranno prendere anche vitamine B, bicarbonato di sodio e andare da uno specialista in artritismo o in malattie degenerative.
Ma gli igienisti pensano che questa regola si possa applicare solo ai piccoli farinacei, anche in numero maggiore, cioè mescolare i cavolfiori, i cavoli, i fagioli verdi, le carote, ecc.
I GRANDI FARINACEI CONCENTRATI
Il pane,
I cereali, grano, miglio, mais, saraceno, riso, ecc.
I legumi (piselli secchi, fagioli bianchi, lenticchie, fave secche, ceci, soia)
I FARINACEI MEDI
Patate, topinambur
Rutabaga
Tapioca
Igname,
Patate dolci
Cavolo rapa
Pastinaca
Ecc.
I PICCOLI FARINACEI
Cavolfiori
Fagioli verdi
Zucchine
Carote
Sedano rapa
Ecc.
Si possono dunque mescolare, senza alcun inconveniente, i piccoli farinacei nel medesimo pasto. Quanto ai farinacei semi-concentrati, bisogna stare attenti a non abusarne, quantunque si possano mescolarli tra loro o con i piccoli farinacei.
Infine, è preferibile evitare totalmente i farinacei concentrati, visto che essi contengono degli elementi azotati, oltre alla loro concentrazione amidacea.
Del resto, i grandi farinacei non sono nemmeno compatibili tra loro, né con i farinacei medi.
Per esempio, il pane non si sposa bene con le patate, poiché il corpo ha la tendenza a digerire quello che è il più facile, cioè le patate, e a trascurare il pane.
Da più di quarant’anni, la pratica igienista consiste nel consumare una grande insalata verde, senza pomodori, con i farinacei (crudità fresche, che comportano un’abbondanza di vitamine e sali minerali, sotto una forma autentica.
I COMPLEMENTI ALIMENTARI
Gli igienisti rifiutano i complementi alimentari e tutto ciò che esce dai laboratori. Una grande insalata verde, cruda, fornisce tutti gli elementi noti e ignoti, cioè quelli che esistono ma non sono stati ancora scoperti, in forma assimilabile.
Gli igienisti consigliano un solo alimento concentrato o semi-concentrato a pasto, per due ragioni.
1)....Il corpo digerisce il più facile, e trascura l’altro che fermenta.
2)....Due farinacei concentrati o semi-concentrati, fanno troppi farinacee, sicché le feci il giorno dopo hanno cattivo odore, perché hanno fermentato.
CAPITOLO 16 LA FRUTTA FRESCA
Quelli che hanno una digestione troppo debole, trovano beneficio a contenersi a una sola specie di frutta, consumati senza nessun altro alimento, a costo di cambiare frutto ogni volta.
Quanto a quelli che hanno una digestione accettabile, essi possono consumare parecchie varietà di frutta alla volta, piuttosto che una sola varietà.
Infatti, se si mangiano parecchie frutti dello stesso tipo, si rischia o di introdurre troppi acidi nell’organismo (arance) o di non digerirli convenientemente (pere) o di essere presto sazi (pompelmi), o di ricavarne un effetto diuretico (pesche).
Solo se si mangiano solamente mele, secondo Mosséri non c’è alcun inconveniente, poiché esse sono le regine della frutta.
Ecco perché un miscuglio di frutta attenua gli inconvenienti che uno di essi può avere. Inoltre, si è più soddisfatti del pasto, quando è variato.
LA MONOTONIA NELLA NATURA
Evidentemente, nella Natura, la regola generale è la monotonia. Un cane mangerà tutti i giorni la carne, un cavallo l’erba, senza mai stancarsi, né reclamare cambiamenti. Con la civilizzazione, la semplice natura non può più soddisfare nessuno.
Ecco perché, io non sono più a favore di una troppo grande semplicità, nel pasto, né della loro monotonia, dal momento in cui si ha la possibilità di variare. Ma non bisogna cadere nei pasti sofisticati, che non nutrono il corpo.
I SUCCHI
Certuni vivono del gesto elegante, al limite dello snobismo, di bere un succo.
Nondimeno, la Natura non ha creato i succhi. Questi ultimi passano troppo svelti nel tubo digerente, poiché nulla li trattiene, per essere ben digeriti, mentre il transito di un frutto intero è più lento e permette il versamento dei succhi digestivi, nonché il tempo necessario per la loro azione.
Ecco perché i succhi rischiano di provocare un’indigestione, seguita dalla fermentazione, soprattutto se li si beve d’un solo sorso. Bisognerebbe assorbirli lentamente.
Inoltre, la polpa che si scarta, contiene materie nutritive preziose e la cellulosa, cosiddetta indigesta, che spazza gli intestini e previene la costipazione.
LE BANANE
Le banane mature, come si mangiano, contengono molto amido, indigesto, e non sono dunque compatibili con alcun altro frutto.
I gorilla non ne mangiano, contrariamente alle altre scimmie, ma noi siamo apparentati piuttosto ai gorilla.
Mosséri ha osservato in seguito al consumo di banane dei sintomi di avvelenamento, che sono poco evidenti nelle persone già intossicate dal menu corrente, soprattutto se esse mangiano soltanto una o due banane. Tra questi sintomi ci sono le feci voluminose, maleodoranti, poco o per nulla formate, gusto dolciastro nella bocca, al risveglio, catarri, incrostazioni, febbri annuali.
Al contrario se si è disintossicati da un menù igienista, si sentono quei sintomi più nettamente che se si mangiasse come tutti, poiché si reagisce più rapidamente ai veleni.
Dopo un digiuno di tre giorni, interrotto con banane molto mature, ha sentito sintomi di leggera cistite, bruciori urinando, feci abbondanti, l’indomani, vescica irritata, sensibile. Lo stesso gli è successo rifacendo l’esperimento.
Inoltre sotto la pelle delle banane, c’è una sostanza che i drogati essiccano per fumarla come l’hashish.
Anche le prugne fresche o secche sono sconsigliabili perché contengono sostanze lassative.
In conclusione si possono mescolare tutti i frutti nel medesimo pasto, salvo le banane, le prugne, i cocomeri e il melone.
LA FRUTTA ACIDA
Al di fuori del limone, che non si mangia da solo, l’ananas è il frutto più acido che ci sia. Vi sono anche delle arance molto acide.
I frutti, acidi o non acidi, sono compatibili tra loro, e con tutti gli altri semiacidi.
Gli acidi che racchiudono tutti questi frutti sono dei veleni che il corpo deve eliminare, se vuole trarre beneficio dalle sostanze alimentari contenute nel frutto, questa eliminazione procede con l’aiuto delle riserve alcaline del corpo. Tuttavia, dopo la digestione, il frutto apporta al corpo di che colmare queste spese alcaline, e di più ancora.
Al contrario, se il frutto non è ben digerito, la seconda fase digestiva, non è eseguita e il frutto resta acidificante.
Le cause dell’indigestione dei frutti sono:
il consumo delle noci diverse (mandorle, nocciole, ecc.), anche in un altro momento della giornata poiché questi alimenti azotati diminuiscono il potere digestivo.
una stanchezza estrema durante il pasto,
un miscuglio incompatibile,
un’evidente mancanza di fame,
una contrarietà.
I malati gravi hanno beneficio a limitare i frutti troppo acidi, provvisoriamente, in attesa che la loro salute precaria si ristabilisca, sia pure di poco. Inoltre devono mangiare più ortaggi e crudità che frutti.
I frutti sono tutti compatibili con lo yogurt non zuccherato o con il latte cagliato consumato moderatamente.
I frutti non sono compatibili con i farinacei, - patate, ortaggi cotti, infatti, la loro acidità distrugge l’amilasi salivare (ptialina) e interrompe così la digestione di quei farinacei.
BISOGNA SBUCCIARE LA FRUTTA?
In generale, è meglio sbucciare la frutta, poiché essa è indigesta e si ritrova nelle feci. Vi sono parecchie eccezioni a ciò: le mele boskop, certe pere, le ciliegie - là si può mangiare la loro pelle, più tenera.
Inoltre, i trattamenti chimici sono concentrati sulla buccia e di vitamine ve ne sono abbastanza anche nella polpa, se si digerisce bene.
La frutta è compatibile con lo yogurt, ma non col formaggio, che è troppo concentrato.
LE COMPOSTE
La cottura distrugge le vitamine, i sali minerali e gli oligoelementi della frutta, pertanto le marmellate sono un sacrilegio, tanto più che è aggiunto loro lo zucchero industriale, che non è compatibile con quello della frutta (o fruttosio).
D’altra parte, le composte che si vendono sono infarcite di prodotti chimici, di conservanti, di coloranti.
LA MESCOLANZA FRUTTA/CRUDEZZE
Si possono consumare i frutti con le insalate verdi, le crudezze? Mosséri consigliava di mangiare frutta, per finire con la scarola e le crudezze, ma poi non si deve tornare alla frutta.
Altrimenti, per limitare lo zucchero, con la frutta si può benissimo consumare un grosso pomodoro, non di più, a causa dell’acido ossalico abbondante che vi si trova.
Le crudezze e le verdure possono essere condite col limone, l’olio, l’avocado e lo yogurt, come pure con un poco di formaggio semi-salato, grattugiato sull’insalata. Niente spezie, né sale, né aromatici.
LA MESCOLANZA FRUTTA/ORTAGGI
L’acidità dei frutti è un ostacolo alla digestione degli ortaggi cotti, poiché essa interrompe la produzione di ptialina, enzima necessario per la prima fase della digestione dei farinacei.
Ora, tutti gli ortaggi contengono un poco di farinacei, soprattutto le patate.
Se si è mangiato un solo frutto, allora bisognerebbe attendere che esso sia passato, prima di poter mangiare degli ortaggi cotti.
Ma se si vuole consumare un frutto dopo un pasto di ortaggi cotti, allora bisogna attendere la fine della digestione.
L’INDIGESTIONE PARZIALE
L’indigestione e la conseguente espulsione del cibo non digerito comporta per l’organismo il mancato riassorbimento dei succhi gastrici che sono costati cari all’organismo. Infatti, il digiunatore si sente più forte di chi ha la diarrea o la dissenteria.
Inoltre, l’indigestione provoca la fermentazione, la quale produce alcol e acido carbonico che avvelenano il corpo.
Per sapere se si digerisce totalmente o parzialmente ciò che si mangia, è sufficiente vedere lo stato delle feci. Esse devono essere:
-....Formate
-....In piccola quantità
-....Inodori
-....Rapide
-....Non sporchevoli
-....Senza gas.
La maggioranza delle persone hanno feci maleodoranti, nauseabonde, abbondanti, talvolta costipate, con dei gas brucianti che farebbero fuggire un’armata di assalitori.
LE TARTINE ALLA FRUTTA
Noi abbiamo visto che cosa bisogna pensare della mescolanza frutta/amido. Una sola goccia di acido distrugge la ptialina necessaria alla digestione amidacea.
Ecco perché le torte e le tartine alla frutta sono indigeste. Allo stesso modo di tutti dolci ai quali sono stati aggiunti dei frutti, fossero pure dei canditi, sono indigesti.
Infatti, questi dolci racchiudono tre ingredienti incompatibili:
-....l’amido
-....lo zucchero
-....l’acido
Vi sono due incompatibilità: amido/zucchero -amido/acido.
LA FRUTTA CON LO YOGURT
Si possono consumare i frutti freschi con lo yogurt purché non zuccherato. Infatti, lo zucchero non è compatibile con quello della frutta.
Anche il consumo di formaggio bianco dopo i frutti provoca una certa difficoltà digestiva, dei gonfiori - è troppo concentrato - a meno di limitare la quantità al minimo.
Peggiore ancora è il mangiare i formaggi fermentati, i quali sono tossici. I formaggi cotti sono meno nocivi. Ma lo yogurt è il più accettabile.
Certi formaggi bianchi, freschi, appena salati, sono accettabili a piccole dosi.
IL MISCUGLIO FRUTTA FRESCA/SECCA DOLCE
Si può mangiare della frutta fresca e secca dolce insieme - soprattutto in inverno - a patto di essere digiuni, attivi fisicamente e di non consumarne molta.
IL MISCUGLIO FRUTTA/LATTE
Il latte è permesso ai bambini fino all’età di 7/8 anni. Non può essere digerito dagli adulti.
I bambini possono fare questo miscuglio senza disturbi, poiché essi possiedono nello stomaco la ghiandola che secerne la rennina (N.d.T.: da chiamare preferibilmente chimosina, per non confonderla con la renina), enzima necessario alla digestione del latte.
Verso l’età di 7/8 anni, questa ghiandola si atrofizza e non secerne più niente. L’adulto deve infine essere svezzato, altrimenti vedrà le sue feci diventare chiare, molli, giallastre, nauseabonde e il fegato presto sopraffatto, che dà dei mal di testa.
Infine, il melone e il cocomero sono incompatibili col latte.
I FRUTTI FRESCHI
COMPATIBILI CON: --------------------- INCOMPATIBILI CON:
Gli altri frutti ---------------------------------Il melone e il cocomero
Le verdure ------------------------------------I farinacei
Le crudità -------------------------------------(patate ecc.)
La frutta secca -------------------------------Gli ortaggi cotti
CAPITOLO 17 LO YOGURT NATURALE
Gli adulti non possono digerire il latte ma possono consumarlo trasformandolo in yogurt. Non è valido il ricorso al succo di limone poiché esso non causa la moltiplicazione dei batteri benefici alla flora intestinale.
Si può comprare lo yogurt naturale, senza zucchero, ma è senza dubbio preferibile, se se ne ha il tempo, di farlo da sé stessi. Si vendono le yogurtiere, che sono molto pratiche.
Si può farlo anche senza apparecchio, nel modo seguente: comprare un vasetto di yogurt maturo, prelevarne un cucchiaino da caffè e versarlo in fondo a un vaso, versandoci a goccia a goccia del latte, girando con l’aiuto di un cucchiaio.
Si può utilizzare di preferenza del latte crudo, o al massimo del latte pastorizzato, intiepidito, ma mai sterilizzato perché non cagliererebbe.
Mettere il vaso in un locale caldo a 20-30°. Coprire appena, ma non troppo, poiché i batteri hanno bisogno di ossigeno. Due giorni basteranno affinché il latte cagli perfettamente.
Se precedentemente si è presa la precauzione di mettere il latte crudo nel frigo, allora si può scremarlo prima di cagliarlo, poiché la crema si irrancidisce durante la cagliatura. La crema può essere cosparsa sulle fragole, i datteri, i fichi secchi, l’uva secca.
Lo yogurt che si vende è senza dubbio addizionato con conservanti chimici e col sodio e può conservarsi abbastanza a lungo, mentre quello che si fa da sé si conserva solo alcuni giorni, nel frigo, curando di tirarlo fuori alcune ore prima di consumarlo, poiché non bisogna mangiarlo troppo freddo, altrimenti procura indigestione e diarrea.
Il latte crudo, messo al caldo, come indicato, caglia da sé, ma occorrono parecchi giorni. Ecco perché lo si insemina con uno yogurt fatto in precedenza o col presame.
Come sorgente di calore, si può mettere il latte a cagliare in una yogurtiera o in una scatola di cartone, chiusa, riscaldata all’interno con una lampada elettrica.
Quando il latte cagliato diventa vecchio, si acidifica sempre più. Lo si sgocciolerà allora su un tessuto sospeso sul lavandino. E’ formaggio bianco.
Mosséri ritiene che l’uomo adulto non dovrebbe consumare il latte, neanche sotto la forma di yogurt: esso è solo una concessione straordinaria da lasciar passare, purché non se ne abusi.
Comunque, lo yogurt è compatibile con tutti i frutti, freschi o secchi e con le crudezze, ma non con i farinacei o gli ortaggi cotti.
RICETTA
Ecco una ricetta succulenta per le 16:
in una grande insalatiera, tagliare a pezzettini una lattuga, alcuni cetrioli, pomodori, carote, sedano coste o rapa, prezzemolo, una cipolla sminuzzata da due giorni e lasciata all’aria affinché non sia più piccante.
Aggiungere olio d’oliva, olive nere, succo di limone. Versare sopra il tutto una tazza di yogurt naturale.
Non usare aceto, spezie, aromi, sale, lieviti, condimenti.
Si può spolverizzare di cavolo rosso, secco in polvere.
Si può anche aggiungere uva secca o maionese, al massimo della groviera, grattugiata, formaggio fresco senza sale o semi - salato sbriciolato, ma ciò farebbe troppi ingredienti.
Per ciò che riguarda il sale, le olive nere ne contengono e ciò basta ampiamente. Quanto alle spezie e agli aromi, come per la mostarda, nessuna dose è accettabile: sono due veleni violenti, cento volte più nocivi del sale.
Il lievito è un fattore di fermentazione, dunque da evitare. E’ ricco di certe vitamine, ma che ha troppi inconvenienti: gas, ecc.
Gli aromi, fossero dolci come il timo, sono delle piante naturali, ma contengono veleni. E’ sufficiente, per rendersene conto, di mangiarne una buona manciata, da soli. Il prezzemolo si può usare moderatamente, come per la cipollina.
Il succo di limone è permesso sull’insalata, a condizione che il pasto non contenga farinacei, né ortaggi cotti. Infatti, gli ortaggi cotti e le patate non possono essere digeriti in presenza di un acido, citrico in questo caso.
L’aceto è un veleno a causa della presenza dell’acido acetico e dell’alcol. E non si può mangiare lo yogurt con ortaggi cotti poiché gli ortaggi cotti contengono un poco d’amido e lo yogurt contiene acido lattico.
Si può consumare lo yogurt con la frutta dolce, come i datteri, i fichi secchi, l’uva secca e le banane secche o cotte.
CON LO YOGURT
ALIMENTI COMPATIBILI: ------------ ALIMENTI INCOMPATIBILI:
Verdure ----------------------------------------Farinacei (patate, ecc.)
Crudità, pomodori----------------------------Ortaggi cotti
Frutta fresca
Frutta secca
Limone
L’avocado
La crema
CAPITOLO 18 LE VERDURE E LE CRUDEZZE
Negli USA esiste una tendenza igienista che raccomanda un regime esclusivamente frugivoro. Mosséri ha citato parecchie testimonianze nel suo libro, L’ANTIME’DECINE, di persone che seguono un regime esclusivamente di frutta, e che ne sono soddisfatte, perfino incantate, dopo sette fino a dieci anni di pratica.
Questa tendenza diretta da T. C. Fry, un igienista nuovo sulla scena professionale, si basa, per raccomandare questo regime, sull’esperimento realizzato allo zoo di San Diego, sui gorilla.
Tuttavia, gli è stato riferito che uno zoologo giapponese ha notato che in una riserva, nel nord del Giappone, l’inverno i gorilla vivevano in un clima rigido, nella neve e si accontentavano di verdure e crudezze, trascurando i frutti che erano stati messi a loro disposizione.
Si vede così che i gorilla preferiscono i frutti in estate e le verdure con le crudezze in inverno.
Ciò conforta l’esperienza igienista secondo la quale i malati cronici farebbero meglio ad accordare la loro preferenza agli ortaggi, piuttosto che alla frutta.
Così le persone in buona salute possono mangiare:
70% di frutta.
30% di verdure, di crudità, ortaggi e patate.
Al contrario, i malati possono mangiare:
30% di frutta
70% di verdure, di crudità, ortaggi e patate.
Infatti, l’abuso di frutti provocherà:
un’orina troppo frequente, giorno e notte,
un’insonnia parziale, in piena notte,
delle carie dentarie,
degli ascessi dentari,
del nervosismo,
ecc.
Notare di passaggio, che dal punto di vista botanico, i cetrioli, i peperoni, i pomodori, sono dei frutti poiché essi hanno un fiore.
CONDIMENTI
PROIBITI: ----------------------------------- PERMESSIAceto-------------------------------------------Limone
Mostarda -------------------------------------Yogurt non zuccherato
Spezie ------------------------------------------Olive nere
Aromi dolci -----------------------------------Prezzemolo
Sale ---------------------------------------------Maionese
Cipolla fresca ---------------------------------Formaggio bianco appena salato
Aglio fresco -----------------------------------Groviera grattugiata
Formaggi fermentati -----------------------Cipolle spezzettate l’antivigilia
----------------------------------------------------Formaggio poco salato,
----------------------------------------------------bianco, sbriciolato
Chi ha difficoltà a mangiare le verdure e le crudezze, senza sale, senza aceto e senza mostarda, può condirle, utilizzando al posto di queste sostanze nocive, yogurt, limone, groviera grattugiata, olive nere, maionese, o formaggio fresco appena salato, ma non fermentato.
Le crudità sono compatibili con i frutti secchi come i datteri, i fichi secchi, le banane secche, l’uva secca o le banane cotte. Si possono tagliare in pezzi tutti questi frutti e mescolarli in insalata, per aggiungerli sulle crudezze tagliate in una grande insalatiera.
L’INSALATIERA DI CRUDEZZE
Questa insalatiera sarà consumata nel pomeriggio o poco prima del pasto della sera, se non prima di dormire.
Si taglieranno in piccoli pezzi, in una grande insalatiera le crudezze seguenti:
lattuga o scarola,
cetriolo,
sedano coste o rapa,
pomodoro,
peperone rosso,
indivia,
Condire con:
limone,
olive nere tagliate,
cipolla spezzettata l’avanti vigilia (affinché perda il suo piccante),
olio di oliva o di noce,
prezzemolo o erba cipollina, colti freschi.
Si può aggiungere facoltativamente, al posto dell’olio:
uva secca. Fichi secchi tagliati in piccoli pezzi,
datteri senza il nocciolo,
succo di fichi ammollati la vigilia,
succo d’acero che si trova nei negozi di regime,
crema sterilizzata o raccolta dal latte crudo messo la vigilia in frigo.
LA PRESENTAZIONE DELLE CRUDEZZE: UN ESEMPIO EDUCATIVO PER I BAMBINI
E’ raccomandabile disporre le crudezze, su un vassoio, affinché esse siano un festino per gli occhi.
Avevo una giovane Austriaca che faceva dei disegni meravigliosi, semplicemente con delle carote tagliate, delle lattughe, del finocchio, del prezzemolo, dei pomodori e altre crudezze. Presentava dei motivi in forma di cuore, di un abbozzo di albero, o di lettere di alfabeto per ciascun commensale o paziente, riproducendo le sue iniziali. I miei digiunatori erano tutti entusiasmati, rapiti e incantati da tanta attenzione.
I bambini soprattutto apprezzano una tale presentazione, la quale aiuta a insegnare ai figli il regime igienista.
I bambini, se lo desiderano, possono bere del latte tiepido, poi mangiare delle crudezze a volontà. Il latte è compatibile con le crudezze.
Infine, Mosséri ritiene probabile che le crudezze siano compatibili con il melone e il cocomero, cominciando col melone e il cocomero.
Gli alimenti che si possono apprezzare crudi non devono essere mangiati cotti. Esempio: le carote, il finocchio, il sedano rapa o a coste, le fave verdi tenere con i loro baccelli interi, il peperone rosso, le scarole, le lattughe, ecc.
Tutto è questione di abitudine e di evoluzione mentale personale con i condimenti permessi aiuteranno a mangiare tutte le crudezze e a gradirle. Mosséri mangia con delizia e senza condimento la salsefrica cruda, che il sapore molto fine delle mandorle, il sedano-rapa crudo, che ha il sapore delle noci di cocco, i topinambur crudi, succulenti con la loro buccia, le fave verdi tenere, con i loro baccelli.
Infine, è meglio masticare adeguatamente le crudezze, piuttosto che consumarle in succo, poiché il succo passa troppo in fretta prima di essere digerito. Inoltre, la cellulosa non digerita serve a spazzare gli intestini, mentre la parte di cellulosa digerita procurerà beneficio al corpo, per mezzo di ciò che essa apporta, ma non è proibito di quando in quando, di bere il succo delle crudezze, di cui si può fare talvolta il miscuglio. Esempio: succo di carote e di sedano coste - succo di finocchio e di carote.
Mosséri riunisce sempre la polpa al succo, in seguito. E’ delizioso, soprattutto quando si copre tutto con uno strato di crema con delle uve secche sopra.
LE CRUDEZZE
COMPATIBILI CON:------------------------INCOMPATIBII CON:------------------------------------------------------------------------------
I farinacei (patate, topinambur, ecc.) -------------Non consumare un poco
Gli ortaggi cotti-------------------------------------di frutta e un poco di crudezze
Il latte--------------------------------------------------a più riprese, passando
Lo yogurt----------------------------------------------dall’uno all’altro
La crema-----------------------------------------------ma finire totalmente
L’avocado---------------------------------------------con la frutta,
Il melone e il cocomero------------------------------prima di passare
La frutta fresca----------------------------------------alle crudezze
La frutta secca-----------------------------------------o viceversa.
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